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Sentirsi a credito

di salvo ruotolo

Rileggendo, alcuni giorni fa, un editoriale di Claudio Magris – La società degli ingrati – apparso sul Corriere della Sera un bel po’ di anni fa, il pensiero mi è andato su due cose.
La prima. Credo sia capitato – e càpiti – a molti di noi, in un rapporto di amicizia o anche di mera conoscenza, ricevere tempo, attenzioni, talvolta amorevoli cure. Tempo, attenzioni e cure che – io credo – non ci siano dovuti. Nel senso di non essere affatto, noi, a credito – per dir così – rispetto a chi, quel tempo, quelle attenzioni e cure, generosamente ci ha elargiti. E questo anche nel caso in cui noi stessi non abbiamo fatto mancare, alla nostra amica (o amico) o alla nostra conoscente (o nostro conoscente), tempo-attenzioni-cure. Una situazione, quest’ultima, che facilmente potrebbe farci sentire a credito. Una specie di do ut des, in altre parole.
La seconda è questa. Può capitare che, tempo-attenzioni-cure, ci vengano da persone che, in qualche occasione, nei nostri confronti, abbiano usate parole pesanti e fuori posto. Oppure espressioni che riteniamo ingiuste. Ingenerose. Anche in questo caso credo che, il principio di non sentirci a credito, debba rimanere fermo, anziché mandarlo in frantumi.
Dire la nostra gratitudine a chi ha deciso di dedicarci tempo-attenzioni-cure è – può essere – qualcosa che fa bene ad entrambi: a chi ha dato e a chi ha ricevuto!

Lettera pubblicata il 28 Settembre 2021. L'autore ha condiviso 13 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Riflessioni

La lettera ha ricevuto finora 1 commento

  1. 1
    Rosa -

    Sbagli. La critica rigorosa è un dovere perché tu fuori contesto vieni visto come un mendicante d’amore. Si deve misurare tutto. Senza offesa. Esiste la legge. Nessuno ti fa degli sconti. Non potrebbe. Non si cambiano le persone. L’ottimistica vitalità può spezzarsi (non capita a tutti), ma quando capita bisogna accettare le differenze e separarsi con chiarezza da chi vive in costruzioni infondate della sua mente senza darci tutto. Ne esiste una su un milione. Il resto ti deve suscitare rispetto (quando ce n’è ragione) o disprezzo. Altrimenti t’inganni. Si vede quello che vedono. Non essere ingenuo. Sono come nessuno. Chi la pena diversamente, nel profondo, perché poi la vita è fatta anche di retorica, non può cambiare il significato della comunione traslandola nella natura, dove la storia va a morire. Non devi avere pietà. Tanto sei circondato da chi ti dà contezza delle illusioni del mondo classico.

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