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Lettera pubblicata il 17 Luglio 2014. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore eglevittoria.
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discorsi vuoti caro M. .. farneticazioni maschiliste e inoppportune, non sostenute da argomentazioni concrete. Ma procediamo per ordine:
“non è l’uomo che ha stabilito chi deve partorire, e se il problema è il dolore, esistono rimedi.”
e che centra ! resta il fatto che , come ha detto anche rossana , la donna è la principale portatrice del peso della gravidanza, per cui spetta a lei maggior potere decisionale a riguardo.
“Allora, se tanto mi dà tanto, i malati di sindrome di down, sindrome che non permette di vivere una vita uguale a chi quella sindrome non ce l’ha, non meriterebbero di vivere”
MERITANO DI VIVERE ESSENDO FELICI E SERENI.è diverso ! e non si può essere felici se si vive una vita “mutilata” da gravi malformazioni e malattie.
“costruiamo una società modellata sulla volontà.”
sarebbe anche ora ! dopo tutte le stronzate ideologiche e religiose dei secoli passati, e che hanno solo reso infelici le persone !!
“una persona con un brutto naso rischia di suicidarsi perché il suo compagno di banco lo ha chiamato nasone.”
La persona con un brutto naso o con altri difetti fisici non è infelice perchè il compagnuccio di banco o l’ amichetto di giochi gli dà del nasone/a. E’ infelice perchè, una volta adulta, questa persona avrà molte difficoltà nelle relazioni interpersonali, e probabilmente anche nella sfera lavorativa ( sono sempre di più i lavori per cui si richiede una bella presenza ). sono queste le motivazioni che portano molte persone sensibili a suicidarsi, non le cazzate che dici tu !
“Norberto Bobbio:
Dice Stuart Mill: “Su se stesso, sulla sua mente e sul suo corpo, l’individuo è sovrano”. Adesso le femministe dicono: “Il corpo è mio e lo gestisco io”. Sembrerebbe una perfetta applicazione di questo principio. Io, invece, dico che è aberrante farvi rientrare l’aborto. L’individuo è uno, singolo. Nel caso dell’aborto c’è un “altro” nel corpo della donna. Il suicidio dispone della sua singola vita. Con l’aborto dispone di una vita altrui. Quale sorpresa ci può essere nel fatto che un laico consideri come valido, in senso assoluto, come un imperativo categorico, il “non uccidere”? E mi stupisco a mia volta che i laici lascino ai credenti il privilegio e l’onore di affermare che non si deve uccidere”.”
eliminare una cellula di pochi giorni o settimane, o recidere un feto, non equivale a uccidere qualcuno. ma se anche fosse, se l’ aborto serve a risparmiare a qualcuno un’ esistenza infelice, è giusto che venga applicato !
“Non esiste una vita umana più sacra di un’altra, come non esiste una vita umana qualitativamente più significativa di un’altra.”
un bel discorso, però fine a se stesso. NELLA REALTA’ ci sono vite degne di essere vissute, ed altre che non dovrebbero nemmeno cominciare, data la grande sofferenza che causano ai loro protagonisti, a chi quelle vite si trova SUO MALGRADO a viverle.
Giampaolo, in ogni caso una ragione c’è. Non esiste un solo evento al mondo che non sia legato ad un motivo, e il fatto che non si sia in grado di capirne le cause non deve indurci a pensare che quel “mistero” dipenda solo dagli altri, poiché un fenomeno, di qualunque natura esso sia, ha sempre una ragione di fondo perché sia accaduto. Sono gli strumenti a nostra disposizione per leggere certi eventi che a volte mancano, compresi quelli che riguardano la lettura di noi stessi.
In ogni caso, sono certo, anzi, è EVIDENTE che tua moglie -anche non razionalmente, o consciamente- ha trovato più “conveniente per il suo benessere” fare quello che ha fatto, e sarebbe persino facile da dimostrare, anche senza ascoltare le sue ragioni. Cosa che credo di averti già detto. Ciao.
Golem
Una ragione per fare qualsiasi cosa la trovano tutti. Anche su episodi violenti. Ognuno la propria ragione o giustificazione la trova sempre.
Domattina la tua moglie inglese si alza e se ne va. E dice: “mi sono stancata di parlare italiano con mio marito”. Oppure non te lo dice ma tu ti fai una ragione pensando che forse é stato il tuo continuo pensiero sulla questione del portoghese, che a lei magari infastidiva. O perché semplicemente si é stancata del modo in cui fate l’amore.
Faccio per dire ovviamente. Ma così é facile e ha senso fino a un certo punto.
Ti invito a leggere la discussione “aiutatemi a capire, non riesco ad accettare che sia finita cosi” É tremendamente uguale a tutte le altre.
Stesso copione, stesse parole, stesso…tutto.
Questa discussione, ovviamente, per ciò che riguarda i rapporti di coppia.
Le ragioni, già te lo scrissi una volta, avrei potuto tirarle fuori anche io, e lei cadere dalle nuvole.
Ma il concetto che voglio cercare di esprimerti é che quello che tu dici é un dato di fatto. E che le ragioni alla fine se le da anche colui che stupra una donna.
M.,
la disputa rissosa su questo tema era inevitabile. Quasi certamente sei da invidiare per la tua fede, alla quale nulla si può opporre.
Tieni presente, però, che:
– la Chiesa è coerente nel proibire sia la contraccezione che l’aborto mentre i cristiani di oggi (e molti altri nel primo Novecento) si attengono di solito soltanto al secondo divieto. Che dire, poi, della pena di morte, applicata a volte anche su innocenti, e delle guerre, a cui la religione in genere non cessa di contribuire? Non è anche questa la volontà del più forte sul diritto alla vita di chi è costretto a soccombere? Gli uomini, anche i migliori, non sono perfetti: sbagliano e, prima o poi, pagano quasi sempre per i loro errori, soprattutto se etici. I conflitti d’interesse da risolversi con maniere forti, sia collettivi che singoli, ci sono sempre stati e, purtroppo, mi sa che continueranno ad esserci.
– se i bambini in Kenya erano FELICI per una caramella, questo non significa che lo siano altrettanto i numerosi stuoli di piccoli abbandonati (alcuni in età di pre-asilo) in India o in Brasile. Anche a Rio, assediata da più di 600 favelas, si tocca dolorosamente la miseria con mano, e giovani donne molto belle accettano di unirsi a uomini stranieri anziani o socialmente impresentabili pur di aver un piatto di minestra assicurato. E’ dignità di vita quella? In passato, poi, i moltissimi neonati indesiderati erano buttati in dirupi oppure esposti alle intemperie e agli appetiti degli animali selvatici, così come alcuni, anche adesso, vengono soffocati subito dopo aver visto la luce. E’ preferibile tutto questo a scelte responsabili e consapevoli?
– sono i costumi a trascinare le leggi, quando le necessità di giustizia e di protezione diventano evidenti, e non il contrario. Secondo me, negli ultimi tre secoli l’uomo è passato dalla consapevolezza di dover difendere la fisicità a quella di prendere in considerazione anche la psichicità: non solo vivere ma anche vivere decentemente. E’ abbastanza recente la Dichiarazione d’Indipendenza Americana (1776) che prevede, oltre al diritto alla vita e alla libertà, anche “il diritto al perseguimento della felicità”, che suona francamente ridicolo, visti i risultati di questa aspirazione che si possono tuttora osservare nel mondo intero. Invece, a mio avviso, quelle tre piccole parole progressiste, anche solo come obiettivo da raggiungere, sono importanti quanto il diritto all’uguaglianza sancito dalla Rivoluzione francese (1789-1799). …
… Non basta prodigarsi a livello internazionale per scongiurare l’ancora altissima mortalità infantile, laddove questa ancora si verifica, adottare a distanza bambini bisognosi del terzo mondo oppure inviare piccoli oboli in caso di grandi calamità naturali. Il cambiamento di “ridurre la quota d’infelicità nel mondo”, compresa la nostra, può (e dovrebbe) partire da rimedi ad ERRORI che si è ora autorizzati legalmente a mettere in atto, senza correre più, su corpi di donne, i tremendi rischi del passato.
– eviterei di affiancare l’aborto alla fecondazione eterologa, anche se entrambi coinvolgono il diritto alla volontà di padroneggiare la vita, perché il primo pone rimedio a incidenti involontari mentre il secondo estende in modo opinabile l’egoismo umano.
– in occidente le condizioni generali non sono quelle dell’India o dell’Africa. Forse, il maggior benessere favorisce una maggior maturazione complessiva. In Brasile, ad esempio, continua la deforestazione dell’ultimo polmone verde del pianeta mentre nei Paesi più evoluti si valorizza sempre più la tendenza al ritorno di un equilibrio naturale, quasi totalmente distrutto dall’uomo nei millenni. Così potrebbe avvenire, in ambito di sempre minor ricorso all’aborto. Non verrà mai meno la distinzione fra la minoranza di persone mature e responsabili, in tutti i sensi, a qualsiasi latitudine, e la grande massa di uomini con intelligenza inferiore alla media, stimata da Odifreddi in circa la metà della popolazione mondiale. Vogliamo lasciare questi esseri umani totalmente in balia di se stessi o stretti nella morsa della religione?
– una mia teoria, suffragata da pensatori ben più preparati di me, vede come la luce di un faro da inseguire nel progresso umano, che pur procede a passo di gambero. Mi piace immaginare che l’umanità, guidata o meno da un essenza divina, avanzi, sia pure con esasperante lentezza, sulla via del bene. Si teme che a breve non ci sarà più né abbastanza acqua né abbastanza cibo per nutrire tutte le creature terrestri. Si sta già, umanamente, correndo ai ripari per preservare la vita collettiva sulla terra. Non potrebbe, forse, anche l’aborto contribuire a limitare per qualche decennio il numero delle nascite per tenere maggiormente sotto controllo l’esplosione esponenziale della popolazione mondiale, apparentemente votata a sempre maggiori difficoltà di sussistenza? …
… Già il maltusianesimo di fine 1700, dottrina economica fondata dal pastore inglese T. Malthus, mirava ad adattare la crescita demografica alle risorse economiche. Ebbe scarso successo pratico, anche se poi ripresa da altri studiosi negli anni 1930-1940…
– concludo la carrellata, che altro non è se non un punto di vista ampliato sul tema, restringendola sulla mia (decisiva) esperienza personale. Mio padre, cristiano convinto, aveva programmato serissimamente la nascita delle mie due sorelle (che avrebbe voluto maschi) alla distanza di 7-8 anni l’una dall’altra, rifacendosi proprio a Malthus, quasi certamente con il consenso del teologo amico. La mia venuta al mondo non era più desiderata ma dovette ugualmente essere accettata. Mia madre pianse parecchio durante questa sua ultima gravidanza, che purtroppo per lei, e forse anche per me, sfociò un’ennesima disprezzata femmina. Quel pianto si è esteso, e ancora si estende, come un’ombra sulla mia vita. Se anche non avessi saputo di essere giunta “in soprannumero” in un’economia di post-guerra, la tristezza e il senso di abbandono che in famiglia ha nutrito i miei primi 5-6 anni di vita non mi hanno lasciata mai. Ho dovuto “rinascere”, dolorosamente, all’età di circa trent’anni per poter affrontare e superare, almeno in parte, la voragine emotiva che mi portavo dentro.
Qualcuno ha affermato che “i principi non sono negoziabili” e così è giusto che sia. La vita vera, invece, richiede negoziazioni quasi continue, alle quali non ci si può sottrarre. Ognuno deve poter decidere per sé, assumendosi la responsabilità, soprattutto morale, delle proprie scelte, sia per se stessi che per il prossimo. Inoltre, sarebbe limitativo soffermarsi a immaginare soltanto la gioia degli inizi. Prima di mettere al mondo un figlio, non sarebbe male leggere l’opinione TREMENDA che Carlo Emilio Gadda ha espresso in alcuni libri sui purtroppo frequenti fallimenti materni (vedi “La cognizione del dolore”, romanzo a sfondo autobiografico incompiuto). Credo che poche cose siano peggiori per una madre del dover assistere, impotente, alla morte in vita del proprio figlio, in qualsiasi modo questa si stia realizzando, oppure del dover subire da lui una condanna. Meglio evitare di sbagliare prima che doversi rammaricare poi per il resto dei propri giorni per l’infelicità che si è contribuito a creare in ben due diversi canali nella propria stessa carne. Perché una madre, a questa, volente o nolente, non può fare a meno di contribuire…
… Non che i padri siano sempre assenti dalla scena (com’è stato il mio, persona irreprensibile, che non mi ha fatto mancare nulla di pratico, nei limiti generosi delle sue possibilità) ma sono tutt’altra cosa dalle madri! Gli uomini, a differenza delle donne, sono capacissimi di prendere le distanze dai figli che non corrispondono alle loro aspettative: se li lasciano alle spalle, spesso con grande facilità e senza eccessivi esami di coscienza né rimorsi…
In ultimo, faccio notare che il cosiddetto libero arbitrio ha, per me, una sua relativa validità sulle frange della coperta che costituisce una vita ma che le svolte che davvero incidono su di essa in profondità sono proprio quelle nelle quali non esiste vera e propria possibilità di scelta, spesso nemmeno quando questa è racchiusa nel cosiddetto “minore dei mali”. L’esistenza è condizionata da quanto non possiamo controllare, e fino a ieri l’altro, era difficilissimo poter decidere, serenamente, se diventare o meno genitori. A me questa “scelta obbligata” ha per certi versi cambiato la vita (per ben due volte), per fortuna non sempre soltanto in peggio…
Spesso, scrivendo qui, mi sento ridicola con tutti i miei “per me”, “a mio avviso”, “secondo me”, ecc… Non è infrequente che prima di dare il via alla pubblicazione ne cancelli qualcuno. E’ il mio modo (odiosamente ripetitivo) di non voler far de male, né convincere, né condizionare nessuno ma di mettere ben in chiaro che sto esprimendo semplicemente la mia visione, che non può essere che soggettiva.
buon pomeriggio!
—
Giampaolo,
comprendere le ragioni di un determinato evento o di una determinata scelta è di grande aiuto per elaborarne più facilmente eventuali ricadute negative ma, in questa analisi, è il più delle volte inutile cercare di giudicare moralmente le scelte altrui: tutti indistintamente (santi esclusi) mettono quasi sempre il proprio benessere prima di quello di altri, a volte persino dei figli, come fecero Sibilla Aleramo o, in tempi più recenti, Clara Agnelli, quando decisero, con alterne vicende, di vivere innanzitutto per se stesse.
inoltre, a mio avviso, qualsiasi scelta non è mai motivata da una ragione soltanto: esiste, sì, un motivo evidente preponderante ma è quasi sicuro che ce ne sono almeno un’altra mezza dozzina di nascosti o semipercepiti. il cuore e la ragione non si tagliano a fette come le mele! si finisce, quindi, per attribuirvi quello/i che meglio si adatta/no a darci quiete…
un abbraccio.
Si Giampaolo, ma quando una coppia si sfascia non è difficile comprendere che le cause stiano nel ” tipo” di relazione che si era creata e, per uno dei due almeno, degenerata. Poi, come succede a tutti, nel tempo si cambia, e se questi cambiamenti non sono condivisi dai due, si finisce per non “comunicare” più, con tutte le conseguenze che la mancanza di dialogo comporta. Cose di cui abbiamo già parlato più volte.
L’analisi di un fenomeno comporta la lettura dello stesso attraverso dati oggettivi, che spesso, quando ne siamo protagonisti più o meno attivi, tendiamo a valutare con scarsa oggettività, specie se l’episodio ci ” ha colti di sorpresa”, come nel tuo caso. Ma ripetendomi ti confermo che una cosa e’ chiara: se si decide di lasciare A per B e’ perché si ritiene che quest’ultimo ci fa o farà stare “MEGLIO” del primo, anche se B e’ se’ stessi, nel senso che a quel punto la logica che appare è” meglio soli che male accompagnati”. Più volte mi pare di aver intuito che le eventuali ragioni che può averti comunicato tua moglie tu NON le consideri plausibili, mentre lei evidentemente si. E qui non c’è una legge che dica cos’è giusto e cosa sia sbagliato.
Quindi e’ comprendere cosa è accaduto VERAMENTE che può aiutare a valutare il peso che chi è stato lasciato può aver avuto o meno in quella decisione. Credo che dovrebbe interessati anche questo. A me, in un caso come il tuo, interesserebbe per esempio.
Come dicevo in un post precedente e confermava MG, se questa analisi non può riportare indietro il “film” di quella storia, quantomeno può aiutare a capire dove è quando si è verificata la crepa che ha portato alla rottura. Giusto per imparare a muoversi in futuro evitando, per quanto possibile di fare eventuali errori e saper cogliere quegli elementi caratteristici dell’inizio di una crisi. Saluti.
scusami giampaolo ma non puoi paragonare uno stupratore che cerca delle giustificazioni a una moglie che ti lascia ! francamente penso anch’ io che se tua moglie se n’è andata è perchè ha avuto i SUOI motivi. motivi che senz’ altro tu non riesci a capire, O NON VUOI VEDERE, ma questa è la realtà. io ti reputo una persona intelligente, ma vedo che molte volte ti appigli a cose che non centrano nulla, cerchi di spaziare un pò ovunque e ti arrampichi palesemente sui vetri pur di sostenere un tuo concetto. Devi accettare giampaolo che per tua moglie probabilmente l’ amore ERA FINITO, o che c’erano cose che non accettava più. è inutile tirare in ballo la famosa incoerenza delle donne e la loro presunta pazzia. anch’ io potrei dire che il mio ex con cui sono stata cinque anni si è comportato in maniera totalmente folle lasciandomi all’ improvviso e in un modo crudele, anch’ io potrei dire che il suo comportamento nei miei riguardi era stato del tutto incoerente, perchè più cercavo di farlo felice, più lui mostrava insofferenza. Ma è facile fare le vittime e non porsi nessuna domanda. Davanti a questi comportamenti giampaolo CI SONO SEMPRE DELLE RAGIONI, solo che noi altri, da persone innamorate e devote, NON LE VOGLIAMO VEDERE PERCHE’ CI SEMBREREBBERO INACCETTABILI.