L’infinito nello spazio è più facile da concepire per l’uomo che l’infinito nel tempo. Nello spazio si può, una volta che si è raggiunta un’apertura mentale sufficiente, comprendere che la Terra è una particella dell’atomo di un atomo della mano di un essere gigantesco, che contempla un cielo nel quale brillano delle stelle che compongono la mano, il ventre e il piede di un essere gigantesco, che a sua volta si trova sotto un cielo ecc., e questo all’infinito.
Idem per l’infinitamente piccolo, sugli atomi degli atomi della nostra mano ci sono degli esseri intelligenti per i quali queste particelle sono dei pianeti e delle stelle, e questi esseri sono composti di atomi le cui particelle sono delle stelle e dei pianeti sui quali ci sono degli esseri intelligenti, ecc., ugualmente all’infinito.
Per l’uomo questo è più difficile da concepire per ciò che concerne il tempo. Poiché l’uomo nasce un giorno, vive un certo numero di anni e muore e gli piacerebbe che tutto l’universo fosse, come lui limitato nel tempo.
Per l’uomo che non è risvegliato ( è si tratta di oltre 99 % della popolazione mondiale) l’idea che l’universo qualcosa possa essere eterno gli è insospettabile, fosse anche l’universo stesso. E gli scienziati attuali non sfuggono a questa regola e dicono che l’universo misura “tanti chilometri” e che è vecchio tanti milioni di anni. Ciò che è misurabile è ciò che si percepisce nell’universo, che sia nello spazio o nel tempo.
Tutto è eterno, sia sotto forma di materia sia sotto forma di energia , e noi stessi siamo composti di materia eterna.
È tanto assurdo cercare un inizio dell’universo nel tempo quanto cercarlo nello spazio.
Riprendiamo l’esempio degli esseri che vivono su una delle particelle di un atomo della nostra mano, per i quali questa particella è un pianeta.
Per ciò che riguarda lo spazio, gli scienziati di questo pianeta microscopico, situato per esempio nel mezzo del midollo dell’osso della prima falange del nostro indice, diranno che le altre particelle che possono osservare a occhio nudo girano attorno al centro del mondo, il loro pianeta, la particella sulla quale si trovano. Poiché per loro sarà prima di tutto evidente che il loro pianeta è il centro dell’universo. Poi progrediranno sufficientemente perché un giorno un genio possa affermare che il loro sole non si sposta intorno al loro pianeta, e che anche le stelle non girano intorno al loro piccolo mondo, e che è proprio il loro pianeta che gira su sé stesso in un cielo immobile che gira nello stesso tempo intorno al loro sole.
Sarà certamente bruciato come eretico dagli stregoni inquisitori del pianeta particela, ma verrà un giorno in cui grazie a degli strumenti di osservazione sempre più perfezionati, ci si accorgerà che aveva ragione.
Allora i dotti esperti di questa epoca misureranno l’universo, in tutta modestia dicendo che si estende dalla stella particella più lontana situata in una estremità del cielo alla stella particella più lontana situata all’altra estremità. Questo infatti non rappresenterà che un miliardesimo di miliardesimo della regione del nostro dito dove si trovano. Ma poiché non potranno vederne di più, essi dedurranno che l’universo si arresta dove essi non vedono più niente.
Poi, le tecniche di osservazione progrediranno ancora e ci si comincerà accorgere che ci sono altre galassie e che ci sono degli ammassi di galassie. Che importa, ciò proverà che l’universo è semplicemente più grande di come si era potuto immaginare, ma misurerà sempre tanti miliardi di chilometri o anni luce, un po’ più di prima, eventualmente dieci o cento volte di più, ma misurerà qualche cosa.
Noi siamo sulla nostra Terra nella progressione. Ma torniamo al piccolo pianeta situato nel nostro dito.
La scienza progredisce sempre di più, gli abitanti della nostra falange vengono al lanciarsi in esplorazioni spaziali sempre più audaci. Arrivano così al limita dell’osso di cui il loro pianeta è un atomo di un atomo, e così possono asserire che l’universo misura un tanto. La prova : dopo nonché più niente di osservabile. Ma un pò più tardi, arrivano ad attraversare l’immensità che separa l’osso della nostra falange dal muscolo, e il loro universo guadagna ancora in dimensioni. Poi migliorano ancora il loro veicoli spaziali e arrivano allo strato della pelle che ricopre il nostro dito. La è terminato; il loro universo con il nostro metro misura un centimetro e mezzo, con il loro metro tanti anni luce.
Ad essi resteranno da approfondire le loro esplorazioni spaziali nel resto del nostro corpo seguendo alcune correnti con le quali le stelle si spostano misteriosamente a delle velocità immaginabili, dei giganteschi corridoi, dei quali stenderanno, delle carte, che permetteranno loro di partire e di ritornare verso il loro pianeta e che essi non sapranno essere i nostri vasi sanguigni. Il loro universo sarà misurato, delimitato, avrà tanto di altezza, tanto di larghezza e tanto di profondità. Delle enormi quantità di anni luce alla loro scala, un metro e settanta cinque per noi. Non avranno ancora coscienza che i nostri piedi riposano sul suolo di un pianeta che offre loro una quantità di galassie che nessuno dei loro cervelli ottusi, volendo piazzare dei picchetti ovunque, potrebbe immaginare. La quantità di atomi contenuti nella Terra in rapporto a quella contenuta nel nostro corpo è in commensurabile.
Sarà necessario ad essi in seguito prendere coscienza che ci sono altri “uomini universo” come noi che marciano su questo pianeta e che ci sono nel cielo altre stelle, altre galassie, e così di seguito all’infinito.
Solo alcuni saggi, avendo raggiunto un livello di coscienza superiore, che li ha posti in armonia con l’infinito, avranno permesso loro di insegnare tutto ciò ai loro discepoli all’epoca in cui per gli scienziati ufficiali il loro universo non misurava che qualche miliardesimo di miliardesimo di millimetro dell’osso del nostro dito che potevano osservare dall’interno.
Per quel che riguarda la concezione dell’infinito nel tempo, è esattamente la stessa cosa. Gli scienziati di questo mini mondo potrebbero misurare l’età del loro universo, misurando l’età della molecola di cui il loro pianeta sarà l’atomo di un atomo, e l’universo avrebbe questa età; poi, si accorgeranno che l’età della cellula di cui la molecola che essi prendevano per la totalità dell’universo e che non è che una parte. È molto più importante; poi’, Scopriranno che l’età dell’arto di questa cellula non è che una parte è molto più importante e che l’età dell’essere di cui questo arto non è che una parte, ugualmente, e così di seguito all’infinito.
Cari Saluti
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L’infinito si manifesta nella materia, e allo stesso tempo si percepisce nella coscienza. Ovvero l’infinito è materialmente percepibile dai nostri limitati sensi fisici, ma sopratutto è percepibile dalla nostra coscienza se questa viene posta in uno stato di passività e posta all’ascolto. Spiego meglio. Il nostro io “cosciente” lo definiamo con “cogito ero sum”, ovvero ci identifichiamo nell’pensiero attivo che riflette un’imagine dell’essere presente. Se noi focalizziamo la nostra percezione all’ascolto di un suono o una voce che esprime una situazione o concetto senza interferire sovraponendo il nostro pensiero su quel suono o verbo, ci accorgiamo che esiste uno stato di coscienza che è passivo e silenzioso. Questo stato di coscienza è di per sè la punta più sottile in nostro possesso capace di penetrare lo stato d’essere dell’infinito. Credo che l’infinito è uno stato di essere perfetto dove tutto sia statico e in uno stato di perfetta potezialità da dove tutto nasce sotto forma di vibrazione e tutto torna esaurita la sua funzione vibrazionale. Il concetto più vicino all’infinito e quando concettualizzi il “IO SONO”. Il pensiero è movimento, e il movimento allontana la coscienza dalla staticità che è caratteristica essenziale dell’infinito. Solo ponendosi in ascolto e trovare il mezzo per evitare il movimento del pensioro, si raggiunge uno stato di essere in sintonia con l’universo che solo in quel presente momento può rivelarsi alla nostra coscienza senza il filtro dell’intelletto o della personalità che sono attributi che non hanno facoltà di intendere l’infinito. Solo attraverso la passività del porsi in ascolto cosiente e aprirsi ai suoni e vibrazione della vita che ci permea, possiamo iniziare a percepire l’essere infinito. Il momento presente inteso come tempo presente, in realtà esiste solo nell’infinito. Il presente è per definizione eterno e/o infinito. Se ci poniamo in ascolto cosciente nel momento presente, ci agganciamo al treno del divenire dell’universo tutto. Più pratichiamo questa tecnica e più si allarga la capacità di mantenere ferma la mente in ascolto prima che nascono spontaneamente i pensieri che disturberanno la visione come disturba un sasso tirato nello stagno che riflette la montagna. Solo quando l’acqua e perfettamente ferma la montagna si riflette con tutta la sua maestosità simollica. Viva Dio Infinito.
Fractal Universe di Robert L. Oldershaw
Geology Department
Amherst College (Box 2262)
Amherst, MA 01002
rloldershaw@amherst.edu
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ABSTRACT: >From subatomic particles to superclusters of galaxies, nature has a nested hierarchical organization. There are also suggestive hints that self-similarity, the idea of similar form on different size scales, might be a fundamental property of the cosmological hierarchy. These features are the hallmarks of fractal structure. Could nature, as a whole, be a fractal system?
non voglio aggiungere nulla di più a questo “blog”. i miei più sinceri complimenti. ho trovato tutto quello che cercavo…sono stata davvero molto soddisfatta…grazie, in questo modo mi avete fatto finire la tesi in tempo !! auguri per il vostro futuro…lele!!!!
scusami caro Yoel,
ma dove volevi arrivare? cioè hai descritto in altre parole quello che è ormai risaputo da gran parte della popolazione umana.. non ho trovato neanche un tuo pensiero a riguardo o magari un’idea da scambiare, sulla quale confrontarci…
qual’era il senso del tuo post?
se possibile vorrei rivolgere l’attenzione verso un’altro punto..
l’universo è un’entità immensa, colma di vita, di movimenti, di forze..infinita.. l’universo si dice essere sempre in continua crescita, espansione.. esso si muove verso cosa? si espande dove?
prende spazio togliendolo a cosa?
l’infinito è un concetto facile da assimilare ma difficile da comprendere.. l’uomo razionalmente limitato è portato a concretizzare un concetto o un’idea.. se si volesse idealmente concretizzare l’infinito lo si potrebbe vedere come una camera con noi al centro.. vedremmo le pareti e quindi il limite dello spazio che ci circonda… se fossimo nella stessa stanza, completamente al buio, non avremmo punti di riferimento e non vedremmo una fine, un limite.. avremmo l’impercettibile sensazione di una non fine.. una sorta di voragine infinita.
Ma l’infinito può essere concretizzato?
l’esempio di yoel porta esempi concreti per esprimere un concetto di infinito mettendo delle “pareti” dei confini… queste pareti, una volta raggiunte, aprono la vista verso un’altra parete distante e così via all’infinito…
alcuni avranno il piacere di posizionare ai confini dell’infinito magari Dio.. essere impalpabile, capace di contenere la sua idea di vita.. come un sogno di perfezione in cui tutto si muove all’interno del suo essere o forse il suo essere non è altro che uno scambio energetico tra il suo respiro ed il respiro dell’universo..
l’infinito non credo che sia un’ascolto e non credo che sia una visione.. l’infinito è esattamente tutto il contrario di tutto… l’infinito è il movimento eterno del nostro orologio, l’infinito è l’eterno evolversi del tempo, l’infinito è privo di vita.. l’infinito è un sasso lanciato in caduta libera verso il nulla.. il nulla è infinito.. tutto quello che è qualcosa ha una fine per poi ricominciare sotto altre forme… tutto quello che non c’è è infinito.
Caro Ombra,
Quando prendiamo coscienza dell’infinito vinciamo le paure… questo era il mio messaggio… non cercare di comprendere l’infinito ma risentirlo!
Un vecchio saggio diceva…”il passato è finito, l’avvenire è infinito”…
Cari Saluti
Yoel,
volevo, così per dire, provare a spronarti nello scrivere un tuo pensiero a riguardo… io ho scritto il mio, giusto o sbagliato, condivisibile o non, ma volevo dire la mia a riguardo..
beh il saggio aveva ragione.. il futuro è infinito
vorrei proporre un senso nuovo del “perchè dell’infinito”,che parta da alcune premesse
a) il nulla è la negazione impossibile di un’infinito che determina un “esserci”
che ha la più alta plausibilità appunto di “essere” rispetto a tutto il resto.
b) l’infinito non è tale perchè lo si contrappone a dei finiti; questo è alla base delle più stereotipate e includenti dicotomie classiche e moderne.
L’infinito è tale perchè “non ha un inizio e una fine” e il perchè potremmo estenderlo in futuro.
c) Illustri pensatori fisici e matematici, attuali, si arrampicano su costruzioni che insorgono dall’analisi di parole contenuti e concetti, in una modalità, si razionale analitica o intuitiva, ma che si compiace di tanti altri orpelli che finiscono per fuorviare l’estenzione di una sintesi che illumini profondamente una consapevolezza acuta e allargata.
Un esempio clamoroso e osannato dai saggi nostrani e altri, è quello di intendere l’infinito come “un eterno ritorno”, sostenuto da una dialettica elegantissima, forbita, e minuziosamente estesa.
d)” L’esserci ” dell’infinito è condizione tale da indurci a non usare mai più il concetto di nulla, che appunto è un nulla di cui non serbarne tracce.
e) il considerare l’infinito e i suoi componenti insorti e i “possibili” senza fine che insorgeranno, non deve indurci a credere che si debba distinguere tra noi gli altri e tutto quanto fa parte dell’infinito con categorie che nascono dal nostro senso di vertigine verso l’infinito o dal nostro bisogno di catalogare per derimere controversie strutturali.
l’infinito è si la “realtà” per eccellenza ma non ci è estraneo o lontano.
E’ dentro di noi e noi siamo infinito, intimamente e sostanzialmente ad esso connessi.
per ora mi fermo qui.
ciao
…veramente gradevole quello che leggo in queste pagine, pensavo che quello che il nostro sistema solare fosse una micro particella di un altro organismo, fosse solamente un idea stupida che mi venne quando frequentavo le scuole elementari, e nonostante non mi abbia mai abbandonato questa idea, ho sempre evitato di parlarne per evitare di essere preso per pazzo!!
Voglio solo aggiungere una mia considerazione; trovo poco coerente con quanto detto nel post iniziale daYoel, e la sua affermazione dopo: …”il passato è finito, l’avvenire è infinito”… perchè se si parla di infinito, la proporzione di spazio-tempo maggiore o minore che sia, la dove noi ci ostiniamo a mettere come punto di partenza uno “zero” è inversamente proporzionale, di conseguenza l’affermazione più giusta è: “il tempo, il passato, il presente ed il futuro non esistono se non si assegna un origine di partenza, qualsiasi unità di misura vogliamo prendere in considerazione”…quindi il passato non è affatto finito tanto quanto non lo è il futuro…
Cari saluti.
Fabio
Quello riportato qui sopra è decisamente affascinante e che per qualche verso pensai e penso anch’ io, ma quello che più mi preme dirle è che quando leggo articoli di questo genenre o faccio riflessioni su questo ambito ho sempre la sensazione d’ incompleto, di umanamente relativo; la totale incertezzà d’ un ipotesi.