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Lettera pubblicata il 11 Ottobre 2005. L'autore, Seb, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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LUNA, concordo con te, stiamo distraendo troppo la nostra attenzione dall’argomento del dibattere. Le questioni che tu poni mi piacciono tantissimo e vorrei poterle approfondire in maniera più organica, ma non credo che questo sia lo spazio più idoneo a svolgere tali approfondimenti- Esse sono ampiamente trattate in diverse discipline scientifiche e del pensiero umano, ma non è mia intenzione sottrarmi ai tuoi quesiti, necessita però trovare una sintesi soddisfacente affinché si possa proseguire costruttivamente nel dibattito proposto. Se questo non è possibile, necessita provvedere altrimenti a colmare il gap che differenzia le nostre conoscenze.
Giusto per non lasciare i tuoi interrogativi sospesi nel vuoto, mi rifaccio alla riflessione del filosofo e saggista José Ortega y Gasset: l’uomo è riuscito a sottrarsi alla perpetua minaccia dell’ambiente circostante, rifugiandosi di tanto in tanto in sé stesso, una condizione che è quanto di più antinaturale e ultrabiologico si possa realizzare. Questo suo energico sforzo, gli ha permesso di farsi delle idee sulle cose. Quando poi esso torna ad immergersi nel mondo, lo fa per agire su di questo. Occorre cioè negare in modo risoluto che il pensiero sia stato dato all’uomo una volta per tutte, come la facoltà di volare agli uccelli o quella di nuotare ai pesci. A dire il vero l’individualità è un personaggio che non si realizza mai completamente, una stimolante utopia, una leggenda segreta che ciascuno custodisce nel più profondo del cuore.
Personalmente nutro qualche perplessità su alcune sfaccettature di questa visione, ma diciamo che in generale essa corrisponde a quello che cercavo di esprimerti. Ritenendo che le tue domande possano trovare sufficiente risposta in questa pur minima esposizione, tenterei di focalizzare in modo più incisivo la nostra attenzione sul cuore del problema. Tralasciamo tutte le congetture che ho voluto esprimere fin’ora e proviamo a concentrarci su un sentire che può realmente illuminarci. L’espressione “facciamo l’amore”, inteso come “facciamo sesso”, insinua una confusione concettuale che conduce inevitabilmente a dare una valenza diversa al sesso, qualora si svolga nell’ambito della coppia sentimentalmente unita. Due persone che si amano, possono arricchire il loro sesso con valori aggiunti. Questo però non è una prerogativa dell’amore tra partner. In verità la qualità dell’amore e quella del sesso, migliorano o peggiorano per elementi completamente differenti, anche se qualche volta possono presentare alcune affinità. È come voler riconoscere che, andare a vedere un certo film con la persona che si ama, possa presentare qualche valore aggiunto, disconoscendo nel contempo, che un altro film, possa anch’esso presentare qualche qualità sinergica se visto con gli amici. Il sesso è un fenomeno esclusivamente fisico, anche se può trarre grandi benefici da alcune qualità culturali, quali la fantasia, l’empatia, fin’anche a giungere ad affinità quasi emotive.
— Continua —
L’amore invece è squisitamente emotivo ed i fattori materiali sono soltanto periferici. Questa differenza necessita di una limpida chiarezza, affinché ci eviti di commettere errori avvolte anche irreparabili.
La vita da singoli e quella di coppia presentano qualità inequivocabili ma anche motivi di rigetto che sembrano inconciliabili. La nostra capacità analitica deve sopperire a queste altrimenti insolubili questioni, che tendono a condurci ad insofferenze catastrofiche. Personalmente ritengo che lo swingerstyle possa suggerire delle vie di fuga a queste posizioni distruttive.
Coppie che si disgregano dopo faticose costruzioni di famiglie ideali, o singoli che si ritrovano in isolamenti insostenibili. Credo che le frasi scolpite da Gibran Kalhil Gibran ne il Profeta, a proposito del matrimonio, dell’amore e del piacere, possano aprire una spiraglio ammirevole nel concepire sé stessi in rapporto a questo sentire: “…Riempitevi l’un l’altro le coppe, ma non bevete da un’unica coppa. Datevi reciproco sostegno, ma non mangiate dello stesso pane. Cantate e danzate insieme e siate allegri, ma ognuno di voi sia solo…”, ed ancora: “…L’amore non da nulla fuorché sé stesso e non attinge che da se stesso. L’amore non possiede né vorrebbe essere posseduto; Poiché l’amore basta all’amore….”, e per finire: “…E ora domandatevi in cuore: ‘Come potremo distinguere il buono dal cattivo nel piacere?’. Andate nei vostri campi e giardini, e imparerete che il piacere dell’ape è raccogliere il nettare del fiore, E che il piacere del fiore è conceder all’ape il suo nettare…”
La mia partner è sé stessa come io sono io. Non potranno esserci tra noi solo momenti di condivisione, o solo di gioia, o soltanto di piacere. Ci sarà sempre ciò che io amo e lei odia e viceversa, ed è ingenuo pensare che con il nascondere o fingere, o peggio costringere, si risolvano i problemi. Non è costruendosi una vita insieme che si eliminano le divergenze, ma è imparando a vivere insieme anche la vita dell’altro che le differenze si stemperano.
fate schifo
ci risiamo….la solita demente….frustrata….che però chissà perché gli fa schifo ma è’ venuta qua a curiosare per sbaglio….cosa hai digitato…..scambio/vendo figurine ed è’ uscito scambio di coppia?ma per favoreeeeeee. Tu fai ridere i polli.
Non ci è concesso sottrarci alla natura, non possiamo sovvertire le sue leggi. L’unica cosa che possiamo fare è adattarci ad essa cercando di utilizzare al meglio ciò che ci offre. Nutrirci è necessario per vivere, farlo con gusto è piacevole perché ci soddisfa. Utilizzare i nostri organi è necessario per vivere, farlo in modo piacevole ci soddisfa. Non comprendo per quale ragione il sesso, che è un’attività così naturale, non debba rispettare questa regola. Perché riteniamo erroneamente che esso sia solo necessario alla riproduzione? No, il sesso risponde ad un’altra necessità importante del nostro essere, esso risponde alla pulsione di vita, opponendosi a quella di morte. Rinunciare al sesso distrugge l’uomo, la sua umanità, annienta noi stessi, come il non farlo bene. Il sottrarmi ad utilizzare le mie doti intellettive mi rende simile ad altri animali, così avviene ad usare le gambe solo per fuggire dal pericolo, nutrirsi solo per tenersi in vita, fare sesso solo per riprodursi. Utilizzare al meglio le mie qualità è voluto dalla natura da tutti gli esseri viventi. Devo utilizzare nel modo migliore i miei strumenti ed essendo un uomo, i miei strumenti sono molto raffinati e tali devono essere gli utilizzi che ne faccio. Sottrarmi a questa regola naturale mi sottrae all’umanità rendendomi, questo sì, un animale. A questo devo oppormi, questo sì, dovrebbe farmi gridare indignato, “FATE SCHIFO!!!”.
lauretta, etta, etta; più etta di così proprio non si può. Per esprimere un concetto di così ampio respiro come il tuo, credo sia sufficiente il midollo spinale. Vorrei darti un consiglio: provato a scartare il cervello prima di usarlo, se già lo hai fatto, allora, se sei ancora in tempo, prova ad avvalerti del diritto di recesso. Se non ti è possibile né l’una né l’altra via allora mi dispiace per te, puoi soltanto provare a fare una bella revisione.
Proprio non saprei cosa dire a cotanto ingegno, se non annoverare quest’ingresso, insieme a quello di M. Teresa che avevo già sottolineato in precedenza. Almeno lei aveva scelto un nick preconcettualmente più adeguato, mi sembra ;-)).
Dove sono finiti tutti? È colpa mia? Allegra, so di essere stato un po’ palloso, ma credo che il mio dibattere non sia però così…, inutile? Chiedo venia, perché non scriviamo qualche cosa di più piacevole? Lascio a voi la palla, provate a stuzzicarmi.
Ciao Cb personalmente non ritengo i vostri discorsi pallosi…di sicuro molto intelligenti e impegnativi da entrambi le parti. .ritengo che hai sprecato troppe parole per Lauretta piccola piccola nel nome e nei contenuti.Per il resto non sono intervenuta in quanto sono in una fase della mia vita molto tranquilla…..momenti di riflessione che a volte sono necessari. Stiamo pensando di andare a fine mese in un club in Francia….l’anonyme…ne ho sentito parlare bene…..vediamo se andare o meno…ciao Dott50, Luna e Cb vi leggo comunque con piacere anche se non intervengo.
Ciao 🙂 ricambio i saluti. Buona settimana a voi. CB, ho letto ora, in ritardo, i tuoi post, scusa.
Chiedo venia, ho avuto una serie d’impedimenti che mi hanno costretto a sottrarmi a questa discussione, ma vedo che non c’è stato un gran dibattere e me ne dolgo. Nel mio ultimo intervento avevo focalizzato la mia attenzione sulla qualità del sesso nell’ambito di un rapporto umano. Personalmente ritengo che una grande qualità dell’essere umano sia la condivisione; partecipare ad una qualunque attività rappresenta per l’uomo il suo impegno più alto. Fare attività ginnica ad esempio, come ogni altra attività del resto, è molto importante per mantenere il proprio corpo in efficienza, ma associarsi ad una palestra per spartire con altri questa necessità è un fattore d’arricchimento ineludibile. La stessa grandiosità umana nasce dalla condivisione. Se Galileo fosse stato un eremita, non solo non avrebbe potuto addivenire alle sue idee, ma non sarebbe neppure stato il Galileo che tutti conosciamo. Neppure il rapporto con il nostro partner sarebbe quello che è, se non ci fosse la condivisione con esso, ma anche con il resto del mondo. L’amore che provo non sarebbe nulla se lo tenessi nascosto in me stesso, ma neppure se lo tenessi nascosto all’interno della coppia. L’amore conquista tutto il suo valore soltanto quando diviene universale, quando si espande nel mondo che ci circonda. La pulsione di vita che ci sostiene, necessita di un’espansione nel mondo di noi stessi, mentre quella di morte ci porta a racchiuderci nell’immobilità e nell’estraneità. Non comprendo la ragione per cui, proprio il sesso che è l’origine stessa della vita, dovrebbe sottrarsi a questa regola di vita.
Quando frequentavo la mia amica francese nel suo privé, ho potuto carpire una sua grande qualità che decretava il suo successo. Lei amava i suoi “frequentatori”, in particolare le donne, immedesimandosi e fondendosi quasi in esse. Tutto ciò che faceva, esulava dai suoi interessi materiali, lei pensava prima di tutto a ciò che le sue “amiche” avrebbero voluto trovare in quella loro seconda casa. Curava ogni particolare come se fosse la cosa più importante che essa stessa avrebbe desiderato trovare, il suo club era come la casa di ogni donna che lo frequentava. Lei desiderava maniacalmente, di metterle a proprio agio nella maniera più completa possibile chiunque, facendoli sentire unici, trasformando ogni presente nel suo amico del cuore. Credo che questa sia la sua arma vincente.
Coppia birichina però per la tua amica quello era comunque un lavoro che svolgeva in modo professionale…come dovrebbe essere..poi nella vita reale bisogna vedere lei com’era, magari era single…..e stava bene.
Ciao Allegra. Madame era totalmente dedicata al suo privé, ed è possibile affermare che per lei, quella sua dedizione, non si poteva considerare un vero e proprio lavoro. Lei è una single impenitente ed interessata solo a far star bene le sue amiche ed i loro compagni. Spesso li invitava al ristorante e non era raro il caso in cui era lei ad offrire la cena o il pranzo. Insomma credo di poter affermare che, almeno fino a quando non ci siamo persi di vista, per lei il privé era divenuta l’unica ragione della sua vita. Non aveva amici o conoscenti al di fuori di quell’ambiente e non esisteva cosa che non era rapportata al suo privé. Non che io considerassi la cosa in maniera positiva anzi; certo però che in quell’ambiente era insuperabile, anche se spesso risultava eccessiva. Riusciva sempre a sottrarsi agli inviti che gli venivano proposti, almeno all’interno del privé, non avendo io, altre possibilità di valutazioni. So che qualche volta ha anche messo a disposizione la sua casa per incontri diciamo, al di fuori del circuito tradizionale. Quello che so è che lei considerava importante soltanto suo nipote, il figlio di sua sorella, che viveva in Francia, ed a cui evolveva quasi tutti i suoi guadagni. Per sé stessa il sesso era una cosa del tutto ininfluente, anche se una volta, quando eravamo ancora in fase di allestimento del locale, mi chiese di tirarglielo fuori affinché potesse decidere quale soluzione fosse migliore per una certa realizzazione. Ciò che invece era comune, era il suo impegno a coinvolgere gli altri in rapporti in cui puntualmente ne restava praticamente sempre fuori; in definitiva lei godeva nel vedere il prossimo soddisfatto a seguito del suo impegno a coinvolgere. Sembrava proprio che altro non le interessasse.