Buonasera,
leggo saltuariamente i post su questo sito e sono rimasta sconcertata dai commenti rilasciati a lettere d’amore più o meno struggenti, in cui si ritrovano i tratti ormai pietrificati dai secoli della solita distinzione di genere. Così una donna che lascia non ha mai amato ( perché tutte dobbiamo essere come Penelope ed aspettare sempre il nostro Ulisse e non ci è concesso disinnamorarci); una donna che ha dei dubbi sulla saldezza del rapporto di coppia è una “leggera”, che si vuole solo divertire senza prendersi carico delle responsabilità che ogni rapporto di coppia necessariamente deve comportare; una donna che vive l’intimità fisica con un uomo deve inserire necessariamente il rapporto nell’ufficialità, altrimenti diventa solo poco più di una sgualdrina. Ovviamente ciò non vale per questi poveri uomini bistrattati, umiliati e abbandonati dalle donne aggressive dei nostri tempi moderni, che gridano il loro dolore alla ricerca disperata di assoluzioni spicciole. Vorrei ricordare che esiste anche una dignità del dolore, non sempre chi piange più rumorosamente soffre di più; un legame profondo riguarda non solamente l’unione di corpi ma quella ben più difficoltosa di anime e in tutto ciò non esistono donne o uomini ma solo esseri umani, con debolezze simili e col diritto alla stessa determinazione. Perché una donna che ha il carattere per essere fedele alle proprie idee e le difende senza paura diventa aggressiva, mentre un uomo viene valorizzato per questa sua forza interiore? Mi sto riferendo in particolare alle donne, perchè spesso sono proprio loro le più spietate nei loro giudizi così sessisti e privi di qualsiasi possibilità di autodeterminarsi fuori dal proprio ruolo di fidanzata, moglie o amante. Ho scelto come nickname la protagonista di una canzone di De André, perché mi piace pensare che la bellezza autentica delle persone risieda nella loro capacità di essere qualcosa di più rispetto ad uno sterile ruolo che la tradizione culturale (in particolare le religioni monoteiste) ci ha portato a ritenere Dogma.
Grazie a chi vorrà rispondere.
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Categorie: - Relazioni - Riflessioni
Da uomo condivido il suo punto di vista. Tuttavia restringerei lo spazio dialettico quel tanto che basta per non incorrere in ingenerose generalizzazioni. Infatti, quando ci si cala nelle situazioni personali, o se ne fa esperienza diretta, non si può non costatare che ci sono uomini diversi da altri uomini e donne diverse da altre donne. Ciò a prescindere dai condizionamenti culturali o dal tipo di società in cui si vive. I comportamenti delle persone, specie in ambito affettivo, non possono essere ricondotti ai modelli sociali e culturali di una nazione o di un continente. Il sessismo a cui lei si riferisce, infatti, non di rado vale anche al contrario.
Di fronte a un “essere umano” femmina particolarmente avvenente che sostiene, senza alcuna prova, di essere stata oggetto di attenzioni
eccessive da parte di un “essere umano” uomo di minore fascino, quanti si spingerebbero a ipotizzare che il fatto non si è verificato? O che addirittura si è verificato a parti invertite?
Naturalmente non parlo per esperienza personale e l’esempio citato è il primo che mi è venuto in mente.
Cara ragazza… È giusto ciò che hai detto…ma parlando troppo così in generale…. E a nessun commento specifico e a nessuna situazione specifica e nei dettagli…non si può commentare più di tanto alla tua lettera…
Ogni situazione e lettera sono a se’,,.hanno una situazione diversa e ogni commento è stato fatto in specifico per determinate situazioni …quindi parlare così in generale non è attendibile…bisogna entrarci dentro le lettere e situazioni…come facciamo noi..
Ti saluto..
Io penso che… anzi, non lo penso: siamo esseri umani. A maggior ragione non mi lascio traviare da quelle che possono essere le apparenze. Il mio rapporto con la verità consiste sostanzialmente nell’emancipazione dai giudizi negativi. Per la stessa ragione non riuscirei ad instaurare un rapporto profondo con un ragazzo che non fa dipendere la sua libertà dalle scelte che pone in essere. Talvolta mi accorgo che ci sono persone che hanno un senso dell’inattività diverso dal mio, ma le rispetto perché mi rendo conto che spostano l’attenzione verso delle realtà che dal loro punto di vista sono inattive e queste realtà rappresentano come uno stimolo per continuare a scegliere. Invece per me si sceglie per stare nel mondo… anche chi sembra inattivo sta lavorando per cercare il senso della sua vita. Dalla relazione nascono la pace e la conoscenza. Ma l’idea che la marginalità in sé possa rappresentare una sorta di percorso di ascesi che porta verso la conoscenza e la pace parte da una filosofia dell’io (Schopenhauer) che è estranea al mio modo di vivere e di pensare. In questo discorso, certamente, entrano i ruoli sociali… ma questi ruoli, per quanto mi riguarda, consentono anche ad una persona dal carattere poniamo anche socievole ed allegro di vivere il suo percorso all’interno del mondo senza sentirsi in dovere di dare una festa o di vivere momenti di trascurabile infelicità in un clima che di fatto lo spersonalizzerebbe. Io penso che ciascuno di noi dovrebbe sentirsi libero di esprimere il proprio carattere e le proprie abitudini di vita nel modo che gli sembra più giusto. Esiste un confine tra individualità e socialità… c’è la strada dell’autodeterminazione, quella della socializzazione (intesa nella sua sistematicità) e quella dell’individualismo che ci riporta a qualche episodio della nostra infanzia. I ruoli sociali, per quanto mi riguarda, ci consentono di fare nostre queste tre categorie… di riconoscere i nostri panni nei panni degli altri.
Mah. Ha ragione Sofia. Che c’è da risponderti? Ci sono i maschi e ci sono le femmine. Un motivo ci sarà, guarda Piero Angela & erede.
E ci sono i “toponomasti” rara categoria che abbiamo avuto l’onore di ospitare su LaD. Loro fanno categoria a sé stante. Un egregio rappresentante abita a Firenze in via Gianni Lapo. Nome che ha dato al figlio Lapo neh, non Gianni.
Dividerei la tua lettera in tre parti.
La prima riguarda gli stereotipi che gravano sui due sessi (non solo sulle donne). Ad esempio è tendenzialmente vero che una donna con una vita sessuale “vivace” è mal giudicata, mentre un uomo no, ma è anche vero che un uomo che ha avuto poche (o nulle) esperienze sessuali è mal giudicato dalle donne. Una donna infatti tende a scartare tali soggetti e ad essere quantomeno incuriosita da quelli che hanno molte donne. Per non parlare del fattore economico. Un uomo di solito è tenuto ad offrire e a pagare anche per la donna,glielo impone il ruolo, ma in una società emancipata in cui le donne lavorano e sono autonome questo discorso dovrebbe decadere, anzi, essere considerato offensivo dalle donne stesse. Tuttavia non sembra che tale trattamento di favore, ove presente, le indigni più di tanto.
Ovviamente sto generalizzando anche io, semplicemente per evidenziare che una certa mentalità sfavorisce sia gli uomini sia le donne a seconda della situazioni.
Una seconda parte riguarda invece l’effettiva crisi della sfera maschile nel periodo storico attuale, in particolar modo in occidente. Ha perso la propria, vecchia identità, per cui è in difficoltà.
La domanda che dovresti farti non è tanto perché gli uomini “piagnucolino” per essere stati lasciati, ma come mai in rapporto siano ben più le donne a lasciare.
La mia risposta me la sono già data: chi detiene il potere (sessuale) detiene indubbiamente maggiore possibilità di scelta.
La terza parte entra più nello specifico. Sono d’accordo con te quando parli di autodeterminazione femminile non legata ad un ruolo e che l’autenticità di un legame prescinda il sesso, ma per tornare alla prima parte della tua lettera la parola chiave è: chiarezza. Per quanto mi riguarda ognuno può vivere come gli pare, uomo o donna che sia.
Ufficializzare o meno i rapporti, vivere solo di sessualità o desiderare un rapporto “serio” ecc., se entrambi hanno chiaro cosa desidera l’altro e il proprio ruolo teoricamente non ci sono problemi. E’ quando si desiderano cose diverse e i motivi diventano fumosi che sorgono.
Prendi due persone libere che iniziano una relazione. Se tutto funziona evolve spontaneamente, senza forzature, se questo non accade significa che qualcosa va. Oppure prendi il classico esempio della donna che si lega all’uomo sposato. Solitamente inizia una fase di temporeggiamento che vede le scuse (o ragioni che dir si voglia) più variegate (non è il momento giusto, i figli, devo starle vicino..). Tale fase di attesa crea uno squilibrio e l’evento viene costantemente rimandato. Lo squilibrio a sua volta genera malessere, perché un partner è presente e l’altro no. Così cominciano le reciproche accuse (se mi amassi aspetteresti / se mi amassi sceglieresti) e non si comprende fino in fondo il disagio altrui. In questo caso il dubbio è spesso un alibi per non scegliere, per non affrontare il problema. Non si è del tutto sinceri, soprattutto con se stessi.
Infine ricorda che anche il concetto di libertà è relativo. Ci sono donne che millantano di vivere in modo autentico in ogni campo, libere nei sentimenti e nel sesso, e poi magari tengono la persona che frequentano nascosta al mondo, vicinato compreso, per mera paura del giudizio. Bella libertà no?
P.S. Ti piace Jovanotti? Ti consiglio di ascoltarlo. Lo trovo illuminante e dicono sia un ottimo rimedio persino contro i mali di stagione.
“Siamo esseri umani o ruoli sociali?”
Siete galeotti cerebrogassosi vincenti, dicono.
Caro Jova, non ho ben capito quale sia il ruolo dell’uomo andato perduto. Ti riferisci forse a ” the cave man”? Bé, in effetti sono passati diversi anni, si presume che gli esseri umani siano usciti dalla caverna ( platonica e fisica) e abbiano finalmente scorto uno spiraglio di luce. Non mi pare di aver affrontato il discorso sulla libertà, in quanto concetto troppo complesso per poterne discutere in spazi così ristretti. In ogni caso la prima, fondamentale e indiscutibile libertà risiede nel sapersi costruire un pensiero autonomo e una morale da esso conseguente, seppur considerando le inevitabili incoerenze dell’essere umano in quanto tale. Forse anche dove c’è chiarezza è più comodo coprirsi gli occhi con manuali del “buon vivere”, che tutti regalano così generosamente.
Sono d’accordo con Giuseppe nel constatare che anche gli uomini siano vittime spesso del proprio ruolo sociale, infatti la mia domanda è generica e pone l’accento su come poter uscire da queste schiavitù.
Gli altri commenti non li ho capiti quindi mi astengo dal rispondere.
Ma Suzanne! Una donna padrona di sè, forte e convinta di valere che se ne fa di un uomo?
Una così è desiderabile da un Uomo quanto un Neanderthal lo è da una Donna, non credi?
E’ vero che i gusti non si discutono, ma vedi, la Donna è sensualità, l’Uomo è intelligenza, se s’incontrano bene, altrimenti lagnarsi con il raglio ideologico non salva nessuno dalla Realtà.