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Lettera pubblicata il 25 Luglio 2006. L'autore, Quirino, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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vUOI vedere che tra rossana e golem sta nascendo una nuova storia d’amore?? :)) E’ questo il bello del virtuale no??
GOLEM: quando distinguo il vero amore dal gioco sessuale (alias, avventure), dico solo che il primo cerca la stabilità e la protezione della persona amata, cose garantite solo dall’esclusività del rapporto, mentre il secondo si accontenta della precarietà, si basa sull’indifferenza per mancanza di interesse profondo e, quindi, porta alla promiscuità (quella che MARIAGRAZIA chiama “poligamia”, che tale, però, non è, perchè questa presuppone più donne contemporaneamente mentre la sessuomania prevede una donna per volta).
Ho anche cercato di dire che la stabilità caratterizza ogni forma di affetto, genitoriale, parentale o amicale. Perché? Perché amore significa protezione, rispetto. L’amore occasionale non protegge e non rispetta: in altre parole, non ama.
Ma quanto detto non esclude affatto la passione che è prerogativa di una storia d’amore. Anche se ROSSANA sembra dire che la passione potrebbe non esserci, se le persone sono tipi cerebrali, cosa che può capitare, si dice.
Quindi, non intendevo affatto parlare di un matrimonio di convenienza – qui tu e MARIAGRAZIA avete davvero frainteso – privo di istintualità, complicità etc…
La stabilità di un sentimento non è sinonimo di opportunismo
ma è la conseguenza di un amore vero e sincero: chi ama garantisce sicurezza nel tempo alla persona amata.
Né la cosa cambia per il fatto che anche la società, da sempre, mira alla sicurezza della coppia per garantirsi generazioni sane in famiglie stabili (salvo che nelle culture che ammettono la poligamia perché fortemente maschiliste: la poligamia, vorrei ricordarlo, è solo per l’uomo): che poi la legge ammetta separazioni e divorzi traumatici e se ne infischi allegramente di quanto la società desideri e, sostanzialmente, contribuisca con tali licenze ad infliggere inutili e lunghissime sofferenze a coniugi abbandonati e figli devastati, destabilizzati etc., è cosa notoria.
Spero di essermi spiegata, spero.
“quella che MARIAGRAZIA chiama “poligamia””
gabry, non ho mai usato questo termine ! forse ti confondi con un altro utente del forum. io ho solo detto che il nostro desiderio ( dettato sopratutto da convenzioni sociali ) di avere un rapporto esclusivo ( che può anche essere giusto, ma questo si traduce quasi sempre in possesso e invasione nella vita dell’ altro… ), deve poi fare i conti – a lungo andare – con la nostra naturale tendenza a NON ESSERE MONOGAMICI, nè sessualmente, nè mentalmente.
“L’amore occasionale non protegge e non rispetta: in altre parole, non ama.”
cara gabry, nella mia vita ho avuto modo di conoscere tantissimi uomini sposati che affermavano con forza di amare la moglie, ma poi andavano a trans o con ragazze da marciapiede ( anche minorenni ) o si facevano schiere di amanti giovanissime. e non perchè la loro moglie mancasse in qualcosa, ma semplicemente perchè questi uomini erano fatti così. se questo è il rapporto stabile, preferisco gli amori occasionali !
“che poi la legge ammetta separazioni e divorzi traumatici e se ne infischi allegramente di quanto la società desideri e, sostanzialmente, contribuisca con tali licenze ad infliggere inutili e lunghissime sofferenze a coniugi abbandonati e figli devastati, destabilizzati etc., è cosa notoria.”
ti voglio ricordare che però il divorzio è anche l’ unica salvezza per le mogli che si ritrovano dentro casa un marito violento, magari anche adultero, menefreghista e scellerato ! ed è anche l’ unica salvezza per i mariti che si ritrovano ad avere per mogli delle vere streghe !
non vorrei azzardare gabry… ma francamente mi sembri una di quelle donne che, non riuscendo a trovare l’ anima gemella, se la prende con la dissolutezza dei tempi moderni.
Roberto,
hai ragione su tutta la linea ma soprattutto su questo concetto: “è impossibile trovare chi ha torto o ragione”.
—
MaestrodiVita,
fra me e Golem si tratta soltanto di interessi condivisi. a mio avviso, le storie d’amore virtuali sono più pericolose di quelle reali. 🙂
Quindi, se lo fossimo non scriveremmo qui? E con tutti questi congiuntivi a disposizione (quasi una …congiuntivite) non credi che potremmo permetterci più ampi scenari ove sciorinarli?
“Fatti non fummo per scriver su li forum, ma per seguirne storie e anco vicende.”
Maestro: Rossana ama Cristiano de Neuvillette, e il mio naso è di dimensioni normali. E se ciò non bastasse per apparir più sciocco, al fin della licenza io… non tocco. ( Un pò di sana e leggera facezia mi è necessaria, di tanto in tanto) Ciao
Vedi Gabry, forse non è apparso chiaro dai miei ragionamenti che E’ la Natura, L’ISTINTO che “move il sole e l’altre stelle”, e che ha PRODOTTO L’AMORE come conseguenza evolutiva dovuta alla comparsa della COSCIENZA.
Non voglio essere complicato, ma dall’esigenza basica della riproduzione, per cui a un maschio serviva una femmina e viceversa, l’emergere della CONSAPEVOLEZZA, figlia dell’intelligenza, ha fatto nascere anche il SENTIMENTO.
Una femmina di 10.000 anni fa aveva bisogno di avere la SICUREZZA che il proprio maschio avesse cura di lei durante la gravidanza, l’allevamento e la cura della prole. Questa necessità VITALE, doveva essere supportata da un atteggiamento di sottomissione e disponibilità, necessaria per ingraziarsi colui da cui DIPENDEVA la sua vita e quella dei figli. Una femmina aggressiva e scostante non avrebbe riscosso molto successo, nè avrebbe indotto il troglodita a fermarsi in quella tana quando già rischiava la pelle per procurarsi il cibo e difendersi dai nemici.
Quindi, la FAMIGLIA, e l’amore in essa cresciuto e sviluppato fino ai modelli che conosciamo, compresa l’impronta cattolica che connota quello occidentale, nasce da una forma di SOCIETA’di MUTUO SOCCORSO. Ma questo non significa che si tratti di una genesi opportunistica, quanto di una necessità vitale che ha trovato così un suo equilibrio di ONESTA convenienza del “do ut des”: io ti offro il sesso, allevo i figli, cucino il cibo e ti aspetto nella tana, e tu procuri il cibo e ci difendi tutti quanti. Partendo da questo primo equilibrio, si è trasportata sino ai nostri giorni secondo le vicende storiche, religiose e politiche che l’hanno formata come la conosciamo, compresa l’odierna tendenza alla “nuclearizzazione” che osserviamo, dovuta ANCHE alla indipendenza economica femminile che si sta imponendo sempre più.
Quando parlavo del binomio passione/amore come incompatibili, ponevo l’accento sul fatto che la prima è mossa da potenti ragioni fisiologiche che IGNORANO la fase “sociale”, chiamiamola così, del rapporto di coppia, che EVENTUALMENTE potrà intervenire successivamente, ma non NECESSARIAMENTE. Anzi spesso mai, perchè OGGI, quasi sempre le follie passionali per un uomo o una donna, sono mosse sì dagli istinti, ma mal indirizzate dai falsi segnali del vero valore del soggetto del desiderio. Cioè i recettori istintuali sono sempre quelli del cervello primordiale, ma i giudizi sono emessi da quello odierno, alterati dalla cultura dell’immagine e dell’immaginario
Golem,
sono andata a rileggere alcuni tuoi post precedenti, per meglio capire l’accenno a Yin e Yang.
sottoscrivo questa affermazione: – quelle storie restano scolpite nel ricordo, perchè non sono frutto di nessuna “costruzione” nè progetto, per cui spesso vengono definite come provenienti “dall’anima” -, che ritengo molto vera. quando scatta una scintilla, provenga essa più dai feromoni o più dall’anima (o spirito o psiche), essa non ha alcuna costruzione, nè progetto, ma mira ugualmente a una costruzione e a un progetto (più o meno temporaneo) che in quel momento razionalmente si ignora, e che probabilmente mai sarà rivelato del tutto alla ragione neppure ai diretti interessati, anche nel corso di un’intera vita.
amore e morte sono i due aspetti più misteriosi dell’esistenza. sull’amore in particolare si sono scritti oceani di parole, senza mai venirne a capo in modo definitivo e soddisfacente. si può analizzare e passare al setaccio più e più volte un sentimento amoroso senza quasi mai riuscire a comprenderne l’essenza più vera o più profonda.
concordo anche su questo concetto: “Perchè con quella persona, in quel momento e in quel modo. Sembra tutto talmente casuale che vien da pensare che la stessa persona, in un altro momento e in condizioni diverse, non necessariamente potrebbe dare lo stesso esito.”, in quanto siamo esseri in continuo cambiamento, evolutivo o involutivo, a seconda dei casi e della maggior o minor stabilità o maturità emotiva. quello che va bene oggi, spesso si rivela non essere più valido anche soltanto dopo qualche tempo, se avvengono grandi passi in controtendenza a come si era interiormente strutturati in precedenza.
il resto, ben più complesso, alla prossima puntata. buon pomeriggio!
Rossana, leggiamo cosa dice Dante quando parla di Francesca da Rimini e Paolo Malatesta e del loro “amore”:
“Amor ch’a nullo amato amar perdona, mi prese di costui piacer si’ forte che, come vedi, ancor non m’abbandona”.
“Il verso appartiene al primo intervento di Francesca e narra del perché lei si innamorò di Paolo. Come altri versi del canto, si presta a molteplici letture.
1.Da una lato vi è la forza dell’amore passionale, che travolge i sensi e non consente a una persona che sia davvero amata di non ricambiare il sentimento; l’amore è di tale intensità, che anche dopo la morte resiste.
2.Dall’altro, l’amore consacrato dal sacramento del matrimonio, quello di Francesca col marito, che non le perdona e non le consente di amare nessun altro;
L’amore è dunque per Dante permeato da contraddizioni naturali ed esiti anche tragici, tanto che pochi versi dopo lo indica come causa della morte di entrambi. Francesca non potrebbe, essendo sposata, amare altri se non suo marito; è però l’amore stesso a costringerla a farlo, e a ricambiare il sentimento sincero di Paolo.
Questa contraddizione tra precetto religioso e forza naturale dell’amore, contornata dalle tragiche e innocenti spiegazioni di Francesca, struggono Dante muovendolo a un forte sentimento di pietà e comprensione, evidenziata dal finire del canto” (wikypedia)
Ora, non credo che vi sia bisogno di sottolineare che la passione di Francesca per Paolo sia eminentemente istintuale, quindi “sessuale”, certamente legata alla prorompente vitalità ormonal-giovanile dei due protagonisti, agevolata dalla lontananza del di lei marito e fratello di Paolo, Gianciotto.
Si tratta di pura, sana, incontrollabile attrazione erotica, sublimata da Dante attraverso la citazione dalla letturada parte dei due (allegoria del coito), delle vicende amorose di Lancillotto e Ginevra, come imponeva “l’amor cortese” dei tempi. Ma i due “giacquero” insieme evidentemente quanto profanamente, travolti dagli ormoni, dai feromoni o da semplice fame di sesso, semplicemente seguendo gli ordini di Madre Natura.
Infatti Dante, pur condannandoli all’inferno per aver rotto il “patto sociale” del matrimonio, ne ha compassione e lo dimostra attraverso una delle più belle descrizioni in versi di tutta la Divina Commedia, riconoscendo come NON SI POSSA CONDANNARE qualcosa che sembra NON DIPENDERE DA NOI: la passione appunto. E come questa cozzi contro le regole sociali, come quando spesso NON coincide con l’uomo da sposare.
va bene, Golem: mi arrendo! quasi certamente hai ragione tu, anche se personalmente non concordo in tutto e per tutto. 🙂
bella la tua descrizione dell’episodio e dell’opinione di Dante in merito. non ricordavo che fin dalla sua epoca si ponesse in contrasto con convenzioni sociali tuttora molto ben radicate, tanto da condannare, quasi sempre brutalmente e senza attenuanti, gli amanti.
Rossana, non era una sfida ma uno scambio di opinioni, e le tue sai bene che le tengo in grande considerazione. Anzi, le tue obiezioni sono tuttora uno stimolo per integrare una visione di questo aspetto della vita, che viene interpretato dai protagonisti secondo una PERSONALE idealizzazione, umanamente comprensibile, trattandosi di uno dei rapporti, l’amore, che più ci identifica e ci VALORIZZA, dopo quello con la madre o il padre.
Ho voluto citare Dante perché nella sua “Commedia” c’è tutto quello che riguarda il rapporto degli uomini tra la “sacralità” e la “carnalità” della vita. Non a caso fu Giovanni Boccaccio, che col Decamerone aveva avvicinato l’eros come forma di espressione dell’ essenza umana, che la definì “Divina”, per la straordinaria capacità di Dante di essere riuscito a cogliere, e descrivere come sappiamo, quel dualismo immanente nell’uomo tra l’istinto e la ragione, di cui mai tuttavia si intravede la vera, completa essenza nelle azioni e negli scopi che perseguiamo.
Un caro saluto