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Lettera pubblicata il 3 Luglio 2008. L'autore ha condiviso 44 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore lipsia.
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Anche io sto vivendo una tragica situazione lavorativa tanto da augurare la morte a due persone. Mai fatto fino ad ora.
purtroppo è così: quando la cloaca nera avanza è dura per noi!!!
Durante le contrattazioni due sigle sindacali concordano e i lavoratori iscritti ad altre sigle o non iscritti subiscono le angherie! E COME NON SI DEVE AUGURARE LA MORTE!!!!
Ah dimenticavo. Ho avviato una causa per mobbing. Sono già due anno e ancora non si è conclusa. nel frattempo la mia salute… e la mia famiglia stanno duramente subendo.
Loro lo sanno e continuano indisturbati nei lor malefici propositi
oh, come ti capisco.. mi capita continuamente, non solo in ambito lavorativo
Odio tantissimo una personaaaa
Ciao,
secondo me è meglio costruire due ordini paralleli e quindi concepire la dimensione interiore come una fortezza inespugnabile. Il mondo esterno è fatto da uomini come noi, con le nostre fragilità. L’importante è pensare (se vogliamo anche in maniera gretta) di non avere nulla a che spartire con nessuno. Questa è la mia forza. Sicuramente esiste la solidarietà, ma c’è una parte intima e privata che rischia di trasformarsi in un’umida cella quando il mondo oggettivo ne prende possesso la trasforma in una prigione. Ci sono situazioni che ti fanno piombare in uno stato totale di depressione. Forse il questo moto di rivoluzione interiore non è altro che una stra che ti riporta verso la vita. Una forma di rilassamento della tensione. Non convincerti di essere una persona “negativa”… ma allo stesso tempo cerca di evitare di trovarti in questo tipo di situazioni per il tuo bene. Si tratta di lavoro. Si trattasse della vita privata la situazione non cambierebbe di molto. In quest’ultimo periodo ho capito l’importanza del “non fare”… del non proiettare all’esterno un’atmosfera d’avvento che rischia di creare delle aspettative troppo alte in chi fa affidamento sulla ragione senza tenere conto della realtà oggettiva (della tua storia) e di stati d’animo soggettivi che portano ad un punto di rottura. La ragione rende impercettibili le differenze tra persona e persona. Infondo anche i sensi di colpa non hanno molto senso.
Io non concepisco il ricatto morale perché ritengo che per ogni strappo esista una toppa. Nel mio cuore resta un grande affetto unito al dispiacere per domande che parlavano di un interesse che era vivo solo nella mia mente. Non avere niente a che spartire, questa è per me la strada per conservare la libertà… già pronunciarlo ti fa sentire libera da uno stato di oppressione. peraltro alla mia età, libera da tutte le responsabilità, potrei anche imparare a coltivare la terra. Non mi macherebbe certamente il pane.