Ragazzi come devo fare?? Sento la mancanza di questi meravigliosi anni da quando ero piccolo, sembrava tutto migliore, tutto più facile negli ultimi 3 anni non provo più le cose come una volta..
Lettera pubblicata il 7 Novembre 2013. L'autore ha condiviso 9 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore Coccolinomoroso.
dillo a me, io ho persino comprato un album di figurine per tornare un attimo a quei tempi. Se vedo un peluche vado giù di testa (altro che gioielli), amo i cartoni animati e disegnare. Quindi ti capisco. Ma devo anche convivere con quella me che sta diventando adulta, anche se la odio adesso come adesso e sai perché? Perché soffre, perché è consapevole della sofferenza che c’è su questo pianeta e non può fare più di tanto. La odio anche perché non riesce a staccare un attimo il cervello, non riesce più a giocare se non con qualche PC e il suo cane. Ma ci sono anche cose che amo. Per esempio che è responsabile, che non si vergogna di essere un po’ bambina, che sta imparando ad amare e ad aprirsi a nuove persone. Lo dici a me che se potessi tornerei a casa dei miei nonni a guardare i pokèmon in TV, a giocare con i miei animali di plastca e con i miei veri amici, che stamattina sono andata alle elementari per cercare un libro che avevo letto a 8 anni con un cane bianco e grosso sulla copertina (che purtroppo non ho trovato) Non si può tornare indietro, questo no, però ci si può portare dentro i bambini che eravamo ed accettarli.
Kiky, assolutamente d’accordo 🙂 e di solito chi lo fa, non in senso meramente nostalgico ma integrado la sua parte bambina (cioè creativa, infine, anche) nella sua vita quotidiana sta meglio di chi non lo fa.
Certe immagini che hai descritto mi hanno fatto tenerezza, perché le ho vissute e le capisco :D. L’infanzia, che purtroppo non è serena e felice per tutti però, in senso positivo assume anche un significato quando viene “cercata” dentro di sè o si cerca di cullarla dentro di sè da grandi… e anche quando abbiamo bisogno di coccolare il bambino che c’è in noi (cioè anche l’emotività e le sensazioni e le paure ecc senza troppe sovrastrutture).
Da “grandi”, a parte il fatto che ogettivamente ci sono più responsabilità, più impegni, meno tempo, e purtroppo spesso anche più dolori (ma c’è anche chi li ha conosciuti da piccolo… a volte però ci si sente improvvisamente “adulti”, indipendentemnete dall’età, nel momento in cui ci si scontra con qualcosa di destabilizzante dal punto di vista affettivo, come la malattia di una persona cara, o la perdita) si rischia anche di entrare in un concetto, mentale, per cui i grandi non hanno tempo per giocare e anche se lo avessero si si sentirebbero più “in colpa” se si rilassassero…
A ben guardare però si vedono tante persone, piuttosto “rigide”, che con il loro animale domestico si concedono di tornare “bambine”, non necessariamente perché fanno versetti scemi o vestono il cane con i fiocchetti come fosse un bambolotto (agh!), ma nel senso che si abbandonano anche all’affettività o alla tenerezza o al gioco con meno sovrastrutture.
E moltissimi adulti si iscrivono a dei corsi di tipo creativo per riavvicinarsi alla loro parte più spontanea o per concedersi uno spazio in cui, appunto, giocare, sentire, ridere senza pensare troppo al loro ruolo famigliare/sociale/da contribuenti/da adulti responsabili. Se è vero che da bambini si disegna molto quando da grandi si disegna liberamente, o quando si gioca, si ha l’impressione di tornare bambini, a parte perché si associano dei ricordi e delle sensazioni, per il fatto forse che ci si concede un tipo di “spazio” e di stato di libertà che sembra meno compatibile con l’essere adulti. In realtà quello spazio, credo, emerge spontaneamente ogni volta, per esempio, che si fa una bella risata di cuore e se ci pensi, spesso, quando qualcuno si innamora e sta bene con una persona in modo più spensierato dice: “Mi sembra di essere tornato…
bambino/ragazzino”… sì, appunto per l’associazione di idee, ma anche per le parti di sè che si stanno mettendo in gioco.
La famosa “panza”, anche.
Del resto, chi fa un mestiere come l’attore, anche se ovviamente lo fa da adulto, e tra responsabilità, bollette, delusioni ecc, si ritrova comunque in qualche modo a usare quella parte di sè del tipo “facciamo che io ero…” e chi trasmette cose creative per lavoro, a meno che non sia così rigido da far addormentare chi lo ascolta, se lo fa sia con i bambini che con gli adulti, mette in gioco certe corde, che se non le avesse non potrebbe neppure farlo.
Degli adulti, quando si iscrivono a dei corsi di ballo, teatro, disegno o anche cucina e cucito, pagano in fondo altri adulti per “giocare insieme”.
Non penso insomma che ci sia solo nostalgia nell’aver voglia di incontrare nuovamente certe parti di sè, nel sentire il bisogno di giocare e di crearsi uno spazio di spensieratezza. Credo invece che ci stia dicendo qualcosa di molto più sano e profondo. La mera nostalgia, che può nascere dalla sofferenza, dal disincanto, dall’angoscia dei nostri tempi, rischia invece di essere più “sterile”, un po’ come il ripetersi continuamente, e lo facevano già degli antichi romani, che i tempi passati erano migliori. I tempi passati propri o del mondo. Cosa che può assolutamente corrispondere al vero,nella propria biografia personale e per i tempi in cui viviamo… ma quelle “corde” dentro di sè possono essere non un rifugio (nel senso di estraniarsi completamente al punto da non sentirsi comunque completi) quanto una parte di sè da integrare al resto, oltre che quella stanza per sè da ricrearsi quando se ne sente il bisogno.
@ giocare con i miei animali di plastica
questa cosa mi ha fatto simpatia perché tempo fa pensavo proprio a quando giocavo con gli animali di plastica… e ti dirò che non vedo perché non si possano comprare e giocarci da grandi. Spesso quando i bambini ci giocano, tra l’altro, oltre ad inventare delle storie, rappresentano in qualche modo la realtà, le loro emozioni e sensazioni, facendo agire e parlare dei personaggi.
Mettono in scena anche dei sogni, dei talenti. La differenza è che i bambini non si giudicano quando lo fanno e quindi ne traggono anche degli inconsapevoli vantaggi.
Genitori, fratelli, zii, nonni che giocano con i piccoli stanno meglio anche loro e anche i bambini sono contenti quando incontrano dei grandi che coltivano una certa parte di sè
oh, santa innocenza! Ke dolce emozione, ritornare bambini! A volte, quando sono sola nella mia stanza, penso a quell’epoca e piango, piango perchè ora non posso fare più i giochi di una volta: purtroppo, si cresce e dobbiamo andare avanti, essere consapevoli di ciò. Ciao e se vuoi tornare bambino, torna con la fantasia.
Gia chi non lo vorrebbe ;’) quando ero piccolo sembrava tutto più facile,fino a 14 anni quando ho avuto la prima delusione per colpa di una tro..,le emozioni belle sono finite,i bei anni 2000 fino al 2008 mi mancano ragazzi 🙁
mi capita di sentire queste frasi dagli amici… una volta così una volta cosà… la classifico nella stessa categoria di frasi dette da chi si lamenta perché si sente troppo vecchio (e magari ha appena passato i 30 anni). il punto è che, se uno si ritrova con questi rimpianti, evidentemente non è, maturando, diventato la persona che voleva diventare da bambino. metteteci la sfiga, anche se io parlerei più di scarso impegno, metteteci le avversità. ma se si rimpiange… se si passa il tempo guardando indietro, probabilmente non ci si è impegnati a sufficienza per costruirsi un futuro migliore.
@manumanu ” se si passa il tempo guardando indietro, probabilmente non ci si è impegnati a sufficienza per costruirsi un futuro migliore.” Non sempre, io per esempio sono ancora in “costruzione” in moltissimi ambiti (ho 20 anni) ma mi manca essere bambina per davvero. Certe cose brutte non sapevo nemmeno esistessero, m divertivo senza pensare che qualcuno potesse prendermi in giro, non pensavo agli uomini 😀 ecc… e poi bam! Incontri la persona sbagliata e tu diventi adulta, capisci che questo mondo è una mer*a e ce tu ragazzina di 20 anni, puoi fare ben poco.
@LUNA sinceramente non mi vergognerei di prendere pupazzi animali in plastica e giocarci, ma preoccuperei chi mi sta intorno.
Mamma mia quant’è vero!
Kiky: se non fosse un atteggiamento di alienazione io mi preoccupererei di più per altri atteggiamenti di chiusura, mi preoccuperei di più per chi non gioca più.
Il fatto è, secondo me, che certi avvenimenti della vita ci tolgono energie e ci provocano disincanto, piu’ che farci diventare adulti di per sè. Poi la domanda che ti fai tu, di cosa si può fare per questo mondo, penso che in questo momento, e con un certo senso di impotenza, se la facciano in molti. Poi magari quando si incanalano le energie in qualcosa in cui si crede veramente nel proprio piccolo (non dico egoisticamente) si sta meglio e si ha anche l’impressione che qualcosa per il mondo magari si sta facendo, anche se non si può cambiarlo nelle tante infinite cose che non vanno. Il punto è che a volte invece ci si sente “paralizzati” da tutto ciò che accade.
Coccolino: forse a quella tr… (sempre quella dell’altra lettera tua?) hai dato tu troppo potere… le emozioni sono tue. Una delusione è una brutta botta, ma non sono finite neanche adesso le emozioni, visto che sei incazzato e scazzato ecc…
Manumanu: credo di base che sia importante impegnarsi per ottenere dei risultati, credere in quello che si vorrebbe fare. E’ vero che alcune persone danno sempre la colpa fuori da sè anche quando di fatto non si sono impegnate ecc. Ne conosco. Ma non è comunque detto che l’impegno da solo sia una assicurazione di riuscita, purtroppo, visto che non si può controllare il mondo. Molte persone si scontrano anche con una forte delusione quando se ne rendono conto, a causa delle avversità o di questo periodo, che non è iniziato ieri, in cui effettivamente anche chi si è impegnato per fare la professione che sentiva, per esempio, si è ritrovato a fare altro o anche nulla, e non per sua scarsa volontà.
Continuo a pensare che il problema quando si guarda troppo indietro in un certo modo o ci si da’ dei vecchi (appunto anche a età in cui la vecchiaia è lontanissima e in cui in realtà le energie mentali e fisiche, salvo problemi di salute, sono semmai a pieno regime) è un blocco di energie e il fatto di non stare nel proprio presente. O, certo, di non sentirsi a proprio agio nel proprio presente, scappando quindi nel flashback (o nel miracolo futuro, per alcuni, che risolverebbe le cose)… Ma più che essere legata al fatto di cosa non si è diventati rispetto al passato di solito la cosa è sempre legata al momento che si sta vivendo. E che, forse, non si affronta realmente.
Poi l’infanzia, se è stata bella, è certo un periodo dolce. Un periodo in cui credevi che i grandi fossero sempre in grado di proteggerti e avevi più la sensazione di avere una bussola per muoverti in un mondo, più stretto e più sereno. E un senso di possibilità, in senso potenziale, e di invulnerabilità tuo e degli altri grande. Resta vero però che, in realtà, sono tante le persone però che già da piccole hanno imparato che non era proprio o sempre così.
Alcuni sono comunque riusciti a essere bambini lo stesso, altri hanno scoperto dopo, da più grandi, che la spensieratezza e il gioco possono esistere. Alcuni la loro “infanzia”, in quel senso, l’hanno sperimentata da grandi e non necessariamente con sindromi da peter pan, eh. Anche in senso positivo e costruttivo.
Comunque penso capiti a tutti di poter pensare: che ne è stato del mondo che un tempo era o mi appariva migliore? Se questo non è un brutto sogno fatemi scendere, vorrei tornare indietro…
Comunque Kiki non ti nascondo che io ebbi una… crisi esistenziale proprio alla tua età. Che mi portò però delle cose positive.
E poco dopo, investendo le mie energie in un presente che mi era più affine, dell’età me ne infischiai, di parametri altrui anche, che a volte possono essere quelli che, in una fase di stanchezza, cambiamento o in cui pensiamo troppo, possono essere quelli che in qualche modo ci “fregano”.
Purtroppo non si può e tentare di vivere l’epoca che si sta vivendo, anche per ciò che di buono offre, è la cosa che aiuta molti ad essere più sereni, indipendentemente dall’età. E soprattuto in un mondo in cui spesso i luoghi comuni sulle varie età sono distanti dalla realtà, anche personale.