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Lettera pubblicata il 7 Ottobre 2010. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore uqbardeva.
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Rossana,
lo stalking non consiste solo in molestie fisiche, bensì in tutta una serie di comportamenti anomali e fastidiosi verso una persona, costituiti o da comunicazioni intrusive oppure da comportamenti volti a controllare la propria vittima,e così via, e lo possono subire anche gli uomini, per esempio sul posto di lavoro, da un superiore dell’altro sesso, motivato dalla volontà di licenziare la vittima, o dalle loro ex, quando usano i figli per ricattarli.Quanto alla legge sulle separazioni,spero vivamente che si muova qualcosa, se no dovranno costruire nuovi dormitori pubblici, leggevo stamattina che il numero dei padri separati del comune di Milano che va a dormire nei dormitori in questione, sta aumentando di parecchio.
man,
hai ragione ad affermare che le molestie non sono soltanto fisiche e che anche gli uomini possono esserne vittime.
ciononostante, resta nella mia mente il fastidio che provo al solo pensiero di molestie a carattere sessuale, tipo quelle banali che tutte noi, prima o poi, abbiamo provato con la semplice “mano morta” subita su mezzi pubblici affollati. ti assicuro che è qualcosa di tremendamente antico e insignificante quanto pesante e umilante da sperimentare…
ben venga la parità in tutti i sensi, anche se penso che siano ancora le donne a doverla conquistare, non tanto per legge quanto per il rispetto che loro stesse sono in grado di esigere e di ottenere.
Quoto diego e man riguardo a tutto quello che hanno detto. Aggiungo e specifico, che la presunta verità, “uomo peggiore della donna”, è sfruttabile sia da un punto di vista commerciale che politico.
Insomma, esistono, una clientela femminista, e un elettorato femminista. Inoltre, parlando di queste “questioni sociali”, è facile fare la figura della persona dall’etica sociale sviluppata, così da poter guadagnare ulteriori consensi in società.
È per questi motivi, oltre che per una questione culturale, che questa presunta verità è così protetta mediaticamente e socialmente.
Bisogna anche considerare, quello che è un dato incontrovertibile, giacché stra dimostrato scientificamente: avere più media dalla propria parte, corrisponde a una maggiore capacità di portare l’opinione pubblica dalla propria parte. Non ho mai sentito parlare di violenza femminile. Invece ho sentito parlare della violenza di SINGOLE donne e di violenza maschile. Sarà che non esiste proprio la violenza femminile? Ne dubito. Qualcuno potrebbe obbiettare che se vi fossero studi che affermano di una violenza femminile, se ne palerebbe e che certamente non si è mai trovato nulla al riguardo. Sbagliato! Gli studi ci sono. Sono rari, perché è raro che siano commissionati, a differenza degli altri.
Allora perché non se ne parla? Perché esistono argomenti tabù che non possono essere toccati. Vi basti sapere, che per ogni studio commissionato sulla violenza così detta, intergenere, senza distinzioni, ve ne sono centinaia sulla violenza maschile sulle donne. Sareste sorpresi nel leggere i risultati di questi studi più paritari. Dicono che la violenza è presente nella stragrande maggioranza delle coppie ma in tante tipologie diverse: lui picchia lei che subisce; lui picchia lei che si difende; lui istiga lei per essere picchiato o per picchiarsi vicendevolmente; lei picchia lui che subisce; lei picchia lui che si difende; lei che istiga lui per essere picchiata o per picchiarsi vicendevolmente, eccetera. Dicono anche che è un po’ più facile che siano le donne ad alzare le mani sia per questioni culturali (la donna può) sia per ragioni psicologiche particolari per esempio, il timore verso le dimensioni e la forza del compagno che devono essere esorcizzate. Comunque, non credo che servano gli studi scientifici per guardarsi intorno e vedere un certo numero di donne che assillano, prendono in giro, pizzicano, rimproverano, e avvolte, persino schiaffeggiano i propri compagni davanti a tutti. In generale io sono contro la superficialità, perciò non credete a me. Studiate il problema.
per me la risposta è semplice: basta confrontare il numero di detenuti rispetto al numero di detenute. non ricordo le cifre esatte ma so bene che le donne in carcere sono molto meno degli uomini in carcere.
queati sono fatti, indipendentemente dalle note caratteriali che possono essere pure peggiori nelle donne ma che, evidentemente, non portano a violenze gravi, fisicamente parlando.
tanto per non essere tacciata di “parlare a vanvera”:
“Che tipologia ha il detenuto italiano medio?
Secondo le statistiche, riferite al 2008, è un uomo (solo il 4,3% della popolazione carceraria è femminile), ha tra i 30 e i 34 anni (il 17,4% del totale), è celibe (il 45,5%), non ha figli (il 63,5%) e ha un diploma di scuola media (il 33,9%). Il detenuto più vecchio d’Italia si trova nel carcere di Avellino, ha 87 anni, ha ucciso il genero quando ne aveva 82. La fine pena è prevista per il 2011.”
da La Stampa.it – Domande e risposte
la verità è che molto, ma molto spesso ci si difende dietro alla violenza fisica subita per nascondere vigliaccamente la violenza morale perpretata e le donne sanno che la violenza a parole fa molto male all’altro sesso, ma di certo non si risparmiano perchè VOGLIONO fare male, ma naturalmente non all’interno dei tribunali non si possono fare i processi alle intenzioni, percui ciò che rimane agli atti e all’opinione pubblica informata distortamente dai vari pilotati palinsesti, è solo il risvolto finale di una vicenda.
Per esperienza ho imparato che prima di scendere a facili giudizi bisogna sempre ascoltare tutte e due le campane, sempre
Affermare che nelle prigioni ci sia prevalenza di un sesso rispetto ad un altro è un dato inutile che non dice assolutamente nulla riguardo il problema; e ricordiamoci a tal proposito che l’uomo è notevolmente più esposto riguardo la donna! un uomo alla disperazione spaccia o compie dei furti e viene punito, la donna alla canna del gas si mette sul marciapiede a battere, ma viene punito chi la frequenta o chi la sfrutta, la donna invece è sempre vittima, è sempre la debole, però vuole ed ottiene la parità di diritti ma apparentemente non dei doveri però, ad esempio quando chiede la separazione dal marito sa già che casa e figli le verranno assegnati a scapito della sola persona che dovrà rimboccarsi le maniche; l’ uomo. Ed anche qui le accuse di violenza si sprecano, peccato che poi si dimostrino false per la quasi totalità dei casi, ma il fenomeno è diventato un buon affare per chi è del mestiere e per tutto il carrozzone che ci gira intorno, a partire da avvocati, media e politici.
E noi stiamo ancora qua a discuterne…
@rossana. Primo, non ho mai tentato di affermare che le donne sono peggiori degli uomini. Dove lo hai letto. Ti prego di rispondere a questa domanda.
Secondo, l’affermazione che gli uomini, essendo maggioranza nelle carceri, sono peggiori, è superficiale e facilona. Infatti, parlando al livello occidentale (quindi non solo in Italia), in genere in galera finiscono soprattutto i “gruppi sociali” meno protetti dalla morale di stato (che è anche un po’ la morale pubblica delle elite culturali, oltre che delle elite politiche). Ad esempio: le minoranze etniche, i poveri, e gli uomini. Per la nostra morale di stato, infatti, le donne sono certamente a un livello di moralità e, anche un po’ di conseguenza, di dignità, superiore a quello degli uomini, anche se non esistono dati scientifici esaurienti ed esaustivi che avvalorino questa tesi. È un dogma!
Pensaci, se una donna uccide, subito, tanto i legislatori, quanto i giornalisti si chiedono pubblicamente come possa essere accaduto, cercando (secondo me giustamente) spiegazioni, ma con una specie di compassione (vera o falsa che sia) di fondo. Quando l’assassino è uomo, invece, la stessa compassione e la stessa ricerca delle ragioni, non è concessa. Non in egual misura. Mai, in egual misura.
Poco importa, se molto spesso esistono due schieramenti, che si scontrano sulle diverse questioni.
Se i poveri, e gli appartenenti alle minoranze etniche, sono sostenuti dalla sinistra e dai cattolici, gli uomini, come categoria da sostenere, semplicemente non esistono. I pochi che credono e che parlano dei concetti che espongo, sono considerati, come una resistenza partigiana (combattenti per la verità), da quelli come me, e come dei terroristi (misogini maschilisti), da tutti gli altri.
Sì, è vero, spesso anche le resistenze partigiane finiscono per fare delle schifezze in preda all’odio. Quindi, anche quelli che ho chiamato “combattenti per la verità”, possono diventare misogini maschilisti, ma ciò è dovuto alla sensazione di ricevere continue vergate sulla propria dignità, senza poter avere speranza di cambiare il mondo in modo più giusto. È un’ovvietà che la misandria produca misoginia, com’è vero, viceversa.
Chiedo scusa. Probabilmente i lettori non conoscono la parola “misandria”. Significa odio per gli uomini.
Se fate una ricerca su google, noterete pochi risultati su questa parola, mentre sul termine misoginia, altro che pioggia sul bagnato! Chissà perché? Forse solo gli uomini possono odiare l’altro sesso? O forse ho ragione io?
Ci tengo a specificare che la misoginia come la misandria non mi appartiene. Piuttosto, delle volte ho qualche scatto di misantropia.
Shokinmytown.
non mi pare di aver risposto a te personalmente.
ho espresso il mio punto di vista sulla questione, che per me resta basato sui fatti, anche se non ho difficoltà a riconoscere che spesso il maschio risponde con violenza alla provocazione verbale della donna. schiaffi dati e ricevuti da entrambe le parti, non hanno comunque lo stesso peso.
noto, in ultimo, che quando la relazione di coppia non funziona più come si vorrebbe, basta davvero poco a provocare un uomo…