Mi sembra un po’ sciocco, il mio è un problema talmente piccolo in confronto a quelli di molti altri, tuttavia, ognuno ha il suo, e se qualcosa non fa star bene è degno di considerazione, fosse anche la più minima piccolezza.
Sono una ragazza di diciassette anni, e fino allo scorso aprile non avevo mai avuto una relazione, in realtà un ragazzo in generale^^ poi ho conosciuto un ragazzo della mia scuola, abbiamo iniziato a parlare a ricreazione, comunque lui sapeva di piacermi e viceversa, così alla fine siamo usciti una volta, poi ha saputo della mia “inesperienza”, siamo usciti ancora una volta e successivamente non ci siamo più sentiti per un po’, mi ha detto infine di non sentirsela di prendersi la responsabilità di essere il mio primo ragazzo, e così non ci siamo più visti.
Ora, mi rendo conto che non è un dramma, semplicemente non è andata, ma la verità è che sono stata male, parecchio. Uscendo due volte non ci si può innamorare di qualcuno, è ridicolo, e lo sarebbe addirittura anche il semplice provare affetto, perché quanto si può conoscere una persona, in così poco tempo? Eppure, fosse anche stata solo l’idealizzazione della persona, è stato un dolore insopportabile, che dura, anche se in una forma differente, ancora adesso.
Quando l’ho incontrato, frasi trite e ritrite, scontate, ma questo è ciò che ho provato, la visione del mondo e di ciò che mi circondava era diversa, c’era un motivo nuovo per svegliarsi, alzarsi e camminare, il più valido e brillante che avessi mai avvertito, una nuova forza capace di invadere ogni angolo di quel mondo.
Ora, quello che non riesco a capire, sono riuscita bene o male ad affrontare il dolore, ad accettare la nuova realtà dei fatti, ma il problema è che da allora il mondo è… confuso. Mi muovo e non capisco bene dove sto andando, perché sto andando; ora sto scrivendo, ma vale lo stesso discorso. So razionalmente dare una spiegazione, ma dentro di me non sento davvero quello che faccio. come vivere dietro uno schermo, una continua patina, c’è un distacco tra me e ciò che mi circonda, forse anche tra me e me per così dire, se è delle mie azioni, che non mi rendo conto.
Sostanzialmente non ho né disgusto né voglia di fare. L’unica cosa è la musica, ma per quella ho da sempre una passione sfrenata e riesco ancora a suonare, sempre però con quella sorta di “apatia”( e non penso sia vera apatia perché se così fosse non riuscirei ad alzarmi dal divano, forse prima c’era davvero, ora non più per fortuna. ).
Ma comunque è qualcosa di più profondo e radicato, non legato alle azioni in se, è proprio una condotta psicologica di vita, che non riesco a gestire. Si dice che l’adolescenza è un periodo difficile da questo punto di vista, e spero che tutto questo sia legato ai classici e sentiti problemi adolescenziali, ma vivendolo.. come faccio a saperlo? : )
Io credo di non aver superato in realtà l’accaduto, questa è solo una nuova fase della generale elaborazione, ma il punto è che mi interessa capire come fare ad uscirne. Ho accettato e capito il suo comportamento, non mi interessa giudicarlo neanche, semplicemente se deve essere così non è la persona fatta per me, fosse un comportamento da demonio o da santo (e in queste cose non ci sono né demoni né santi), per il semplice fatto che nei miei confronti ha avuto un comportamento che a me non ha fatto star bene. Però, io gli voglio comunque un gran bene, non ci posso fare niente. E non so neanche se riuscirò a voler così tanto bene a qualcun altro. Probabilmente sì, ma ora mi sembra assurdo. In realtà potrebbe essere più che altro il dolore di aver perso la figura del ragazzo in se, essendo anche stata una novità, ed essendo accaduto così tutto all’improvviso, tanti cambiamenti insieme, prima il nulla, poi lui e successivamente l’assenza, peggiore della prima però perché stavolta sai cos’è che vuoi e che non hai.
Fa paura, certe volte. La sorta di apatia, spinge anche a desiderare di non vivere più, non per dolore, non per noia, ma per confusione, ci si sente come impazzire perché non c’è un punto di riferimento, un ragionamento lineare che funzioni. Così, quando la testa scoppia, desideri solo ritornare a sentire l’ordine e la calma di un tempo, e allora dormi, perché così ti scordi del resto, e forse dopo ti svegli più allegro, magari suoni, e avverti in fondo la paura, nascosta e sempre viva e presente, speri di sfuggire, se si presentasse, a quello che potrebbe portarti un momento di quella strana follia. Questo è attaccamento alla vita, ed è buono, già il fatto di aver paura di portarmi a morire significa che voglio vivere.
Ma allora, perché ci sono loro, apatia e confusione? tutto questo è nato dall’incontro con una persona, ma credo che ormai il problema sia mio, che quello sia stato solo l’incipit. Forse, sarà sempre una persona a risolvere il tutto, ma sarebbe meglio se ci riuscissi da sola, così non dovrei avere paura, potrei cavarmela ogni volta, da sola, contando sulle mie stesse forze. È bella la condivisione con gli altri, ma non bisogna dipendere dagli altri. Ma questa è forse diventata una dipendenza? ahaha come si vede che non c’è un filo logico nei miei pensieri! Eppure, e di questo sono certa, c’è una base, la stessa. Se riesco a sbrogliare quel nodo dovrebbe risolversi tutto.
C’è così tanto da dire e così poco che riesco a spiegare, anche perché le parole non riescono a dire bene quello che provo, sono io probabilmente che non so farle parlare. Però, sentendo simili discorsi di altri, in passato, mai avrei immaginato che a simili parole potessero corrispondere sentimenti del genere, e di tale portata. è ancora più di quanto avessi mai creduto.
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Categorie: - Amore e relazioni - Me stesso
Per avere l’età che hai sei molto molto matura e denoti enorme sensibilità…nonostante tu parli di confusione e di non riuscire a spiegare bene con le parole il tuo stato d’animo.
Quando avevo 15 anni ebbi un colpo di fulmine spaventoso per un coetaneo..dopo sole poche parole che ci scambiammo. Non ci parlammo mai più….ma io soffrii le pene dell’inferno per altri 4 anni. Quella confusione e tutto ciò che descrivi li ho provati anch’io. Non credo ci sia una spiegazione razionale. Per fortuna il tempo, lentamente si, però ”guarisce”.
Come giustamente dici dovresti partire da te, risolvere tutto da sola. Siamo sempre soli a dover sbrogliare la matassa…e spesso ci vuole del tempo. Ma il tempo arriva. E arriva una nuova cosapevolezza, un nuovo sentire, un nuovo equilibrio. Finchè non saremo pronti a condividere questo nostro nuovo essere con qualcun altro. Un qualcuno che sarà reale, con tutti i suoi pregi e difetti e aldilà di ogni idealizzazione. Nel bene e nel male.
Mentre mi trovavo dentro quell’amore idealizzato e dolorosissimo pensavo che non ne sarei uscita mai più. Ne ero convinta.
Lentamente si attraversa tutto. E non si dimentica. Ma lo si attraversa. E lo si supera.
In bocca al lupo per tutto.
Grazie delle parole!sono contenta che ci sia qualcuno che ci è già passato,ovviamente non per il fatto in se che non augurerei a nessuno,ma perchè significa che allora se ne esce,e che questa può essere la via.Uao quattro anni…provando questo così lungamente anche io,credo,sarei stata certa di non uscirne.e invece,a quanto pare,se ne esce.Non importa quanto ci vorrà,l’importante e che il giorno arrivi;sapendo questo,posso aspettare,andare avanti anche per quello che può sembrare essere un tempo infinito.E poi si,non potrei, non vorrei mai dimenticare,non sarebbe giusto.Ma appunto potrò conviverci davvero,senza soffrirne,un giorno; e magari,anche con la compagnia di un qualcuno 🙂 che però stavolta, dovrà per il mio bene,essere reale.