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Ho deciso di rinunciare ad avere figli

di eglevittoria
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Lettera pubblicata il 17 Luglio 2014. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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La lettera ha ricevuto finora 1.066 commenti

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  1. 331
    rossana -

    Valinda,
    “A mio avviso però estremizza e patologizza troppo certe dinamiche” – che possono essere simili ma graduate quanto a intensità e sottomissione (a volte, pure inesistente) privilegiando il lato piacevole e costruttivo della situazione (niente in una relazione apporta solo bene o solo male – vedi il caso di stimolo per chi ha bisogno di essere stimolato). forse, persino l’amore che dura per sempre potrebbe finire in una situazione patologica di disturbo ossessivo compulsivo, più o meno come la cosiddetta “follia a due” o i casi lampanti di simbiosi.

    quasi tutto sta diventando malattia ma, per fortuna, non sempre è così. se qualcosa non ti fa star male in modo invalidante, meglio evitare il più possibile di finire in mano agli psichiatri, perchè c’è il rischio che ti giudichino più malato di quanto siano loro stessi e che si rivelino poi relativamente incapaci di curarti, con farmaci che tendono ad omologare. un bravo psicologo, invece, anche in ambito di assistenza mutualistica, può aiutare a capirsi meglio e a realizzare quanto effettivamente necessario alla propria psiche, per essere più consapevoli e più sereni nelle proprie scelte.

    secondo me, può accadere più facilmente d’innamorarsi di persone che non ricambiano il sentimento in casi in cui chi ne rimane intrappolato, senza rendersene conto, non è a tutti gli effetti incline a una stabile vita di coppia, più o meno come nell’attrazione del giovane Werther per Carlotta, descritta da Goethe con gli accenti romantici dell’epoca ma ispirata da una storia vera. fra l’altro, Goethe era persona che d’amore s’intendeva parecchio, anche a seguito di numerose esperienze sul campo di diversa natura.

    gli amori non corrisposti capitano più frequentemente a persone dal temperamento inquieto e molto sfaccettato, come ad esempio ai creativi, più portati per il sogno che per la realtà. mentre l’amore duraturo, quello che diventa agape coinvolge maggiormente individui più concreti e più capaci di calarsi nella routine della quotidianità. forse, nei soggetti più realizzati, le due modalità rappresentano stadi diversi di maturazione, quando questa è emotivamente possibile.

    Golem,
    nei miei post su questo tema NIENTE è più rivolto a te. entrambi ci basiamo su esperienze personali ma il mio intento è di discutere la questione guardandola con un ottica il più possibile ampia, svincolata dal mio attuale “rapporto d’amore non corrisposto” ma a me gradito.

    un caro saluto a entrambi.

  2. 332
    rossana -

    M.,
    sono stata (e tuttora ritengo di essere) una “femminista moderata”, sostenitrice della parità di diritti nell’ambito della diversità di genere, non di ruoli. nel mio matrimonio (fine anni ’60) all’inizio ero incapace di preparare una minestrina ma ero io a portare a casa con regolarità uno stipendio. per me questi non sono aspetti importanti, basati come dovrebbero essere su un’armonia d’insieme, che non dovrebbe essere creata a tavolino. ho conosciuto un uomo che, pur essendo responsabile dell’attività di ricerca di più di mille persone, si metteva in ferie quando sua moglie, che aveva a disposizione personale di servizio, era anche soltanto influenzata. queste sono le cose che contano in un rapporto!

    ho partecipato ad alcuni cortei di protesta all’inizio degli anni ’70 ma, avendo un bambino piccolo e un lavoro impegnativo, non ho partecipato a circoli femminili di autocoscienza. alcune colleghe mi riferivano l’atmosfera che in essi si respirava, dove anche la più banale osservazione veniva accolta con rispetto da donne di estrazione sociale e cultura diverse, che lasciavano cadere l’atavica rivalità. questo era lo spirito prevalente di allora, che ci definiva tutte sorelle, tutte tese a obiettivi condivisi!

    quanto alle sante che hai citato, più che ammirevoli, devo però puntualizzare che la Chiesa, se da una parte, sull’onda di San Paolo è decisamente misogina (cosa che Gesù non era affatto), dall’altra è pronta ad accogliere e a osannare, con i dovuti distinguo, casi di santità sia al maschile che al femminile. gli ostacoli in tal senso, che risalgono a tempi non troppo lontani, sono uguali per uomini e donne. basti vedere l’enorme strumentalizzazione che è stata fatta di Maria, per venire incontro alla devozione popolare delle donne. prima del IV secolo le comunità cristiane degli inizi non ne riportavano quasi nemmeno il nome mentre nel Concilio Vaticano II Papa Paolo VI è stato quasi costretto a invitare teologi e predicatori “ad astenersi con ogni cura da qualunque falsa esagerazione (…) nel considerare la singolare dignità della Madre di Dio”, per arginarne la portata, che avrebbe potuto nuocere in popolarità all’immagine di Cristo stesso.

    d’accordo che ogni vera eccellenza finisce con l’imporsi e con l’affermarsi, a partire dalle doti iniziali, indipendentemente dagli ostacoli che può incontrare sul cammino, che comunque possono avere maggior o minor influenza sui risultati finali. […]

  3. 333
    rossana -

    […] ma non si deve guardare soltanto a personalità eccezionali, che pure sono esistite al femminile anche in passato, spesso però eclissate, più o meno volontariamente, nelle pieghe della storia. uno degli esempi più moderni di eccezionalità è stata negli anni ’80 Marisa Bellisario, che da piccola aspirava a fare la lavandaia e da grande ha diretto un insieme di 30 aziende operanti in tecnologia avanzata e raggruppanti quasi 30.000 addetti. Marisa, che vestiva Armani e cambiava colore ai capelli da una riunione del mattino alla successiva del pomeriggio, soprannominata in America “the legs” (gambe), nell’ottica di risanare con pieno successo le aziende decotte che le erano state affidate sostituì 180 dirigenti su 300 ma guardò ai suoi dipendenti come a collabortori, tutti, dai livelli più bassi fino ai vertici dell’azienda. per lei era importante nella correttezza una profonda rivalutazione dei rapporti umani.

    quanta influenza ebbe nella sua breve vita l’aver avuto come collega di lavoro Franco Tatò, il “manager filosofo” noto per la sua durezza nel risanamento economico di molti gruppi aziendali?
    quanto la favorì la fiducia dell’allora ministro De Michelis, che conosceva la sua professionalità?
    quanto fu importante per la sua formazione professionale il periodo in cui lavorò in America, all’inizio degli anni ’60, quando qui si era ancora immersi in un’era quasi bucolica? quanto le fu di supporto l’amore incondizionato di un uomo che lasciò la moglie per unirsi a lei?

    molti eventi, prevedibili, cercati o fortuiti compongono il successo o l’insuccesso di qualsiasi persona! resta da notare, tuttavia, che in quasi tutti i casi più eclatanti di eccezionalità in qualsiasi campo, le donne che ne sono protagoniste non hanno avuto modo, per scelta o per sorte, di vivere la maternità.

    quando accennavo alla persistente difficoltà per le donne d’inserirsi nei centri di potere, che in qualche modo giustifica le controverse quote rosa, mi riferivo alla normalità di persone adatte a ricoprire incarichi a livello medio alto, capaci di conciliare il lavoro con la vita famigliare. in questo aspetto, a mio avviso, le donne hanno ancora parecchio filo da torcere. a volte mi chiedo, per esempio, perché non si uniscano e non facciano valere nei fatti, una volta per tutte, la legge che prevede uguaglianza di salario a parità di mansioni. non basta che i diritti siano scritti sulla carta, dovrebbero essere consolidati anche nell’attuazione pratica. […]

  4. 334
    maria grazia -

    salve a tutti
    vi comunico che d’ ora in avanti intendo portare avanti la discussione di questo thread solo con golem, valinda, rossana, M., sarah, e con chiunque altro non si ponga in maniera aggressiva nei miei riguardi. pregherei quindi gli altri partecipanti ( avvezzi a continui attacchi alla sottoscritta per motivi di antipatia personale ) di astenersi dall’ interagire con me e dal continuare a tirarmi in ballo. ormai è ovvio e palese che questo forum pullula di misogini che hanno un SERIO PROBLEMA con le donne forti, ma io non intendo continuare all’ infinito questa diatriba fine a se stessa. vi prego quindi di lasciarmi stare. grazie !

    “a volte mi chiedo, per esempio, perché non si uniscano e non facciano valere nei fatti, una volta per tutte, la legge che prevede uguaglianza di salario a parità di mansioni. non basta che i diritti siano scritti sulla carta, dovrebbero essere consolidati anche nell’attuazione pratica. […]”

    te lo spiego subito rossana. perchè le donne tra la loro sono troppo divise e troppo competitive, non hanno l’ atteggiamento solidale e cameratesco che invece hanno gli uomini tra di loro. e questo è uno degli aspetti che impediscono maggiormente alle donne di progredire e di raggiungere il pieno riconoscimento dei propri diritti. credo che sia questo IL VERO DEFICIT delle donne, e non la mancanza di attitudini e capacità, come invece qui avallava qualcuno. le donne competono tra loro in maniera feroce e senza regole per avere le attenzioni degli altri uomini ma anche per mettersi in buona luce con il datore di lavoro o con chiunque altro possa garantire loro dei vantaggi, e così facendo tralasciano di lottare INSIEME E DI FARE SQUADRA. ma non bisogna pensare che in tutto questo le donne SIANO COLPEVOLI. questo modo di fare ( comune alla maggior parte delle donne, anche se non a tutte ) è stato loro trasmesso da una millenaria cultura fallocentrica che ha messo l’ uomo al centro della società e la donna ai margini ( il ruolo di madre e di moglie non conferisce alle donne ALCUN POTERE !). per cui le donne si sono ritrovare a dover competere tra loro per aggiudicarsi “il miglior partito”. questo comportamento che le donne mantengono ancora oggi è solo il riflesso INNATO di quell’ antica concezione. tanto più verrà raggiunta una REALE PARITA’ tra i due sessi in termini di diritti civili e individuali, tanto più le donne saranno meno propense a rinunciare alle loro rivendicazioni per farsi la guerra tra di loro.

  5. 335
    rossana -

    […] perché limitarsi ai mugugni e non continuare a battersi in modo concreto a partire dalle piccole cose, relativamente facili, per ottenerne poi altre più difficili e più complesse sulla stessa scia? La legge sull’aborto forse non sarebbe stata possibile a tempi così brevi, nonostante tutte le pressioni, senza il processo nel 1973 in cui da teste divenne imputata Gigliola Perobon, ex operaia e ex dipendente Upim, che ebbe pure il torto di “non essere pentita”, e venne assolta con “perdono giudiziale”, espressione di ambiguo paternalismo, che implica colpevolezza.

    a mio avviso l’aborto, come l’eutanasia, dovrebbero essere totalmente lasciati alla coscienza individuale, la sola che può avere un’esatta conoscenza dei propri eventi, nella loro specifica successione e misura, e delle proprie capacità a farvi fronte. a quanto so, la religione protestante è l’unica in un gruppo abbastanza numeroso di fedeli che così fa in merito all’aborto mentre in Italia, prima della legge che ne ha sancita la liceità civile, il codice penale prevedeva dai 2 ai 5 anni di galera per azioni illegali, perpetrate senza anestesia né igiene, il più delle volte con l’introduzione in un corpo femminile di un ferro di varia natura.

    non conosco dati sull’incidenza di pratiche abortive legalizzate in altri Stati. da noi, e forse anche in altri Paesi a matrice cattolica, l’incidenza potrebbe restare più alta della media a causa del freno posto da sempre alla diffusione di una cultura anticoncezionale da parte della Chiesa, che quasi certamente limita molto anche la pubblicità, per molti versi salvifica, del profilattico. questo è più che mai, a livello umano, il caso in cui un qualcosa d’indesiderato dovrebbe assolutamente essere evitato. anche perché un figlio, se non voluto in misura più o meno uguale da entrambi i genitori, può finire con il rompere definitivamente equilibri di coppia magari già precari, portando spesso nella solitudine e nel vuoto in particolare la donna e il suo bambino. un figlio ha bisogno soprattutto di amore ma anche di un minimo di attenzioni pratiche e di possibilità economiche per crescere senza troppi traumi. se la madre si ritrova sola, sarebbe auspicabile che potesse amarlo anche per il padre assente ma, per in gamba che sia, le sarà molto difficile concretizzare nella vita del figlio l’apporto di equilibrio nell’inserimento sociale che solitamente deriva da una personalità maschile. […]

  6. 336
    Golem -

    Ciao Rossana. Grazie per la precisazione, ma mi era chiaro. D’altra parte i forum non sono altro che uno scambio di idee, che possono essere arricchite da quelle altrui, ma difficilmente essere cambiate. Anzi, per quanto mi riguarda mi convinco sempre più che in fondo siamo solo delle meravigliose “macchine” fisiologiche dotate di coscienza. Ed e’ quella che ci porta verso le vette e i precipizi che l’animo umano ci ha fatto conoscere. Se l’ Eros e’ una emanazione dell’istinto, l’Agape lo è della coscienza. È il rapporto tra questi due “mondi” che crea molti dei problemi che leggiamo su queste pagine.
    Un caro saluto anche a te
    P.S. Ross, forse capisco perché puoi essersi risentita, come mi è parso, durante il dibattito sugli amori non corrisposti e la mia opinione al riguardo: io ignoravo che tu ne stessi vivendo uno. Quindi capirai facilmente che non c’era (ne’ comunque avrei mai osato farlo) alcun intento critico per quelle che sono le scelte di vita di chicchesia, men che meno le tue, stante la stima che ho nei tuoi confronti. Le mie valutazioni nascono appunto dalle esperienze indirette di mia moglie, ( e non solo, ormai) che ovviamente stimo a sua volta, pertanto se dovessi dire la mia quando lo ritenessi opportuno, mi auguro comprenderai che l’intento che mi prefiggo e’ analogo al tuo, anche se diametralmente opposto nel giudizio finale che ne deriva. Ciao.

  7. 337
    rossana -

    […] per la questione dei gemellini scambiati, avremmo forse bisogno della saggezza di Salomone, che ha saputo individuare chi amava di più in rapporto a chi era maggiormente incline alla rinuncia, piuttosto di arrecar danno alla persona amata. non possesso, quindi, ma amore disinteressato!

    sarò tradizionalista ma non sono a favore di affitto di uteri o di fecondazioni grazie a elementi che non sono parte della coppia. si afferma che un embrione trae aspetti del suo divenire anche dall’utero in cui cresce ma per me non è questo ad essere di particolare importanza. se una coppia desidera un figlio e non ne può avere, ci sono tanti bambini soli che si possono scegliere quasi come si fa con un cagnolino al canile. il desiderio di dare amore non dovrebbe essere confinato ai propri figli genetici o ad animali di razza ma al mondo intero, se si fosse davvero capaci d’amare. tutto il resto, artificiale e arbitrario, che si contrappone alla natura, decadrebbe di conseguenza.

    mi pare di aver risposto a tutte le domande. grazie per i dati che mi hai dato sull’accettazione maschile e femminile del pillolo. mi piacerebbe, però, sapere perché, secondo te, questo anticoncezionale. oppure qualcosa di simile, forse è esistito e perfezionato in seguito, non è tuttora né conosciuto, né messo sul mercato, né adottato da parte di uomini.

    concludo precisando che i dati riportati su Gigliola Perobon e sulla vita di Marisa Bellisario, morta a 53 anni, esempio di donna di grande successo, che rimpiangeva di non aver avuto tempo e modo di dedicarsi maggiormente alla “causa femminile” nel suo cruciale momento storico, sono stati liberamente tratti da testi pubblicati sul già citato libro “Italiane”, III volume, pubblicato nel 2003 dal Dipartimento per le Pari Opportunità. Mi manca il II volume, che ho chiesto senza successo al competente ministero…

    Marisa asseriva che “per ottenere successo nella vita, era necessario avere fiducia in se stessi, pensare positivo e avere tanta voglia di lavorare”. A Gigliola e a Rosa Parks, in misure diverse, per ragioni diverse e in tempi e culture diversi, sono state invece necessari coraggio, tanta forza psichica ma soprattutto l’assoluta convinzione di essere nel giusto. humus diversi per risultati diversi, tutti ugualmente altrettanto importanti!

  8. 338
    rossana -

    Maria Grazia,
    grazie per il riscontro, che però non condivido: “tanto più verrà raggiunta una REALE PARITA’ tra i due sessi in termini di diritti civili e individuali, tanto più le donne saranno meno propense a rinunciare alle loro rivendicazioni per farsi la guerra tra di loro.”

    chiunque faccia la guerra a chiunque altro, dal mio punto di vista lo fa per superare una sensazione d’inferiorità; così come chi diventa arrogante lo fa per nascondere insicurezza. il concetto che mi hai esposto mi sembra il serpente che si morde la coda, che inoltre i tempi e i costumi avrebbero dovuto di gran lunga far superare.

    a mio avviso, è l’indivualismo e il relativo benessere, sia fisico che economico, che fanno sì che si abbia poca voglia di lottare davvero. forse mancano ora anche ragioni vere, pesantissime da sopportare, la cui assenza induce a ritenere che in fondo vada bene anche così. ma, allora, si dovrebbe evitare di lamentarsi.

    stessa cosa vale per me anche per i discussi amori non corrisposti. se te ne lamenti, fai qualcosa per cambiare, almeno come sforzo mentale di volontà, al fine di lasciartelo alle spalle. altrimenti, se ti sta bene così e ne trai quanto ti basta per volerlo continuare, anche solo per te soltanto, evita di lamentarti…

    senza chiarezza di idee e impegno non si va da nessuna parte!

  9. 339
    rossana -

    ciao Golem,
    mi dispiace che non ricordi di quanto a suo tempo ho scritto in merito alla particolare relazione a distanza che intrattengo da quasi quattro anni con un uomo che, dopo aver dichiarato di amarmi, ha fatto marcia indietro e ora fa coppia con una donna molto più giovane di me, che, a suo dire, lo bistratta.

    forse non sono in grado di definirla nelle sue linee più oggettive, nè m’importa particolarmente di farlo. quello che è certo è che a me sta bene così. credo di saper amare incondizionatamente ma sono anche sicura, per quanto mi riguarda, che non faccio parte della schiera di “donne che amano troppo” e che se ne lamentano.

    un caro saluto.

  10. 340
    Valinda -

    ROSSANA mi trovo molto d’accordo sul fatto che certe persone siano semplicemente più inquiete di altre e fatichino a stabilire e mantenere storie “normali”…ma non per questo dietro ci deve essere per forza qualcosa di patologico o di torbido. L’unico metro di giudizio in questi casi credo sia il proprio sentire e non necessariamente la solita etichetta sociale del giusto e dello sbagliato a priori. Bisogna secondo me conoscere a fondo se stessi, capire cosa si vuole, accettarsi e trovare il proprio equilibrio…senza farsi condizionare troppo dal prossimo e dal pensiero comune. Ti ho scritto una mail in privato e spero che stavolta ti sia arrivata senza disguidi. 🙂

    GOLEM serena non sono ma consapevole e lucida abbastanza credo. a momenti tuttavia la tristezza mi assale non solo per lui ma per vari motivi..però riesco a non farmi abbattere. vedi tu hai una relazione appagante e felice da 20 anni e penso che la solitudine e il vuoto emotivo che può attraversare una persona (non parlo di me ma in generale) non possa veramente capirlo e tendi magari a “condannare” gli amori non ricambiati anche per questo motivo…rischio di fare un discorso patetico ma spero si comprenda cosa voglio dire. naturalmente Golem non è un attacco verso di te ma solo un ulteriore spunto di riflessione e discussione..

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