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Lettera pubblicata il 17 Luglio 2014. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore eglevittoria.
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“per ottenere successo nella vita, era necessario avere fiducia in se stessi, pensare positivo e avere tanta voglia di lavorare”
a queste cose rossana ci devi aggiungere furbizia, scaltrezza, faccia tosta, disponibilità talvolta ad eludere i regolamenti, propensione al rischio e anche – se necessario – al pericolo .. 😉
Chiarimento:
Per gli evidenti motivi che ho spiegato nel post n. 326 ho pensato sia giusto, da parte mia, non interloquire più con Maria Grazia.
La sua aggressività, arroganza, presunzione e le sue continue offese, rivolte, nel tempo, non solo verso la mia persona, mi hanno davvero stancato.
Fermo restando la mia completa disponibilità verso tutti gli altri partecipanti a questa e a qualunque altra discussione del forum.
Nessun problema verso nessun altro utente del forum. Ma solo una evidente constatazione di fatto degli atteggiamenti scorretti di UNA SOLA PERSONA ripetutisi più volte nel tempo, e che hanno avuto il loro culmine nel sopracitato post n. 306.
Grazie.
Maria Grazia,
“ci devi aggiungere furbizia, scaltrezza, faccia tosta, disponibilità talvolta ad eludere i regolamenti, propensione al rischio e anche – se necessario – al pericolo .. ;)” – forse proprio per questo, pur essendo ambiziosa, non sono mai stata veramente interessata al successo in ambito economico o sociale. anche questo è un modo, se pur parziale, di bastare a se stessi.
sono soddisfatta di aver ottenuto di che vivere decorosamente con il mio lavoro e di aver raggiunto (grazie in particolar modo all’aver vissuto gioventù e maturità in un momento storico in cui il lavoro c’era quasi per tutti) più di quanto la mia licenza di media inferiore avrebbe avuto modo di offrirmi. a volte capacità e volontà non bastano: bisogna trovarsi nel momento giusto al posto giusto e nella famiglia giusta, meglio ancora se “incoraggiati” da un qualche tipo di protezione, anche soltanto mentale…
Ciao tutti,
Rossana,
i dati risalgono al 2010 e, ovviamente, non tengono conto del sommerso.
Tra Romania, Ucraina, Svezia Olanda, Germania e Italia, il paese con il tasso di aborti più alto è la
Romania: 34,4%
Ucraina: 26,2%
Svezia: 26,4%
Italia: 17%
Germania: 14%
Olanda: 12,7%
Con un’incidenza maggiore di aborti tra le minorenni e le donne immigrate.
Il dato della Svezia mi ha colpito! Ho sempre pensato che la percentuale di aborti sia legata anche al tipo di aiuti statali che riceve una donna, e più in generale, una famiglia.
In Svezia il rapporto Stato-famiglia è migliore rispetto al nostro, lì lo Stato è più presente. Per questo non mi spiego il 10% in più di aborti!!!
Sulla questione gemellini scambiati mi trovi perfettamente d’accordo con te, in tutto! La penso esattamente come te.
Per quanto riguarda l’anticoncezinale maschile ed il suo insuccesso.
Ti dico la mia idea: secondo me non avrebbe molto successo, ma per una semplice questione culturale.
Lo scopo dell’anticoncezionale è quello di non fare figli. Si diventa come sterili. Per retaggi culturali la sterilità di una donna pesava, e ancora oggi, pesa meno della sterilità dell’uomo. E questo lo sai, perché è qui che volevi portarmi con la tua domanda 🙂
L’uomo sterile è visto come uomo non virile, e la mancanza di virilità è una catastrofe, la sterilità anni fa era motivo di vergogna ed esclusione sociale.
Per questi motivi, secondo me,il pillolo non avrà tanto successo nei paesi mediterranei, e chi lo utilizzerà lo farà soltanto per non ritrovarsi padre senza volere, e non per altro.
Valinda,
la tua mail mi è pervenuta. ti risponderò presto.
sai quanto sia d’accordo con te nel non ritenere patologico o negativo tutto quello che non finisce a tarallucci e vino. ognuno conosce la sua realtà e dovrebbe saper decidere per se stesso. a volte persino gli adolescenti, se sufficientemente sani, sanno farlo in amore meglio degli adulti.
le etichette sono molto spesso tanto sbagliate quanto inutili. si può esprimere a chi immaginiamo ci possa capire un eventuale disagio, ascoltarne i pareri per poi decidere come meglio sembra al momento positivo per noi. poco importa se in alcuni casi la sofferenza può superare di qualche linea la gratificazione: tutto fa parte del vivere, se questa è una nostra consapevole scelta di vita.
un abbraccio.
“a mio avviso, è l’indivualismo e il relativo benessere, sia fisico che economico, che fanno sì che si abbia poca voglia di lottare davvero. forse mancano ora anche ragioni vere, pesantissime da sopportare, la cui assenza induce a ritenere che in fondo vada bene anche così. ma, allora, si dovrebbe evitare di lamentarsi.”
rispetto questo tuo pensiero rossana, ma non lo condivido. secondo me il benessere e il “progresso” raggiunto centrano ben poco. direi invece che molte donne sono poco propense a lottare e a cambiare le cose perchè ormai sono STANCHE E RASSEGNATE. un pò come i disoccupati che smettono di cercarsi un lavoro e si adagiano a vivere di espedienti. Le lotte femministe dei decenni appena trascorsi, qui in Italia non hanno portato quei grandi cambiamenti e quelle grandi migliorìe che le donne italiane si aspettavano, sopratutto a livello culturale. e le donne, tendenzialmente, rimangono DA SOLE ad affrontare la loro battaglia. per “DA SOLE” intendo dire che non hanno il sostegno nè degli uomini, nè delle altre donne. appunto perchè, come dicevo, noi donne siamo troppo divise tra noi, e si tende ad isolare ed emarginare quelle che hanno un temperamento particolarmente ribelle, trasgressivo e rivoluzionario, anche all’ interno della stessa comunità femminile. atteggiamento, questo, ereditato da quella cultura fallocentrica cui accennavo prima.
mi complimento con Valida per il post n. 340, nel quale ha riportato un’ esposizione assolutamente lucida e impeccabile.
Rossana hai ragione. Forse non ho considerato nei giusti termini il valore che tu davi al tuo rapporto. Ovviamente sono felice per te se la relazione ti soddisfa, anche se sono convinto che una persona come te meriterebbe e dovrebbe pretendere di più, cosa che e’ sempre presente nelle storie non ricambiate, proprio per l’impegno sentimentale ed emotivo che caratterizza chi da’ e non riceve. Allora scusarmi per l’involontario attacco che hai percepito. Come ripeto ho le mie idee che nascono da una storia che conosco meglio di quanto non posso fare con la tua, in questo caso. Un abbraccio.
Valinda, ma chi non capirebbe la tua desolazione? Ma qual’e’ l’alternativa? Continuare ad amare chi non ti vuole? Chi comunque ha deciso che tu non fai per lui?
Non credi che, come ho detto a Rossana, a mia moglie e a tutte le donne che hanno vissuto o vivono queste storie, meriteresti di più? È il caso di accontentarsi è non cercare, VOLENDOSI BENE PER PRIMI, di aspettarsi di più quando si è così pieni d’amore e di sentimentalismo sincero?
Non credo che la tua autostima migliorerebbe continuando a vivere in una condizione che, al di la’ delle eccezioni che hai potuto leggere oggi stesso su queste pagine, temo sia quella di “subordinata”.
Tra le altre cose, su questo forum si sta parlando di parità di diritti tra i sessi, della dignità delle donne e del riconoscimento del loro valore, e poi a certi uomini si da’ la possibilità di sentirsi quello che si sta cercando di combattere? In questi sacrosanti riconoscimenti delle parità di diritti tra i sessi, io per primo credo fermamente, convinzioni che ho messo in pratica con mia moglie, con il risultato che ho abbondantemente descritto in questi forum, e che ci ha portati ad essere chi siamo proprio in ragione della reciprocità e del riconoscimento della rispettiva dignità sentimentale.
Certo non capiro’ forse mai perché una donna come la mia possa aver conservato il ricordo di un ladro di sentimenti, che comunque ne ha umiliato la sua persona, e per questo che sto studiando da dilettante la psicologia amorosa femminile. Ma ciò non toglie che per me, ma anche per lei, quella è stata una storia inutile. Fai in maniera che non accada anche a te, e soprattutto che un giorno tu non debba dire che avevo ragione, come hai già detto a proposito della recente lettura del libro della Norwood, perché non sono qui per questo.
Ti saluto affettuosamente.
“ci devi aggiungere furbizia, scaltrezza, faccia tosta, disponibilità talvolta ad eludere i regolamenti, propensione al rischio e anche – se necessario – al pericolo .. ;)” – forse proprio per questo, pur essendo ambiziosa, non sono mai stata veramente interessata al successo in ambito economico o sociale. anche questo è un modo, se pur parziale, di bastare a se stessi.”
Vedi rossana, gli uomini ( al contrario di noi donne ) sono abituati a confrontarsi con la realtà VERA del mondo degli affari e delle professioni e a “sporcarsi le mani”, pur di raggiungere un certo livello. La maggior parte delle donne invece la pensa come te ( io rimango nel mio piccolo, faccio la “brava ragazza”, BASTO A ME STESSA ). e questo atteggiamento, per quando ammirevole da un punto di vista etico, non permetterà mai alle donne di raggiungere traguardi più elevati, sia socialmente, sia professionalmente, sia economicamente. credo che questa epoca stia mettendo le donne di tutto il mondo di fronte ad una scelta: una vita modesta costellata di “scrupoli”, contro una vita soddisfacente e piena ma che preveda il dover tirar fuori gli artigli, come gli uomini HANNO SEMPRE DOVUTO FARE prima di noi per affermarsi nel mondo e provvedere alla propria famiglia. Lascio a ogni donna la libera scelta tra queste due vie. ben sapendo che ognuna di esse, a suo modo, comporta delle rinunce ( la prima strada comporta la rinuncia al successo e alla ricchezza, la seconda strada prevede la rinuncia agli sciocchi sentimentalismi – ATTENZIONE, HO DETTO SENTIMENTALISMI, NON RINUNCIA ALL’ AMORE E ALLA PASSIONE ! )rinunce delle quali le donne devono essere BEN CONSAPEVOLI fin dall’ inizio !
Maria Grazia,
guarda che Rossana, se ho ben capito la sua storia, non ha affatto vissuto una vita all’angolo, in ombra, anzi.
Ha vissuto in prima persona i moti femministi, chiamiamoli così, ed ha cresciuto un figlio da sola, decidendo di rimettersi in gioco dopo varie vicende sgradevoli.
Avrebbe potuto scegliere di farsi scivolare tutto addosso, invece non l’ha fatto.
Quante donne accettano l’inaccettabile rimanendo ferme attaccate al palo?
Rossana non l’ha fatto. Rossana ha avuto quel coraggio che ad alcune donne del presente manca, seppur ci sono i fari puntati su vicende di violenza, seppur adesso si cerca di far passare la violenza come un qualcosa di ingiustificabile, e viene per questo punita.
Non è una cosa da poco quello che ha fatto Rossana, soprattutto se teniamo presente il periodo in cui lo ha fatto.
A volte fare rumore non significa fare qualcosa, significa soltanto far rumore.
Rossana,
tu ritieni le quote rosa un male necessario, io un male e basta. E dico così per il semplice fatto che non si basano sul merito.
Ti faccio un esempio: immagina di avere davanti 7 uomini e 5 donne e di dover scegliere soltanto 10 persone da far entrare a lavorare in una tua azienda.
Le quote rosa ti imporrebbero di scegliere 5 maschi e per forza 5 donne. E se magari i due maschi che devo scartare fossero più bravi delle due donne che ho dovuto scegliere al loro posto?
Perché tu devi essere costretta a fare una scelta basandoti sulla sessualità e non sul merito? Chi pagherà le conseguenze che deriveranno da questo deficit di capacità, di merito?
Stesso discorso in caso di quote azzurre.
A me un meccanismo di scelta IMPOSTO che si basa sul quello che c’è nelle mutande, e non su quello che c’è nella testa, mi sembra assurdo. Non è accettabile.
I veri cambiamenti sono culturali e nascono nelle famiglie.
Io sono cresciuto in una famiglia in cui mio padre, quindi uomo, faceva le stesse cose che faceva mia madre.
La spesa, cucinare, lavare i piatti, aspirare e lavare i pavimenti, far andare la lavatrice e stendere i panni.
Mio padre ha 63 anni fa tutto, tranne che stirare.
Ed io uguale. Mi occupo di me stesso e della mia casa da quando avevo 18 anni, età in cui mi sono allontanato dalla famiglia per studiare, e quindi ho dovuto imparare a fare tutto.
In casa mia, sia io che la mia compagna, facciamo le stesse cose. Io stiro anche. Non tanto perché non mi piace, però se devo stirarmi una camicia lo so fare.
Io non sento la differenza tra uomo donna nell’ambito famigliare, perché sono stato educato così, con gli esempi.
L’imposizione a suon di battaglie non c’è stata.
Non serve