Gentile direttore, questo era lo slogan gridato nel ’68, il cui principale limite era appunto di essere “gridato”. Sono sorpreso, e non molto d’accordo, con il rilievo e la preponderanza che assume nella corrispondenza di questa rubrica il tema dell’amore. La sensazione é che si segua, nella selezione, la tendenza generale a rifugiarsi nel piccolo privato, rinunciando al ruolo formativo che é proprio della informazione intesa in senso lato. Un pò quello che avviene in televisione: spinti dalle esigenze della pubblicità, si adeguano i programmi alla più ampia richiesta, abbandonando qualsiasi strada alternativa e propriamente “in-formativa”. Ma, proprio perché il privato é pubblico, non si può limitare la maggior parte della informazione alle minuscole storie delle molteplici attrazioni o delle mancate erezioni: non si tratta di porsi a questo livello, ma di condurre gli utenti alla percezione che anche quelle storie piccole e private per essere comprese, richiedono il ricorso a temi più generali della vita e dei rapporti umani, soltanto così divenendo elementi di cultura e non restare nell’ambito del “pettegolezzo”. Il quale può essere anche di massa. Se le proporzioni sono alterate a favore di una rappresentazione esclusivamente intima del vario modo di essere umani, la rubrica finisce per divenire non lo specchio di ciò che tutti i direttori vorrebbero pubblicare, ma soltanto di ciò che non può esserlo; e in tal modo una sorta di outing non preceduto da repressione, che somiglia molto ad esibizionismo. Gradirei un commento, grazie. S. G.
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Mi sembra però che la signora Genghini volesse intendere un’altra cosa, sulla quale mi trovo totalmente d’accordo: lei si lamentava con le persone che esagerano inserendo sempre le loro vicende amorose personali, anzichè trovare lo spunto per inquadrarle in argomenti che possano interessare tutti.
Ad esempio: un conto è che Giovanna venga a piangere e lamentarsi qui, perchè Giuseppe l’ha tradita con la migliore amica e si dilunghi in mille dettagli. Con tutto il rispetto, chi vi fa pensare che la vostra storia ci interessi?
Ben altro sarebbe se Giovanna, dando qualche breve dettaglio sulla sua storia, aprisse un forum sul tema: “ci si può fidare degli amici più cari?”.
Ecco, questo è solo un esempio di come si potrebbe sollecitare l’attenzione e il parere di molta gente, su argomenti interessanti, anzichè asfissiare tutti con piagnucolii, narrazioni interminabili, dettagli, ecc.
E’ anche questione di rispetto degli altri, e su questo la signora ha ragione.
Vouyerismo. La signora mi trova perfettamente d’accordo. Sembra essere diventata la rubrica di cuori solitari.
Ringrazio Nerolord e Albert per il loro commento: mi sembra che abbiano bene inteso quello che intendevo dire. E, al solito, è il tema della libertà, del modo di intenderla: certo libertà di esprimersi, certo libertà di pubblicare, ma l’esercizio senza limiti di queste due libertà finisce per limitare di fatto la libertà di tutti gli altri di vedere trattati e discussi temi di interesse generale. A quel punto il “privato” prevale sul “pubblico”, lo impedisce (intendendo per “pubblico” lo sviluppare temi di interesse generale). Mi chiedo, ad esempio, se non sia possibile contingentare gli argomenti da trattare, nel senso che per ognuno di essi sia prevista una determinata proporzione rispetto agli altri, assicurando la varietà e impedendo così ad un singolo tema di saturare la rubrica, provocando disinteresse. Silja G.