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Lettera pubblicata il 22 Giugno 2024. L'autore ha condiviso 4 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore sherazade.
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Quanto sopra, a riprova di quanto possano essere importanti gli incontri casuali, con la persona giusta, nel momento giusto.
Anche se spesso il talento, pian piano, arriva a farsi notare da sé, come avvenne per Marilyn Monroe e per Anna Magnani.
Essendo rimasta abbastanza ingenua, trovo sorprendente che molte famiglie su cui si hanno maggiori dettagli siano spesso meno lineari di quanto si potesse immaginare. Non solo in ambito artistico, dove la ricerca della fama può aver origine dal desiderio di sanare carenze di affetti e di presenze nell’infanzia.
Avendone esperienza personale, per Sofia, come per donne e uomini che si legano a partner parecchio più vecchi, la scelta di Ponti può essere stata favorita dalla ricerca della figura genitoriale di cui aveva sentito la mancanza.
In linea generale, queste unioni durano a lungo. Spesso per l’intera vita di entrambi i partner, e anche dopo la morte di uno dei due.
“come per donne e uomini che si legano a partner parecchio più vecchi, la scelta di Ponti può essere stata favorita dalla ricerca della figura genitoriale di cui aveva sentito la mancanza…”
Ah sì, ne siamo certi.
Quel “può” tuttavia non esclude altre interessanti possibilità.
Traendo notizie da più biografie, avevo cominciato a pensare che il carattere di Anna Magnani fosse spigoloso. Ne ho poi avuto conferma nell’affermazione di una giornalista che lo definiva “difficilissimo”.
In effetti, succede spesso che persone con grandi pregi abbiano difficoltà altrettanto grandi a relazionarsi con il prossimo. Per indole, talvolta peggiorata da un’attitudine ribelle e dall’impossibilità di colmare vuoti emotivi.
“Anna aveva bisogno di dare, di dare, di dare. E riteneva di non riuscire a dare mai abbastanza e di non ricevere mai abbastanza.” (Vittorio De Sica)
La tendenza a dare è propria di chi non ha ricevuto nella crescita il nutrimento emotivo necessario alla formazione di un equilibrio di appagamento e di autostima.
C’è chi accetta un carente vissuto nell’ambito degli affetti e cerca con dolcezza di ricevere attenzioni offrendo doni, con l’intento inconscio di essere accettato, ricambiato e saziato.
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E chi, invece, dà in eccesso, con risentimento, così da non poter “ricevere mai abbastanza” in cambio.
Quasi certamente, al di là di caratteristiche positive, Anna rientrava nella seconda specie di personalità.
La sua vita dimostra che non tutto dipende dal temperamento: la grave ed immeritata malattia di un figlio nell’insieme di un’esistenza può inficiare ogni risultato di grande successo.
Anche in amore, nella maggior parte dei casi, ben poco dipende del tutto da noi. Rossellini le è stato portato via da una lettera di Ingrid Bergman al regista, magari già provato dai loro frequenti litigi.
Come spesso succede nei legami forti e sinceri, Rossellini ed Anna si sono ritrovati dopo la fine dell’unione con la Bergman del regista, che si è poi preso cura delle sue spoglie.
A riprova che alcuni sentimenti cambiano ma non hanno fine, nemmeno a causa della separazione imposta dalla morte.
“È un Paese così diviso, l’Italia. Così fazioso, così avvelenato dalle sue meschinerie tribali! Si odiano anche all’interno dei partiti, in Italia. Non riescono a stare insieme nemmeno quando hanno lo stesso emblema, lo stesso distintivo. Gelosi, biliosi, vanitosi, piccini, non pensano che ai propri interessi personali.” (Oriana Fallaci)
Non condivido quasi mai del tutto nessuna visione ma riconosco che in ogni opinione può esserci una parte più o meno consistente di verità.
“Dopo la creazione della Repubblica (1946), l’idea dell’esistenza di un carattere nazionale italiano si affermò sopratutto attraverso i mass media. Vennero proposti due tipi di immagini: una complessivamente positiva, improntata sul mito degli «italiani brava gente» (nel quale avevano luogo il sentimentalismo, la mancanza di una forte identificazione nazionale e l’indolenza) e una decisamente critica di cui si fecero portatori i giornalisti, non perdendo l’occasione di ricordare gli effetti socialmente nefasti dell’indole italiana.
Tuttavia, fu solamente con il genere cinematografico della Commedia all’italiana, negli anni Cinquanta e Sessanta, che si definirono le peculiarità caratteriali degli italiani: il « mammismo », il « familismo » e il trasformismo (sinonimo di opportunismo).” (Giulia Del Grande)
Ecco come è nato il “mammismo”, stereotipo che tarda a disperdersi anche dopo che, dagli anni ’70 in poi, le mamme che lavorano ben poco si dedicano ai figli.
Un aggiornamento, critico e piccante:
https://www.deejay.it/articoli/maschio-italiano-pigro-femminista-articolo/
che supera in alcuni aspetti questa precedente indagine, più
dettagliata, del 2018:
https://www.105.net/gallery/tutto-news/247159/il-maschio-italiano-e-cambiato-ecco-come-sono-i-nuovi-uomini.html
Né migliori, né peggiori: solo diversi, e spesso molto interessanti!
Statistiche datate che confermano attitudini prettamente maschili, persino sull’evasione fiscale.
“In Italia gli uomini sono responsabili della maggior parte dei comportamenti antisociali e violenti: nel 2018 i maschi sono stati l’82,41% dei 500mila autori di reati per i quali è stata aperta una procedura penale nel corso di un anno, l’85,1% delle persone condannate dalla giustizia, il 92% degli imputati per omicidio, il 98,7% degli autori di stupri, l’83,1% degli autori di incidenti stradali mortali, l’87% dei responsabili di abusi su minori e il 93,6% degli imputati per pornografia minorile. Sono il 95,5% della popolazione mafiosa, l’87,5% degli imputati per rissa e il 76,1% per furto, sono il 91,7% degli evasori fiscali e l’89,5% degli usurai, il 93,4% degli spacciatori e il 95,7% della popolazione carceraria.”
Incipit del libro “Il costo della virilità. Quello che l’Italia risparmierebbe se gli uomini si comportassero come le donne”, scritto da Ginevra Bersani Franceschetti.
Sí belle queste percentuali, che però, mi dispiace non sarebbero nemmeno da presentare, in questo modo, perché manca la serie di anni di riferimento o l’anno al quale fanno riferimento, oltre tutto, non si sa quale sia la DISTRIBUZIONE rispetto alla popolazione: il tot.%, non vuoldire niente cosí vorrebbe dire per esempio che il 91.7% é evasore fiscale, però manca la distribuzione per fascia di età, così facendo é come includere che ne so i bimbi che giocano al parco, nelle sabbiere, oppure il pensionato che si legge il giornale al bar, oppure l’impiegato che lavora, e che difficilmente potrà evadere…
Detto da uno che ha lavorato alle dipendenze di tre donne, e che si é sempre sentito valorizzato e apprezzato, per inciso.