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Lettera pubblicata il 16 Giugno 2011. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore kaber.
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Aguardiente, possiamo escludere “a priori” che certi accadimenti “tentatorii” non capitino “casualmente” ma in realtà siano attesi, sia pure in maniera subconscia? Non credo.
In realtà quelle fantasie sono solo i primi segni di un “problema” nella relazione in corso, ed è in quel momento che bisognerebbe avere la lucidità per interrogarsi, ma quasi mai lo si fa, perché sono considerate “normali”.
Quando mi capitó la tizia sul treno, sposata e con due figli, di cui uno era con lei, che in poche ore e dopo una chiacchierata nel corridoio si lasciò andare sino al punto di potersi concedere “completamente”, non posso pensare di essere stato così irresistibile, nonostante la giovanile avvenenza. Quel momento covava da chissà quanto tempo. Aveva trovato solo il bel tipo che non la “broccolava” nonostante la sua bellezza, ma le parlava come sto facendo con te, e ha mollato i freni inibitori della “morale”. Bisogna interrogarsi molto prima di quel momento, e io, se fossi stato più cinico, la potevo trombare tranquillamente sul treno, con buona pace del marito che l’aspettava a Imola. E so per certo che mi ha cercato anonimamente col metodo “Francy”, circa un anno dopo, senza che io abbia risposto.
Vigilare sul rapporto significa riflettere su cosa significa realmente anche solo una fantasia, e se si ama “realmente” il vero partner, parlarne con lui. Il resto per me sono solo scuse. Una fantasia sessuale non è nè colpevole nè innocente. È un segnale.
Acqua, situazioni reali mi sono capitate eccome, e l’istinto premeva. Ma ragione, valori e sentimento si sono mostrati molto ma molto più forti. L’istinto se vuoi lo controlli attraverso il sentimento. Altrimenti saremmo alla stregua degli animali, intesi come bestie perché anche noi siamo animali, per i quali il sentimento non é contemplato.
Tranquilla Suzanne, non l’ho presa assolutamente come una critica. E si in teoria non dovrebbe esserci differenza tra una relazione matura e un matrimonio. In realtà soprattutto nella società attuale vedo totale mancanza di maturità sia che si tratti di relazione o matrimonio. Ma non solo in questi due casi.
Si infatti non c’e’ nulla di male in quelli che tu chiami i voli pindarici di Acqua. Ho già scritto che credo chiunque sperimenti o abbia sperimentato queste evasioni mentali. Ora Acqua ce lo racconta, ma avrei potuto farlo anche io o magari tu o mio marito.
Anche per me fino ad adesso è stato così, istinto sempre controllato da sentimento: devo dire che fino a poco tempo fa ero indisposta a creare relazioni estranee, non avendone peraltro alcun interesse, quindi non ho mai alimentato possibili scintille.
Da quando, però , mi è successo “l’evento scatenante” coincidente con l’incontro sfuggente di soli sguardi con la “mia principale fantasia M.”, mi sento cambiata. Non so cosa mi è successo…ho iniziato a notare anche altri…ad esempio se fossi riuscita qualche volta ad andare a bere il caffè con il mio collega D., sono quasi sicura che si sarebbe potuto creare uno di quegli accadimenti “casuali” “.Quindi meglio se per il momento evito di frequentare il bar. Ieri poi sono rimasta molto sorpresa dopo che un sconosciuto ci ha praticamente provato con me in stazione ( i treni, si vede, sono uno di quei luoghi cinematografici che creano atmosfera). Era da un po’ che non mi succedeva, almeno in modo così spudorato e io giuro che non gli ho dato assolutamente corda. Quindi comincio a pensare di essere io che che mi sto “ponendo” inconsciamente in modo diverso. Eppure non sto facendo nulla per essere seducente, perché non mi è’ mai interessato fare colpo sugli altri (ma solo su mio marito e in passato e l’anno scorso, su M.).
Forse, Golem , hai ragione: queste fantasie sono un segnale e questi eventi non sono fortuiti, ma me li sto in qualche modo cercando e creando. Il mio Super-io comunque vigila attentamente e condanna dal punto di vista morale ( anche se negli ultimi tempi in modo “soft” )queste mie leggerezze. È un po’ complicato parlarne con mio marito, soprattutto se ritiro fuori di nuovo sta storia di M. dopo che la avevo affossata oltre vent’anni fa, assicurandogli che non ci avrei mai più pensato. E anche se evitassi di parlare di M., cosa gli dico: ” Sai, mi sento un po’ strana, ultimamente : ho gli ormoni a mille e quando mi guardo in giro e vedo un sacco di begli uomini che mi piacciono? ”
Virginia raccontami una tua “evasione mentale”, così tanto per condividere certi ragionamenti e per evitare di focalizzarmi sulle mie. Anche tu Suzy, dai, perché su questo argomento sei sempre stata molto criptica.
Virginia,
“L’istinto se vuoi lo controlli attraverso il sentimento. Altrimenti saremmo alla stregua degli animali, intesi come bestie perché anche noi siamo animali, per i quali il sentimento non é contemplato.” – concordo, aggiungendo che, secondo me, si possono controllare abbastanza agevolmente gli istinti fisici meno forti mentre è molto più difficile controllare i vuoti emotivi, spesso subdoli e più persistenti.
tanto per essere chiari: nelle scelte importanti o pressanti, finisce per prevalere l’istinto; nelle secondarie, più blande, si può anche far intervenire con successo il raziocinio… molto dipende poi anche dai diversi temperamenti e dalle diverse proiezioni di futuro…
Virginia, non sono sposata ma ho sperimentato queste situazioni. In una circostanza ho talmente tirato la corda che la mia fantasia si è realizzata davanti agli occhi tentando un approccio fisico diretto e pressante. E io? Sono fuggita a gambe levate! Non era quello che volevo; cercavo l’evasione mentale, il sogno, non la sua realizzazione. Ho parlato al mio compagno di tutto questo, non senza sensi di colpa per essere arrivata fino a quel punto. Ma dei miei pensieri no, non mi sono mai sentita colpevole. Come quando da bambina recitavo le preghiere e pensavo ai miei giochi;
“Il pensiero è come l’oceano,
non lo puoi arginare,
non lo puoi recintare…”
Acqua edotta. Un desiderio di “quel” genere indica solo una cosa: che si è pronti ad una svolta nella ricerca di un nuovo partner sessuale, e nell’essere umano di sesso femminile il collegamento di quegli istinti alle emozioni amorose che le caratterizza nella nostra cultura, è solo la rappresentazione “civile” che noi gli diamo, ma lo scopo finale è solo il sesso, letto nell’accezione più innocente.
Il fatto che quelle istanze siano “organizzate” dalla morale non significa che siano state “risolte”. La morale non ha fatto altro che “frustrare” un bisogno che non è nè buono nè cattivo di per sè, come tutte le istanze naturali, ma non “lecito per l’etica “sociale” matrimoniale. È ininfluente quindi dire che quelle istanze si possono controllare, trattenere, perché se la vogliamo mettere su un piano concreto, si tratta dell’intervento della solita ipocrisia veniale tipica di una specifica cultura sessuofobica. Desiderare A, B, C o M, e non “concludere” non significa niente. Il desiderio che può essere passato nella testa di Acqua, di Virginia, Sally o della donna incontrata sul treno e che non ha concluso, non è diverso da quello di Francesca sotto l’aspetto assoluto. La differenza tra essersi accoppiata con l’oggetto del desiderio e non averlo fatto inibendosi, e sentendosi per questo a posto, non cambia il “core” della questione, e cioè che l’istinto sessuale non guarda in faccia a nessuna morale.
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>>> Tu non ne sei cosciente ma il tuo corpo trasmette al maschio ricettivo “I’m available”. Quando arriva quel “moto ancestrale” bisognerebbe chiederesi il perché prima ancora di controllarlo con “stoico sacrificio”, perché di per sè quel controllo dovrebbe essere già considerato un “segno”, e averlo considerato “vinto” con la propria moralità non lo ha ESTINTO, lo ha solo messo sotto le tante altre “pratiche” da smaltire nella nostra quotidianità.
Il problema è che se si riflettesse veramente, fuori dai soliti stereotipi con i quali in genere osserviamo quella fenomenologia, a quel punto si aprirebbe un panorama sconfinato di considerazioni sul significato “reale” della famosa parola “AMORE”, che mi ha spinto alla ricerca approfondita di quel significato, che come sappiamo proprio qui ha prodotto “l’ira funesta che infiniti addusse lutti ai Laddei”.
Perché togliere a qualcuno l’illusione che certi moti amorosi (e spesso anche quello che ne deriva per anni) non siano altro che il desiderio sessuale col vestito della domenica, significa sconvolgere una vita fatta di “credenze piene di cristalleria in bella mostra”*, sostituendole con un “comò pieno di normalissima biancheria per tutti i giorni”*.
* Non sono mobili. Si tratta di metafore, dirette a chi le capisce.
Non marito, ma COMPAGNO !
Il nome COMPAGNO è tutto comunista (all’italiana, non il vero comunismo), come tale è il femminismo che ha danneggiato la società, predandola dei valori essenziali.
Il termine MARITO indica l’uomo che ha scelto la donna per sempre. COMPAGNO è quello che sta vicino, che ti accompagna. per una parte di cammino. Si differenzia dallo scopatore per la durata del rapporto, e in parte per la sostanza, ma senza raggiungere il livello del MARITO, il quale è appunto l’anima gemella, il migliore amico, colui che non tradirai mai perché è colui che hai scelto.
Le donne che non sanno avere un marito è perché non sanno essere mogli. A loro dovrebbe essere negato il diritto di parlare di MATRIMONIO perché non sanno che cosa sia. La regola non vale solo per le donne, ma anche per gli uomini, mal cresciuti, figli di famiglie indegne di questo nome, che non sanno che cosa significhi essere un marito. A loro è dato solo di essere COMPAGNO, e ti avere vicino le loro COMPAGNE, e non si lamentino se da COMPAGNE, diventano CAGNE. L’amore ristretto che portano all’uomo che hanno vicino ha fatto restringere anche il loro nome.
Bella la citazione di Venditti, Susan. Me la segno.