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Il poliamore salverebbe l’umanità dal femminicidio

di Seneca

Purtroppo si susseguono a ritmo battente, con particolare incidenza nei mesi estivi, in ogni latitudine geografica i femminicidi, che scaturiscono nella quasi totalità dei casi per motivi di gelosia. Il fenomeno allo stato attuale, appare inarrestabile e in continuo aumento. Cerchiamo ora di fare una semplice analisi e di spiegare perché accade tale assurdo e terrificante fenomeno, che può colpire qualsiasi famiglia, nessuna esclusa. Alla base sta sempre un rapporto relazionale ammalato fin dall’inizio. Molte volte accade di assistere a delle scene che suscitano nell’immaginario collettivo quasi una condizione emotiva dì “invidia”,….ovvero ad apparenti rappresentazioni della “famiglia del Mulino Bianco”. Si può addirittura arrivare a ricredersi su tale utopico concetto, laddove si ammirano coppie innamoratissime e felici, da sembrare quasi fuori dalla concezione del tempo e della realtà! Queste coppie sono le più suscettibili ad essere coinvolte in fenomeni di femminicidio. La coppia ammalata crea al proprio interno l’esclusività della loro esistenza e tutto ruota intorno alla loro artificiosa felicità, costruita per sfuggire al senso insopportabile di un mondo, che sul piano pratico e relazionale vede i singoli componenti, estranei totalmente a dinamiche diverse dal loro modo di pensare e di agire. Si crea quindi un sodalizio esclusivo e auto- protettivo nel contempo, dove il significato della vita stessa si riversa nella stabilità e nella continuità del rapporto di coppia. I valori fondanti provengono da credenze radicate arcaicamente nella mente umana, dove principi quali l’esclusività, il possesso, il senso della proprietà privata, si riversano irresponsabilmente nei confronti di un essere umano.
Fin tanto che tali equilibri non vengono scossi, tutto sembra procedere per il meglio, ma il continuo rinnovarsi di attenzioni di particolare rilevanza per mantenere inalterato tale malsano equilibrio, porta ad aumentare costantemente i livelli di attenzione, che sfociano la quasi totalità delle volte, in una patologica gelosia.
Succede poi che tali atteggiamenti iniziano a corrodere silenziosamente quella necessità di individualità necessaria ad ogni essere umano per poter affermare la propria personalità. Giorno dopo giorno, senza immediata consapevolezza, il rapporto inizia a diventare sempre più soffocante. Iniziano i primi litigi anche per cose di poco conto, primo segnale di profonda insofferenza che sta lentamente maturando in un rapporto che è destinato a scomporsi e finire. Molte volte è solo questione di tempo.
Ma cosa accade poi alla fine, nella mente soprattutto maschile in particolar modo, quando avvengono delle irreparabili rotture relazionali? Cerchiamo ora di analizzare la mente tipo del maschio, in particolar modo del maschio italiano. Questo mammifero è cresciuto con valori culturali imposti fin dalla nascita e importati da ataviche credenze a livello familiare e sociale. Innanzitutto il senso della famiglia: non visto come componente sociale di crescita e di evoluzione collettiva, ma visto come rifugio e feudo personale. Questo è il primo passo falsante che la mente maschile in particolar modo compie per dare origine ad una famiglia, dove molte donne inizialmente si sentono appagate e protette da tale scelta, condividendo tale decisione, in particolar modo se provenienti da realtà d’origine disagiate, dove hanno a loro volta, vissuto delle difficoltà socio-ambientali. Vedono la nuova famiglia come fonte e nel contempo meta dei loro sogni e dei loro desideri, credendo ognuno in valori che mai corrisponderanno per lo più nella realtà ad una reale visione comune se andremo poi ad analizzarli nel dettaglio nella maggior parte dei casi. Inizialmente tuttavia emergono, suffragati molte volte da una travolgente passione o da un folle innamoramento, elementi accumunanti che offrono l’illusione di avere molte cose da poter condividere: la maggior parte delle volte si tratta in realtà solamente dell’atavica paura della solitudine. Questa società manipolatrice e manipolante fomenta con principi completamente fuorvianti tali convinzioni. Impone alla famiglia il senso stretto di esclusività, limitandone i campi sperimentativi in campo relazionale, imponendo a livello sessuale delle regole apparentemente morali, che possano illudere la coppia di essere preservata da pericoli di varia natura. Viene costruito il senso della morale, strettamente legato al campo sessuale, evitando accuratamente di far capire culturalmente che la sessualità ed il sesso, null’altro sono che una pulsione naturale del nostro inconscio, come la fame, la sete, o il sonno. Essendo tuttavia impossibili da manipolare nel tempo queste tre pulsioni che ho citato, ritroviamo nell’essere umano anche la sessualità, che appare invece una pulsione molto più elastica che può essere comodamente manipolata in termini temporali molto più prolungati e nel contempo può essere incanalata in scelte apparentemente alternative. (Prendiamo ad esempio il voto di castità di chi si dedica a scelte di carattere religioso,…anche se poi nella realtà, sappiamo tutti cosa in effetti succede). Accade pertanto che la sessualità assume una connotazione particolarmente guidata verso concetti come esclusività sessuale, o proprietà privata. In tale modo si crea la convinzione nella mente umana che si possa limitare il senso estensivo delle pulsioni sessuali dell’individuo.
Queste pulsioni vengono tenute a bada fin tanto che la mente riesce a costruire e sopportare ologrammi del film della “famiglia del Mulino Bianco”. Appena questo film termina o si interrompe bruscamente, tale pulsione suona come campanello d’allarme di un attacco aereo in arrivo e inizia a scuotere interiormente l’individuo, ma con aspetti psicologici nella maggior parte dei casi completamente differenti tra uomo e donna. Nell’uomo scatta uno stato di allerta molto forte dove cerca di rafforzare anche in maniera violenta i propri confini di possesso per evitare che la sua presunta proprietà privata, (la propria moglie, donna, compagna, amante), possa uscire da tale recinto. In questi casi la donna di contro, cercherà disperatamente delle vie di fuga che in molti casi terminano purtroppo tragicamente, come possiamo notare quotidianamente dalle sconvolgenti notizie che imperversano sui telegiornali e i mezzi di comunicazione. Purtroppo la religione ha delle grandissime responsabilità in tali epiloghi in quanto predica da sempre (o almeno la maggior parte delle religioni), il concetto di “monogamia”, escludendo ogni e qualsiasi possibilità alternativa, che viene bollata come “blasfema”, inopportuna, patologicamente insana, fuorviante! Nel frattempo delle vite umane con questi principi saldi nella così detta morale (artefatta), vengono tragicamente a mancare e famiglie intere ogni giorno piangono e si disperano davanti a tragedie assurde che potrebbero essere definitivamente limitate o ridotte in gran parte. Alla base di tali scelte comportamentali decisamente patologicamente gravi, esiste una totale mancanza di autostima e nella mente umana accade un processo mentale molto pericoloso. Il soggetto che vede infrangere ciò che per lui significava il senso della propria vita, (aspetto completamente deleterio sotto il profilo di una sana ed equilibrata struttura psicologica dell’individuo stesso), si sente profondamente fallito come soggetto ed il senso di fallimento assume una connotazione totalizzante riguardo alla sua persona e alla sua personalità. Non riesce per mancanza di sufficiente autostima a localizzare in elementi reali, la dimensione dello stato oggettivo della situazione, palesando apertamente dei limiti molto significativi nell’ambito della propria intelligenza emotiva. Ovvero quella capacità conferita dalla propria autostima di gestire gli stati emozionali che sovvengono in base alle condizioni emotive che si determinano nella propria interiorità. Ovviamente tutto ciò è radicalizzato in una cultura di base supportata e puntellata da certe credenze di cui prima è stato posto un chiaro riferimento. A questo punto il soggetto ribelle (ovvero la donna nella maggior parte dei casi), assume la trasposizione di “causa totale del proprio fallimento personale” nel maschio e scatta quindi una palese evidenza di pensiero dicotomico (ovvero non logico), facendo poi emergere anche altre comorbilità psicopatologiche. Non riesce tale soggetto a formulare il pensiero: “E’ fallito il mio rapporto personale con “Maria”, ma bensì: “Maria” è la causa personale del mio fallimento personale e totale come individuo. Nella mente provata da tale condizione di instabilità già preesistente di base, ma segretamente celata dalla fotografia mentale “della famiglia del Mulino Bianco”, a quel punto la figura di Maria, diventa il peso e l’ossessione che evidenzia in maniera violenta la fallace consapevolezza di avere perso completamente la propria autostima. Nella realtà è proprio invece una totale carenza di autostima che diventa la genesi di un simile epilogo di pensiero. A quel punto, solo eliminando fisicamente “l’ingombrante presenza psicoemotiva” di “Maria”, fuori dai limiti di quella che si riteneva la propria proprietà privata, si riesce ad auto convincersi di limitare i danni della propria profonda angoscia! Il soggetto elimina fisicamente“Maria”, in quanto (secondo lui) causa delle sue condizioni di disperazione interiore e frustrazione, con la convinzione di poterne annullare l’effetto devastante che la paura di perdere il proprio possesso induce nel soggetto. Se invece lo esclude motu proprio estirpandolo dal proprio immaginario collettivo, si auto induce la fallace illusione di un senso liberatorio e di riconquista della propria autostima. Questa sotto l’aspetto psicologico è la principale causa per cui vengono originate condizioni mentali che inducono al femminicidio.
A tal riguardo diventerebbe necessario con la massima urgenza che questa società alla deriva, cambiasse rapidamente i propri parametri socio-esistenziali tramutando la morale in etica, ponendosi su basi di totale rinnovamento ideologico. Il primo passo sarebbe quello di insegnare sin dalle scuole primarie all’individuo, tutti quei passi e quelli schemi comportamentali e protocollari per creare una sana autostima. Questo ovviamente riguarderebbe entrambi i sessi. Poi sarebbe necessario insegnare a relazionarsi in ambito sociale curando particolare attenzione allo sviluppo della propria intelligenza emotiva nonché alla propria intelligenza sociale, ovvero alla capacità di interagire con gli elementi esterni a se stessi in ambito relazionale, gestendo le singole capacità di relazionarsi con gli altri in maniera efficiente, costruttiva e socialmente compatibile. Compito questo che solo teoricamente allo stato reale delle cose viene demandato alla scuola. Ovviamente ciò dovrebbe essere integrato anche con il supporto didattico a sviluppare e mantenere in ogni circostanza efficiente la propria intelligenza emotiva. Già partendo da queste basi si inizierebbe un processo di evoluzione culturale non di poca rilevanza! Ad integrazione di tutto ciò sarebbe poi necessario intervenire nello spiegare chiaramente aspetti filosofici esistenziali che attualmente sono messi al bando da questa società falsa e corrotta, ovvero che è condizione naturale potere “amare” contemporaneamente più persone. Questa società ha impostato delle convinzioni assurde, dove il senso ed il significato dell’amore interpersonale può essere tale, solo se orientato in senso monodirezionale. Tutti coloro che hanno vissuto un minimo di esperienze relazionali nella propria vita, sanno benissimo che condizioni emotive amorevoli possono essere rivolte contemporaneamente a più persone nello stesso tempo. (Condizione molto diversa invece è lo stato iniziale dell’ innamoramento che assume altre connotazioni che in tale contesto non vengono per ovvi motivi di spazio esplicitati). Se tale concezione di fattibile e possibile pluridirezionalità, venisse adeguatamente spiegato, compreso ed entrasse a far parte dei propri concetti mentali, entrerebbe a far parte di una cultura collettiva che non porterebbe poi a dovere assistere a quotidiani e terribili fatti di cronaca. Questa società si veste quotidianamente con abiti luccicanti di falsa moralità in un circo dove vengono rappresentate situazioni che sono scollegate alla realtà oggettiva delle cose.
La monogamia viene presentata come condizione base di stabilità sociale ed emotiva, nonché come dettato religioso di base nel cattolicesimo in particolare. Il concetto filosofico della corrente new-age degli anni 60, che ha radici tuttavia ben più lontane, risalenti al pensiero foureriano di Charles Fourier, promuove il concetto di “Poliamore” come scelta individuale con portata ed estensione sociale. Tale teoria basata su effettivi presupposti di onestà morale, applicata alla realtà contingente che si viene a determinare in ambito sociale, permette ai singoli individui elementi formanti della coppia, con la massima onestà morale, se sentita esigenza comportamentale, di potersi relazionare a tutti i livelli con una cerchia determinata di persone, unite da patto di assoluta onestà intellettuale e comportamentale tra loro, in ogni ambito, senza suscitare alcun senso di gelosia, e tale possibilità si estenderebbe anche in campo sessuale, dove gli stessi rapporti affettivi e sessuali non vengono circoscritti ad una “monodirezionalità”, ma laddove l’individuo può estendere alternativamente, creando e trovando, (in una condizione di ovvio par-condicio), elementi di reale e concreta gratificante stabilità personale a livello psicoemotivo.

Nessuno ci rimetterebbe e tutti ci guadagnerebbero. Ovviamente difficile risulta in questa società permeata da falso moralismo, fare accettare e sdoganare liberamente tale comportamento…e si preferisce assistere quotidianamente alle stragi familiari a cui noi tutti, in maniera tragicamente impotente assistiamo quotidianamente! Tutto ciò è solo meschina “falsità ideologica”. Quasi tutti sappiamo cosa significhi avere un amante, essere traditi o tradire a nostra volta, ma tutto ciò fa parte di questa ammalata cultura sociale e come tale queste condizioni vengono considerate pertinenti e “tacitamente” accettate nella nostra realtà sociale. In tal modo viene considerato logico elemento di consequenzialità, il senso del dolore emotivo, dato dalla scoperta di un tradimento, vissuto quale profondo senso di inganno personale. Ma tali elementi emotivi null’altro sono che fattori di profonda immaturità emotiva che permettono a questa società di fondarsi oltre che sulla falsità anche sul masochismo relazionale.
Il Poliamore non permette tali devianti condizioni emotive e sociali, ma da ad ogni individuo la possibilità di ricercare con serenità che dovrebbe essere assolutamente condivisa, anche in ambito di scelte familiari, i migliori presupposti per vivere condizioni di assoluta serenità. Tutto ciò senza essere costretti ad interrompere relazioni che sotto aspetti di diversa natura, presentano comunque condizioni di positiva valutazione ed accettazione, senza compromettere elementi di stabilità emotiva e sociale, entrando invece in piena e consapevole accettazione di un nuovo e più sano modo di concepire la propria esistenza, rispettando anche quella degli altri. Ovviamente le nostre credenze e il modo tradizionale come ci è stato insegnato a concepire la nostra vita e la famiglia non permette di cogliere l’essenza sublime e l’importanza fondamentale di queste concezioni alternative, che eviterebbero l’esistenza del femminicidio come a volte ineluttabile conseguenza di scaturita da elementi patologici dati dalla gelosia.

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Categorie: - Amore

6 commenti

  • 1
    White knight -

    Seneca tu hai colto nel segno: il delitto per amore/gelosia non deriva dal patriarcato, dal sessismo, o da altre invenzioni femministe, bensì da dinamiche malate di coppia e/o di società.
    Le quali potranno anche (in maniera distorta) ispirarsi a (dis)valori sociali e religiosi… però alla fine la patologia del rapporto non è conseguenza, bensì causa.
    Come la violenza negli stadi: non è la squadra X o Y ad essere responsabile delle risse tra ultras: sono gli ultras stessi e le loro teste bacate ad esserlo ab origine.
    Quanto al poliamore come cura alla violenza: attento, anche Charles Manson era un hippie… e David Koresh praticava il poliamore con le sue adepte davidiane…

  • 2
    Argo -

    Poliamore deve essere il nuovo termine trendy dopo narcisisti.
    Ad ogni modo studi hanno evidenziato che gli uomini più intelligenti tendono alla monogamia.
    “Ma cosa accade poi alla fine, nella mente soprattutto maschile in particolar modo, quando avvengono delle irreparabili rotture relazionali?”
    Accade che una donna, dopo una rottura relazionale, trova 10 uomini (anche di più con le app di incontri) in un giorno, mentre un uomo prima che trovi un’altra con cui consolarsi …campa cavallo (sempre che la trovi). Vorrei vedere se gli uomini trovassero una partner con la stessa facilità delle donne, come reagirebbero alle rotture

  • 3
    sherazade -

    Per Argo

    “Accade che una donna, dopo una rottura relazionale, trova 10 uomini (anche di più con le app di incontri) in un giorno, mentre un uomo prima che trovi un’altra con cui consolarsi …campa cavallo (sempre che la trovi).” – Ottima sintesi!

    Interessante anche l’affermazione sulla tendenza alla monogamia delle persone più intelligenti.

  • 4
    sherazade -

    Per Seneca

    Pur considerando che la maggioranza degli esseri umani ambisce, per indole o per cultura, a rapporti di coppia stabili e duraturi, esistono uomini e donne per i quali è preferibile, se non mandatoria, l’attitudine ad avere più partner. Sia in sequenza temporale che in contemporanea con rapporti in corso. Sempreché abbiano facoltà ed opportunità di mettere in atto inclinazioni e desideri.

    Questi, che sono sempre di più, già fruiscono di una forma, ridotta o nascosta, di poliamore. Se la cultura consentisse di estenderla e di renderla meno riprovevole, di certo potrebbe ridurre i femminicidi.

    A mio avviso, l’ostacolo principale non consiste nella religione, ormai desueta, ma nella genitorialità, che, se non adeguatamente controllata, rende difficile offrire ai figli un ambito familiare di crescita solido ed emotivamente costruttivo.

  • 5
    maria grazia -

    Si possono avere varie relazioni sessuali ma l’ amore lo si prova per una sola persona. Quindi no, il poliamore non è fattivamente possibile. Quello della coppia aperta è solo un mito hippie.
    E comunque chi compie atti come il femminicidio credo che di base non abbia mai amato.

    “Accade che una donna, dopo una rottura relazionale, trova 10 uomini (anche di più con le app di incontri) in un giorno”

    Gli uomini che puoi trovare sui social o sulle app di incontri non hanno molta rilevanza. Si tratta perloppiu’ di tizi di scarsa qualità, uomini non attraenti, poco intelligenti, mentalmente limitati oppure tizi in cerca dell’ avventura. Poi magari sarò io ad avere standard elevati.. ma credo che alla fine, se andiamo a vedere la vita REALE, una donna che esce da un rapporto di lungo corso ha le medesime difficoltà di un uomo a rifarsi una storia con la persona adatta.

  • 6
    Golem -

    In termini puramente teorici, il poliamore potrebbe essere la soluzione dei mali del mondo: tutti amano tutti senza gelosie e possessioni e la vita è una cosa meravigliosa. Un po’ come il Comunismo, che in teoria doveva diventare il modo per eliminare le ingiustizie e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e si é rivelato il contrario.
    L’essere umano è fallace, egoista e egocentrico, e non si può controllare nelle sue manifestazioni emotive, quindi inutile illudersi. Anche l’Esperanto doveva diventare la lingua di tutti, e oggi non la cagano neanche i linguisti.

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