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Lettera pubblicata il 17 Luglio 2014. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore eglevittoria.
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M.,
se hai tempo e voglia, mi delinei negli aspetti essenziali l’attuale situazione legale in Italia di una convivenza (ai tempi di Carlomagno definita “matrimonio d’amore”)?
ciao!
La convivenza more uxorio è una realtà sociale che sta prendendo sempre più piede,ma nonostante questo, non esiste una legislazione generale e specifica che ne disciplini i vari aspetti. Ciò che è stato fatto fino adesso ha avuto come fine quello di fornire tutela ai figli nati da una convivenza e non da un matrimonio.
Passi avanti sono stati fatti grazie alla giurisprudenza ed ai notai che, attraverso il contratto di convivenza, riescono a fornire tutele a coppie non sposate, coppie omosessuali e transessuali.
Allora, nei confronti dei figli, conviventi o coniugi hanno gli stessi obblighi e diritti. I conviventi separati con figli hanno l’obbligo di provvedere al loro mantenimento. Del resto, funziona così anche in caso di separazione e divorzio.
Tra i conviventi non esiste una legge che li obbliga a versare un assegno di mantenimento all’ex compagno.
In caso di morte del convivente, il convivente superstite, in caso di mancanza di un testamento, non rientra nella categoria dei legittimari. Questo non vuol dire che non possa ereditare o essere designato come legatario, ma tutto questo è possibile soltanto dopo aver rispettato la quota di legittima.
Non esiste una comunione legale tra i conviventi. I beni sono di proprietà di chi li compra, salvo la possibilità dell’altro convivente di dimostrare di aver partecipato all’acquisto e quindi ha il diritto di proporre l’azione per indebito arricchimento verso l’ex.
In caso di figli, la casa, indipendentemente dalla proprietà, viene assegnata al convivente che vive con loro.
Da poco tempo esistono questi contratti di convivenza che hanno come fine quello di disciplinare e tutelare le questioni patrimoniali tra conviventi, ossia quell’aspetto che godeva di meno tutele.
A grandi, ma grandi linee, le differenze sono queste.
Se ho usato dei termini specifici, me ne scuso, ma il diritto è così 🙂
Vorrei fare 2 considerazioni: ccc
I legittimari sono una categoria che è presente soltanto nel nostro ordinamento.
I legittimari sono il coniuge, figli ed ascendenti legittimi, quindi quella categoria di persone che, in via teorica, hanno condiviso più cose con il defunto.
A loro, per legge, è riservata una quota di tutta la massa di eredità, proprio perché considerati come persone più vicine ad de cuius.
Qui nasce il problema: se tu sei moglie ed hai convissuto con tuo marito per 30 anni (sparo un numero a caso), allora potrai rientrare nella categoria dei legittimari, con tutti i benefici che ne derivano.
Se tu sei una convivente ed hai convissuto per 30 anni, questo diritto non ti viene riconosciuto.
E tieni sempre presente lo scopo della creazione della categoria dei legittimari.
Altra considerazione: il termine matrimonio.
Il termine matrimonio significa dono della madre, ossia la prole, che si contrappone al patrimonio, dono del padre, ossia i frutti che derivano dal suo lavoro, i soldi.
A questo punto mi chiedo perché c’è gente che si ostina a chiedere il matrimonio (dono della madre – figli) per le coppie gay.
Certa gente, certi legislatori, non sono neanche in grado di utilizzare le parole per quelle che sono e ne ignorano il significato.
M.,
grazie delle delucidazioni, sulle quali mi riprometto di riflettere.
un paio di domande a caldo:
1) quanto può costare all’incirca un contratto di convivenza?
2) con questo tipo di contratto si ha accesso all’assistenza in ospedale di un coniuge in gravissime condizioni di salute, e si può eventualmente prendere delle decisioni in sua vece, se non è più in grado di farlo da persona?
quanto ai gay, temo che a loro non importi proprio per niente il significato di una parola. a mio avviso, si battono per veder riconosciuto un diritto sociale, che si estende poi a raggera su parecchi altri.
buon pomeriggio!
“Il termine matrimonio significa dono della madre, ossia la prole, che si contrappone al patrimonio, dono del padre, ossia i frutti che derivano dal suo lavoro, i soldi.
A questo punto mi chiedo perché c’è gente che si ostina a chiedere il matrimonio (dono della madre – figli) per le coppie gay.
Certa gente, certi legislatori, non sono neanche in grado di utilizzare le parole per quelle che sono e ne ignorano il significato.”
Le coppie gay chiedono di potersi sposare per avere alcuni diritti che sono loro negati in una comune convivenza, come ad esempio quello di assistere il partner durante una degenza in ospedale, se le circostanze lo richiedono, o come quello di far sì che al partner venga elargita una pensione di reversibilità, in caso di morte di uno dei due nella coppia. Penso che i gay e le lesbiche se ne strafreghino della semantica, caro M. Loro rivendicano semplicemente dei diritti. Ricordo a tutti che l’ omosessualità NON E’ UNA SCELTA, come pensano molti italioti, nè tantomeno una malattia che va curata. Ma è una tendenza INNATA dell’ orientamento sessuale.
Rossana,
non c’è un costo fisso per questo tipo di contratto, in quanto non ha un contenuto standard, ma sono contratti che vengono tagliati su misura sulle esigenze di chi vi ricorre.
Tieni conto che si tratta di atti notarili, e quindi non te li regalano.
In questi contratti è possibile inserire la facoltà di assistenza reciproca in caso di malattia e la possibilità di chiedere istanza per amministratore di sostegno.
Per quanto riguarda i gay, hanno il diritto di esseri presi in considerazione dal legislatore, ma sarebbe bene usare le parole per il loro reale significato.
Non si può chiamare matrimonio, inteso nel suo senso più profondo, una unione che naturalmente non può portare nessun dono della madre.
Sui patti di convivenza non so dirti altro.
Golem, M
Ho letto le vostre definizioni di “donna nuova”.
Mi viene da dire….niente di nuovo !
Come dice giustamente Cris, sono donne che ormai esistono da decenni.
Il fatto che una donna partecipi a questioni di politica, lavoro, scuola e quant’altro non mi pare nulla di speciale e innovativo.
Ero bambino e gia le donne lavoravano. Golda Meir era premier israeliano già nel 1969.
Nilde Jotti in Italia fu eletta alla Camera dei Deputati già nel 1948. Ed è stata Presidente della Camera stessa dal 1978 al 1992.
Figuriamoci quanto è “nuova” questa “donna nuova” !!!
Quindi credo che un uomo si sia già “ampiamente adattato” a questo tipo di donna. Alla donna che lavora.
Il problema del “disadattamento”, nasce a mio avviso dai cambiamenti diciamo “caratteriali” della donna stessa. Quello che vado ripetendo da quando sono entrato in questo forum, già in un’altra discussione. E cioè aggressività, continui e repentini cambiamenti, estrema umoralità.
L’uomo, e io in particolare, fa fatica ad adattarsi a ciò. E onestamente non vedo neanche perchè debba farlo.
Qualcuno ha citato la famosa teoria di Darwin, secondo la quale non è la specie più forte, nè quella più intelligente che riesce a sopravvivere. Ma quella che meglio si adatta ai cambiamenti.
Che non vuol dire, come spesso molti sostengono, che i cambiamenti siano giusti. Vuol dire semplicemente che per sopravvivere bisogna adattarsi a questi cambiamenti.
Ma, in questo caso, adattarsi al cambiamento “caratteriale” della donna non è vitale.
Se non mi adatto sopravvivo lo stesso. Io e chiunque altro.
Così come giustamente ha citato M., i vari Galileo, Leonardo e compagnia, non si sono adattati. E hanno proposto altre vie di pensiero.
Così l’uomo. Ecco perchè spesso molti uomini “scappano” dalla possibilità di creare una famiglia o una storia impegnativa.
Proprio perchè mal si adattano ad una compagna con le caratteristiche che ho descritto. Proponendo automaticamente, in alternativa, storie di breve durata e senza alcun impegno.
E non mi pare che desiderare una donna non aggressiva e più stabile emotivamente sia sinonimo di maschilismo.
giampaolo
tu non desideri la donna non aggressiva. tu desideri la DONNA REMISSIVA, che è ben altra cosa. nessuno ti sta dicendo che devi PER FORZA adattarti ai cambiamenti sociali e al nuovo modo di essere delle donne, ma certamente, non facendolo, rischi di rimanere solo per il resto della tua vita, proprio come io rischierò di rimanere sola se non smusserò certi miei lati MOLTO ESTREMI. oggi creare un rapporto vuol dire venirsi incontro A VICENDA, giampaolo, e non pretendere UNILATERALMENTE il soddisfacimento dei propri parametri ( e, fino a non molto tempo fa, questi parametri da soddisfare erano unicamente quelli dell’ uomo ).
Giampaolo, desiderare una donna che non ti rompa le scatole è un’aspirazione di tutti. E lo stesso credo valga per le donne. Io sono stato fortunato, lo ripeto per l’ennesima volta, ma di scassapalle ne ho conosciute anch’io. Tuttavia, se dovessi interrogare mia moglie e chiederle: “ma se tu NON fossi innamorata di me, come mi giudicheresti dal punto di vista caratteriale?”. Risposta: “un rompicoglioni, disordinato, incazzoso, attaccabrighe, un pò puttaniere e… maschilista” (sì, hai letto bene).
Allora Gian, la discriminante tra “mi piace/non mi piace” sarà sempre il sentimento che si è venuto a creare tra i due nella coppia.
Ovviamente anche lei ha dei difetti, (molti meno dei pregi) ma quello che ci fa superare questi aspetti è il bene che ci vogliamo e la stima che c’è tra noi, oltre alla simpatia reciproca, come ho detto più volte.
Il discorso sulla nuova donna è legato alle possibilità di esprimere sè stesse che oggi sono infinitamente superiori a ieri, ma le donne, (come gli uomini) NON hanno cambiato carattere con una mutazione genetica, semplicemenete oggi lo MOSTRANO per quello che è, quando ieri dovevano stare più attente.
Esistono le stronze oggi come ieri, quelle dolci e romantiche oggi come ieri, le bugiarde patologiche oggi come ieri, e le “zo......”, oggi come ieri (tanto quanto i puttanieri, sia chiaro).
Se io ho trovato alla fine una donna “femminile”, secondo la descrizione che hai fatto tu in più occasioni, è perchè probabilmente, quanto inconsapevolmente, il fatto che sia innamorata la rende così CON ME. Ma ti assicuro, che quando è in “azione” e deve farsi valere per qualunque motivo, non ha niente da invidiare a MG.
Non vorrei che te la prendessi, ma forse, semplicemente non hai avuto ancora la fortuna che ho avuto io, quella cioè di trovare la famosa metà della mela. Quella di cui ti innamori e che si innamora VERAMENTE di te. Forse il modo per tirar fuori da una “gladiatrice” la parte dolce e femminile che CERTAMENTE AVRA’, sta solo in quel magico momento durante il quale entrambi riconoscono nell’altro L’ANIMA GEMELLA. Ma ripeto, ci vuole pazienza, fortuna e…fiducia nelle donne (nel tuo caso).
Ciao, sto scappando. A presto
Giampaolo,
mi accodo a quanto detto da Golem nello spiegare che cosa si intende per donna nuova.
La donna ha messo piede in politica dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e l’entrata in vigore della Costituzione che stabiliva il suffragio universale. Non sono cose accadute 5 minuti fa, ma in un arco di tempo limitato. Stessa cosa per la scuola. Di donne docenti universitarie se ne vedono sempre di più solo da qualche decennio. Donna a capo di multinazionali iniziano a vedersi adesso, così come stanno prendendo sempre più piede nei ruoli dirigenziali nella P.A.
Il giro politico si completerà quando vedremo una donna Presidente della Repubblica Italiana.
Per donna nuova si intende quella donna che ha la possibilità di confrontarsi con realtà sociali che prima la vedeva esclusa, e questo percorso di ascesa è iniziato alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Eventi tragici nei quali è maturata la consapevolezza che, forse forse, siamo tutti meritevoli di avere le stesse possibilità, e queste possibilità le stanno sfruttando anche le donne.
Questo intendevo per donna nuova. Se poi ti vuoi mettere a ridere, ridi pure. La risata fa bene allo spirito ed al corpo.
Tu e Maria Grazie siete entrambi estremisti, ma su fronti opposti. In fondo siete uguali.
Provate a rivedervi