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Lettera pubblicata il 29 Ottobre 2016. L'autore ha condiviso 5 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore Genny.
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Genny,
mi ha fatto piacere sapere che sei uscita e che hai apprezzato la passeggiata. a volte, quando si è molto soli e in difficoltà, può essere utile anche un’attenzione minima, incoraggiante.
fare l’infermiera è un lavoro bellissimo, che richiede vocazione e dedizione. potresti cercare un impiego presso privati, in modo da non essere pressata in alcun modo da colleghi. pensaci su, e cerca di mettere a frutto le conoscenze e le capacità che già hai.
dalla famiglia non ti attendere più di quanto sai ti possa dare. se valorizzata nella sua corretta dimensione, resta sempre una base d’appoggio temporaneo, dove poter rifare il punto dei propri vissuti e orientarsi per ripartire. così è stato a suo tempo per me.
Grazie a tutti. Parlarne e sempre un buon inizio. Oggi ho guardato le offerte di lavoro con il risultato di essermi mangiato le unghie. Mi sono spuntati i soliti pensieri negativi riguardo il lavoro e la mia situazione. Per la verità c’è la paura di ritrovarmi in una situazione infelice con il lavoro. Come quest’estate che ho lavorato 12 ore al giorno per due mesi senza mai un giorno di riposo. Poi mi ritrovo con i risentimenti verso il datore di lavoro. Lavorare così non é equilibrato. Che ne pensate?
Che bello, mi ha telefonato mio padre e abbiamo parlato. Questo è un evento raro ma mi fa sempre bene. È successo ieri. Vedere che mi pensa e che si interessa per me mi fa felice e anche triste. Triste perché penso che si preoccupa per me e la mia situazione. Non vorrei darli dei dispiaceri ma sono impotente. Forse tutto nasce dal fatto che ho un attaccamento forte con il compagno. Sono passati molti anni da quando l’ho preso di mira. Ci sono stati molti momenti difficili. Ho tentato di lasciarlo senza mai essere riuscita. Mi ha sempre di nuovo riaccolto in casa. È il mio rifugio. Però non c’è un matrimonio ne ha voluto cercare un figlio con me. Questo mi rende triste. Forse anche io dopo che ho conosciuto sua madre, i suoi parenti, non ho più desiderato di sposarmi con lui. Anche il fatto di vederlo spendere molto per sé stesso mi ha fatto pensare non fosse il caso di sposarmi. Io infatti non glielo mai chiesto e nemmeno lui a me. Però non sono più riuscito ad allontanarmi da lui. Come potrei mai comprarmi una casa se non riesco ad allontanarmi da lui. Forse convivendo con lui speravo di avvicinarlo a me. Devo dire invece che mi ha lasciato sempre molto sola.
Devo dire che mi sento in colpa di essere senza lavoro. Non ho accettato quello che mi è successo. Si chiama burn out. Mi sono fatto la mia diagnosi da sola.
Brava Genny!
stai ragionando benissimo. da lì a mettere in pratica qualcosa di diverso per il futuro il passo non dovrebbe essere troppo lungo.
non temere di arrecare dispiacere a tuo padre. il dispiacere più grande per i genitori consiste nell’eventualità che figli amati si allontanino emotivamente. ti ha dimostrato di volerti bene bene e di pensare a te. ricambialo con le stesse modalità e la stessa misura. il “rifugio” per eccellenza dovrebbe essere la famiglia, non un compagno di comodo, forse più per lui che per te.
un periodo, anche breve, di distanza da quest’uomo potrebbe esserti d’aiuto per meglio capire quanto e perché ti senti così legata a lui.
Hola lettori, sono contenta di scrivere. Un pezzo dopo l’altro è il quadro si realizza. A me il puzzle mi piace assai tra l’altro. Sto facendo Brezen e pane da anni. In casa. Mi piace. Ho la mia pasta madre, che ho fatto nascere da pochi ingredienti. Brezen, quelle che trovi al Oktoberfest a forma del 8. La pasticceria fa parte delle mie passioni.
Allora se ho sensi di colpa è facile che ho rancore nei miei stessi confronti. Avrei voluto essere più forte in tante occasioni. Io invece cosa ho fatto? Davo ragione agli altri. E se mi dicevano che non ero brava credevo ciecamente nelle loro parole. Mi hanno resa insicura perché smettevo di credere in me stessa. Le loro paure sono diventate le mie.
Oggi mi trovo piena di paure. Mi trovo anche a isolarmi dai esseri umani. Vorrei essere amata da tutti. Trovarmi intorno gente felice, sensibile, delicati, sorridenti, fiduciosi, positivi.
Credo che sono stata trascurata e ho trascurata me stessa. Ma pensando che certe cose io non le merito ma che sono per altri. Che mi devo accontentare. Mi sono messa sempre indietro, prima loro, io posso dargli la precedenza. Loro hanno più bisogno di me.
Ma i miei bisogni sono stati calcolati? I miei piaceri e desideri? Ma i miei genitori avevano da pensare certamente ad altro. Così ho imparato anche io a pensare ad altro. Ma mi sono letteralmente dimenticata. Oggi però devo invertire. Disimparare quello che non mi aiuta più. Quanto sono stata compiacente.
Ieri sera mio compagno mi chiedeva come sto. Gli ho detto quello che ho pensato in giornata. Che sono triste e depressa perché sono arrivata ad una certa età, 39 e mezzo, e non ho cercato un figlio. Anzi, correggo, non ho insistito a cercarlo per il motivo che lui non lo voleva. E con lui sto da 11 anni. Lui mi ha detto che non se lo sente. Mi ha chiesto se mi vedo in grado di mantenere una famiglia. Lui ovviamente non mi vede in grado. Gli ho spiegato che lui non l’ha cercato perché non mi ama. Lui questo non lo ammette. Gli ho detto che dell’amore non sa niente. E poi mi ha chiesto: e tu che ne sai? E gli ho detto che leggo tantissimo sulla psicologia da sempre. Conosco la teoria sull’ amore. La pratica credo che é un problema. La verità è che non amo nemmeno io. Faccio fatica ad accettare la verità per quanto è troppo dolorosa.