Salve.
Volevo chiedere un parere sulla situazione che sto vivendo al momento.
Io ed il mio ex ci siamo conosciuti tramite una mia amica, subito ci siam piaciuti ed abbiamo iniziato a parlare, mettendoci assieme dopo un mesetto.
Tutto bene per le prime due settimane, nessun problema. Poi vedevo che iniziava ad avvicinarsi sempre più ai suoi amici/amiche e staccarsi da me.
Un giorno rifiutai un suo regalo, per motivi personali che preferirei non specificare, e decise di troncare il rapporto poiché “i caratteri non erano compatibili”.
Son venuta a conoscenza che un mese dopo gli aveva scritto una ragazza e lui ci aveva parlato, finché lei non l’ha piantato in asso per l’ex.
Un mese fa invece ha scritto ad un’altra ragazza, che categoricamente l’ha rifiutato poiché impegnata.
Il problema ora é che lui mette stories su Instagram “strane”.
Frasi che descrivono la mancanza di qualcuno, la ricerca d’amore, d’attenzione soprattutto da parte di qualcuno.
Le mie amiche pensano siano riferite a me (dopotutto anche io spesso gli ho mandato dei segnali) poiché io sono stata l’unica ragazza seria che avesse avuto finora e le altre due ci ha parlato massimo 3 giorni.
(Aggiungo che da appena lasciati gli scrissi per farlo tornare in tutti i modi possibili, ma lui mi evitava o i suoi amici stessi mi prendevano in giro)
Io son convinta non siano per me, ma dentro ci spero davvero. Sento ancora la sua mancanza dopo tre mesi, anche se ne siamo durati soltanto uno.
Voi cosa ne pensate? Potete anche chiedermi altri particolari.
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Categorie: - Amore e relazioni
La rete ci ha fatto perdere di vista che la città può essere una scuola di formazione politica per i giovani che vivono in provincia. Una persona che vive nell’hinterland, in quelle zone in cui la popolazione ha origini talmente antiche da rendere sempre attuale una cultura di tipo feudale per trovare una collocazione sociale alla famiglia, e gestire così in maniera più agevole i rapporti tra i diversi nuclei familiari, riesce a trovare a in città almeno un compagno ed una compagna. Mi riferisco alle persone che per natura non riescono a trovare amici con un carattere affine al loro. In provincia ci si conosce di più, ma le relazioni sociali sono più stereotipate. Non hai la possibilità di capire sul campo perché le tue amicizie arrivano ad un punto di saturazione, perché non riesci ad esprimerti fino in fondo dicendo delle banalità. In quel microcosmo i fratelli sono a casa e in alcune occasioni potrebbe prevalere un senso di esclusione. Si tratta di un mondo che con il mio carattere giudico positivamente dal momento che ho una natura contemplativa, ma non riuscirei mai ad identificarmi con Leopardi perché le regole del mercato non mi hanno persuasa. Nella persona che non posso vivere vedo il fratello o qualcuno che semplicemente non mi vuole. Sono molto pratica. La città ti apre le porte della famiglia umana lasciandoti un ricordo positivo anche delle persone che non hai “potuto vivere”. Oggi si dice così. […]
[…]Negli anni ho avuto modo di rivalutare questa speciale forma di fraternità perché ho constatato, a mie spese, che questo percorso di formazione della personalità si scontra con le regole del mercato, ragion per cui si fatica a riconoscere un’ipotetica sorella in una persona che non dimostra di avere le stesse affinità. Per un certo tempo la si giudica troppo grande per partecipare alla vita del gruppo e quando diventa troppo ingombrante viene liquidata in malo modo. Riconoscersi fratelli, o capire di essere fatti l’uno per l’altra, non significa manifestare la volontà di esserlo. Significa trovare una soluzione razionale per prendere strade diverse.
Quindi pensa che semplicemente dovrei mettermi nella testa la convinzione che sia finita?
E chi lo sa.
Tu aspettalo, nel frattempo trovatene altri da conoscere ed in particolare un altro da frequentare: quando torna, deciderai tu.