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Lettera pubblicata il 24 Febbraio 2022. L'autore ha condiviso 4 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore marc.
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Excusatio non petita…
Perché mai non dovremmo crederci? Tutti più o meno potremmo vantare qualche nome “illustre” tra le frequentazioni, ma cosa cambia? Io per esempio ho avuto l’onore di avere la stima di Serafino, filosofo e clochard per scelta, con residenza sotto i portici di Porta Ticinese, e non era uno che la stima la dava a tutti. È la variegata “tassonomia” delle amicizie dichiarate che colpisce. Dalle stelle alle stalle insomma, un range invidiabile.
Rossana, ti domando una precisazione tecnica della tua vicenda processuale, ma ovviamente non pretendo che tu risponda se non vuoi.
Immagino che l’auto era parcheggiata in strada, quindi il reato che si configura rigandola è il danneggiamento aggravato dal fatto che il bene danneggiato era esposto alla pubblica fede (artt. 635, 625 codice penale). Essendoci l’aggravante, il reato è perseguibile d’ufficio e non a querela di parte. Ne consegue che, una volta presentata la denuncia, essa non può più essere ritirata. Dunque l’iter processuale prosegue il suo corso anche contro la volontà del denunciante.
I 750 Euro che hai pagato non potevano essere un accordo stragiudiziale per ottenere in cambio il ritiro della querela. Forse erano il risarcimento del danno, per ottenere la prevista attenuante nel caso del risarcimento fatto prima del termine del processo. Ma la condanna per danneggiamento (o applicazione di pena, nel caso di patteggiamento) è stata emessa.
Dico bene?
Provincialismo: gusto o costume caratterizzato da una certa arretratezza e ingenuità.
Accetto l’ingenuità, inclusa quella di aver accolto come veritiero quanto mi è stato raccontato da chi non traeva alcun beneficio dal racconto. Ma non mi ritengo per niente arretrata.
Per accusarmi di spacconeria o, peggio ancora, di essere bugiarda, si devono avere prove certe, confermate da terzi. Altrimenti non si fa che ribadire, per la TERZA volta, un’opinione, tesa a svalutare la persona, a livello persecutorio.
Cosa devo fare: accusare a mia volta un autista tuttofare morto da decenni? Non lo farei mai, anche se avessi la certezza che mi ha mentito, per affetto e devozione all’uomo a cui ha dedicato la vita.
Tengo traccia del commento, ben sapendo che dovrò ripubblicarlo in seguito. A beneficio di persone conosciute qui che frequento anche nel reale.
Sull’avviso di garanzia ti hanno contestato i seguenti articoli?
artt. 110, 62 commi 2 e 6, 635, 625 c.p.
L’art. 110 c.p. è il concorso, perché, se ho ben capito, tu hai ideato il reato, ma lo ha compiuto un’altra persona, perciò il reato è stato compiuto da due persone;
62 circostanze attenuanti generiche (generiche perché esistono altri articoli con attenuanti e aggravanti specifiche di determinati reati) per aver risarcito il danno (comma 6) e, se sei riuscita a dimostrarlo, per aver agito in stato d’ira (comma 2);
635 è il danneggiamento;
625 se vai leggere, troverai le aggravanti specifiche riferite al furto (624), ma si applicano anche per il danneggiamento.
Sono d’accordo, bisogna conservare i commenti “interessanti”, anche senza bisogno di richiamarli a terzi quando sono espliciti.
A una certa età si vive di ricordi, e io ne sono…pieno.
“Excusatio non petita…” risponde a calunnie fuori tema, vecchie di anni e già almeno un paio di volte sviscerate fino alla nausea. Sempre utili per continuare a screditare.
—
Ciao Trader,
grazie per l’attenzione e per il tempo dedicato a una traversia subito cavalcata e gonfiata, che in realtà si è svolta su binari molto più semplici.
Ho posseduto per quasi 30 anni una bella mansarda, al 5° piano senza ascensore, in un piccolo stabile d’epoca a Torino, poco lontano dall’università.
Mai avuto problemi con la mezza dozzina, o poco più, degli altri proprietari, né con l’amministratrice, che era una di loro. Nemmeno quando ho dovuto indurli ad affrontare l’ingente spesa per far rifare il tetto, che di fatto arrecava problemi solo a me…
Nell’inverno in cui mi accadde di accapigliarmi con il nuovo amministratore stavo poco bene, avevo difficoltà a scendere in città e volevo vendere al più presto la mansarda. Sia per l’impegno ad occuparmene
che per la linea discendente in corso sul valore degli immobili.
Segue per Trader
Dopo aver dato mandato a un’agenzia di cercare acquirenti, alla prima visita di uno di questi salta fuori una perdita d’acqua, a livello del tetto.
A vuoto molti tentativi di contattare l’amministratore per telefono e per mail. Attesa quasi infinita per un appuntamento. Inutile la richiesta di far verificare le tegole di quell’angolo di tetto dall’impresa che si era occupata del rifacimento.
Il suo suggerimento, per me assurdo perché sapevo che in quel tratto di muro non c’erano tubi per l’acqua, è stato di fare rompere il muro, fare posare a terra due pezzi di tubo mal ridotti e poi contattare l’assicurazione dell’immobile.
Risultato finale: ho venduto la mansarda deprezzata dalla perdita. Se avessi riferito la disavventura a una riunione di condominio non avrei corso alcun rischio. Informando, invece, i condomini con una lettera, contenente un avverbio quasi mai usato, sono stata querelata per diffamazione.
Ho chiuso subito la denuncia e gli ho poi fatto rigare l’auto, grazie all’aiuto di un utente di LaD.
“Una cosa più spiacevole dell’arrivismo è l’esibizione della modestia.”
Jules Renard,
“I nostri amici ci perdonano d’essere infelici, noiosi, incomodi, rovinosi; ci perdonano tutto, fuorché d’essere perduti nella pubblica opinione…” (G. Sand)
Forse sarebbe meglio che virtuale e reale restassero sempre accuratamente separati ma per me non è così. E già ho avuto di recente un assaggio di parziale perdita di stima per una pubblica interazione molto disapprovata.
Non ho aziende registrate all’estero per evadere le tasse. Mi è soltanto capitato di litigare e di essere danneggiata da un soggetto svogliato e arrogante, che poteva avvalersi gratuitamente di un amico avvocato.
Mi sono vendicata. Ed è finita lì. Si dovrebbe sempre fare attenzione a tirare i baffi alle gattine indifese, che possono reagire con grinfie da tigri.
Rossana, grazie per il riscontro.
Putroppo quandi si ha un problema con qualcuno, non è facile riuscire a muoversi in bilico tra il subire in silenzio oppure reagire, usando qualche parola forte. Una semplice parola ci espone ad una querela per ingiuria (reato commesso in presenza dell’offeso) o diffamazione (quando l’offeso non è presente, quindi anche tramite una lettera), anche se si hanno tutte le ragioni.