Gentile direttore, insegno da 25 anni ma scrivo solo da persona preoccupata per il possibile, ulteriore scadimento del nostro sistema scolastico. Il ministro Bianchi ha ipotizzato di rendere definitiva l’attuale forma dell’Esame di Stato (senza scritti, incentrato su un elaborato del candidato e un excursus su spunto dato dalla Commissione), abborracciata in tempi di emergenza ma ritenuta da lui migliore delle precedenti “a lotteria”. Che uno studente articoli il proprio pensiero in Italiano su una traccia scelta, e dimostri di possedere le competenze-base del proprio curriculum, sarebbe dunque operazione priva di fondamento epistemologico, mentre la qualità della preparazione emergerebbe da collegamenti talora labili, spesso davvero mortificanti per chi li produce come per chi li ascolta. Nessun volo pindarico tra il simbolo dell’infinito e Leopardi, però, varrà mai una scaletta ragionata e pazientemente sviluppata curando pertinenza, coerenza, coesione, sintassi, lessico e, perché no, ortografia. Perciò credo che la dignità formale dell’Esame sia il riflesso di quella, sostanziale, del progetto formativo che culmina in esso: giocare al ribasso non è mai auspicabile, ma presentare una semplificazione come scelta di qualità mi pare umiliante per chiunque attribuisca alla scuola l’importanza che merita, purché non si creda che la pioggia di 100 appena caduta rifletta l’eccellenza della preparazione dei candidati e non le falle dello strumento che l’ha misurata.
Ilaria Rizzini
Vorrei, se fosse possibile, segnalare la petizione che ho lanciato su chiange.org:
Ripristiniamo le prove scritte all’Esame di Stato.
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