Gentile Direttore,
durante una trasmissione televisiva si sosteneva che l’introduzione di nuove tecnologie finirà con il generare riduzione di posti di lavoro e pertanto aumento della disoccupazione. Che vi sia questa preoccupazione non c’è dubbio ma gli illustri ospiti della trasmissione mi pare che non facevano un’analisi a trecentosessanta gradi. L’introduzione di nuove tecniche e macchine comporta un aumento della produzione con l’utilizzo di ore lavoro in meno senza riduzione del prezzo del prodotto. Se così è non si capisce perché anziché ridurre il numero dei lavoratori non si debba ridurre l’orario settimanale di lavoro mantenendo invariato quello dei lavoratori. Non si capisce perché l’introduzione dei nuovi mezzi di produzione deve servire solo per incrementare l’utile di azienda.
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Categorie: - Lavoro - Riflessioni
In un certo senso si. Serve comunque l’operaio per accendere la macchina. Ma e’ innegabile che molti lavori sono scomparsi o quasi anche a causa dalla tecnologia, ( molta della quale inutile). In fondo, banale esempio, lo smartphone sarebbe superfluo, basterebbe un normale cellulare. Oppure uno smartphone, ma miente pc ne tablet ne navigatori. E’ che non siamo piu’ abituati a vivete con poco e necessario. Viviamo con tanto e poco.
Sono decenni che il mondo del lavoro va in quella direzione,un processo che negli ultimissimi anni ha subito un accelerazione improvvisa proprio in concomitanza con la bomba demografica mondiale.nonostante cio,qualcuno continua a sostenere che si fanno pochi figli.
che dire,auguri a chi rimane
É tutto racchiuso in quell’espressione tanto cara agli antichi latini(e non):”Ubi maior,minor CESSat!” ???
Certo, Angwhy, la tua tesi è fondata. Infatti, a parte qualche minus habens che aspira a morire indebitato, di norma in Italia si fa un figlio unico, il che – diciamolo – semplifica anche le inevitabili questioni di successione. Pensa che c’è gente che campa in 130 mq con tre figli, lascio all’immaginazione dei lettori il ludibrio catastale e le liti alla morte degli amatissimi genitori, non foss’altro per spartirsi le spese condominiali pendenti, incluse quelle deliberate ma non ancora eseguite (fattispecie peggio di un morbo incurabile), le bollette e le discussioni, altrettanto inevitabili, sulla detrazione delle spese funerarie, anche perché non si può fare come il gatto o il cane, altrettanto amatissimi, un buco in giardino e via. Purtroppo per il Pianeta, tale accortezza di limitare la prole non viene adottata da razze diverse dalla nostra, ragione per la quale tra poco ci troveremo a costruire termobiovalorizzatori per bruciare i resti dei gommoni prodotti in Cina ed esportati là dove la Cina è più forte: in Africa (è mezza loro, dei cinesi dico, sempre catastalmente parlando).
Comunque vada, tra 200 anni noi Caucasici o Iafetici in genere, faremo la fine degli Ainu. Siamo dei panda, in fondo, essì che noi preferiamo la narda al bambù.