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Lettera pubblicata il 27 Febbraio 2007. L'autore, GIOVANE MATTA, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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È un solo un gioco mentale di evasione, attivato spesso da vuoti e mancanze. Un gioco, forse ingannevole, che si basa su intuizioni ed idealizzazioni, ma che suscita emozioni forti e reali e per questo può confondere,assuefare e, talvolta, travolgere.
Esther,
ottima la sintesi del post 50!
per stare sia nel luogo comune che nel banale: non tutte le ciambelle escono con il buco!!!
Illusioni. Tra l’altro, visto l’innamoramento in corso, proprio questo thread fornisce interessanti indicazioni degli sviluppi alla domanda che si pone l’autrice della lettera, e di come l’interpretazione datane da Acqua sia realistica.
C’è chi vive alla costante ricerca di relazioni che lo faccia sentire il buco della ciambella.
Non riusciremmo a vivere senza nessuna illusione,
anche il sogno è parte della vita e così si può
provare affetto per persone mai viste,
ma prima o poi arriva l’alba e il sogno finisce.
Ci sono giorni accecanti e notti buie come
dice il poeta Omar Kaddiah e a ogni notte segue sempre il giorno.
“Non era per me…
Già lo sapevo.
Ma ho saputo illudermi
così bene con le bugie
e giocare al gioco
della falsa felicità,
che talvolta mi dimentico
– vedi come sono bambina? –
che stavo giocando
che tu mi amavi.”
(Ernestina de Champourcin)
Concordo: sono illusioni, ma a volte non si riesce a farne a meno pur sapendolo.
Siamo esseri umani. Si può sbagliare. Forse è una colpa innamorarsi dell’uomo sbagliato, il primo o l’ultimo che sia. Forse è una colpa ribellarsi. Ma si sbaglia, e chi dice che non sbaglia, mente sapendo di mentire. La fragilità concessagli, di cui egli si approfitta tanto indulgentemente con sé stesso, è la stessa che ha sbagliato, non sapendo di sbagliare né volendolo, tanto che il restare di questa è già innocenza. E il suo restare è, sì, vero amore. Che ci si creda o meno. E ho detto “meno” non “che ci si creda o no”, segno che in fondo c’è speranza nel cuore di chi dice di non credere, tanto che anch’egli resta; e quella speranza è la sua vita e la sua àncora. Ho detto “meno” non “no”: la parola cambia il pensiero. Se io dico “identità”, non è la stessa cosa che dire “similitudine”. Idem o simul. Idem ti esclude non essendo uguale. Simul, “insieme”, ti fa ritrovare “l’amore perduto”. Le cose sono più simili a come sono ora che a come sono mai state in precedenza.
L’amore resta e, infatti, non se n’è andato, anche quando lo si mette alla prova per vedere fino a che punto resiste. Resiste fino al dono di sé. Che ci si creda o no.
Forte, hai fatto un panegirico dall’effetto illusorio per giustificare le illusioni, sia quelle indirizzate all’ammore che a qualunque altra visione della vita, compresa quella che si ha di sè, che spesso é la prima causa delle aberrazioni di cui si parla. Ma nonostante l’accattivante esposizione letta -che non lascerà indifferenti i “eufonofili” laddiani, puoi contarci- resta l’inconsistenza finale dei risultati del ricorso a quelle frequenti pratiche, e la conseguente necessità di reiterarle, nella vana speranza che un giorno il miraggio si riveli realtà. Ci sono esiatenze vissute illusoriamente solo “nella speranza”, e per chi vive in quel modo, come recita la famosa vulgata popolare, può finire solo in una maniera scatologicamente nota.
Ciavio.
Alisee,
concordo: senza sogni e senza illusioni non è che non si possa vivere ma si finirebbe in esistenze simili a quelle dei sassi.
e meno male che c’è chi, consapevolmente, riabilita queste benedette nefaste illusioni, almeno quel tanto che basta a farle esistere e, se del caso, sussistere per tutto il tempo necessario a bilanciare o compensare carenze di vario genere.
a volte, regalano indimenticabili momenti d’infinito, se si è disposti ad accettarli nella loro evanescenza. d’altronde, niente dura per sempre!