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Lettera pubblicata il 4 Marzo 2018. L'autore ha condiviso 17 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore dreamer.
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Il lutto mi ha strappato i cargivers. non avevo più niente e nessuno. persi me stessa . persi l’amore e la mia identità.
…. manipolai gli psicologi, inferiorizzandoli, e accorgendomi della prima di essi , ancor prima che mi dicesse chi era.
le dissi: so che sei una psicologa, io da te non voglio niente. lei mi mise a giocare nel letto. io le dissi: lo fai perché vuoi che mi addormenti, io non mi addormenterò finché non torna la nonna. mi addormentai a tarda notte. e mi colpevolizzai per averlo fatto.
lei (mia nonna, mamma) non tornò mai. la morte mi portò via così amore e identità. e ancora oggi, …. il mio cuore non è completamente riabilitato.
Esther,
acuni traumi, soprattutto se infantili o se incisivi nel profondo, non si superano mai. si reagisce ad essi al meglio delle proprie capacità e possibilità, spesso al solo fine di accantonarli almeno in parte, con l’ausilio del passare del tempo…
mi dispiace per te ma l’intelligenza non può molto in questo contesto. a mio avviso, sarebbe necessario un evento che magicamente si sovrapponesse in positivo alla pesante negatività subita, ma questo non accade spesso, anche perché non si è aperti al farlo accadere.
ci sono ferite con le quali non si può che abituarsi a convivere.
tutto sia molto banale che molto reale.
Rossana, grazie per avermi risposto.
mi scrivi: “a mio avviso, sarebbe necessario un evento che magicamente si sovrapponesse in positivo alla pesante negatività subita” : sì, ne ho avuti tanti di questi eventi e non ho mai permesso loro di farmi “rinascere”. Ora lo sto facendo, da qualche anno. non sono sicura di riuscire a camminare bene ancora sulle mie gambe cioè a fidarmi, della vita … o non so …. ho dovuto commettere tanti errori prima di imparare. e ho ricevuto tante bastonate prima di capire in virtù dell’esperienza cosa fosse giusto per me, perché non riuscivo a fidarmi, e ce l avevo col mondo intero.
io so che un giorno, io scoprirò dov’è mia nonna, la rivedrò, nella chiusura del cerchio.
ora nel cuore mi resta questa rabbia, che non so come gestire. rabbia e rancore soprattutto verso persone appartenenti al mio passato prossimo. non so se c’è un modo per cambiare il pensiero… per riuscire a perdonare i nemici cioè coloro che hanno provato ad aiutarmi ed ai quali io ho distrutto la vita, soffrendo anch’io, a causa loro che tentavano di difendersi…
vorrei riabilitare la mia mente ed il mio cuore, bonificarli, sanificarli, ma non so nemmeno io qual è la vera me stessa dietro alla corazza ed alle maschere dell’ evitamento della sofferenza…..
Esther,
– “Ora lo sto facendo, da qualche anno. non sono sicura di riuscire a camminare bene ancora sulle mie gambe cioè a fidarmi, della vita …” – sai anche tu che ci sono momenti di maturazione che possono diventare momenti di svolta. basta non scoraggiarsi, e insistere sul nuovo modo intuito di proseguire.
“io so che un giorno, io scoprirò dov’è mia nonna, la rivedrò, nella chiusura del cerchio.” – sono sicura che tua nonna è sempre con te e che puoi ritrovarla quando vuoi, come si può fare con chiunque ci abbia lasciato segni indelebili.
comincia, se puoi, a perdonare te stessa. nessuno è perfetto e tutti dobbiamo fare i conti con il nostro temperamento e le nostre aspettative.
la rabbia e il rancore sono compagni ingombranti: lasciali andare. cerca e valorizza gli aspetti positivi in chi desideri mantenerti vicino.
la sofferenza diventa sostenibile quando la si accetta, come parte della tragicità dell’esistere che, dal più al meno, prima o poi, tocca a tutti.
Rossana, grazie per la tua disponibilità e per i tuoi consigli che mi fanno stare meglio.
Mi dici: “sono sicura che tua nonna è sempre con te”: non è vero. Non c’è. È morta. Se ne è andata e mi ha lasciata. Come tutti quelli che vi sono morti o vi hanno lasciati: così hanno fatto pure con voi, vi hanno RIFIUTATI E ABBANDONATI. Anche se mi spiace dirvelo.
Rossana, mi scrivi: “comincia, se puoi, a perdonare te stessa. nessuno è perfetto e tutti dobbiamo fare i conti con il nostro temperamento e le nostre aspettative.” Grazie per invitarmi a perdonarmi, mi fa piacere che qualcuno pensi che sono degna di perdono, ma come si fa? Qual è la cartina di tornasole che ti dice che lo hai fatto? Come ci si deve sentire con sé stessi per capire di averlo fatto e di starlo facendo?
Rossana: “la rabbia e il rancore sono compagni ingombranti: lasciali andare.” Come si fa? Per dirla alla maniera banale: appena mi fanno qualcosa, subito mi accendo, sono fumantina e vendicativa. Spesso distruttiva anche in maniera pesante e prolungata nel tempo. Strumentalizzo le ossessioni rendendo tali i miei obiettivi di rabbia per raggiungere i risultati voluti, facendoli diventare ossessioni, e una volta raggiunti, li derubrico in un giorno in qualità di ossessioni quali sono oramai. E quella rabbia la converto in genere in forza distruttiva potente. Lo faccio da anni, da sempre, sin da piccola.
Esther,
per me sei preziosa, quindi, niente ringraziamenti.
anche mia madre è morta quasi 20 anni fa ma è sempre con me. certo che nel mio caso è molto più facile, perché se n’è andata a più di 90 anni, dopo avermi dato tanto bene quanto altrettanto male. come fai a non voler accettare che tua nonna NON ha voluto andarsene, NON ha voluto abbandonarti ma è stata costretta a farlo?
fra l’altro, essendo tu ben più credente di me, dovresti accettare che tutto quanto avviene nelle vite degli esseri umani ha un obiettivo di bene, anche quando viene percepito come male assoluto. nel tempo e con la riflessione, magari, talvolta, si riesce a capire che non tutto quanto siamo stati costretti a subire ci ha arrecato soltanto negatività.
da piccola non potevi conoscere la differenza fra amare e voler bene ma adesso dovresti conoscerla. ti va di darmi una tua visione nel sentire di questi due verbi che, in italiano, quasi sempre vengono usati come sinonimi ma che non lo sono?
segue per Esther
in quanto esseri umani, TUTTI imperfetti, per me TUTTI sono degni di perdono. persino di più i peggiori, i crudeli, gli assassini, i falliti, per l’assurdo sistema di vaori in cui siamo immersi.
meritano perdono perché prima di recare danni ad altri hanno subito danno e devastazione in se stessi, nella maggior parte dei casi senza colpa.
come si fa ad autoassolversi? secondo me, valutando sia le proprie capacità di temperamento che quelle che si sarebbero dovute acquisire nell’infanzia e che spesso sono venute a mancare. come si fa a dare amore se non se ne è ricevuto?
si dovrebbe anche tener conto della cultura dell’epoca in cui si è vissuti e delle circostanze che più ci hanno segnati, talvolta molto pesantemente.
non che ci sia mai totale serenità nel considerare i propri errori ma ci si sente sollevati quando si acquisisce la piena consapevolezza delle ragioni che ci hanno indotti a compierli e di quelle che ci hanno impedito di evitarli.
Rossana,
quando ci portano via quello che amiamo, vogliamo sapere la verità.
Voler bene è volere la felicità dell’altro. Gratuitamente ed anche a scapito di se stessi, a volte, e questo mi capita con le sorelle e con i bambini senza padre. Non mi aspetto nulla in cambio, do me stessa e questo basta, avanza ed è già la mia ricompensa.
Amare presuppone una componente erotica e bidirezionale, ci si aspetta di essere riamati. Pur volendo il bene dell’altro.
Non accetterei mai che mio marito non mi ricambiasse col fare a gara con me per amarmi più di quanto io lo ami.
Io mi sento confusa quando parlo del lutto di mia nonna. Non ne ho il controllo. Non lo capisco. Non so ancora fidarmi, della Provvidenza, …forse.