L’ingresso di Israele nell’Unione Europea sarebbe una occasione di riforma della stessa UE, in un momento in cui arrivano segnali da Finlandia, Francia ed Olanda di impopolarità di questa Europa. La patria europea era popolarissima su tutto il continente, aveva una adesione di massa in un paese islamico come la Turchia. E’ importante dire a Bruxelles che l’Europa delle patrie é la fine delle stessa Europa e che la grande patria-Europa é il vero progetto unificante. L’adesione di Israele e della Turchia, e quindi l’idea di una federazione di altri stati democratici, come si augura possano essere Palestina e Libano, é l’unico disegno che prospetti la ripresa di una grande Europa. Servirebbe addirittura che uno stato fondatore dell’UE uscisse dall’unione per dire di non volere l’Europa delle grandi patrie golliste, ma la grande Europa, anche mediterranea. Inoltre una soluzione sul come eliminare altri rischi di guerra im Medio Oriente.
Il non riconoscere lo Stato di Israele equivarrebbe a non riconoscere la stessa Unione Europea.
Attaccare Israele è come attaccare la Unione Europea.
Israele da solo è più limitato nelle sue “legittime difese” che producono 1000 morti alla volta.
Israele nella U.E avrebbe una minor sindrome dell’isolamento.
E forse avrebbe qualche consiglio migliore invece che solo quello degli Stati Uniti.
La proposta di Marco Pannella piace a molti giovani cittadini Israeliani che gradirebbero i commenti di voi Italiani in Merito.
Cari Saluti
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Categorie: - Attualità
mah, a me sembra la solita Pannellata!
se esiste una volontà internazionale di risolvere i problemi, non c’è bisogno di far entrare nell’UE anche la Siberia, visto oltretutto che la malta per tenere insieme perfino i brandelli continentali del sacro romano impero non è ancora stata inventata, né, spero, si vorrà aderire ai tentativi commerciali reiterati di Ratzinger di etichettare cattolicamente l’UE per non perdere il monopolio e anzi estenderlo.
la salvaguardia della storia e delle antiche e antichissime tradizioni richiede la difesa delle appartenenze storiche mentre si ricercano la Pace e l’Unità mondiale; ciò non si ottiene né con i globalismi commerciali, né con gli assemblaggi fantasiosi, né con quelli opportunistici (Turchia, Israele), ma con il superamento degli interessi privati che allontanano dall’obiettivo e con la ricerca di ciò che unisce, non di ciò che separa.
tra l’altro, Israele, nel vero senso della parola, ha una unicità che deve essere preservata più di altre e questo non dipende da quanto si sta aggrappati ai metri quadrati in più o in meno di un fazzoletto di terrasanta.
la questione dell’Israele geografico dovrebbe essere meramente simbolica e a capire questo dovrebbero essere anzitutto gli Israeliani, ma certo dovrebbero essere più Israeliti che Israeliani e più coscienti dell’importanza della missione assegnata a Israele nel mondo, importanza che trascende appunto gli scopi del Sionismo oltranzista.
questo tanto per rispondere ai giovani cittadini israeliani.
ma tanto sarà fatta la scelta più scema, forse non proprio quella di Pannella, che ogni tanto va nell’iperspazio e poi torna con un poco di materia oscura, ma di certo scema!