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Lettera pubblicata il 22 Ottobre 2010. L'autore ha condiviso 3 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore ventolibero.
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Francamente nella vita non ho vissuto esperienze traumatiche che mi abbiano fatto perdere il disincanto “puerile” (non in senso negativo) sulla realtà. Banalmente, la più traumatica è stata una delusione amorosa (invero molto pesante, di quelle che ti fanno cogliere l’assurdo dell’esistenza).
Dico questo perché non vedo un legame necessario tra un’età di 25 anni e l’illusione della vita come bellezza. E non lo vedo non solo perché c’è chi vive esperienze traumatiche da giovane (come nel caso di Alessandra a contatto con la morte) e che quindi può cogliere il male del mondo. Non vedo questo nesso anche perché pure chi come me non ha ancora 25 anni e può ritenersi piuttosto fortunato, se un minimo si guarda attorno e riflette (e intendo proprio un minimo… sono riflessioni piuttosto lineari e banali le mie), se non si lascia alienare – com’è facile oggi – dai luccichi dell’apparenza tipica di un mondo-spettacolo, allora credo venga abbastanza facile capire quel che ho scritto prima.
Condivido il fatto di saper apprezzare le cose positive che accadono. Ma lo condivido nell’accezione di quella bella (e pertanto da me apprezzata!) poesia di Manzoni. Cogliere il bello quasi con l’amaro in bocca. La cosa migliore è riuscire a farlo in maniera totale, cioè fino a dimenticare lo schifo in se stesso, che ti aspetterà però sulla soglia.
Detto questo non sono affatto contrario ad un’etica che io definisco “menefreghista”, anche se l’accezione potrebbe apparire fuorviante. Al giorno d’oggi poi! Comunque non è il caso di parlarne qua.
Grazie per l’augurio, la mia è stata una buona domenica. Nonostante la pioggia forsennata mi son goduto un pomeriggio degli amici che non vedevo da un pezzo e mi ha fatto piacere. Anzi, tutta la settimana è stata abbastanza piacevole. Ovviamente questo non cambia le carte in tavola. Spero la tua sia stata almeno altrettanto piacevole.
Alessandro…si,conosco il significato del mio nome.E in un certo senso sono anch’io dell’idea che nel nome sia scritto un po’ il destino di chi lo porta.Più o meno…
Hai ragione,salviamoci dal qualunquismo e dalla comodità del dolore.
E’ un errore comune quello di crogiolarsi sui propri guai,cullarsi tra le proprie lacrime,rintanarsi nel proprio buio per nascondersi e non lottare.
Trovo,invece,di gran lunga migliore chi cerca un appiglio,una via d’uscita al proprio malessere anche attraverso percorsi non propriamente ortodossi,estremamente condivisivili o eccellenti.
E’un po’ come dire che la religione è l’oppio dei popoli.Magari è vero.Ma esistono persone che,purtoppo,non hanno altro appiglio che quello,e se quel loro ‘credo’ non crea danni,è meritevole e degno di rispetto.
La sacrosanta spinta a ‘fare’ unita a quel recondito spirito di sopravvivenza che accompagna ciascuno di noi è,a mio avviso, sicuramente un buon punto di partenza.
Visto che ami le citazioni,ti lascio con una a me molto cara:Essere o non essere,questo è il problema.
Che cos’è piu’ nobile,soffrire nell’animo per i sassi e i dardi scagliati dall’oltraggiosa fortuna,o impugnare le armi contro un mare di affanni e combatterli fino a farli cessare?
Buona giornata…
Alessandra
Visto che non ci troviamo a scrivere su una rivista scientifica, solo scambio di opinioni. Non ho ancora capito, come te del resto, cosa bisogna aggiungere…Cassano No Weiss No, di nuovo non c’è niente all’orizzonte. Montanelli, che accettò con riluttanza la cura farmacologica, ha rilasciato un’esauriente testimonianza dei benefici chimici. E’ una domanda la mia, qual’è alla fine la tua proposta?
In alcuni momenti penso che tu stia facendo una specie di passerella.
Ho letto una notizia poco fa di un depresso che ha sparato al medico generico, che si era recato a casa sua. Tiri fuori citazioni e ti esalti del tuo sapere. Bene, per te naturalmente. C’è gente che fa di peggio. Tipo un mio parente psicologo depresso, si è rivolto alla chimica. Io mi curo dell’anima e della spiritualità, e leggendo Weiss, mi rilasso e rifletto positivamente. Tu mi angosci. De Andrè non mi è mai piaciuto, questione di gusti, ho sempre preferito il montanaro Guccini, ai suoi concerti mi dava l’occasione di divertirmi e riflettere. De Andrè come l’ultimo Gaber, mi angosciava. Prova, solo per dare spessore a quello che dici, che rispetti chi lavora in maniera diversa, e se piace a determinate persone, non sarai certo tu a far cambiare idea chi si trova in situazioni di disagio e trova sollievo ascoltando Battiato o De Gregori. E con la “chimica”.
Vuoi esplorare nuovi sentieri, padronissimo, ma su questo forum non esternare giudizi, alla fine sono i risultati che contano. Ti confido che il libro più interessante e (per me) introspettivo è stato Siddharta di H. Hesse, Ad ognuno il suo…mi è scappata la citazione!
Amichevolmente TS
Tiffany (un nome tuo ce l’hai vero?il mio è Alessandro),prima di indossare il mio camice bianco da dottore e affrontare l’inferno,ti ringrazio per il livore.
Mettiamo subito in chiaro un punto fermo: il mio è un mestiere complicato e qua mi sembra che vi improvvisiate psicologi se non psichiatri. Ciò che faccio richiede delicatezza e senno,richiede costante presenza e disponibilità,richiede rispetto e riconoscibilità dell’altro. Richiede preparazione umana,scientifica e culturale!Per cortesia,non banalizziamo! Forse chi è fuori e avulso da certi contesti può permettersi il semplicismo,io non me lo posso concedere!
Altro punto fermo:quando una cosa è spazzatura è spazzatura e va pattumata. Punto! Poi possiamo arzigolare tutte le elucubrazioni che vogliamo ma purtroppo certo tipo di letame non muterà mai in fiore. E lo dice uno che adora De Andrè,che lo considera un’etica da vivere!
Dunque,detto questo,cominciamo: “puoi citare tutti i nomi che vuoi,non ti farà onore né ti migliorerà se poi disgusti chi nella vita fa altri studi o altre scelte”. Quando però (lo si capisce dal fatto che taci su Cassano e questa forse-dico forse-è malafede?),sempre riferendomi a quei nomi (che sarebbe il caso,dato che parlate di disagio psichico,di cercare di conoscere e magari confrontarli col vostro adorato Weiss per poi riparlarne) e alla loro esperienza pratica,mi dichiaro contrario agli spacciatori di droga legalizzati,a quei “medici terroristi” (e questo non è un giudizio che dai? visto che,velatamente,accusi me di giudicare) che tu hai conosciuto,capaci solo di stordire con gli psicofarmaci a te questa mia contrarietà sta bene vero? Anche loro,questi “terroristi” hanno fatto scelte diverse dalle mie,anche loro hanno una concezione diversa dalla mia. Solo che è diversa anche dalla tua!Quindi il mio disaccordo da loro a te sta bene!Dunque la tua coerenza e la logicità strutturale del tuo ragionare?
Devo dirtelo (anch’io ho rispetto per me stesso): l’astio che traspare dalle tue parole mi fa capire che fatichi ad accogliere punti di vista non in sintonia coi tuoi. Non è una “diagnosi”,ma quei “medici terroristi”,rigidi seguaci del DSM IV (il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) con “facilità disumana” vedrebbero in tali condotte un “disturbo schizotipico di personalità”.Quindi attenzione!
Sulla psicanalisi ho già detto ciò che andava detto. Ma a me pare che voi cerchiate più le favole e le magie che non affrontare una serena e al contempo impegnativa riflessione su voi e la vostra storia,pregressa e presente. Una parentesi: ma io cosa ho mai detto di essere? Non ricordo di aver dato mai definizioni di me stesso!Quando mai mi sono descritto come umile,sensibile ecc. Ho semplicemente raccontato e partecipato le mie esperienze umane,emozionali e professionali. Le impressioni le ricava chi interagisce,come è ovvio che sia.
Ritornando a quanto sopra,ripeto,stesso meccanismo degli psicofarmaci. A tal proposito Kafka in Confessioni e Diari diceva che “scrivere ricette è facile,intendersi e capirsi con chi soffre è molto più difficile”. Il suggestionismo agisce allo stesso modo: illude e aliena!
Francamente non capisco come sia potuto accadere che,a commento di una mia riflessione (sulla compassione,sulla quale tu e i tuoi neanche una parola,perciò la metafora del mal di denti) si sia scatenata una discussione su insulsi argomenti come la parapsicologia. Il solo fatto di trovarmi ora “costretto” a parlare di Weiss mi offende. Se andassi dai “miei matti” a proporre “terapie” alla Weiss certamente mi sentirei rivolte le parole di una canzone di Guccini che ben conosce l’ “amico” Mario,dal quale tutto è partito: “tornate a casa nani,levatevi davanti,per la mia rabbia enorme mi servono giganti”.
Quanto alla new age: Messaggi dai Maestri mi ha fatto rivivere le banalità e scempiaggini contenute ne L’Alchimista di Coelho. D’altronde,qui sei tu l’ignorante (permettimelo eh),la parapsicologia è stata precorritrice del movimento new age.
Se tu e quanti come te avete tratto vantaggio e benessere da tali “trattamenti” ne sono ben felice. Posso però permettermi di avere diverse concezioni? Mi è consentito rifarmi a diversi approcci? Sia pure rigettando,con espressioni forti quanto è oggettivamente dannoso e pericoloso? Non è una novità che quando è detta la verità su qualcosa,in genere,si scateni l’astio e il livore di quanti si beano delle loro illusioni! Non è normale ma è usuale quindi è normale.
Devo dire che questo è un atteggiamento che non appartiene a Mario! Dissentiamo su diverse cose,quasi su tutto,ma il dialogo è sempre pacato,disteso,civile. Di confronto e di rispetto.
Non ho mai inteso dire,né tanto meno pensare,che tu e altri siate dei suggestionati (semmai vittime),semplicemente,facendo un ragionamento oggettivo,dire che quelle sono metodiche che fondano il loro agire proprio sulla suggestione. Se hai onestà intellettuale dovresti ammetterlo! Tuttavia,sono presuntuoso lo so,non mi occorre avere una tua conferma. E’ cosi ed è questa la ridicola tragedia: se ne conosce la negatività e non ci si sottrae ad essa. Anzi,si propaga,si promuove l’inutile e il dannoso. Le difficoltà accecano è proprio vero. Tuttavia non è certamente una colpa! Purtroppo va così,quando si sta male ci si aggrappa a tutto!
Ripeto,con maggiore forza:si tratta di scempiaggini adatte a soggiogare chi si smarrisce nella propria “crisi esistenziale”(e questo non significa dire che una di queste identità in crisi sei tu. Mai mi permetterei) che certo non è il dolore di cui io intendo parlare. Sai,ti do una notizia: c’è chi queste “crisi esistenziali” non se le può permettere.
Il dolore cui faccio riferimento,il dolore che mi sfida ogni giorno e mi da un senso di impotenza eh… E’ ben altra cosa eh. Sei mai stata a contatto con uno schizofrenico catatonico?Ti sei mai fatta compagna di quel suo camminare col cuore vuoto,col cuore spento,col cuore di pietra ma che pure,qualche volta,aspetta disperatamente che un’ondata d’amore torni a riscaldare il mondo,il suo mondo sempre in bilico tra realtà e delirio? Hai mai avvertito,standogli accanto,il suo abissale senso di strappo e lacerazione?Ti è mai capitato di dover affrontare (senza contenzione per giunta,sono un po’ matto:ho l’ardire di slegare i “matti”,dovresti vedere l’astio degli infermieri! Ma il medico sono io e mi devono “obbedire” ) il vortice furioso di una improvvisa riaccensione psicotica da uno stato pregresso di inibizione chimica,i suoi deliri,le sue allucinazioni e,finita l’emergenza,le percezioni distorte di un proprio mondo in frantumi che si cerca disperatamente di ricostruire?
Hai addosso quelle vite lacerate e da esse non puoi sfuggire: sempre con te anche quando ti feriscono,anche quando ti distruggono,anche quando ti annichiliscono!
Non credo che puoi capire di cosa parlo. Certe esperienze bisogna viverle,bisogna farsene carico! I miei mari…
Ti è mai accaduto di stare accanto a un depresso vero,accanto a quell’angoscia stremata del suo volto e del suo sguardo che sigilla ogni cosa?Ma ormai,almeno stando a quanto viene scritto su questo sito,tutti siamo “depressi”.Perciò ti sarà capitato certamente!
A parte questo soffio di ironia,come vedi parlo di DOLORE,dolore vero,autentico,logorante,lacerante che avvolge con la sua cappa di solitudine. A fronte di tale malessere non desiderato, c’è chi della vita sente un peso insostenibile. Considera la vita una malattia non cercata, una inevitabile condanna. A quel punto la morte diventa l’ultima difesa inconscia all’insopportabile minaccia di dover esistere per costrizione. Cerchi di farti compagno di un simile cammino di devastazione solo che poi ti accorgi che la realtà che speravi (meglio ti illudevi) di conoscere si allontana sempre di più dalla cornice di chiarezza che sembrava acquisita, e a quel punto si sfaldano convinzioni e certezze.
Non credo,per tua fortuna,che tu abbia vissuto tali esperienze,anche solo di contatto.
Loro non rinunciano al loro dolore,perche soltanto il dolore può restituirgli il senso della realtà. E allora la verità,mia cara “amica” è che davanti a certe esistenze e a certi strappi laceranti bisognerebbe inchinarsi! Bisognerebbe tacere! Ma ormai ogni alito fa rumore, e capita che arrivi qualche “messaggio” di un qualche “maestro” a profanare il silenzio e l’angoscia! Ormai scatta l’applauso per ogni tragedia!
La medicina ha il compito di debellare tali indicibili sofferenze ma, nel tentativo di debellarle velocemente,spesso con le suggestioni come nel caso di Weiss,fa accettare alla gente i rischi della “cura” (il virgolettato sempre in riferimento a Weiss come pure,sempre in suo riferimento,va usato con il termine medicina)piuttosto che quelli della malattia.
I vaghi malesseri esistenziali,quindi,io non me li posso permettere proprio perché navigo per i miei mari. E i miei mari non sono certo i tuoi mari! Vai a farti un giro in quegli inferni disumanizzati degli SPDC (servizio psichiatrico di diagnosi e cura)e conoscerai i miei mari. Conoscerai i miei “equilibri”! Conoscerai le mie “meraviglie”! Conoscerai i miei significati! Io,in questi inferni,gioco il mio destino! Se mai ti capitasse di passare per Lecce (ammesso che tu non sia di quelle parti) possiamo stabilire un incontro (non ho problemi a lasciarti mail e cellulare)e organizzare una traversata. Per i miei mari! E nei miei mari il vento soffia forte.
Se te la senti,l’invito è aperto! Poi vediamo se riuscirai a mantenere la sufficienza che dimostri nel tuo post!
E poi scusami:ma come fai a dire che se una risposta non è di “natura pessimistica non e di mio gradimento”? Ma se non faccio altro che parlare di fiducia,speranza,coraggio? Se proprio in una risposta a un commento esorto a concepire l’uomo,anche il più abominevole o meglio,chi ha compiuto atti abominevoli,come “infinita possibilità”?
Come hai potuto vedere,ho detto che per me il pessimismo e l’ottimismo è sprofondare nello stesso abisso di banalità. Io mi soffermo su ciò che esiste ed è vero! Si faccia,se non chiedo troppo,almeno lo sforzo di comprendere quanto uno va dicendo per favore! A questo punto devo pensare che tutto ciò che dicevi di me e delle mie condotte nei tuoi commenti alla mia precedente lettera erano,o frutto di malafede,oppure travisamento dei miei concetti. Anzi,direi proprio distorsione del vero. Confesso la mia impotenza di psichiatra: mi hai letteralmente mandato in tilt! Non riesco a dare una risposta,non riesco a intravedere una logica in tutto questo. Il dissentire va bene (su Weiss abbiamo,certamente,pareri che sono agli antipodi e di certo la mia lontananza da lui l’ho palesata con espressioni forti e decise)ma il livore e l’astio che erompe prepotente dalle tue parole proprio non lo capisco. Ripeto:se mi fossilizzassi sul DSM avrei già ricavato una facile e riduttiva spiegazione,ma io l’ho sempre considerato privo di ogni fondatezza scientifica!
Ultima nota: “credo che la vita ha un senso”! Come a dire che per me la vita è priva di senso! Questa è pura malafede! Qual è il senso di tutti gli apprezzamenti che,bontà tua,hai manifestato se con questa affermazione di fatto affermi che per me la vita non ha senso? Com’è: plaudi a concezioni che in fondo ti ripugnano?
Dico che è malafede perché,se così non fosse,tali palesi contraddizioni sarebbero percezione alterata del reale,sarebbe dissociazione mentale,sarebbe,per intenderci,schizofrenia. Fermo restando che io apprezzo più questa che quella!
No,cara “amica”,tu questo a me non puoi venire a dirlo:io ho scelto di investire la mia vita non nel volontariato ma nella difficile arte della compassione. E l’arte, qualsiasi arte dicevano i romantici, è grande quanto le emozioni che riesce a suscitare, quanto i turbamenti che riesce a provocare.
Gli psichiatri,in genere,sono quei medici capaci solo di trovare anomalie in ogni comportamento. Se leggi quel manuale (la Bibbia di tutti gli psichiatri organicisti del mondo,scoprirai che praticamente tutto,ogni condotta umana è malattia. Io mi rifaccio alla corrente fenomenologica,anche per auto protezione perché per il mio modo di affrontare la vita rientro prepotentemente nei quadri nosologici di patologia ivi descritti. Quindi con me non corri rischi ).
La vita è meravigliosa? Mah,può darsi. Certo è che la vita è un incontro!
Brian Weiss. Mi è capitato tra le mani qualche suo testo ma,dopo aver letto uno di questi,Messaggi dai Maestri e visto le allucinanti farneticazioni ivi contenute ritengo di poter fare tranquillamente a meno della sua “conoscenza”. Ho prestato servizio,come medico,come laureato in Medicina e Chirurgia e non come psichiatra perché ancora non lo ero,per poche settimane,presso una comunità di recupero dalle tossicodipendenze che adottava metodi,diciamo, “alternativi”?,che si rifanno alle “metodologie” parapsicologiche. Ho visto le tragedie a cui fanno approdare. Quindi anche qui:attenzione!
L’arte della compassione dipana le sue coordinate alla ricerca di una possibile strada di salvezza attraversando i sentieri del travaglio,della sofferenza,della miseria,della solitudine ma anche dell’entusiasmo,della gioia e della fiducia. Io lotto ogni giorno per cercare di ridare un residuo di senso a delle vite che per i molti troppo presi dalle loro “recitate euforie”,sembrano non averne più alcuno,per cercare di colmare quel vuoto incolmabile che ti priva della percezione di te stesso.
E cerco di farlo senza ricorrere alle scorciatoie,che siano psicofarmaci o fantomatiche regressioni a vite precedenti.
Con me puoi parlare liberamente senza timore di riuscire troppo “dura”. Fosse questa la durezza che devo affrontare ogni giorno.
Io certo,devo ancora molto navigare per i miei mari,indubbiamente,perchè l’uomo è un’infinita traversata solo che,diversamente da te,io sfido la furia dei venti e cerco il senso del mio andare camminando col ritmo lesto di chi fugge nella notte e con quello lento di chi sta per cedere. Ti rinnovo l’invito!
Nel risponderti ho cercato di muovermi in punta di piedi ma di essere anche franco e schietto!
Ora scusami,ma i miei mari,le mie onde aspettano!
Ah,quanto al “sublime” Brian Weiss prenderò ripetizioni,cercherò di colmare questa imperdonabile ignoranza del suo splendore!
P.S Per chi vive il DOLORE vero: le scorciatoie non servono. Non perdetevi in mezzo al rumore,in mezzo alle distrazioni,in mezzo alla chiacchiera! Piuttosto si rinnovi in noi il coraggio e la speranza,non deragliamo nei facili e rassicurativi sentimentalismi da parapsicologia. Alla fine sarà tragedia! Solo tragedia!
Alessandro