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Il primo amore non si scorda mai

di Giulia Gabbia
Trovi il testo della lettera a pagina 1.
Lettera pubblicata il 22 Ottobre 2013. L'autore ha condiviso 23 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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La lettera ha ricevuto finora 47 commenti

Pagine: 1 2 3 4 5

  1. 31
    uffa -

    Galooth nella vita bisogna pur dare un senso a, certi valori.. da come scrivi sembri un uomo frustrato dalla vita.. lasciati un po’ andare non dare tutto per scontato… ricordati mai dire mai.

  2. 32
    Galooth -

    Se lo dici tu che sono frustrato c’è da crederci. Ma a quali valori ti riferisci ?

  3. 33
    dreamer -

    La certa Dreamer ti ha ria posto all’altra lettera e ti risponde anche qui. Mi rendo conto che forse non si sia in grado di andare oltre le parole. La parola amore è una sola eppure ha più significati. Ma per tenere il discorso più chiaro userò affetto smisurato e incondizionato.
    Si è cristallizzato il ricordo e credo sia anche normale. E quel ricordo è a me caro.
    Detto ciò non metto in discussione la mia attuale relazione,se penso a un’ala che si unisca alla mia penso almio attuale compagno. Non tollero neanche l’idea di un’altra persona che mi metta un dito addosso,tanto meno immagino un futuro senza di lui. Se penso a un figlio lo vedo con i suoi occhi e con la sua testa pelatina. E capa tosta come lui,buono,semplice,ma estremamente determinato.
    Ho amato altre due persone con tutta me stessa,nonostante io abbia avuto altre storie,queste due persone non usciranno dal mio cuore solo perchè le cose sono andate male.
    Ti dirò di più…una di queste due persone ha anche provato più volte a ricreare con me una relazione….ma l’amore chequi cito nei loro confronti…non è a questo finalizzato…ecco perchè non ho assecondato.
    Ma CIO non cancella un sentimento….che nulla ha a che vedere con la mia attuale relazione

  4. 34
    uffa -

    Ai valori della famiglia, dell’amore e chi più ne ha più li metta. Cmq non era un offesa solo una considerazione..

  5. 35
    LUNA -

    Galooth, la metafora del telefono mi.piace molto ed e’ molto efficace. E concordo. Pero’ forse parliamo di due cose diverse: per idealizzare un “nulla” non serve manco che una vera relazione vi sia e anche per non digerire un rifiuto e sentirsi sminuiti, anche perche’ una ferita narcisistica non ha bisogno di un sentimento. Allo stesso modo e’ sufficiente una dipendenza per sbattere la testa contro un muro di rifiuto. Per continuare ad amare qualcuno non serve pero’ che l’oggetto di quel sentimento sia all’altro capo di un ipotetico filo ne’ che vi sia una ricerca effettiva e un mettersi nel didietro la propria dignita’ concretamente. non credo che mia zia, che non ha mai cercato, supplicato, inseguito suo marito (se non aver cercato ovviamente un iniziale chiarimento) abbia mancato di amor proprio e dignita’ (di fronte a chi?) vivendo le sue emozioni intimamente e le sue rielaborazioni. Se ami qualcuno non e’ che assume piu’ valore perche’ se ne va, e’ che e’ umano sentire la mancanza di qualsiasi vero affetto lontano: se un amico fraterno o una sorella si trasferiscono lontano si smette di amarli solo perche’ non sono piu’ a un metro di distanza? Se si litiga con un parente prossimo si smette di amarlo per questo? L’amore e’ piu’ vicino a un affetto viscerale che ad altro. Poi, certo, c’e’ chi (uomo o donna) tende a considerare abbandono ogni “non riconoscimento”, a non accettarlo, a creare rapporti di dipendenza con “chiunque”, c’e’ anche chi di base cerca il rifiuto per rimettere inconsapevolmente in scena un copione (e non e’ per forza masochismo, perche’ del male non gode, non lo sa gestire e risolvere, e’ diverso)… ma se parliamo non di serialita’, ma di una storia importante e’ diverso, anche se ognuno vi da’ le proprie valenze… secondo il tuo principio uomini e donne dovrebbero entrare in una certa modalita’ rispetto a chiunque li abbandoni o rifiuti. Quello dovrebbe essere il discriminante. In realta’, tranne ove vi sia una reale serialita’, che ha pero’ ragioni piu” profonde del semplice “fascino ddel rifiuto”, cosi non e’. Chi non si sarebbe neanche voltato indietro in analoghi casi per “chiunque”, se pure possa entrare in gioco l’orgoglio ferito, vive diversamente la fine di un amore. Di cio’ che tale considera. Per vivere una relazione bisogna essere in due, l’amore unilaterale e’ una fetecchia e a volte puo’ essere anche nevrosi o timore di relazionarsi davvero, ma per amare qualcuno…

  6. 36
    LUNA -

    Non e’ necessario che sembri speciale ad altri ne’ che lo “sia”, amiamo qualcuno per cio’ che di costui costei piace a noi e per cio’ che per noi rappresenta, e non e’ neppure questione di “idealizzazione”. Le mie amiche amano i loro compagni e mariti, alcune con loro hanno messo su famiglia, una di loro anche con un amico mio da una vita a cui voglio molto bene. Questi uomini possono piacermi di piu’ o di meno, non dico aolo fisicamente, ma anche caratterialmente che sia. Alcuni mi sono piu’ simpatici e ci parlo piu’ volentieri, tuttavia e non sono ne’ santi ne’ demoni ne’ eroi sono evidetemente speciali per chi li ama e ha scelto loro (e viceversa ovviamente) cheche’ io ne possa pensare eventualmente di come quelle coppie siano assortite e che non mi fidanzerei con nessuno di loro. Del mio amico trentennale, poi, che conosco alquanto bene, la sua compagna conosce lati bonus/malus che io non conosco affatto. Il mio primissimo amore lo lasciai io eppure non per questo gli voglio meno bene. E mi rimane un affetto molto minore per un altra persona che invece lascio’ me (lo lasciai io , salvavita, ma poiche’ ero tradita direi che lui mi mise nelle condizioni di scegliere “me”. Non passai un minuto concretamente all’altro capo di un telefono muto e tra l’altro fu lui in seguito a cercare me (e dissi no), tuttavia di un tempo per rielaborare il distacco ebbi bisogno. A distanza di anni sicuramente considero piu’ importante la storia precedente (e non solo io) e non vi furono infine vincitori e vinti anche se in teoria secondo il tuo parametro “vinsi” io perche’ me ne andai per prima. Non ho un rimpianto per quell’amore ma non lo rinnego e nel massimo rispetto per chi e’ venuto dopo nella sua vita come nella mia (rispetto non semplicemente “dovuto”, ma naturale se si ama qualcuno) non mi stupi’ quando a distanza di anni e molti ci si aiuto’ in un momento particolare della vita. Da sempre mi sento dire da chi e’ venuto dopo come ho potuto innamorarmi di “quello la’” e cosa io abbia trovato in lui. Mi vengono aciorinati anche evidenti difetti che conosco e non nego affatto e incompatibilita’ (non dubito che lui abbia presenti i miei. Anche perche’ ce li siamo sempre detti in faccia). Tuttavia il buono che ricordo e considero non e’ idealizzazione. Sono cose positive che ho visto e vissuto. da notare poi che non stiamo insieme da secoli ne’ vorrei starci. Il fatto che io non lo demolisca non significa che io lo idealizzi…

  7. 37
    Galooth -

    Dreamer, Luna e Uffa, più tardi sarò più dettagliato nel replicare alle vostre considerazioni, ora posso solo anticiparvi che l’argomento in questione sarà il concetto di “amore” che in voi vedo coniugato in maniera idealistica, attraverso la visione onirica che Dreamer, non a caso, visto il nickname, esprime benissimo, ma che altrettanto non casualmente ha ridimensionato nel suo ultimo post, riguardo quel rimpianto personaggio, caratterialmente particolare, defininendolo affetto ” smisurato e incondizionato”, quasi a volerlo mettere in secondo piano rispetto al suo presunto amore in corso.
    A più tardi.

  8. 38
    Galooth -

    Riprendo l’argomento volendo sottolineare quanto siano differenti i punti di vista maschile e femminile circa l’idea che le parti hanno della parola “amore”.
    Il genere cui appartengo, vive gran parte della vita sessuale e sentimentale convinto che l’amore sia quell’attrazione fisica che ti fa perdere la testa per una donna e che si configura come desiderio di possesso con la relativa gelosia che l’accompagna.
    Tutto questo si può anche trasformare in una convivenza che dà luogo ad una famiglia e a tutto ciò che ne consegue, persino ad una relazione “sana”, laddove questo temine si identifica con uno scorrere tranquillo della convivenza, ma dove, tuttavia, tra le parti non si è mai creato un vero rapporto umano, che trascenda le differenze sessuali.
    Questa “ignoranza” maschile è causata dalla forte dipendenza dal sesso inteso come indice di AMORE, visto che la cultura maschilista non metteva il maschio in condizione di chiedersi se il suo comportamento era corretto o meno se ossequiava quelli che sono i parametri della “persona per bene” e del buon padre di famiglia, una volta accasato. Tuttavia, spesso arrivava alla fine dell’esistenza senza aver capito niente della psicologia della sua compagna, che a sua volta non si poneva neppure la questione, perchè ” tanto è così per tutte”.
    Da qualche tempo le carte del “così fan tutti” sono state sparigliate dalla globalizzazione mediatica e non solo, aprendo prospettive solo qualche anno prima inusitate. I maschi (alcuni) hanno acquisito (o fatto emergere) una sensibiltà più femminile entrando in crisi e le donne si sono in parte mascolinizzate nella soddisfazione di alcuni desideri che prima erano tabù. Cosa resta di intatto cui rifarsi? La parte degli istinti fondamentali, quelli legati alle funzioni arcaiche dei due generi: la trasmissione e l’allevamento della vita nelle femmine,e la “distribuzione” (più abbondante possibile) dei propri cromsomi da parte del maschio.
    Pur con le mille sfumature personali, caratteriali, contingenti e persino ambientali, la maggior parte delle nostre cosiddette “brave ragazze” prima o poi inizia l’addestramento a quel tipo di dedizione materna, sin da piccola.
    Le bambole del periodo infantile (anche se non obbligatoriamente)ne sono un primo esempio, bambole che sono state ritrovate in scavi antichissimi, a dimostrazione di come fossero necessarie alle bambine. Crescendo, questa vocazione si sposta (sempre soggettivamente) verso oggetti in carne ed ossa, come c’è da aspettarsi
    Cont

  9. 39
    Galooth -

    Segue.
    Queste “bambole” in carne ed ossa, sulle quali addestrarsi, lo diventano, loro malgrado, i fidanzatini di QUESTO genere di ragazze, di frequente molto romantiche, sognatrici e innamorate dell’amore più che dell’oggetto del loro amore.
    Cosa accade a mio avviso, che essendo questo esercizio un gioco in fondo,è necessario che si dimostri “gratificante” e soddisfare il desiderio nella maniera più completa, altrimenti non è più la rappresentazione idilliaca di un’aspirazione romantica del proprio ruolo di “accudente”, ma la dura realtà nella quale non è detto che si realizzi tutto quello che si desidera, condizione questa che si chiama Vita.
    Quando la nostra Dreamer parla con struggente sentimento di quell’amore non completato, proietta su quel povero ragazzo sia il suo valore di “mamma” in addestramento che di donna in prospettiva, ma ne altera inconsciamente gli aspetti oggettivi perchè… è più bello giocare che vivere veramente, atteggiamento assolutamente comprensibile per chiunque, visto che la vita non è rosa come i sogni, e basta accendere la tv per accorgersene.
    Ecco che l’attuale fidanzato con cui vive i primi accenni di REALTA’, ha il suo carattere, spesso litigano, sporcherà cose che si devono lavare, ci saranno le bollette da pagare. Insomma, con la convivenza emergono tutta una serie di situazioni che col sogno non hanno niente a che vedere.
    Ricorrere però ai ricordi, romanzarli e riuscire a intravedere in un caso umano (come spesso sono i protagonisti di questi sogni d’amore) una specie di irragiungibile eroe “che è troppo speciale per essere capito da questa società”, è un modo per avere una umana scusa per non accettare che tutti, dico tutti, siamo dei disgraziati in cerca di un equilibrio, mentre con i romanzi mentali e i sogni romantici si resta in quel felice periodo che è l’infanzia, ma che con la vita vera c’entra come i cavoli a merenda.
    Dreamer ha ridimensionato in “affetto smisurato e incondizionato” quel sentimento che ritiene di provare per quel povero ragazzo tormentato da chissà quali drammi esistenziali, ma non si accorge che quel ragazzo (che invece lo aveva intuito) è stato solo uno strumento per soddisfare certe sue “esigenze di giovane mamma” in allenamento.
    Se un bambolotto di plastica un bel giorno crescesse e diventasse autonomo, non servirerebbe più alla sua piccola “mamma”. E così per Dreamer, quel ragazzo che non “cresce” resterà sempre il suo amato bambolotto, degno di un affetto smisurato e incondizionato.

  10. 40
    camy -

    sono una donna e ti dico molto interessante, davvero tanto di cappello Galooth 🙂

    tra l’altro:

    “Il genere cui appartengo, vive gran parte della vita sessuale e sentimentale convinto che l’amore sia quell’attrazione fisica che ti fa perdere la testa per una donna e che si configura come desiderio di possesso con la relativa gelosia che l’accompagna.”

    questa realtà che hai qui descritto in questa frase mi girava in testa da un po’ di tempo… quindi me l’hai confermata.. 🙂 ti ringrazio.

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