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Lettera pubblicata il 7 Gennaio 2010. L'autore ha condiviso 37 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore Spectre.
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Dottor Golem ma lo scotoma scintillante non si presenta come disturbo visivo? Perché in tal caso non ne ho mai parlato nelle poche righe precedenti.
Pero a titolo informativo la ringrazio.
Prego. L’effetto fotocromatico dello scotoma scintillante è visivo, ma lo è a livello cerebrale, infatti è collegato all’aura, che si presenta anche come una manifestazione simile a quello che descrivi di “luce interiore” . Non dipende dai bulbi oculari, ma come ripeto la genesi non è ancora chiara. Per inciso, riguardo i fenomeni che vi riguardano e l’interpretazione che ne date il CICAP ha condotto indagini approfondite che escluderebbero qualunque forma di manifestazione che non sia riconducibile a fenomeni fisiologici.
Saluti.
Dal momento in cui le cause non sono note non posso non notare una contraddizione in termini quando leggo di effetto fotocromatico visivo, che però e cerebrale, non coinvolge l apparato oculare. Eppure chi lo sperimenta in qualche modo deve percepirlo. Fosse solo un effetto cerebrale sarebbe psicotropo. Distinti saluti.
Nel senso che “sembra” di vederlo, ma in realtà si forma nell’encefalo nell’area cerebrale nella quale si inseriscono i nervi ottici. Infatti, pur chiudendo gli occhi l’immagine si continua a vedere. Il cervello ci fa credere quello che vuole. Lo conferma il CICAP che indaga dall’89 sui fenomeni paranormali.
Il punto e proprio il fatto che non riscontro quanto dici nella mia personale esperienza. Nelle modalità soprattutto. Complice sicuramente la mia difficoltà a descriverlo. Però magari per altri si. Concordo sull enorme potenza del cervello. Meno sulla scelta di osservare un dato fenomeno, mai sperimentato in prima persona, dal solo punto di vista fisiologico (non chiarito tra l’ altro). E una questione di approccio culturale, a mio parere, dal momento in cui il concetto di paranormale è così generico e indiscriminatamente usato, che si propone solo di abbracciare tutto quello che non ci è chiarissimo. La norma sarebbe ciò che conosciamo a livello scientifico? Eppure diverse teorie della fisica quantistica, ancora in corso, tentano di spiegare queste esperienze sulla base dello studio Delle energie.
Resta giusto che ciascuno conservi le proprie prospettive.
Cale, parliamoci chiaro, il fatto di non avere un eventuale conforto scientifico di un fenomeno comunque fisiologico, non significa che questo appartenga al cosiddetto paranormale. Vi sarebbero centinaia di esempi di cose che un tempo, per mancanza di conoscenza, venivano attribuite al magico se non al divino.
Non esiste nessuna prova provata che ci si possa mettere in contatto mentalmente con altri come si fa col telefono. Io e mia moglie dopo trent’anni pensiamo le stesse cose nello stesso momento, ma questo succede per una serie di esperienze vissute insieme che ci porta giungere alle stesse conclusioni. Ci meraviglia sempre quando succede, ma sappiamo che, seppure abbiamo grandi affinità di base, il fenomeno è spiegabile. La nostra attività elettrica cerebrale è talmente bassa, pari frazioni dinmilliampere, che non accenderebbe neppure un microled. Le tue, come quelle di altri “sensitivi”, sono solo percezioni provenienti da modifiche dell’omeostasi delle produzioni endocrine. Leggi cosa dice il CICAP al riguardo. Ciavo.
Dotto’ guardi che ho scritto la stessa cosa. Non e perché la scienza non lo spiega deve essere definito paranormale. Per me e molto naturale ed e il risultato di interazioni che vanno sostenute non sono con la fisiologia ma anche con la fisica. E lei che ha menzionato il paranormale. Evidentemente preso dalle sue idee scientifiche e scettiche non ha prestato attenzione nella lettura.
Mi sono laureato con la CEPU, e il corso Pegaso era per corrispondenza. Per questo non diventerò mai primario come lo è il Professor Yog. E poi lascia che te lo dica: sono anatomopatologo. Insomma, faccio autopsie, virtuali, ma sempre cadaveri seziono.
Allora ok? Siamo a posto così? Buone comunicazioni con le onde “celebrali”.
Ciavo.
Ero a posto anche prima, ma dopo la rivelazione della sua professione è perfetto così. 😀 tante belle cose a lei e la CICAP
Ehm, mi introduco sommessamente in quanto tirato in causa, anche se inevitabilmente con somma autorevolezza, in questo alato dibattito.
Ebbene sì, io ho testato le carte Zener con un mio dilettissimo amico, nonché paziente di lungo corso, ed ho raggiunto un tasso di successo del 72%, ben oltre la probabilità matematica. Ammetto che l’encefalo del mio dilettissimo ha delle peculiarità: riceve – tutt’oggi – alcune trasmissioni di Radio Berlino del 1947. Ed è veramente arrabbiato perché non conosce il tedesco.
Gli ho detto di fare un corso al Goethe Institut, ma dice che costa caro.
Che fare?