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Salario minimo

di scrivocosanepenso@gmail.com

Il salario minimo in Italia rappresenta un tema di grande rilevanza sociale ed economica. La questione del salario minimo è oggetto di dibattito tra sindacati, imprenditori, economisti e politici da diversi anni, ma finora non è mai stato adottato un vero e proprio salario minimo nazionale neanche durante i governi di centro sinistra. Attualmente, in Italia non esiste un salario minimo federale, ma esistono delle norme regionali che stabiliscono un salario minimo, denominato “minimo contrattuale”. Questo minimo contrattuale varia da regione a regione e da settore a settore, e dipende quindi dalla contrattazione collettiva tra i sindacati e gli imprenditori. Questa situazione ha suscitato molte critiche da parte dei sindacati e di alcune organizzazioni che lottano per i diritti dei lavoratori, i quali sostengono che un salario minimo federale aiuterebbe a ridurre e garantire un equilibrio salariale più equo su tutto il territorio nazionale. Non si mette in dubbio che una equità minima salariale sia effettivamente necessaria, e riguarda principalmente tutti quei lavoratori che non sono soggetti a contratti collettivi nazioni perché in questo caso il salario minimo è garantito da accordi nazionali. L’attuale governo si è reso disponibile ad un confronto con tutti i soggetti interessati comprese le opposizioni che hanno presentato alla camera dei deputati in data 4 luglio 2023 n. 1257 una proposta di legge “disposizioni per l’istituzione di un salario minimo” e una raccolta firme per accelerare i tempi presumo. Ma leggendo la proposta di legge all’art. 8 si cita l’efficacia del provvedimento al 15 novembre 2024 ( non c’è tutta questa fretta?), all’art. 7 si parla di legge di bilancio 2024 che non c’è ancora. Ma non leggo da nessuna parte dove l’opposizione intende prendere i soldi perché sempre all’art. 7 si parla di benefici per i datori di lavoro per un periodo definito ed in misura decrescente, ma i benefici hanno un costo, presumo che siano a carico dei cittadini perché se dai dei benefici hai meno entrate e da qualche altra parte i soldi devono entrare, sempre che i datori di lavoro siano d’accordo. La premier Giorgia Meloni ha indicato un orizzonte di 60 giorni dall’incontro con le opposizioni sul salario minimo per arrivare a un intervento concreto, ripeto concreto, e non dubito che la proposta che sarà portata sia effettivamente condivisibile.
Marco Morandi
Vobarno

Lettera pubblicata il 17 Agosto 2023. L'autore ha condiviso 21 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Politica

La lettera ha ricevuto finora 8 commenti

  1. 1
    white knight -

    Esatto… poi nessuno specifica mai CHI dovrebbe farsi carico sia del salario minimo, che dell’adeguamento dei salari nominali all’inflazione e al costo della vita. Le imprese (che si vedrebbero aumentare ulteriormente il già troppo alto costo del lavoro) oppure lo stato tramite la de tassazione degli stipendi (che sarebbe anche ora) a fronte però della prospettiva di un minor gettito fiscale e quindi un futuro taglio di servizi al cittadino?

  2. 2
    Gabriele -

    Oppure dei tagli dei servizi al cittadino c’è, white knight, l’aumento delle tasse, quelle che tutti nel quotidiano dobbiamo pagare: l’IVA, non trovi un pò sospetto, che si parli di legge di bilancio da fare, salario minimo, diminuzione dei prezzi della benzina e del gasolio, che permangono a 2€ ormai, e nessuno proprio nessuno, parla di diminuzione di questa imposta a carico dei consumatori? Secondo me, perché pensano di aumentarla, almeno al 24-25% specialmente, perché proprio in questi giorni è uscita la notizia sul debito che è cresciuto a 2850 miliardi, quando nel 2020 a febbraio era a circa 2236, significa che in questi tre anni e mezzo è cresciuto di oltre 600 miliardi, a causa sicuramente della pandemia, ma della spesa a ma bassa che è stata fatta quindi non è che si potrà fare chissà quale legge di bilancio, perché di volata sforiamo i 3000 miliardi di debito, che diventerebbe insolvibile e quindi via di crisi, altro che Moody’s e Standard&Poor’s che tagliano il rate

  3. 3
    Solnze -

    Chi deve farsi carico? Gli IMPRENDITORI! QUAL È LA DIFFERENZA FRA UN PAESE OCCIDENTALE E UNO COME LA RUSSIA? Che nei paesi realmente democratici si osserva anche una maggiore equità sociale e un minor divario fra poveri, ceto medio e ricchi. In Russia, ad esempio, ci sono pochissimi ricchi, pochi della middle class e tantissimi poveri. L’Italia si colloca a metà strada fra un Paese democratico come, che so, l’Olanda, e uno dittatoriale. Per certi versi siamo più simili a Russia, Romania o Ungheria, con la differenza che gli ultimi due sono in crescita economia.
    In Italia vi è anche un fortissimo divario fra imprenditori/lavoratori autonomi e dipendenti, i quali guadagnano circa 1/6 degli autonomi, mentre nel resto dell’Europa Occidentale il divario non supera 1/5.
    Risultato? Emigrazione, campagne che si spopolano, crollo della natalità. Nemmeno l’immigrazione basta più a colmare la demografia in rosso.
    Dunque, tocca agli autonomi sganciare.

  4. 4
    Gabriele -

    @Soinze gli imprenditori , categoria alla quale tu fai riferimento, fanno già moltissimo, ti ricordo che in Italia ci sono piccole imprese, e non Public Company, come negli USA, quindi il tessturo economico Italiano è ben diverso, dalla percezione che tu stai dando dal commento che hai scritto. La distribuzione della ricchezza ha delle condizioni diverse, per esempio degassare gli stipendi in modo da poter avere una busta paga più ampia, e potenzialmente col monoreddito mantenere tutta una famiglia, cosa che sta andando scomparendo, ma perché sta andando scomparendo il livello di welfare necessario a garantire questo e la responsabilità non è da imputare agli imprenditori, piccoli-medi per la maggior parte, che invece hanno il problema opposto, ovvero mantenere in vita le aziende il più a lungo possibile. Poi hai una parte di ragione, immagino che tu intendessi l’evasione fiscale, che però si fa a certi livelli ed è sempre con la complicità di più persone, lì hai ragione

  5. 5
    Gabriele -

    …bisogna anche ricordare però, che l’evasione fiscale presuppone anche una prigione fiscale, quindi come al solito per pochi freeriders che rovinano tutto, ne va di mezzo un Paese intero.
    Quindi secondo me non sono gli “imprenditori” perché per la maggior parte sono piccoli o medi, aiutarli con sgravi fiscali, i contributi e gli stipendi sono voci consistenti del bilancio aziendale, quindi se non si aiutano le imprese per esempio diminuendo l’IVA o altre tasse, ci sarà sempre questa sensazione che la responsabilità di tutto sia degli imprenditori, che tanto ricchi poi non sono.

  6. 6
    Ana -

    Il Salario Minimo in UK esiste dalla notte dei tempi. Se lo dico agli inglesi che in Italia non esiste gli prende un infarto. Un signore mi chiese ma lei viene dall’Ucraina o dal Sudamerica? Nella nostra amata Grecia invece il salario minimo c’e, nonostante la mega crisi. Per la pensione ci ritiriamo o in Croazia o in Grecia.

  7. 7
    white knight -

    @ Gabriele: ottime osservazioni. Occhio però perchè al popolino invidioso e ignorante è proprio la categoria del piccolo-medio imprenditore che sta sulle scatole. Tale accozzaglia di buzurri è più pronta ad accettare le plc che buypassano le regole del sistema (evadendo miliardi di Euro) che il fatto che il vicino di casa, artigiano o titolare di un PMI, si compri il SUV nuovo scaricandosi l’IVA tramite l’azienda.

    @ Ana: il fatto è che in Italia ci sono già tantissime protezioni sindacali e zavorre giuslavoriste che nei paesi anglosassoni (notoriamente snelli e smart&clever) non ci sono.
    La Grecia col salario minimo? Sarà, ma so per certo che è semifallita per via di politiche scriteriate anche dal punto di vista giuslavorista (gente in pensione a 35 anni, dipendenti pubblici pagati con “salari minimi” che di “minimo” non avevano proprio nulla, ecc.).
    La Croazia? So solo che ha un bel mare… Per il resto… tutta tua 😉

  8. 8
    Gabriele -

    @white knight, infatti non lo capisco, magari se la guadagnano, saranno anche fatti loro, che poi certe auto le usano per lavorare, mica perché sono di “lusso”, li voglio vedere, a viaggiare, magari andando in cinque città diverse, invece che col SUV, al quale facevi cenno prima, magari con una utilitaria city car, vediamo su cinque contatti, quanti ne riescono a fare?
    Tra l’altro le auto a cui tu accennavi, in altri posti del mondo non fanno nè caldo nè freddo, perchè sono auto convenzionali, in Italia, passano per auto di lusso, certo: lo stipendio medio è 1300€, e quasi 1 vettura su 2 è una utilitaria, quindi ovvio che chiunque si possa permettere qualcosa di più susciti l’invidia a cui accennavi.

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