Poche settimane fa scrissi la mia prima lettera, descrivevo un po’ la mia personalità per quell’arco di tempo passato in ospedale. Adesso, però, noto che più i giorni passano più mi rendo conto di non essere quello che ero ieri, o l’altro ieri o poche settimane fa. Qualcosa, un dettaglio o poco più, cambia sempre. Ed è facile accorgersene, basta ripercorrere il filo immaginario che segui fin da quando eri piccolo, così non perdi il segnale.
Ma è possibile che non riesco a stare in compagnia di qualcuno senza, a fine giornata, sentirmi il morale sotto i piedi, la coscienza sottosopra e l’anima strappata via dal corpo? Il più delle volte se ci si diverte si torna a casa soddisfatti, almeno penso. Così do la colpa alla mia età, al periodo che sto passando e che mi sta scivolando tra le mani a velocità di crociera, e a quel che sono.
Per chi leggesse questa lettera senza aver letto quella precedente, mi ripeto: ho quindici anni, a breve sedici. Non frequento più la scuola, un motivo in più per rendere serene le mie giornate. Ho pochi amici, ne frequento al massimo tre per anno, ma in questi sei o sette mesi desidero stare da solo, frequentare me stesso e le mie abitudini, convivere con i miei orari, senza che nessuno bussi alla porta senza un preavviso. In quel caso no, sale l’ansia, inizio a voler scappare, mi getterei dalla finestra se solo potessi. Quando sono in compagnia di qualcuno, qualsiasi persona, inizio a balbettare – il balbettio ce l’ho fin dalla nascita, ma non mi ha mai causato più di tanti problemi, al massimo qualche insulto e presa in giro, ma penso sia normale – inizio a pensare, farmi fin troppe domande, inizio a formulare tattiche e congetture sul modo di comportarmi, di essere, con quella persona.
E sì, ridò la colpa a questo periodo, incolpo l’adolescenza, i quindici e i sedici anni. Odio e odierei persino l’idea di incontrare qualcuno che sia simile a me, uno dei tre miei amici lo è… è molto simile a me, provo ad aprirmi ma tutto quel garbuglio di sentimenti ed emozioni si trasmette in gelosia, gelosia immotivata.
Ancora non ho avuto la fortuna di baciare una ragazza, non ho mai avuto una relazione e l’idea mi sconvolge a livello mentale. Questo capita a tutti, ed ho bisogno di sentirmelo dire, ma so che nel momento in cui capisco di non essere l’unico desidererei esserlo.
L’unica differenza è che parlo dei miei pensieri, mentre alcuni altri preferiscono parlare dei loro problemi. Siamo simili, in fondo.
Sì, mi spaventano le novità, mi spaventa la modifica e mi spaventa il cambiamento. Non so come commenterete, non so se ho bisogno di una risposta o di un commento, ma volevo scrivere qualcosa.
Perdonatemi,
El.
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