Sono anni che facciamo ridere di scherno gli anglosassoni, soprattutto gli americani, con tutte le gabelle che sopportiamo di pagare ai papponi pubblici per avere “NIENTE”, poiché nessuna delle cose che uno Stato serio dovrebbe garantire qui esiste, né in termini di Sicurezza, né di Stato Sociale, né per la gestione della Previdenza, né in materia di Pubblica Istruzione, né come trasparenza pubblica o servizi accessori etc….
L’inchiesta Rizzo-Stella uscita come “La Casta”, aveva già riportato che in Italia “sulla macchina politica italiana mangiano tra 600.000 e 700.000 persone” cariche di privilegi. Gli utlimi tagli promessi dai mangioni politici, alcuni dei quali programmati però (fate bene attenzione) dalla prossima legislatura, non sono bastevoli neanche ad intaccare la montagna di quattrini che questi ci rubano ogni anno.
Adesso l’atteggiamento della gente sta lievemente cambiando, non nel senso di prendere i papponi a calci nel di dietro come meritano, ma almeno come attenzione sul problema, che è gravissimo perché su questo si basa essenzialmente l’allargamento esponenziale del debito pubblico italiano, oltreché sulla corruzione generale.
Del fenomeno s’è accorto anche il Financial Times:
“Italians bridle (“si adombrano” o anche “mettono la briglia”; ndr) at high cost of political class”
By Paul Bompard in Rome, July 30 2007 01:55.
ecco alcune delle cifre interessanti che si trovano nell’articolo di Bompard (articolo integrale a Link):
– Il Palazzo del Quirinale costa €235m/anno, il doppio della Casa Bianca e il quadruplo di Buckingam Palace;
– un deputato piglia €11.703/mese lordi contro €7.450 dell’inglese, €7.009 del tedesco, €6.953 del francese; i senatori prendono ancora di più;
– a questo si deve aggiungere altri 10.000E/mese di diaria forfettaria, che li spendano oppure no ed il vitalizio che maturano dopo 30 mesi e percepibile a 60 o 65 anni secondo l’anzianità;
– attualmente per ogni parlamentare attivo ce ne sono 3 in pensione;
– il costo anuale del Parlamento italiano è il più alto d’Europa (€1.465m nel 2007, contro €845m del francese, €644m del tedesco, €411m dell’inglese, €150m dello spagnolo).
Signori miei, questi stanno attualmente dibattendo come tagliare al meglio le nostre di pensioni e come organizzarsi al meglio (PD, CDL) per continuare a farlo onde continuare a pappare alla grande.
Al posto loro uno dovrebbe cominciare ad aver paura dell’incazzatura del popolo, ma questi dormono su 2 guanciali; sono troppo convinti che gli italiani non hanno abbastanza palle per tirarli giù da dove stanno e rieducarli con i lavori socialmente utili.
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Categorie: - Politica
Secondo me in Italia, ma non solo, il problema centrale della democrazia é il suo rapporto con l’autorità. Soprattutto dopo il 1968, allorché si é buttato il bambino con l’acqua sporca, e per abbattere stratificazioni di autoritarismo, si é finito per disconoscere anche la indispensabile autorità. Per comprendere cosa intendo, in una nave nessuno si sogna di immaginare che vi possano essere “due” o più autorità: comanda il capitano ed i suoi ordini non si discutono, lui poi n risponderà alla proprietà. Questa elementare verità si é dimenticata in una serie di istituzioni pubbliche e private, e si é proceduto ad una distribuzione diffusa del potere, immaginando che questo fosse il senso più intimo della democrazia, e pervenendo invece ad un coro caotico nel quale ognuno pretende di avere una fetta del potere di comandare, con il risultato della sostanziale generale irresponsabilità. Perché infatti quando le cose vanno male, nessuno ne risponde.
Ed il problema non é solo della “sinistra”, ma é comune alla “destra”, per quanto ormai valgono queste definizioni. Perché infatti sia il decentramento forsennato ha avuto il solo effetto di una moltiplicazione delle cariche e delle prebende e quindi dei costi, ma assai scarso effetto sulla efficacia dell’azione amministrativa, sia una concezione “proprietaria” della politica, ha avuto un effetto antitetico a quello della “autorità”, producendo soltanto servilismo, stagnazione e gestione secondo una tendenza privatistica indifferente al pubblico interesse. Autorità non può esservi, infatti, senza autorevolezza. Ed autorevolezza é la risultante di competenza, di pubblico riconoscimento, di condotta ineccepibile ed aliena da eccessi (demagogici, contingenti, personalistici).
Questo si percepisce fortemente nella politica, ma non solo. Si pensi alla situazione della scuola e dell’università.
I presidi sono del tutto esautorati, il sindacato impera, qualsiasi iniziativa illuminata pedagogicamente valida di un insegnante -che comporti il minimo maggiore impegno- é subito bollata come “esibizionistica”, “contraria agli interessi della categoria” e così via. Nelle Università ciò che regna non é certo l’autorità dei docenti validi (ci sono, anche se sono minoranza), ma, attraverso la proliferazione delle cattedre, una sorta di lobby e di cooptazione, talché chi non fa parte di un certo circuito non ha nessuna speranza (ed intanto il livello della ricerca e della pubblicistica degrada visibilmente): anche qui si é passati dall’autorità del Ministero, all’autonomia degli Atenei, da questa alla autonomia delle facoltà, e poi in questa, a quella dei dipartimenti, ed infine all’orticello della singola materia e dei concorsi per ognuna di esse.
Nè nella giustizia le cose vanno meglio.
Nè nella giustizia le cose vanno meglio.
Anche qui si é passati dalla autorità del Ministero (che, per pessimo che fosse, in ogni caso aveva almeno una responsabilità politica), al decentramento di quei poteri al Consiglio Superiore della Magistratura; in questo, alla preponderante e determinante influenza delle correnti associative (un esempio macroscopico del loro potere di stallo, si é visto nella vicenda della nomina del Presidente della Cassazione: irrilevante la indiscutibile autorità della persona, finché le lobby non si sono accordate). E queste correnti, in concreto, dispongono della vita della magistratura, determinando le nomine alla direzione degli uffici, secondo criteri non di competenza, ma di scambio. Con il risultato che un Procuratore della Repubblica non ha nessuna autorità e si assiste, con sgomento, alle ricorrenti esternazioni di questo o di quel magistrato in concomitanza con la sua attività giudiziaria, tra l’altro incoraggiate da una stampa vogliosa di scoop e da una politica che di quella si serve per tattiche di cortissimo respiro.
Che dire della sanità? Anche in questo campo, la frammentazione é paurosa ed é veramente ridicolo che alla fine responsabili dei singoli disastri sono pubblicamente considerati singoli medici, senza rendersi conto delle condizioni (di igiene, di vetustà delle struttura, di apparecchiature obsolete -o nuove e rimaste non usate-, di paralisi da parte del personale ausiliario fortemente sindacalizzato) nelle quali sono chiamati ad operare.
E se si continua, non cose diverse si rinvengono nel sistema previdenziale, nel sistema tributario, nello stesso sistema imprenditoriale (dobbiamo ricordare Parmalat, Fiorani, Cragnotti, Telecom, ecc.?).
Inutile eccepire piccole oasi di funzionalità in diversi campi ed in diverse regioni: sono eccezioni che confermano un andamento generale negativo.
Dove si coglie la differenza con Germania, Francia, Inghilterra, USA?
Ma fondamentalmente nel difetto di formazione, di serietà negli studi, nelle università, di “meritocrazia”. Perché -come si dice, ed é vero- i migliori nostri ingegni escono dall’Italia per affermarsi altrove? Ma perché qui tutte le porte sono sbarrate. Perché le progressioni in carriera solo molto raramente sono corrispondenti al merito, e di regola sono determinate da fattori davvero sconsolanti. Ed anche questo, purtroppo, si vede innanzi tutto nella politica, nella quale stiamo assistendo ad un livello della classe dirigente che é veramente modesto: si oscilla tra analfabeti, condannati, trafficanti, collusi. Quel che conta é quanti voti portano, indifferente come li portano.
Se uno pensa alla scuola di alta amministrazione in Francia (dalla quale sono passati non solo i dirigenti amministrativi, ma gran parte dei politici), e vede quale é la cultura pubblica nostra, c’é da rabbrividire.
Citati, recentemente, ha detto “raddoppiamo lo stipendio agli insegnanti”: era una provocazione, certo.
A proposito di magistratura, ma ci siamo dimenticati che gli italiani hanno votato a maggioranza un referendum per la responsabilità civile dei magistrati?
Questo doveva significare che anche i magistrati, come qualsiasi altro professionista (medico, progettista, ecc.), se sbagliavano e magari sbattevano in galera un innocente per dolo o colpa grave, dovevano subire provvedimenti disciplinari, e soprattutto risarcire personalmente il cittadino vittima dei loro errori.
La volontà dei cittadini è stata ancora una volta messa sotto i piedi, perchè in realtà nessun magistrato da allora ha mai pagato per gli errori commessi, tutt’al più il ministero della giustizia risarcisce le ingiuste detenzioni, ma senza mai chiamare in causa le responsabilità di chi ha sbagliato.
Perchè? Perchè ci devono essere magistrati che rovinano l’esistenza delle persone (come nel caso di Enzo Tortora, ad esempio) e poi possono continuare a lavorare come nulla fosse, anche quando se ne dimostra la scarsa professionalità o la colpa?
Se un medico sbaglia e ti lascia una pinza nello stomaco, poi giustamente lo condannano. Se un giudice sbaglia, e dopo un’indagine superficiale sbatte in galera un poveraccio innocente, perchè non deve pagare?
Siamo stufi di queste caste: magistrati, sindacalisti, politici, ecc.
Filippo,Silja,sono pienamente daccordo con voi,ormai penso che comunque tutto il sistema politico sia in avanzato stato di decomposizione,se non gia putrefatto,purtroppo rimedi al momento non ne vedo se non quello di tornare a Roma come fecero nel 22 e cominciare a mandarli a casa per davvero quetsi mangiapane a tradimento,che come ripeto sempre se sono lì è perchè comunque qualcuno li ha votati.Ora sono andati in ferie alla facciazza nostra.A settembre li sentiremo inveire a destra e a sinistra Naturalmente tutti Abbronzati e faranno venire dicembre,poi gennaio,non cambierà assolutamente nulla.Purtroppo.DAGO44