Trovi il testo della lettera a pagina 1.
Lettera pubblicata il 1 Dicembre 2019. L'autore ha condiviso 4 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore Pat79.
Pagine: « Prec. 1 2 3 4 Succ. »
Pagine: « Prec. 1 2 3 4 Succ. »
Max 2 commenti per lettera alla volta. Max 3 links per commento.
Se non vedi i tuoi ultimi commenti leggi qui.
>>> il quarto è spesso solo un’interpretazione soggettiva “dell’innamorata”, che vuole solo dare, anche inconsciamente, un “crisma” speciale a una normale attrazione sessuale, che vorrebbe non “banale” ma più vicina a quella del principe azzurro delle fiabe infantili. Questa delle quattro è la più ingannevole delle “informazioni”, proprio perchè pilotata da aspettative filtrate da visioni idealizzate. Ecco perché vediamo soggetti femminili “cotti” da poeti da strapazzo, pittori senza talento o intellettuali senza intelletto ma che appaiono tali secondo una certa iconografia ormai consolidata in una particolare tipologia femminile. Il paradosso è che anche questo “pilastro” attrattivo, apparentemente appannaggio di chi ritiene di essere vaccinata dalla logica “consumista” delle apparenze, invece è ingannevole tanto quanto, se non di più, di quelle meno “evolute” che si fermano l’esteriorità. E lo è per due ragioni: o per candida romantica ingenuità o per la supponenza riguardo le proprie capacità intellettuali. In entrambe i casi poi è la REALTÀ che chiarirà la genesi di quegli equivoci, laddove il rapporto si mostrerà per quello che “vale”, quando la vita darà le sue sentenze.
Gli esempi non mancano, vedasi l’incipit.
Golem, in tutte le lettere di ogni argomento possibile e immaginabile ritorni sempre allo stesso punto. È proprio un’ossessione la tua.
Cmq anche la percezione dello status e della bellezza è soggettiva, cosí come il quarto punto da te citato. Chiamarli gusti personali è troppo banale? Tutti partiamo da idealizzazioni che ci siamo creati; quasi tutti facciamo degli aggiustamenti quando la realtà non corrisonde perfettamente…anche questo fa parte della capacità di adattamento dell’essere umano. Nella mia testa posso partire dall’idea che un uomo interessato a cinema, letteratura e arte possa risultare più affascinante ai miei occhi, poi invece nella realtà potrei trovarlo mortalmente noioso e innamorarmi del suo amico più scanzonato ( ma che sa comunque coniugare I congiuntivi). C’è sempre un quid inspiegabile, insospettabile, che sfugge a tutti questi barbosi discorsi su statistiche soporifere.
Certo Suzy, anche perchè se volessimo dare ascolto agli studi di “psicologisti” famosi, Freud per primo, ci accorgeremmo che gli stimoli esterni sono letti dentro di noi da pochi ed essenziali “rilevatori di vitalità”: fame, sete, caldo, freddo, sesso, e tutto quanto può o possa soddisfarne il relativo bisogno di vita. La parte “intellettuale” sulla quale obbietti, è una sovrastruttura culturale che si è stratificata nei millenni secondo dinamiche specifiche che riguardano le differenti culture, e non sono per nulla soggettive se non nella relatività della cultura che le ha prodotte. Ma se le denudi dagli artifici morali di cui sono state rivestite, ritrovi quei bisogni essenziali di cui parlavo. L’intellettualizazione del “quarto pilastro” risente di quei paludamenti, seppure questi non vengono percepiti come indotti dai, dalle protagoniste, che SPESSO sono vittime di condizionamenti “sottoculturali” di natura immaginifica non diversamente dalle vittime più “terra terra” di cui accennavo nelle “puntate” precedenti.
È un fenomeno che osservo sotto forme differenti nell’attuale Sinistra italiana, e come si autocelebra come forza progressista mentre ha assunto l’aspetto e i modi della borghesia conservatrice che combatteva nei ’60>>>
>>> Io non credo che con te debba sforzarmi per spiegare quanto in questo momento storico la società Occidentale viva di “immagini” più che di contenuti. E quanto questa condizione pervada, anche inconsciamente, lo stile di vita di tanti, anche a livelli insospettabili. Il bisogno di essere “riconosciuti”, nel momento in cui, per mille ragioni, si “suppone” di meritarlo, in una società “visiva” come la nostra, conduce facilmente a quelle aberrazioni valutative di cui accennavo ieri, per sè stessi quanto per gli “oggetti amorosi” quando vi è quell’interesse in atto. È un mezzo per soddisfare quelle essenziali esigenze, ma a un livello “qualitativo” che si ritiene adatto allo “status”, intellettuale in questo caso, che si pensa di avere. Ecco perchè ieri parlavo di “intellettualismo” come perversione del bisogno di immagine tipico di questa società del “sembrare”. Non dirmi che nella tua pur giovane vita tu non hai mai incontrato soggetti che avevano quelle caratteristiche perchè non ci crederei mai. La stessa Arte Moderna sta vivendo questa dicotomia tra essere e apparire, figuriamoci certi pseudointellettuali che riempiono l’aria di “immagini” suggestive per colpire soggetti suggestionabili. È come al mercato. Serve per venderSi.
Pat79,
la mia incapacità di impostare statistiche corrette sulle ragioni di attrazione o di unione di coppia oppure il fatto che non ne abbia mai trovata una, non significa che non si possa fare.
dal mio punto di vista, però, se è facile il riscontro sull’aspetto estetico (come se questo appartenesse alla maggioranza degli esseri umani, maschi e femmine), credo sia oltremodo complesso rilevare, al di là di questo, aspetti interiori magari anche più incisivi, di cui spesso nemmeno l’individuo interessato ha piena consapevolezza.
@Suzanne…
“C’è sempre un quid inspiegabile, insospettabile, che sfugge a tutti questi barbosi discorsi su statistiche soporifere.”
Le statistiche non saranno perfette ma ti danno un’indicazione, molto di più che le proprie convinzioni.
Come ho già detto anche in una mia lettera, la società di oggi ci propina continuamente dei canoni e delle tendenze. Dei canoni che generalmente si è costretti a inseguire per risultare attraenti e questo vale sia per gli uomini che per le donne. Purtroppo, il singolo individuo non può far nulla per contrastare questo enorme e complesso problema. Può però fare un’altra cosa: rifiutare quei canoni, se non gli vanno e limitarsi ad essere sé stesso, piacendosi per quello che è. E magari pensando: “Se non piaccio agli altri, è un problema loro”. Purtroppo però, solo una esigua minoranza della popolazione ragiona così. C’è appunto sempre questa paura, non del tutto ingiustificata, di rimanere soli o di sentirsi esclusi. L’unica soluzione a questo problema l’ho già detta: bisognerebbe che le persone, generalmente, pensassero di più con la propria testa che non con quella della collettività.
Citerò infine una frase che ho letto qualche tempo fa su FB: “Dio ti ringrazio per avermi concesso una testa che, seppur di c...., sa prendere decisioni in autonomia”.
@Bottex
I canoni estetici sono imposti dalla società o invece è il contrario?
Cioè che si utilizzano quei canoni, che risultano attraenti, ad esempio per questione di marketing e vendere prodotti e servizi?
Certo Golem, la tua riflessione è sicuramente condivisibile; tutti indistintamente siamo sottoprodotti culturali, oltre che genetici ed ambientali. Le nostre idealizzazioni non possono che prendere spunto da quella che è la cultura in cui siamo immersi fin da bimbi, a partire dalle fiabe e dalle fantasie sul principe azzurro e sulla principessa. Hai colto perfettamente nel segno quando sostieni che la nostra società vive per immagini, anche più “sofisticate” come quelle degli artisti o intellettuali ( che lo siano realmente non ha alcuna importanza, l’importante è sapersi vendere come tali). Quello che però voglio sperare io, avendo anche attraversato certe fasi di idealizzazioni intellettuali, è che in seguito alla maturazione personale e alle esperienze di vita, si riesca un pochino ad emanciparsi da ciò che immaginavamo, e riesca ad uscire fuori la nostra unicità. Per me alla fine ogni individuo rimane libero e responsabile delle proprie scelte, al di là di ogni condizionamento culturale, sociale o psicologico. Per questo mi fanno sorridere I soliti discorsi critici sulla società che richiede certi parametri e poi tutti come pecoroni a cercare di raggiungerli, anziché inventarsene di nuovi.
Ma per raggiungere quella “indipendenza” critica, Suzy, sono necessarie le “cognizioni”, che ci provengono dalle esperienze dirette e dalla cultura “differenziale”, quella cioè che mette a confronto i livelli di “equilibrio” nei diversi modelli culturali. E malgrado queste acquisizioni, che non potranno mai essere sconfinate, saremo sempre parziali nei giudizi.
Usciti da un pezzo dal mondo dei valori occidentali condivisi su base religiosa, siamo sottoposti a forme di “persuasione” che non risparmiano nessun livello di “intellettualità”. Neppure coloro che si sentono al sicuro da certi condizionamenti, per via di una formazione accademica riconosciuta vi sfuggono. Questa mattina osservavo l’ennesima provocazione “artistica” di Maurizio Cattelan: una banana attaccata al muro esposta in una “galleria d’arte” di Miami. È in vendita per 120mila dollari, e ci sarà qualcuno che la acquisterà, puoi scommetterci. Come c’è chi compra a decine di milioni di dollari le “opere” di Jeff Koons, o di Damian Hirst, paga per vedere le “performance” della Abramovic o che acquisterebbe le centurie di Rossye se qualcuno le pubblicasse dopo un opportuno battage pubblicitario di qualche “critico famoso” che le avesse incensate come portatrici >>>