Ci sono momenti nella vita in cui si rimane incastrati in quell’intercapedine del proprio essere, in cui non si è più e non si è ancora.
In questi momenti di passaggio, in cui attendi di conoscere la tua nuova e rinnovata identità, fai i conti con te stesso.
Di solito succede a seguito di situazioni complicate, in cui sei chiamato a forza di cose a determinarti.
Ecco, sono in uno di questi momenti.
Sto riscoprendo tutte le mie paure in tutta la loro estensione, facendole rivivere ripresentificandomele.
In realtà erano latenti nella mia coscienza, velate dalla deiezione quotidiana che fino a poco tempo fa riuscivo ad incontrare.
Ora non passa giorno in cui non rifletto su me stesso. E non so quali oscuri meccanismi muovano la mia attenzione, ma questa cade quasi ed esclusivamente sulle mie (presunte o reali) lacune.
Questa autocritica quotidiana si sta facendo via via sempre più ingombrante, mi sta togliendo quasi del tutto la parola, sia sulle labbra che nella mente. Non riesco a concentrarmi quasi su nulla e mi sento per gran parte della giornata come ci si dovrebbe sentire con una aspirapolvere nei polmoni.
Io credo che ognuno di noi dovrebbe rinnovarsi periodicamente, facendo un autocritica costruttiva. Il problema mio è che la mia autoriflessione non è razionale, non tiene conto di me nel mio complesso ma si impunta su ciò che credo non vada in me. E assolutizza questi miei problemi, come se io non fossi nient’altro.
Forse il fatto di essere molto solo e di avere una pessima vita sociale mi sta portando sempre più a fondo in questa autoriflessione, e le quasi assenti gratifiche estrinseche a me mi portano ad abbattermi di più.
Come cambiare la situazione con questa tonalità emotiva?
Vorrei essere molto meno riflessivo. Non riesco a non pensarmi, non riesco a sgomberare la mente, a sospendere ogni giudizio su di me.
A volte penso che non ci sia fine al peggio.
Vorrei solamente essere normale, un mediocre.
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Categorie: - Me stesso
Interessante, perché comune a tutti, anche a chi brilla, capitano questi intensi momenti di introspezione “quasi analitica”.
Un valido appiglio sarebbe rivolgersi ai “grandi” filosofi, oppure a chi nella vita ha realizzato qualcosa di buono.
Da soli è molto difficile. Il primo obiettivo potrebbe essere la scalata interiore, facendoci aiutare da qualche buon libro. Prendere coscienza di se stessi è un’esercizio molto complicato, e anche rischioso, se non si conosce la méta ambita.
Credo che sia solo un fatto passeggero, sono convinto che quello a cui aspiri sia ben altro, la mediocrità intellettuale o morale quando è presente, non si manifesta! Non è per niente facile barattare una coscienza critica con una coscienza addormentata o non presente.
Dovrai coltivare una passione, a te il difficile compito di scoprirla, a volte non basta una vita intera…
Dal momento che in te si è insinuato il dubbio, e se quell’88 è il tuo anno di nascita, hai tutte le armi per affrontare e vincere questa provvisoria fame di mediocrità, che non piace ne a te ne a chi ti ha letto. Siamo tutti in cammino, guai a fermarsi! TS
Toroseduto:
Sono molto ambizioso e purtroppo gli spiriti come il mio hanno una sensibilità maggiore nei confronti della tendenza alla perfezione. Vorrei semplicemente non esserlo perchè una vita serena non coincide con una vita da “superuomo”. Per quanto io mi reputi semplice e per quanto vorrei esserlo mi sto rendendo conto che non lo sono affatto.
Va da se che la mediocrità a cui anelo è qualcosa che non mi è mai appartenuta e mai potrebbe farlo. Hai ragione a consigliarmi di leggere qualche libro di qualche grande filosofo, e lo dico con cognizione di causa in quanto è proprio quello di cui mi occupo nei miei studi. =)
Una cosa è certa, la vita non si ferma mai: possiamo decidere di camminare con lei seguendo il suo ritmo, di trascinarla nella nostra corsa prendendo in mano la situazione oppure di fermarci facendoci trascinare. Spero di iniziare presto a correre e di essere io il pittore della mia tela interiore.
Grazie per la risposta
Io ho una sola domanda da farti, perché una persona normale deve per forza essere mediocre?
Partendo da questo presupposto e risalendo a ritroso potresti accorgerti che il tuo è un “normale” processo di crescita che ogni persona affronta, forse ti sentiresti meno lacunoso
non vale la pena di essere mediocri. accetta il prezzo da pagare per essere riuscito ad essere un uomo pensante. Per quel che ne penso io non credo ci sia un autentico fine al peggio, ho preso e fatto mia questa consapevolezza, quello che sono, e se posso sopravvivo.
Abbiamo una sensibilità molto simile.
Laura
Almost
Non intendevo utilizzare il termine mediocre in senso dispregiativo. Per mediocre intendo una persona media, con problemi medi, con ambizioni medie. E con ciò non sto dicendo che la medietà sia negativa, anzi. E’ indubbio che ognuno di noi si deve scontrare con momenti difficili, e ognuno deve affrontare questo processo di crescita. Non ho detto di avere l’esclusiva su questo. Ciò che dico è che è il mio modo di affrontare questo momento che non va bene.
Per quanto riguarda le lacune, ognuno di noi ne ha. Ma non tutti si lasciano determinare dalle proprie lacune assolutizzandole. E’ sciocco e non so bene perchè lo faccio, ma, indipendentemente dalla natura dei miei problemi, io sono capace di cadere in una profonda depressione per cose che magari altre persone non valorizzerebbero come faccio io. E’ in questo senso che vorrei lasciare scivolare certe cose ma non riesco. E con questo atteggiamento entri in un circolo vizioso che ti porta sempre più in basso, finendo magari per diventare quello che le tue paure volevano che tu diventassi..
È evidente che la “mediocrità” non sia il punto cruciale.
Dimmi se ho capito bene: stai facendo un certo percorso del quale prospettavi già l’arrivo, però il caso ha voluto che ti sia imbattuto in una buca (le tue paure/lacune) e siccome ci sei caduto dentro vedi sempre e solo buio…Sai una cosa? La meta è ancora là che ti aspetta se vuoi, però come minimo devi rialzarti da lì, perché non hai ancora finito di camminare.
Dato che non le puoi eliminare, analizza una lacuna alla volta e se non c’è proprio verso…semplicemente accantonala! Meno pensi a loro e meno ti verrà voglia di pensarci. Devi canalizzare le tue risorse, la tua attenzione sull’obiettivo che vuoi raggiungere, non sulle lacune.
Ah! E non dimenticare di guardarti intorno quando esci dalla buca, non vorrai perderti la parte migliore! Anche perché, quando ci arriverai, la tua meta potrebbe non essere così fantastica come immaginavi…
Come si dice: “Beato te che non capisci un cxxo!”
Santa verità.
L’unica soluzione è passare dal “cervello” alla azione e ti sentirai meglio. Se ti incagli nei pensieri , rischi davvero non tanto di assomigliare ad un mediocre ma di rendere mediocre la tua vita.
Spesso sono labirinti in cui la scoperta della “verità” e fine a se stessa , se non viene tradotta in pratica .
Datti una scossa!Cerca di essere piu’ positivo ed avere mordente.
Abigaille
No non è proprio così. Non ho scelto di proposito di andare alla ricerca di me stesso. Se mi ci ritrovo è perchè la vita mi ci ha costretto. E mi ci costringe la solitudine in cui vivo ora. Ho 23 anni e vivo da solo, forse è anche un po’ per questo che sento maggiormente il peso di ogni mio pensiero. E forse il fatto che ho in questo periodo della mia vita mantenuto solo pochissime amicizie mi fa sentire ancora più solo. Di fatto avrei preferito costituire il mio se personale vivendo e non pensando. Ora mi trovo a dover indirizzare i miei pensieri su ciò che voglio, o meglio, voglio volere. Questo è un grande imbarazzo: non so bene cosa voglio, e oltretutto, non so se quello che voglio è quello che vorrei volere. E’ un po’ complesso a volte il mio pensiero e mi scuso per questo. Credo di essere di fronte ad una crisi d’identità. =) E credo che questa sia la cosa più brutta che possa esserci perchè non posso dire di poter contare almeno su me stesso.
Sono un tipo molto fantasioso, ho un buon feeling con l’immaginazione: a volte però il proiettarsi in molte possibilità d’essere non ti fa diventare nessuna di queste e finisci per diventare un uomo senza qualità.
Sembra che io stia scivolando fuori tema, ma in realtà è tutto correlato. Io riconosco di avere delle lacune e l’unico modo per colmarle è quello di agire. Se non sai dove andare però ti ritrovi a vagare in lungo e in largo senza meta.
Noi siamo il prodotto della sintesi della nostra esperienza e della tendenza a superarla in virtù di un ideale che ci siamo creati e al quale aneliamo, in un processo infinito.
Il problema mio è che la mia esperienza passata non è lo specchio di quello che mi sento di essere, in pratica la rinnego (almeno in parte), e come gia detto non so bene quale sia il mio ideale a cui voglio anelare.
Non so chi sono, il mio io è diviso in tanti frammenti autonomi, individuali, che sono troppo suscettibili al mondo che mi circonda, che incontro intorno a me.
Forse la cosa più difficile che siamo portati a compiere è scegliere. Io mi devo scegliere.
(come al solito prima scrivo e poi penso, mi scuso per tanto se sono un po’ confusionario)
ciao Kid!
è appunto quello che sto facendo, rendendo la mia vita mediocre quando penso dovrebbe essere assolutamente diversa. Hai pienamente ragione, dietro tanti ragionamenti teoretici si cela sempre la solita conclusione: in principio era l’azione. Nella depressione e nell’autoanalisi però arrivi a cogliere l’apertura che ti costituisce. Quello che devi fare è ritornare ad agire con in mente quello che hai deciso di fare…
Io aggiungerei un pirla dopo il datti una scossa =)
=)