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Lettera pubblicata il 17 Luglio 2014. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore eglevittoria.
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Rossana, non mi riferivo alla storia di tuo figlio, per due motivi:
1. Non mi sarei permesso
2. Non la conosco
Io non vorrei scriverlo, ma lo scrivo lo stesso.
Le situazioni imperfette (per usare termini che hai usato tu) le realtà che sono diverse dalla mia personale realtà, ossia quelle realtà che, secondo te, io non riesco a capire perché opposte alla mia, fanno parte almeno 3 volte a settimana, della mia quotidianità.
Da anni ormai dedico un po’ del mio tempo ad attività di volontariato, e queste mie attività mi portano proprio in queste realtà imperfette. Bambini malati di tumore, bambini che muoiono, genitori distrutti, bambini con mezza famiglia alle spalle oppure senza una famiglia, ma che riescono a trovare in certe associazioni, una sponda, un aiuto. Che sia una struttura di accoglienza, che sia il regalare loro dei giochi, che sia l’aiutarli a fare i compiti eccetera.
Questi bambini hanno vissuto sulla loro pelle la mancanza di amore, l’abbandono, le conseguenza delle ristrettezze economiche, violenze di tutti i tipi.
Ebbene, in questi bambini qui non c’è l’ombra di indegnità. Nessuno di loro avrebbe meritato di non nascere. Tutti loro meritano una opportunità, e ci sono eserciti di persone che si occupano di bambini che non sono loro figli.
Fortunatamente io, né adesso, e spero mai, devo fare i conti con il dolore di una morte di un figlio, ma a me capita di partecipare, come spalla, a questa realtà imperfetta opposta a quella che vivo io.
Purtroppo o per fortuna conosco anche realtà diverse dalla mia, e me le porto dentro come se fossero delle lacerazioni. Ci sono madri e padri che hanno situazioni terribili alle spalle, ma che non sarebbero mai e poi mai disposti ad uccidere un proprio bambino.
Si chiama mutuo soccorso. E qui di egoismo, o di realtà perfette che ti permettono di girare la faccia dall’altra parte, o tapparsi il naso di fronte a situazioni orribili che emanano il puzzo della violenza, non ce ne sono.
Ho un buon lavoro, una bella famiglia, e potrei vivere nella mia sfera d’oro, ma ho deciso di non farlo.
Capisco quindi. Capisco anche quelle realta, quelle tragedie di fronte capire è quasi impossibile.
M.,
premesso ancora una volta che la mia opinione in materia è condizionata, come quasi tutte le altre, più dal sentire che dal ragionare, non è che il fatto che tu abbia dichiarato di non essere un cristiano fervente cambi di molto i termini della questione. Infatti, ritengo che tutti gli europei, io compresa, siano imbevuti di substrati mentali che, se già esistenti, come hai riportato, molto prima della nascita di Cristo, sono stati rafforzati, non tanto dalla sua predicazione quanto dalla costruzione teologica che è stata fatta in seguito sui suoi fondamentali concetti d’amore ad ampissimo raggio. Sant’Agostino, già li interpretava nel modo più sintetico e semplice con il detto: “Ama e fa ciò che vuoi”. Per me, è amore dare la vita, se ci si sente di farlo, così come può essere amore negarla, quando si ritiene di non essere in grado di reggere con successo una tale responsabilità. Anche la sintesi evangelica per eccellenza: “Ama il prossimo tuo come te stesso” non mette del tutto al riparo dal suicidio, quando non ci si ama più abbastanza per continuare a “godere” della vita… Ci si può ridurre in questo stato quando si rischia di affogare in condizioni esistenziali in cui si finisce con il perdere se stessi e, in tali situazioni, cosa si può dare di positivo a un figlio? Ne ho purtroppo fatto esperienza e so bene sia cosa sono stati più di cinque anni di malattia, condita da solitudine, così come so altrettanto bene come in quel contesto mi sia stato impossibile proteggere mio figlio da eventi che hanno contribuito a distruggergli ogni reale futura possibilità di serenità.
Ci sono medici che, indipendentemente dal giuramento di Ippocrate, hanno nel tempo “aiutato a morire” senza far rumore, semplicemente prendendo atto di una sofferenza difficile da attutire e di una quasi certa impossibilità di proseguire la vita in modo dignitoso. La differenza in questi “uomini di cuore” è identificabile quasi soltanto nel fatto che si sa che la loro comprensione si è manifestata a favore di uomini celebri o facoltosi; molto meno noti gli stessi tipi di aiuto a beneficio di poveri, privi di risorse economiche o di aure sociali. La pietà e i limiti di capacità umani sono altra cosa dalla giustizia di un principio, anche se questo è sacrosanto. …
… Credo che NESSUNA donna decida di sottoporsi ad aborto senza soffrire, prima, durante e dopo, le pene dell’inferno (se gli esseri umani la giudicano negativamente, la Chiesa fino a ieri la condannava all’inferno vero nell’aldilà). Hai mai visitato in ospedale una persona che ha tentato il suicidio o una donna che ha abortito? Il DISPREZZO si potrebbe tagliare con un coltello tutto intorno al loro letto, senza la minima pietà!
Accantonato il problema metafisico, di rispetto della volontà divina, sul quale non cesso però d’interrogarmi, resta la parte biologica, simile, a quanto so, in tutto e per tutto al resto del mondo animale, a cui apparteniamo. Non ho mai approfondito i tempi di crescita di un embrione, né intendo farlo ora. Per me, resterebbe preferibile la pillola del giorno dopo, quando “l’omicidio”, se così lo vogliamo chiamare, non è certo o si distruggono pochissime cellule, ancora non portatrici di riconosciuta sensibilità fisica o psichica. A mio avviso, se non si permette a ovuli e spermatozoi d’incontrarsi, questi non lo faranno mai e possono, magari, averlo fatto per un “incidente” che può capitare a tutti, anche a chi guida nel più prudente dei modi. Accetto che si possa affermare che se i due elementi non si uniscono, non esiste proiezione di un possibile nascituro ma non rinuncio all’idea che resta espressione di volontà d’impedire la vita, a proprio indiretto beneficio, sia l’uso di anticoncezionali che l’astensione dagli amplessi nei momenti di prevista ovulazione.
Ecco le mie risposte:
1) anche se le condizioni d’insieme in cui ci si viene a trovare quando si cade nell’imprevisto di essere in attesa di un figlio hanno la loro importanza, per me, come già scritto, la SOLA cosa veramente importante è la capacità d’amare, che finisce con l’includere la capacità di assumersi davvero la responsabilità di un cucciolo, al Polo Nord come al Polo Sud, in Paesti d’abbondanza di cibo come in Paesi di perdurante carestia.
2) per la risposta alla seconda domanda, mi rifaccio a quanto scritto da Maria Grazia. Così come il mio pensiero, espresso prima di leggere il contributo di Golem, ricalca il suo concetto di radici cattoliche, ben salde in Europa.
Ti auguro di cuore di non doverti trovare mai a scegliere fra un principio, luminoso quanto difficile da realizzare, sia nell’inizio che nella sua proiezione futura, e una realtà che contiene quasi soltanto rischi forieri di scacco, sia per te che per il nuovo essere.
buona serata!
M.,
mi vengono in mente le persone che nemmeno provano a cercare aiuto, certe come sono in partenza di non trovarne, quasi sicuramente quelle che più ne avrebbero bisogno…
fermo restando che apprendere, immaginare e immedesimarsi, per quanto lodevole e empatico possa essere, è diverso dallo sperimentare alcuni aspetti di vita sulla propria pelle (non solo quelli legati a gravidanze indesiderate). non tutti, poi, hanno le stesse forze psico-fisiche e sono sorretti dalle stesse speranze o convinzioni…
avendo espresso il mio pensiero, senza esimermi dall’accennare alla mia esperienza in merito anche più di quanto avrei voluto (abbastanza lontana nel tempo e immersa in condizioni generali di vita in gran parte superate), d’ora in avanti cercherò di limitarmi a seguire il resto della discussione sul tema senza più intervenire.
buona notte a tutti!
“Per me, è amore dare la vita, se ci si sente di farlo, così come può essere amore negarla, quando si ritiene di non essere in grado di reggere con successo una tale responsabilità.”
io e tutte le donne che come me hanno dovuto rinunciare ad essere madri a causa di circostanze contingenti, ti ringraziamo rossana per queste tue meravigliose parole. MILLE VOLTE GRAZIE.
M, naturalmente quella ateniese. Ma la stessa ha consentito anche l’applicazione della pena di morte, che sotto il profilo strettamente epistemologico, e’ pur sempre la soppressione di una vita.
Il fatto e’ che mentre la pena di morte si poteva applicare con le conoscenze e la tecnologia di sempre, la questione aborto invece e’ cresciuta in maniera direttamente proporzionale alle nuove tecniche diagnostiche e abortive, di pari passo con l’emersione della figura femminile come soggetto indipendente e non più mero “contenitore” di proprietà altrui: marito e… Chiesa.
Nello specifico, se la Chiesa ha sempre tenuto alla gestione della “produzione” di fedeli, da istituzionalizzare pro domo sua, possiamo comprendere perché sia stata comprensibilmente favorevole all’eliminazione delle ” vite” non gradite con un’interpretazione dell’etica che non si fa fatica a vedere come strumentale, tanto quanto quanto lo e’ strumentale quando si dimostra ostile alla soppressione di un potenziale fedele, soprattutto se MEDIANTE L’ATTO D’IMPERIO di una donna. Soggetto da sempre demonizzato dalla Chiesa e vista solo come funzionale a servire “un padrone”, temporale e spirituale e’ il caso di dire.
E’ abbastanta ragionevole immaginare che se questa cosa fosse stata ammessa, avrebbe fatto perdere un grande pezzo della credibilità del Potere spirituale (e non solo) del Seggio di Pietro. M, possiamo ipotizzare che se mi nonna paterna avesse avuto i mezzi che ha avuto mia moglie avrebbe abortito il settimo figlio nato con un deficit cerebrale? Io pensi di si, anche se è morta quando io avevo otto anni e lei cinquantotto,
Il dibattito e’ veramente difficile e di non facile soluzione, ma una cosa e’ certa, che se io fossi una donna mai e poi mai vorrei che fossero degli uomini a decidere del mio corpo e della mia identità, decidendo in mia vece cosa sia giusto o non lo sia di qualcosa che mi vede come attore protagonista in prima persona di questo drammatico film che è una gravidanza, ma essere considerata come attore non protagonista da certi critici, che NON hanno mai “recitato”.
Alfonso, il feto dipende completamente dalla fisiologia materna, emozioni comprese. Si può dire che fino al settimo mese, l’uno e l’altra sono la stessa cosa. Il problema non è cosa sia o meno il feto, ma quale sia il valore di una vita, indipendentemente che sia innocente come quella del feto o colpevole come quella di un assassino. Deve valere lo stesso metro di giudizio o no? This is the question.
Rossana, però continui a non rispondermi, ma a questo punto va bene così.
Comunque dire che le radici cattoliche siano ben piantate in Europa o da qualsiasi altra parte è un errore.
È il cristianesimo, con tutte le sue varianti, che fanno parte della cultura occidentale, ma ci sono elementi, principi, che sono nati molto prima dell’anno Zero e che ci portiamo dietro da millenni.
Di persone che hanno tentato il suicidio (polsi tagliati, dosi massicce di medicine, lanci da finestre ecc…) e donne che aveva abortito, ne ho viste e ne vedo perché sono un volontario della Croce Rossa e quindi queste realtà le vedo, più di una volta, e ti posso assicurare che spesso trovano considerazione, una chiacchierata, cosa che magari non avevano da tempo, e non disprezzo, né tanto meno giudizi. Persone disposte a dare una mano ci sono. Persona disposte ad occuparsi della crescita di figli che i loro genitori avrebbero preferito non avere, ci sono. E ci sono anche una marea di giovani. Persone tutte d’un pezzo che certe cose non le barattano. A volte basta soltanto avere l’umiltà di accettare l’aiuto che viene offerto.
Se poi un giorno dovessi ritrovarmi a fare la scelta che non mi auguri, saprei cosa scegliere. Senza ombra di dubbio e senza tentennamenti. I miei figli potranno avere tutto come niente, ma sicuramente avranno la certezza di sapere che io, come loro genitore, con umilissima accettazione del ruolo, delle conseguenze e delle responsabilità che ne derivano, li avrò fortemente voluti, dando a loro la dignità ed il rispetto che meritano, ancora prima di presentarsi al mondo.
I nostri nonni e bisnonni di certo non navigavano nell’oro, e di certo i bimbi di 50 anni fa non avevano tutte le opportunità che hanno quelli di oggi, eppure ci sono lo stesso, ed hanno fatto in modo di far nascere noi.
Ripeto che non vedo nulla di indegno in chi deve lottare più di altri, anzi, spesso da questa gente arrivano lezioni di vita, insegnamenti.
Di chi affronta le cose e non scappa.
Io ho avuto uno zio che ha tentato il suicidio, conosco il suo calvario e quello della famiglia che ha dovuto stargli vicino.
Zero disprezzo.
Ci sono teorie mediche che attribuiscono ad un feto di 8 settimane la capacità di percepire il dolore.
Fino agli ’80 questa capacità si credeva possibile solo alla 20ª settimana.
” Nel maggio 2013 in una testimonianza giurata alla Commissione di Giustizia degli Stati Uniti, Maureen L. Condic, neurologo del dipartimento di Neurologia e Medicina della University of Utah, ha affermato: «C’è una forte evidenza scientifica che la comunicazione tra i neuroni del cervello è stabilito nella settima settimana. I circuiti neurali responsabili della risposta più primitivo al dolore, il riflesso spinale, sono in posizione dopo 8 settimane di sviluppo. Questo è il primo momento in cui il feto sperimenta il dolore», tant’è che risponde ad esso spostandosi dallo stimolo doloroso. «E’del tutto pacifico che un feto sperimenta il dolore in qualche modo, già a partire dalle 8 settimane di sviluppo».
Golem, è vero che la cultura ateniese prevedeva anche la pena di morte, pena di morte che ancora oggi, in certi Stati, viene applicata. Personalmente la trovo una pratica assurda, sia da un punto di vista di valori che da un punto di vista di coerenza. Se tu uccidi ed io Stato vengo da te a dirti “hai ucciso, e questa cosa non si fa. Non dovevi farla. Quindi adesso ti uccido io”, capisci che non ha senso. È come un cane che si morte la coda.
Tua nonna avrebbe abortito? Può darsi di sì e può darsi di no. Dipende da che tipo di principi e valori aveva. Principi e valori sono l’ossatura di una persona. Ci differenziamo, solo in questo, dagli animali. Anzi, anche gli animali seguono dei principi loro, delle regole loro.
Sicuramente il tema dell’aborto è un tema spinosissimo, ma per questo appassionante.
In qualche scritto precedente avevo fatto presente che capito l’esistenza di una legge sull’aborto, pur non condividendola per questioni legate a valori mie personali, che trovano radici nella filosofia e nelle regole della natura, e non tanto sfera religiosa, perché dubito fortemente nell’esistenza di un Dio. Né tanto meno si può pensare di imporre con la forza delle mani una gravidanza, ma, semmai, si può usare la forza della ragione, non per imporre, ma per dare un futuro, delle opportunità a chi rischia di non venire al mondo, in nome della volontà.
Provo a fare anche a te una domanda sulla quale non ho ricevuto risposta:
se ammettiamo che un diritto altissimo (non per tutti, ma tant’è) come quello della vita può essere superato dalla volontà, questa super volontà, che confini deve avere? Quali paletti? A rigor di logica questi paletti dovrebbero avere più forza del diritto alla vita. Esiste qualcosa di più alto? Di più forte?
È questo che non riesco a capire. Della sfera religiosa se vuoi ne possiamo parlare, ma ci sono questioni che non appartengono solo alla religione, ma appartengono a tutte le sfere dell’umano.
È vero che la donna partorisce il bambino, ma quel bambino ha il 50% del suo patrimonio genetico e 50% del patrimonio del padre. Non conta nulla il volere del padre? Conta soltanto quando è nato e si presentano i problemi economici ed educativi?
Ci sono tante persone e tante associazioni che si occupano degli ULTIMI, di quelli che alcuni non ne vorrebbero neanche l’esistenza.
Madre Teresa di Calcutta è un esempio. Ci sono persone che parlano ed ascoltano donne che vorrebbero abortire, e offrono aiuti.
Posso dire, per esperienza personale, che
Nel mondo di questi ultimi, c’è una dignità enorme!
Racconti di vite dure, a volte durissime, che ti segnano profondamente.
Ebbene, sarò uno che fa discorsi vuoti, sarò un pazzo farneticante, sarò uno incapace di capire, sarò uno che merita gli insulti ricevuti, ma io, nel mezzo di queste mie incapacità NEL CAPIRE, non ho mai sentito UNA sola persona dirmi “guarda Max, era meglio non nascere”. Mai! Anzi, spesso, da queste persone arriva anche una parola di incoraggiamento, frasi del tipo “caro mio, i problemi sono altri, forza e coraggio”.
Non vale niente la vita di queste persone? Non dovevano nascere? E allora sono tutte fulminate quelle persone che si occupano di far sentire utili questi sfortunati.
L’atto di amore può coincidere con la morte?
Quando si fa un bambino si dice fare l’amore e non fare la morte?
L’amore genera vita o genera morte?
Tante domande, complicate, ma confido in una tua risposta.
Ciao e buona serata