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Lettera pubblicata il 8 Novembre 2024. L'autore ha condiviso 18 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore maria grazia.
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Quoto in pieno, White knight ed anche Golem ed aggiungo, che i dipendenti, almeno in Italia, non si percepiscono come collaboratori del proprio titolare d’impresa, ma che addirittura rischiano con il loro operato, quasi sempre incompetente ed inadeguato, di far perdere clienti al proprio titolare.
Per esempio, oggi, ho semplicemente richiesto un preventivo, ad un fornitore ed il dipendente ha risposto che non dipendeva da lui e che non doveva Dar conto a nessuno, ergo, depennati, arrivederci. Salvo poi essere richiamato dal titolare stesso, e messa in chiaro che non avremmo avuto a che fare con tal dipendente, ma direttamente con lui, ci ha ripreso, ma non é che possa andare sempre cosí, ed in ogni caso, lamentarsi non serve a niente, se non c’è mai la promozione di sé, poco o tanto comunque si lavora e si viene pagati, quindi inutile sabotare il proprio lavoro, perché se si merita gli altri se ne accorgono anche in Italia, tranquilli.
》Io ricordo ancora tutti i miei “capo classe”, dalle elementari in poi: erano i più “obbedienti”, non i più bravi e ancora meno i più carismatici; e questo già la diceva lunga sui criteri coi quali si giudicava di chi dovesse ricoprire un ruolo da “superiore”. E per quel che mi consta lo stesso criterio ho visto applicato nelle aziende in cui ho lavorato, sia pubbliche che private, anche se nelle prime era ridicolmente evidente quanto quei ruoli fossero coperti da sciocchi “yes man” incompetenti professionalmente, figurarsi per il ruolo dirigenziale. Avrei decine di aneddoti al riguardo ma richiederebbero troppo tempo per elencarli e spiegarli adeguatamente.
Io non mi sono mai lamentato della mia carriera nell’ente pubblico acquedottistico, perché mi riconoscevo “perturbatore” e sapevo che non sarei mai diventato direttore generale, ma se arrivi primo su 400 in una prova psico attitudinale e poi ti ignorano, mi sembra che non ci voglia molto per capire che chi sta “in alto” vuole gente più stupida di loro nei posti chiave. Al contrario di Bill Gates.
CLAUDIO, pur di non darmi ragione diresti che il cielo è arancione e il prato è viola..
NO, il resto del mondo NON È L’ ITALIA. Scordatevelo.
Quale sarebbe la maturità che a me mancherebbe? Sentiamo.
White knight, ma è proprio questo il punto. Le aziende italiane non devono continuare ad assumere il “dipendente medio”, ma il DIPENDENTE IN GAMBA, e questo ovviamente vuol essere pagato il giusto e si aspetta che i suoi meriti vengano riconosciuti. E infatti la figlia di Golem, per dire, che a quanto pare è una ragazza brillante, ritiene scadente l’ambiente di lavoro italiano e ha preferito abbandonarlo.
Ho rivestito eccome un ruolo di responsabilità visto che in Italia ero un autonoma a p.iva e lo sono ancora. Disbrigavo io tutta la contabilità per risparmiare sul commercialista, che poi era inutile nella maggior parte dei casi. Per me AGGIORNARSI E FORMARSI È D’ OBBLIGO. E comunque io l’ho sempre fatto con piacere.
Sono venuta Germania per:
1. finanziare i miei progetti
2. fare corsi di formazione
3. trovare clienti di alto livello, sia qui che in Italia.
4. diventare bilingue
La comfort zone lavorativa? Non so che cosa sia.
Carlito grazie per le puntualizzazioni. Certa gente o nega spudoratamente la realtà o non sa manco leggere..
Ascoltami bene, già con quel”pur di non darmi ragione…”si può già Troncare subito il “dibattito”tra noi(spontaneo il”chi ti credi di essere!!”& poi, minimo,uno vuole essere RICOMPENSATO PROFUMATAMENTE per quello,visto che sei stata proprio tu ad esporre certe”cifre”).
Il concetto di MATURITÀ era riferito in generale, prendendo anche spunto da un verso di un brano, ascoltato dì recente,di r.cocciante,’vivi la tua vita’del`91 che recitava:”in questo mondo Evoluto,ma che non MATURA MAI”.Ripeto, scritto da Cocciante,non un personaggio a caso, aldilà che possa piacere o no!
E su quel detto,che sembra averti creato “scompiglio”,ma che è più vecchio di me,te ed altri messi insieme,non ci trovo nulla di strano.Infatti i cimiteri(e,quindi,la morte)esistono in Germania come da noi e resto del mondo.Giovani ed anziani sono ritenuti tali qua,come lì da te e viceversa!!
Mi pare di capire,che ti trovi bene in quella nazione e BUON PER TE,ma “cantarsela”&”suonarsela”come vuoi ci sta, però chiedere…
..tanta approvazione ce ne passa e lo trovo Ingiustificato.Fai riferimento a ciò che ho scritto nel commento n°6,se hai qualche dubbio,ma ricordati che mi avevi risposto in modo,sostanzialmente,PACATO!!TSCHUSS!
Golem, grazie per aver riportato la tua interessante esperienza. Non perché suggella quanto ho affermato sull’ argomento, ma perché consiste in un’analisi LUCIDA E SCEVRA DA IDEOLOGIE O SENTIMENTI PERSONALI sul panorama lavorativo italiano. Estremamente interessanti anche le tue considerazioni sulla ripresa economica di una nazione da ricostruire e dove non ci siano troppi balzelli burocratici. Guardacaso in questo momento i posti migliori per avviare un’ impresa e per investire sono i paesi in via di sviluppo. Ma credo comunque che anche l’ Italia sia destinata – insieme alla Spagna e alla Grecia – al crollo totale e alla riduzione della popolazione all’ estrema povertà, per poi risollevarsi tra qualche decennio. Dopo aver conosciuto l’ età dell’oro, in Italia si ritornerà a vivere per molto tempo come a Calcutta o come a Caracas.
“se si merita gli altri se ne accorgono anche in Italia, tranquilli.”
Per accorgersene se ne accorgono. Ma la cosa non gli va molto giù.
Di grazia, Maria Grazia! Ma dove li piazzi dei neolaureati (magari in materie STEM) ultraskillati in un panorama imprenditoriale costellato da tante snc ed srl con 10-15 addetti, a conduzione familiare e di stampo artigianale, manifatturiero o strettamente connesso a tali settori?
Si tratta di aziende che cercano operai specializzati (saldatori, montatori, carpentieri, ecc.) e al massimo qualche tecnico disegnatore (per il quale è spesso sufficiente un diplomato all’istituto tecnico). Da laureato posso dirti che è sì un po’ deprimente come panorama, però:
a) il fatto che siano aziende a basso contenuto intellettuale e tecnologico non significa che siano dei lager come tanta narrativa sindacale (tipo la tua) vuole far credere. Alla fine tolta qualche eccezione sono ambienti comunque genuini;
b) le cose stanno cambiando: molti imprenditori stanno vendendo. E non vendono al vicino di casa, ma a multinazionali, grossi gruppi o fondi di investimento.
La cosa singolare è che spesso…
…non vendono aziende morenti, ma aziende con ottimi fatturati, risultati operativi e utili!
Perchè? Perchè gli imprenditori a loro volta si sono rotti i co**ioni!
Si sono rotti delle tasse, della burocrazia, dei sindacati, dei dipendenti, della concorrenza spietata, dello stato, ecc.
Si parla tanto (e giustamente) di Great Resignation dei dipendenti (che è un fenomeno internazionale e non solo italiano comunque), ma qualcuno ha notato che riguarda anche i datori di lavoro? Qualcuno ha mai fatto una statistica sui fenomeni M&A in Italia negli ultimi 4-5 anni?
A me non dispiace l’idea della trasformazione del nostro panorama pmi in uno costituito da aziende più grandi, lo trovo stimolante. Ma i comfortzonisti avranno di che lagnarsi parecchio.
Ci saranno più opportunità di impiego, di carriera, e di crescita, specialmente per gente formata. Ma i sindacati dovranno vedersela con colossi di aziende e non piccole fabbrichette artigianali.
Intanto metto i pop corn nel microonde…
CLAUDIO, io ti sto sulle palle, punto e basta. E ci può stare, alla fine ognuno ha i suoi gusti. Ma è lampante che quella frase sulla maturità poteva essere mal interpretata. Forse dovevi spiegarti meglio…
Non cerco alcuna approvazione, figurati. Ma i motivi che spingono alcuni a contestarmi di continuo non hanno nulla di razionale, sono dettati solo da sentimenti soggettivi. Non si hanno argomenti validi per darmi contro e allora mi si deve “mobbizzare”. Ma così facendo non si risolve nulla perché i temi importanti non vengono affrontati con la lucidità che richiede un dibattito.
Si, in tutti i posti del mondo si nasce, si vive e poi si muore, ma cosa centra con la questione economica? E’ di questo che si stava parlando. Anche perché un conto è morire dopo aver fatto la bella vita, altra cosa è dopo aver campato sempre da poveracci dovendo rinunciare a tutto.