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Per una memoria condivisa della Grande Guerra

di marco baratto

Dopo quasi novant’anni e seguendo l’esempio dell’Inghilterra, che pure ha tradizioni militari più consolidate e antiche delle nostre, sono convinto che sia arrivato il momento di riabilitare, considerandoli combattenti come tutti gli altri, i disgraziati soldati caduti in trincea sotto “fuoco amico” durante la guerra 1915/18. Per la maggior parte poveri contadini analfabeti che, stremati da mesi di apocalittici bombardamenti d’artiglieria, da continui inutili sanguinosi attacchi a posizioni inespugnabili, da raccomandazioni assurde come quella di “sfondare i reticolati con il petto”, a volte manifestavano qualche esitazione nell’obbedire agli ordini Secondo l’umore del comandante, ciò poteva essere bastevole per farli comparire davanti alle Corti Marziali con l’accusa di “vigliaccheria e rifiuto d’obbedienza di fronte al nemico”. Le Corti, opportunamente indottrinate, non concedevano grazia, facilmente condannandoli alla fucilazione o, nel migliore dei casi, a lunghe pene detentive. C’erano generali famosi per la crudeltà con la quale trattavano i sottoposti e pare che uno di quelli, dieci anni dopo la fine della guerra,mentre si recava a Roma in treno per assistere ai festeggiamenti in occasione del decennale della vittoria, sparisse. Gli amici che lo attendevano, non vedendolo arrivare si allarmarono, avvisarono la Milizia Ferroviaria, la quale lo ritrovò il giorno dopo, cadavere, sulla massicciata ferroviaria. Si credette ad un incidente e si cercarono i testimoni: malgrado sul treno viaggiassero, per lo stesso motivo del Generale, numerosissimi ex soldati, nessuno di loro ammise d’averlo veduto o notato. La decimazione descritta da Emilio Lussu,nel suo libro “Un anno sull’altipiano”, a lungo proibito perché considerato “disfattista” dal regime dell’epoca, dipinge perfettamente il clima esasperato creato da comandanti incapaci, insensibili, o addirittura affetti da turbe mentali. La situazione non era diversa in altri eserciti, in quello francese, nella primavera del 1917, per reazione ai massacri cui erano spinti dal Generale Nivelle, soprannominato “il macellaio”, interi reparti si ribellarono.Tanto che il ministro della Guerra, Painlevé, dopo una visita al fronte, era costretto a telegrafare a Parigi che “Vi fu un giorno in cui tra Soissons e Parigi vi erano soltanto due divisioni in zona delle 40 che stazionavano delle quali potevamo essere completamente sicuri”
Marco Baratto

Lettera pubblicata il 24 Ottobre 2006. L'autore ha condiviso 12 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Attualità

La lettera ha ricevuto finora 1 commento

  1. 1
    Giovanni -

    secondo me si dovrebbe incriminare il generale Cadorna per crimini contro l’umanità.Ha fatto troppo soffrire i suoi sottoposti.Per lui la vita umana non valeva una cicca.Con quale coraggio si sono inalzati monumenti a tale essere che di umano non aveva niente??????????

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