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Lettera pubblicata il 7 Gennaio 2024. L'autore ha condiviso 8 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore gabrieleo.
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Suzy, tuo figlio attingerà prima di tutto a quello che “vedrà e sentirà” intorno a sè, e saranno quegli stimoli, già dai primissimi anni della sua vita, che ne indirizzeranno le scelte future, non ho bisogno di dirtele io queste cose. Poi saranno le sue specifiche caratteristiche a trasformarle in cultura, ma io non sono particolarmente pessimista per il futuro. Certo, per me è pesante convivere con l’ignoranza che ci circonda, ma questo fa parte del mio temperamento, e seppure per ragioni diverse, sono insofferente sin dalla nascita.
Quanto alla formazione accademica, questa, almeno per quanto mi riguarda, mi ha aiutato a saper discriminare il valore di una cognizione, oltre a fornirmene di nuove e disciplinarmi nella formulazione di una decisione. Ma io sono sempre stato curioso, e ricordo con quale avidità leggevo i tomi dell’Enciclopedia Curcio, che mio padre, pur spesso assente nella mia vita, volle in casa, pagandola a rate. Quella fu una miniera d’oro per la mia curiosità infantile, quando di canali TV ce n’era uno solo.
Di quell’oro hanno bisogno i figli.
Suzy, ho parlato di mancanza di senso logico che vedo in molti “saputi”, quando invece lo studio e la cultura dovrebbero aprire la mente. Aprire la mente vuol dire appunto saper usare la logica. E se l’ ignoranza della casalinga bigotta di Voghera è accettabile, lo è un po’ meno quella della plurilaureata.
Ho fatto un esempio a caso con i nomi dei filosofi ma avrei potuto farne tanti altri. Il punto non è quello. E infatti io i filosofi li conosco tutti, così come apprezzo la filosofia. E sono una che legge libri veri, compresi quelli cartacei, per capirci.
Il mio mondo non è peggiore di tanti altri. È solo un mondo dove non c’è spazio per i diktat imposti dal sistema ( fai un lavoro fisso, ripetitivo e mal pagato, consuma, ammalati e muori ) né per la cosiddetta informazione ufficiale, dove quasi tutto è falsato. Ma non servivano i “complottari” per farlo capire. Chiunque sia un minimo sveglio lo intuiva da sé. Credo invece che chi ha fatto scelte conformi al sistema negli…
..ultimi tre anni, si sia reso conto di avere limiti e fragilità ( come l’ipocondria ossessiva ) con cui non riesce a confrontarsi, e preferisce proiettare i propri demoni in un nemico immaginario esterno che funga da colpevole ( il “novax” untore e ignorantone in questo caso ).
E fidati che il vero problema non sono gli influenzzzer che si arricchiscono raggirando la massa di collioni ( per quanto ciò sia moralmente deplorevole ). Tanto, influencer o no, i collioni resteranno tali.
Sono d’ accordo con ARGO che i soggetti del tipo “so tutto io” alla fine risultano solo ridicoli. Sia al maschile che al femminile.
Senza polemica verso nessuno, condivido ampiamente quanto detto appena adesso da Suzie, al netto delle frecciate personali in cui non mi piace mai entrare. Argo, è vero, Umberto Eco aveva un carattere impossibile, era un presuntuoso pieno di sé e profondamente intollerante con chi non la pensava come lui (io non l’ho conosciuto, ma ho avuto testimonianze dirette di persone che con lui hanno avuto a che fare). Ciò assodato, vorrei precisare che: 1. Al netto delle sue forti pecche caratteriali, molti dei suoi scritti dicono cose valide, che possono essere condivise o meno ma che comunque ci inducono a riflettere; 2. I caratteri di cacca non sono la logica conseguenza delle lauree umanistiche, tant’è che trovo persone simil-Eco anche fra chi ha fatto studi tecnico-economico-scientifici. È ovvio che se uno ha un carattere impossibile, lo manifesta nei campi in cui opera, quali che si siano.
Suzanne: “La vivacità intellettiva che possedevo durante i miei anni a filosofia ora me la posso scordare”
Fai un lavoro che ti permette ancora di esercitare ancora le sinapsi e confrontarti con i colleghi docenti, che sono ad un certo livello intellettuale. Non stai tutto il giorno a fare la commessa con colleghe che leggono solo Donna Moderna. Certo, all’epoca dell’università esercitavi al massimo il cervello, imparando tre, quattro, cinque libri per un esame. Ma era stressante.
Alle superiori un mio amico stava contestando l’utilità dello studio del latino. Gli risposi che era un’ottima ginnastica mentale. Mi ribattè che filosofia stimolava i ragionamenti, il latino semmai poteva essere una ginnastica mentale, ma nell’aspetto tecnico.
Da adolescente preferivo le materie umanistiche, ma poi ho rivalutato quelle tecnico scientifiche, più utili per trovare una professione e risolvere tanti problemi. Per curarmi mi serve un medico, per costruire la casa un ingegnere e un…
un architetto, per le questioni fiscali sul mio lavoro mi serve un commercialista. Questo non significa che gli studi umanistici siano inutili. Servono per capire come è fatto il mondo che ci circonda, per ragionare. Ragionare serve per prendere decisioni corrette, per votare, per scegliere come vivere, per non seguire complottisti terrorizzati da fantasiosi veleni inoculati con il vaccino. Ci migliorano.
L’ignoranza e la povertà sono due fattori correlati alla commissione dei reati. A fronte di un aumento dei reati, si alzano le pene, ma se si potesse agire aumentando cultura e benessere, si otterrebbero risultati migliori.
MG, con tutti i siti porno gratis, chi ti avrebbe pagato per una foto di una donna nuda? Ma dai.
Ma poi chi ha detto che il sistema impone una vita posto fisso, consuma muori? È una tua percezione, ma non è così. Forse è uno stile di vita che naturalmente molti perseguono per comodità, ma non è imposto.
Con l’abissale distanza che può dividermi da un Umberto Eco, posso dire di capirlo, immaginando gli sforzi cui è stato costretto dalla massa di “cefali” con cui inevitabilmente sarà venuto a contatto. E non solo, dico anche di apprezzarlo per il fatto di non essersi abbassato al punto di dover ricorrere all’ipocrisia per fingere ciò che non sentiva solo per bon ton, e magari illudere così qualche fesso di sentirsi stimato da una mente come la sua.
Eco aveva una cultura sconfinata e non solo nell’ambito della sua specializzazione in semiotica, e potrebbe aver avuto il peggior carattere del mondo, ma resta uno dei massimi studiosi e intellettuali italiani dello scorso secolo. E il solo fatto di aver previsto la prevalenza del cretino con l’avvento di internet, lo pone prossimo al vertice della piramide.
Max, però non confondiamo il saper rispondere a tono con l’essere ignoranti o con l’avere un cattivo carattere. Io vedo troppa gente che non sa reggere un confronto perché non ha argomentazioni, e in quel caso si accusa il proprio interlocutore di essere aggressivo e difficile anziché ammettere le proprie carenze. Non parliamo poi di quando un narcisista mi provoca ( anche in modo velato ) e io so rimetterlo al suo posto, perché ormai certi meccanismi li colgo all’ istante. E mi sono resa conto che i narcisisti sono tantissimi, anche tra persone apparentemente del tutto insospettabili..
Certamente il non sapere mi rendeva più aperta e fiduciosa e socialmente meno sola, ma anche molto più vulnerabile.
Siamo immersi in una società egoica, dove conta molto di più apparire i migliori ( i più buoni, i più colti, i più giusti, ecc… ) piuttosto che apprendere e ASCOLTARE. Che è sempre un arricchimento.
La faccenda “istruzione” ha molte facce, alcune luminose e altre inquietanti. Sempre parlando di me, oggi mi rendo conto di quanto sia stato “fortunato” nello studiare da adulto per quella che è stata la mia formazione da architetto. Avendo fatto una scuola professionale da disegnatore meccanico dopo la scuola media (che in realtà era avviamento al lavoro) che mi ha dato una modesta ma importante formazione ingegneristica, dopo geometra serale, non dico che Architettura sia stata una passegiata ma siamo lì, visto che in 5 anni ho fatto 30 esami.
Quell’esperienza pratica, da disegnatore è stata FONDAMENTALE, perchè oltre ad aver studiato la scienza meccanica ho imparato ad usare le macchine utensili e a saldare. E non c’è come l’esperienza diretta per imparare. Molti miei colleghi archi li vedevo sconsolati quando affrontavano le strutture metalliche, mentre io me le calcolavo da me, e arrivavo da studi di “secondo” livello, non i licei. Insomma, è vero quello che dice Suzy ma lo è pure quello che intende MG. Poi è la qualità del soggetto a fare la differenza.》
》Ne divo uno? Mies van der Rohe, (Mies il cognome del padre e Rohe quello della madre). Uno dei più importanti architetti e designer del ‘900.
Era figlio di un marmista, e egli stesso aveva fatto lo scalpellino e l’operaio, con una formazione didattica (serale) di natura tecnica, ma è diventato quello che è diventato partendo da quelle basi poco più che
“essenziali” senza MAI laurearsi in Architettura. Quindi tutto si può se si “è” e se si vuole. Ma è anche vero che quelli sono casi rari se non unici.
Come ho già detto, l’università, oltre le ovvie nozioni, mi ha insegnato il “metodo” cioè il mezzo per organizzare quelle nozioni nel modo migliore per raggiungere un’obiettivo, come fossero mattoni tenuti insieme dalla malta dell’esperienza che alla fine fanno una costruzione.
Qui spesso ho visto “menti” allo sbaraglio, dove si percepiva la mancanza di metodo e esperienza, che pur strasicuri del fatto loro costruivano con quei pochi mezzi solo castelli in aria. Per l’autodidatta il rischio è quello. E i più infatti restano lì, sulle nuvole, a sognare.