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Lettera pubblicata il 17 Luglio 2014. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore eglevittoria.
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M, ci puoi giurare. Mentre voi di me conoscete la parte razionale, io conosco anche quella irrazionale, istintiva, per citare un termine che mi è caro, ben sapendo quanto e come questo aspetto del nostro essere agisce nei nostri comportamenti. E io mi sono visto all’opera quando si dice “reagire in maniera istintiva”. Anni fa ho schiantato conto il muri uno scippatore che aveva appena strappato la borsa ad un’anziana signora che usciva dalla chiesa vicino casa mia. Sono intervenuto senza pensare, attraversando di corsa la strada e ” placcando lo” come nel rugby. Tanto che l’ho stordito. Alcuni clienti di una pizzeria, che aspettavano di entrare nel locale, una volta calmate si le acque mi hanno detto “chi te lo ha fatto fare. Hai rischiato”. Era vero, ma ho reagito ad un impulso ” che non era mio”, e lo farei certamente ogni volta che vedessi un abuso fisico su una persona piu debole. Ne sa qualcosa il tizio che quando avevo circa 22 anni stava importunando la fidanzatina dell’ epoca dall’ interno della macchina, che vedendomi arrivare di corsa alzo’ il vetro. L’ho attraversato con un pugno che lo ha steso sul sedile di fianco, e ho ancora le cicatrici dei tagli del vetro sulla mano. Quindi, stai certo che chi dovesse fare una cosa del genere come quella che e’ capitata alla ragazza di cui ho parlato, a mia figlia, a mia moglie o a mia sorella e’ un morto. Poi si vedrà il proseguio della storia. Mia moglie sa che sono così, e sa anche che succederebbe quello che ho detto.
M, io faccio fatica a considerare omicidio quello un organismo che per diventare “uomo” deve essere cosciente di esserlo. Non voglio offendere la tua sensibilità, ma non possiamo dimenticare che un embrion, o un feto e’ un progetto di uomo, e non solo perché non può autodeterminarsi, è dipendente da un altro essere, cosciente e dovrà aspettare molti anni perché possa considerarsi diverso persino da certi… animali. Qualche giorno fa leggevo( ma lo sapevo) che il corvo…
M.
le tue argomentazioni anti-aborto sono lunghe
e articolate. e ormai tutti abbiamo capito che non riusciremo mai a farti cambiare opinione sull’ argomento, del resto non è nostro interesse farlo. non mi dilungo oltre sulla questione. vorrei solo farti in merito un’ ultima domanda: dal momento che molte ragazze e donne incinte decidono di sottoporsi all’ aborto perchè vivono in condizioni economiche sfavorevoli e anche perchè l’ uomo che le ha ingravidate ha deciso di abbandonarle al loro destino, che ne diresti di istituire la GALERA per questi uomini ? dal momento che come dici tu la vita di un bambino che sta per nascere è un diritto inviolabile, mi pare che anche il padre biologico, in questo caso, sta venendo meno a un suo preciso dovere ( quello di salvaguardare questo SACRO DIRITTO ), e quindi sarebbe giusto, stando a quello che tu dici, obbligarlo per legge ad assumersi le sue responsabilità, invece di lasciare al suo esclusivo libero arbitrio la decisione se riconoscere o no il bambino. perchè vedi, caro M., la donna che decide di abortire sarà pure responsabile di un’ “uccisione” a danni di un’ innocente, ma l’ ingravidatore non è certo meno responsabile in questo, se poi decide di abbandonare al suo destino la donna che porta in grembo suo figlio, non ti pare ??
è ovvio che in questo caso mi riferisco a donne che sarebbero intenzionate a portare avanti la gravidanza, a patto di avere l’ aiuto e il sostegno del padre biologico.
anch’io sono sempre stata contraria alla pillola, direi che come metodo contraccettivo il profilattico va più che bene, conoscendo anche l’ attitudine degli uomini a tradire ( e quindi il rischio, per noi donne, di contrarre una malattia infettiva anche dal nostro partner abituale ).
golem, anch’ io adoro la pasta alla tarantina 🙂
>>> ha un intelligenza paragonabile a quella di un bambino di sei anni. Non parliamo dei cani, degli elefanti, dei delfini, tutti i mammiferi hanno comportamenti e atteggiamenti che sono riconducibili all’affettivita’ umana. Ma noi siamo ” superiori”, li dominiamo e li mangiamo anche, come il famoso agnellino del parallelismo fatto nel raccontare la violenza su quella ragazza.
Se noi non fossimo antropocentrici, e giudicassimo i “cuccioli” per quello che sono, quelli umani non si distinguerebbero dagli altri. Ma ovviamente anche per il più insensibile essere umano istintivamente non è così. L’istinto ” mammifero” ( ma non solo) reagisce alle forme tipiche dei cuccioli, testa grande, forme tondeggianti e movimenti incerti, abbassando l’aggressivita’, soprattutto nel maschio.
Ma se il cucciolo di un Labrador o di un elefante si ” ferma” ad un certo punto, quello umano cresce, attraverso una dotazione che la selezione naturale, per caso, gli ha assegnato: l’intelligenza. È attraverso questa che diventa un uomo a mio avviso.
Il rispetto della vita come lo stai prospettando tu, ha seguito un andamento altalenante nella storia, e sono state le religioni monoteiste che ne hanno “codificato” i termini, inculcandoci una sacralità della stessa che allegoricamente possiamo rivedere, per quanto riguarda quella cattolica, nell’immagine di Maria e del bambin Gesù.
L’Eucarestia tradizionale del pane e del vino, come allegoria del corpo e del sangue di Cristo, riporta invece alla sacralità dell vita, che per la Chiesa ci proviene dalla divinità, anche quando questa NON È RICONOSCILE come tale. Non dobbiamo dimenticare che OGNUNO DI NOI, credente o meno, e’ cresciuto nel brodo di coltura morale di cui ho appena accennato, che agisce sul grande dibattito tra i pro e i contro l’aborto, si dibatte tra questi paradigmi, e il giudizi di cosa sia la vita umana è modulata dalle diverse sensibilità. Io è te abbiamo lo stesso rispetto e’ il punto di partenza ( e di arrivo, per me) che è diverso.
Un saluto.
P. S. M, ho avuto momenti così difficili da ragazzo, tra i dieci e i vent’anni, che ho pensato che sarebbe stato meglio non nascere, piuttosto che vivere in un quel modo. Ma non volevo far soffrire più di quanto già non soffrisse mia madre. Il resto e’ stata fortuna.
MG. Acuta riflessione, che farebbe riflettere gli “ingravidatori” impuniti.
Per i tubetti con le cozze sei invitata, assieme al resto del club. Ma si parla solo di cazzate. Ok?
“Per i tubetti con le cozze sei invitata, assieme al resto del club. Ma si parla solo di cazzate. Ok?”
CI PUOI GIURARE ! 🙂
io magari porto il vino. mi sa che qui una “ciuccatina” ci farebbe bene a tutti 😀
MG,
“dal momento che molte ragazze e donne incinte decidono di sottoporsi all’ aborto perchè vivono in condizioni economiche sfavorevoli e anche perchè l’ uomo che le ha ingravidate ha deciso di abbandonarle al loro destino, che ne diresti di istituire la GALERA per questi uomini ? dal momento che come dici tu la vita di un bambino che sta per nascere è un diritto inviolabile, mi pare che anche il padre biologico, in questo caso, sta venendo meno a un suo preciso dovere ( quello di salvaguardare questo SACRO DIRITTO ), e quindi sarebbe giusto, stando a quello che tu dici, obbligarlo per legge ad assumersi le sue responsabilità, invece di lasciare al suo esclusivo libero arbitrio la decisione se riconoscere o no il bambino”.
Quando nasce un bambino, madre e padre possono decidere di non riconoscerlo, e quindi non avendo in capo a loro gli obblighi e diritti che discendono dal riconoscimento, non occupandosi di loro figlio, non violano nessun obbligo e quindi non sono punibili.
La legge dice che la maternità o la paternità possono essere provate con ogni mezzo (testimonianze, sms, eccetera), ma la prova regina è il test del DNA.
A questo punto potrebbe nascere un “problema”: il presunto padre o la presunta madre non vuole sottoporsi a questo esame.
Una sentenza della Cassazione del 2012 ha stabilito che un rifiuto immotivato in tal senso, può essere giudicato come un atto che va ad avvalorare la tesi di una effettiva maternità o paternità che il soggetto intende negare.
È una sorta di confessione, ossia dichiarazione contro se stessi.
In questo caso, una volta attribuita per legge la paternità o la maternità, tramite sentenza del Tribunale, la mamma o il papà diventano titolari di tutti quei diritti e doveri che spettano ai genitori nei confronti dei figli, ed in caso di inadempimento, sono punibili.
Come vedi i mezzi per inchiodare le persone alle proprie responsabilità, e tutelare il più debole, ci sono, e la galera non c’entra nulla.
Lascia fare il manettaro a Di Pietro.
Golem,
non prendermi per maleducato ma…
“Il rispetto della vita come lo stai prospettando tu, ha seguito un andamento altalenante nella storia, e sono state le religioni monoteiste che ne hanno “codificato” i termini, inculcandoci una sacralità della stessa che allegoricamente possiamo rivedere, per quanto riguarda quella cattolica, nell’immagine di Maria e del bambin Gesù”.
Il rispetto della vita nasce nella filosofia greca che era impregnata dalla loro religione politeista. Che poi molte questioni filosofiche greche, siano confluite nel Cristianesimo è vero, ma non sono NATE nel Cristianesimo.
“ho avuto momenti così difficili da ragazzo, tra i dieci e i vent’anni, che ho pensato che sarebbe stato meglio non nascere, piuttosto che vivere in un quel modo. Ma non volevo far soffrire più di quanto già non soffrisse mia madre”.
Se in un momento difficile tu non saresti i grado di rimettere in pratica quella forma di protezione che hai avuto nei confronti di tua madre, ma questa volta nei confronti di tua figlia, tua moglie, o altra parte della tua famiglia, va bene. In fin dei conti faresti una scelta, sceglieresti di non esserci, negheresti il tuo aiuto e la presenza paterna per tua figlia, le consegneresti un padre assassino.
Secondo me andresti ad aggiungere un carico da novanta fatto di sofferenza sulle spalle di chi, invece, avrebbe bisogno anche delle tue spalle di padre (e marito) per liberarsi un po’ del peso che deve sopportare.
A me non sembra corretto ed utile aggiungere sofferenza ad altra sofferenza, appoggiare le mani sulle sbarre della galera, anziché usarle per accarezzare tua figlia o altre donne della tua famiglia.
Istintivamente penseresti di più al delinquente e non alla tua famiglia? Puoi anche farlo, ma io non lo trovo giusto.
Lo trovo un gesto vigliacco, perché ti metteresti nella condizione di scappare dalla parte di aiuto e supporto che tu, per lil ruolo che hai, dovresti SEMPRE garantire, soprattutto quando ce n’è più bisogno…
il tuo sarebbe un omicidio volontario premeditato, e tra sconti e bonus, non credere di cavartela con meno di 10/15 anni.
E 10/15 anni passate nelle nostre galere, nel modo in cui sono conciate, che fanno più danni che recuperi, non credere che siano una passeggiata di salute o una lunga vacanza alle terme di Ischia.
Se io dovessi ritrovarmi con padre assassino proverei molta pena per lui, e mi vergognerei io al suo posto.
Di pugni in faccia alla gente li ho tirati anch’io, anche per sport (ormai sono quasi 20 anni che pratico il pugilato), ho anche una cicatrice sul fianco causatami da una bottiglia di vetro rotta, usata durante una rissa anni fa.
Ai tempi picchiavo a più non posso, ma ero giovane e solo.
Ora che sono più vecchio ed ho sulle spalle la responsabilità di altre persone, non posso più permettermi di fare il Rambo della situazione.
Ovviamente tutto questo non accadrà mai perché sono solo ipotesi, e nel mondo delle ipotesi, devono rimanere.
Ciao
M.,
è evidente che non hai mai provato la differenza fra un dolore fisico e un dolore psichico. raramente ci si suicida per dolore fisico, che ora è possibile tenere sotto controllo molto più di cent’anni fa. al dolore psichico, invece, non c’è quasi rimedio, perchè da una certa entità in avanti le parole d’incoraggiamento non producono più alcun effetto concreto duraturo. la differenza fra i due è che si può vedere un braccio ingessato mentre si tende a non rendere evidente quanto di spezzato c’è in un cuore o in una mente.
spero che tu sia a conoscenza che in certe circostanze ci si fa del male fisico (ad es. premendo le mani su bicchieri fragilissimi fino a romperli) per concentrarsi su quello e allontanare la mente da quello psichico.
la scelta di una donna in difficoltà perchè non si sente di assumersi la responsabilità di mettere al mondo un figlio è fra un dolore, e FORSE una menomazione, fisici e un’incertezza emotiva che si avvicina alla paura e che può renderle difficilissima l’intera vita. mai sentito parlare di eventi che si possono accettare, magari con sforzo, e di altri che si sa a priori che non potrebbero essere che subiti? eppure dovresti pur aver avuto modo di constatare, almeno al cinema, che da una madre che cresce un figlio non potendo fare a meno di essere infelice è alquanto difficile che ne venga fuori un figlio con possibilità di serenità…
dimostri grande sensibilità per un essere in divenire ma quasi nessuna PIETA’ per chi già è e sta patendo. da Socrate in poi (felicità della virtù) non è che i filosofi non si siano mai occupati del benessere psichico dell’uomo. il libro che ho già citato ne racconta per più di 300 pagine…
hai condotto benissimo la tua opera di sensibilizzazione. di certo potrai convincere qualche donna molto incerta, e questo potrebbe essere un bene per lei e per la sua creatura. non basterebbero, invece, diecimila parole e la snocciolatura di cento possibili danni in più a convincere chi proprio non ce la fa a vedersi madre.
scusa se in alcuni momenti mi sono lasciata sedurre da parole forti, come snocciolatura: ognuno ha un suo modo di reagire, non tanto a te quanto alla sensazione violenta che le tue argomentazioni mi hanno fatto provare. se ho continuato a interagire, anche constatando che percorrevamo corsie separate con inversa tendenza di marcia, l’ho fatto quasi soltanto con l’intento di alleggerire il peso a donne che hanno sofferto o soffrono per gravidanze indesiderate.
un caro saluto.
M.,
proprio NON avrei voluto ma… mi sento come trascinata per i capelli.
Il passaggio da embrione a feto nella specie umana avviene intorno al 60º-70º giorno dal concepimento.
Dopo 12 settimane (90 giorni) misura 6 centimetri e pesa 18 grammi circa, pur avendo già acquisito tutte le ipotizzate e confermate sensibilità e contenendo in nuce tutti gli elementi necessari all’esistenza autonoma di un essere umano.
da: http://www.my-personaltrainer.it/salute/sviluppo-feto.html
concordo sull’interesse economico delle case farmaceutiche alla creazione e vendita di sempre nuovi medicinali. anche quelli, come quasi tutto il resto, con valenze positive e negative. dipende dal singolo decidere al meglio per sè (ho parenti costretti da anni ad assumerne anche 8-10 diversi ogni giorno, incluso uno, con effetti collaterali devastanti, che resta imprescindibile, essendo un “salvavita” – “salvavita” che personalmente non accetterei mai di prendere).
spero, adesso, di potermi davvero staccare da questo tema, anche se magari tu dovessi continuare a volermi tirare in ballo. già ho ballato, volente o nolente, quasi tutti i tipi di musica e ti assicuro che non è stato per niente facile per me raggiungere la serenità che una buona madre dovrebbe poter garantire ai suoi figli fin dal concepimento.
buona sorte!