Mi piacerebbe conoscere persone che come me si sono ritrovate al capolinea. persone che non sono più tornate indietro sul comodo delle loro certezze, ma che al contrario vivono oltre i portoni dell’inimmaginabile oltre l’uscita di sicurezza della propria coscienza e oltre la propria cultura borghese. Perché/sono (siamo? ) stufi della noia, stufi delle cose e delle case che sempre cose/case son rimaste da quando qualcuno le ha inventate e costruite. Siamo stufi della noia dei ”cittadini” che altro non sono che cittadini in città, dove persino i piccioni, che un tempo si cimentavano a portare comunicati, adesso si comportano solo da piccioni, scazzati e sfregiati, che forse sono chiave di lettura di ogni essere vivente e per ogni essere vivente simboli di una civiltà deturpata nel profondo, ma che si mantiene sempre fi.. in superfice e col trucco che non sbava mai. I piccioni, se vogliamo, si mostrano per come sono un po’ come i barboni per strada che a guardarli delle volte ci si rende conto che forse qualcosa che non va c’è, non in loro, ma in noi. Tutto ciò ha corroso le nostre antennine capta inimmaginabile, quelle che servono per portare in tavola di tanto in tanto un piatto nuovo: un ”booooom!! ”, capite? Ormai ci si aspetta solamente il tanto agognato colpo di scena, quello dei film.. ma ragaaazzi non ci sarà nessun colpo di scena in questa vita, tantomeno in questa lettera, al massimo un colpo (di pala) , dato alla scena, così che questa si levi via dalle cornici esistenziali una volta per tutte. Sarebbe comunque un colpo di pala che genera un altro orripiloso colpo di scena, ovvio e scontato. E percio’, incitato dalle grida dei più fantasiosi, propongo di dare un colpo di pala anche a chi regge la pala, cioè a me, così che possa perdere un po’ di memoria formato persona, asilo, scuola ecc ecc.. e possa riscrivermi a mio piacimento. appiattendo così ogni tentativo da parte dei registi (anche quelli divini) di farci marciare in sincro e a braccetto con l’ovvio e lo scontato e l’imprevedibile/prevedibile di ogni sorta di film ollivudiano, e di ogni sorta di dinamismo vitale di terza mano che mi tocca sopportare ogni volta che m’ affaccio per strada. Ribelliamoci a noi stessi, smettiamola di essere solo persone, non dico di prendersi davvero a palate in testa ma in qualche modo dobbiamo levarci di mezzo questa finta libertà, questa democrazia d’accatto! E un calcio in c. ulo quindi a questo mantra ipertemporale che è il nostro sistema, perché ognuno di noi torni ad avere il vantaggio di scoprirsi/spogliarsi/denudarsi persino difronte al peggiore dei nemici, senza paura.
Fondamentalmente è questo che non mi fa sopportare la vita, non le mie tristezze o i miei drammi, a quelli ci bado io e me li trasformo in sogliole da competizione in una gara infinita senza arrivo, così che spariscano dal raggio dei miei bulbi oculari e dei miei percettori, perché da qui su, dall’alto dei nostri spalti esistenziali, le nostre antennine capta-inimmaginabile prendono che è una bellezza. I love you
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Categorie: - Me stesso - Riflessioni
Capisco il tuo sfogo, la tua irriducibile fantasia e voglia di dare un calcio a tutto. Ma rimangono parole se nulla fai per cambiare questo modo di vedere. Esci, divulga, comunica ad altri il tuo pensiero. Diversamente rimane uno sfogo come tanti. Sai chi pensava in questo modo? I rivoluzionari. I vari Che Guevara, Fidel di una volta (non il vecchio rincoglionito di oggi), Silvio Pellico e tanti altri.
A volte hanno fatto molto, altre volte hanno fallito, ma ci hanno provato.
poco chiaro
“ricordati che devi morire”
e vedrai che te vie da ride
Questa lettera è sublime. Dovrebbero pubblicarla sui giornali e sperare che le persone la leggano tutta. Contiene delle verità che a volte si sentono ma che è difficile poter descrivere. Eppure lo sentiamo, lo avvertiamo, e non si capisce cosa si prova davanti lo spettacolo che circonda e a cui non sappiamo ribellarci.
I love you too 🙂
il problema è che,abbiamo + o – lo stesso modo di pensare,sicuramente oggi tutti vorremmo scendere da casa e manifestare il proprio disappunto contro tutto il sistema poliitico e finanziario italiano in primis e mondiale poi,ma al momento tutti stiamo aspettando il primo passo di qualke eroe che ci infiammi l’entusiasmo e ci riporti a quel 68 dove i nostri padri,nonni,madri hanno lottato e ottenuto seppur con la violenza i propri diritti.questo momento di crisi è un fenomeno che col tempo attaccherà chiunque,per il momento solo i vulnerabili,già in grossa maggioranza,poi il medio ricco,quello che galleggia in questa società di merda,poi il resto.
per natale comprerò un megafono per poter urlare il mio dissenso,spero in me come nel popolo italiano,svegliamoci,apriamo gli occhi e ribelliamoci!!!
Ho fallito
Riconoscere un fallimento lo riduce della metà, sappilo. Quindi puoi chiamarlo solo Falli, o Mento. Ma col secondo termine ci si confonde facilmente.
Io,
fallito in cosa, se è lecito chiedere?