Salve.
Questa è la prima “lettera al direttore” che scrivo, in un momento in cui sento il bisogno di condividere il mio stato d’animo con qualcuno, non importa chi.
Non ho idea di chi leggerà queste mie parole, né so se ne seguiranno delle altre ma, in ogni caso, ci tengo a fare una piccola premessa, prima di raccontarvi cosa succede nella mia vita.
Ho diciotto anni, tra poco ne compirò diciannove, e di me non ho molto da dire: sono un ragazzo estremamente banale, visto da fuori.
Ho i capelli scuri, così come gli occhi, non sono affascinante e neppure orribile. Sto lì, a metà, nel mare di giovani uomini simili a me dal quale, probabilmente, non mi ergerò mai.
La mia vita segue il mio stesso cammino, è insulsa e priva di momenti epici, caratterizzata dall’essere assolutamente generica, dozzinale, come se fosse stata prodotta in serie assieme a migliaia di modelli identici. Sono cresciuto nella periferia di Roma, in un quartiere ai confini di Rebibbia, chiuso tra due fiumi: l’Aniene e la Tiburtina.
Dentro, invece, mi sono sempre sentito un po’ fuori dal mondo.
Sento da sempre il bisogno di circondarmi di persone più grandi di me e, allo stesso tempo, di restare solo coi miei pensieri.
Se dovessi immaginare la mia abitazione ideale, questa sarebbe un monolocale minuscolo, grande come la mia stanza, che però possa comunicare a piacimento con le case di chi mi sta attorno.
In tante situazioni mi pare di essere un estraneo.
Non provo dispiacere quando muore qualcuno o, almeno, non è la sua morte in sé a farmi riflettere.
Quando una persona a me vicina smette di esistere, non è della sua dipartita che mi dispiaccio, quanto più del fatto che quella persona avesse dei sogni da dover realizzare, ancora, che il tempo datole a disposizione non fosse abbastanza. Mi dispiaccio più dell’empatia che provo nei confronti del morto, che del morto stesso.
Non so se mi sia spiegato abbastanza chiaramente. In ogni caso, questo era solo un esempio tra i tanti.
Veniamo al dunque.
Ultimamente, sto perdendo la voglia di andare avanti.
Mi sento triste, nel senso più banale e stereotipato del termine. Invece che per volontà, vengo spinto attraverso i fenomeni della vita dall’inerzia, come se galleggiassi in mare nell’attesa di sprofondare nell’acqua e di sentirla fin dentro i polmoni, senza fiato.
Sono uno che pensa tanto, forse troppo, e alle volte mi capita di immergermi talmente tanto nei miei pensieri da viverli come se fossero reali, come se stessero accadendo di fronte a me per davvero. E altre volte, poi, mi succede che vedo la mia vita come se fossi un estraneo, appoggiato sulla mia stessa spalla, e mi sento incapace di tornare con la coscienza al suo posto.
È folle, e mi sento davvero stupido a dire qualcosa del genere, però non so come altro spiegarlo.
So per certo che ho bisogno di evadere, ma anche che non esista, in questa vita, un posto lontano abbastanza da essere irraggiungibile per i fantasmi che mi tormentano.
Scappare via ed essere libero, con la consapevolezza però che la libertà non sia realmente raggiungibile, a prescindere da cosa si possa fare per ottenerla.
Io mi proietto nel futuro, e mi vedo come un puntino nero proiettato nell’infinito, in mezzo a un numero incalcolabile di persone come me.
Persone insoddisfatte, disilluse. Non ho idea di cosa mi succederà: potrei riuscire a raggiungere i miei obbiettivi, forse no, ma alla fine cosa cambierebbe?
A che serve realizzare i propri sogni?
Qual è il senso di diventare “grandi”, ottenere un lavoro, uno stipendio, una famiglia… Se tanto poi siamo destinati a veder sparire tutto?
Le nostre emozioni, la nostra stessa vita, è talmente fugace e breve che secondo me non vale neppure la pena di essere vissuta.
Certo, sarà sicuramente meglio arrivare alla fine con un bagaglio di bei ricordi sulle spalle, ma quando torneremo ad essere polvere a chi fregherà nulla di cosa abbiamo passato mentre eravamo vivi? Ai nostri successori? Altre vite destinate a finire, prima o poi?
Inseguire un ideale, combattere per esso e morire nel tentativo di vederlo realizzato, sono cose che valgono davvero la pena di essere fatte?
Cosa te ne fai della gloria di aver cambiato il mondo, se tanto non sei neppure vivo per vedere i frutti del tuo sforzo?
Quando la tua vita è talmente mediocre, generica, come la mia, come quella di tutti gli altri come me… Quando nel mondo sono importanti quelle dieci persone che compaiono sulla bocca di quelli come me un giorno sì e l’altro pure, a che serve sforzarsi?
Tanto vale vivere da nullità e lasciarsi annegare.
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Categorie: - Me stesso
A che serve vivere la vita se poi siamo destinati a morire! bravo, mi complimento con te, hai capito tutto!
E… invece no! potrei ribaltare il tuo pensiero facilmente dicendoti che le cose che contano di più sono proprio quelle più brevi! Ed è così che la penso.
Trovo irrispettoso che si parli della vita in termini così insulsi. Se no poi tutto è concesso e non va bene. In più se riflettiamo sulla frase “Un corpo senza vita” potremmo facilmente capire che la vita è NEL corpo e non È il corpo. Senza questa “sostanza misteriosa” che permea tutto e che siamo noi stessi, niente avrebbe senso: a che serve il denaro, le donne, il successo se non sei vivo? ma che significa esattamente “vivo”? Bisogna quindi sicuramente rendere grazie della vita dataci e che non è qualcosa di personale ma ci riguarda tutti. In generale sono fiero della mia vita di merda come va va. Dico di merda perché vado fiero soprattutto della mia merda appunto perché è mia. Ho delle mancanze e me le tengo, se riesco a colmarle…bene…! se no me le terrò come parte di me e VIVRÒ pure quelle. Non ho sogni da realizzare. Sono solo me stesso. Trovo offensivo che tu possa pensare che io volessi a tutti i costi realizzare sogni, non vorrei essere ricordato come un eterno insoddisfatto miserabile, non farò questa fine.
sei dell’acquario?
No, sono scorpione, anche se non credo affatto all’oroscopo.
In ogni caso, il mio è un pensiero che non voglio vedere applicato universalmente. Siete tutti liberi di essere d’accordo o meno, non mi sto imponendo su nessuno.
Sono uno che, guardandosi alle spalle e tirando le somme di quello che sarà il suo futuro, è decisamente insoddisfatto.
Per rispondere al commento di Xleby, in particolar modo a questo passaggio: “E… invece no! potrei ribaltare il tuo pensiero facilmente dicendoti che le cose che contano di più sono proprio quelle più brevi!”
Libero di credere quel che vuoi, ma fai attenzione a non elevare ad assoluto il tuo giudizio: io penso che non valga la pena di attraversare momenti difficili che durano un’eternità solo per venire ricompensati con qualche attimo di gioia, tutto qui.
In più, faccio una precisazione: presumo che la “sostanza misteriosa” di cui parli tu sia l’anima, altro concetto di relativa importanza, dato che il mio essere del tutto pragmatico mi spinge a credere che non esista. Ma quello è un altro paio di maniche.
Caro, questa e` la maledizione dell’essere umano. Mentre abbiamo una parte istintiva/animalesca volta alla sopravvivenza e alla riproduzione (per tramandare i nostri geni), la natura ci ha anche donato, nel corso dell’evoluzione, una nuova parte del cervello che ci permette di ragionare, riflettere, pensare.. purtroppo anche rimuginare.
Siamo complessi, e avere la capacita` di pensare e chiederci il senso della vita e` un dono e una tortura allo stesso tempo.
Ci guardiamo intorno e vediamo gli animali agire su basi istintive, senza i problemi che ci facciamo noi, e tutto sembra naturale.
Quando invece riflettiamo su di noi, sulla nostra vita, sul perché delle cose.. ecco che ci blocchiamo, e il tutto ci spaventa.
Molti trovano il senso della vita nella religione, in Dio, nelle proprie passioni, nell’amore, nei figli, nelle grandi gesta che saranno ricordate dagli altri..
Per alcuni questo non basta, e allora sembra che niente abbia un senso.
Io credo che una cosa molto importante nella vita sia la serenita`. Con quella si riesce ad affrontare tutto in modo diverso, perché ci si sente bene dentro. Per cui ti consiglierei di partire da lí, di trovare quel qualcosa che in te risveglia la scintilla, che ti stimoli ad andare avanti, che ti faccia sentire sereno. Momenti di sconforto e di mancanza di motivazione, in cui ci chiediamo perché andare avanti, possono capitare a tutti, ma sono sicura che quel qualcosa di bello, che ci fa provare gioia e amore, lo possa trovare ciascuno di noi.
L’anima è il fondamento di tutto. Non esiste ahahahah che schiocchezza.
La “mente” è l’anima. Se purifichi la tua mente vedrai la tua anima.
Tendo ad essere molto pragmatico credo dolo in quello che vedo non mi interessano le diswuisizioni filisofiche e mentali.
Xleby, cortesemente, se hai intenzione di continuare a commentare con supposizioni basate sull’aria come “La mente è l’anima”,preferirei che smettessi di intasarmi l’indirizzo e-mail.
Crederò all’esistenza dell’anima quando ci saranno delle prove concrete a favore di questa tua teoria. Inoltre, ci tengo a ribadire che ogni uomo è misura di se stesso, ciò che per te può essere una sciocchezza, per altri non lo è, e viceversa.
Sei arrabbiato…
Wooden Pillow,
“ogni uomo è misura di se stesso, ciò che per te può essere una sciocchezza, per altri non lo è, e viceversa.” – concordo. è presunzione ritenere di poter attribuire la patente di esattezza a qualsiasi nostra opinione in contrasto con quella altrui.
la tua lettera iniziale ha messo in evidenza una problematica a mio avviso molto seria e molto profonda. devo trovare un attimo di calma per poterci riflettere su e darti un riscontro ponderato.
Ti passerà: ha 18 anni. Se hai delle certezze, anche una sola segui quella, e quando vedrai che quella strada ti soddisfa non ascoltare più nessuno. Ne troverai altre strada facendo e rafforzeranno il tuo carattere fino a farti uomo. Ma sei ancora un cucciolo di uomo, ci vuole tempo.
Ciao WoodenPillow,
due cose:
la prima è che una volta ho espresso un dubbio che un pò ricorda il tuo. Nel senso anch’io mi sento una persona nella media, con idee nella media e una vita che (mi piace) ma tutto sommato nella media e banale anche quella. L’ho espresso davanti ad una persona che non è nemmeno uno di quelli tutto cervello, e lui molto candidamente mi ha risposto: “non avrai combinato niente di buono, ma tutto sommato neanche grandi danni”. Oh senti a me questa cosà un pò mi spiazzo, perché poteva essere banale e sempliciotta, ma era proprio la verità; quindi la dico anche a te.
La seconda è che anch’io come te, mi sono interrogata sul senso della vita, spesso mi dicevo e dicevo agli altri, di non aver paura della fine perché mi sembrava che la vita non avesse niente in più da offrirmi, solo una sequenza di giorni, sempre uguali e niente da lasciare a nessuno e nessuno a cui fosse realmente interessato.
Poi ho scoperto che non è così. Ci sono persone che ti amano e che dipendono da te, solo da te. Vivono perché tu consenti loro di vivere, vivono attraverso la tua vita. E sono affetti così grandi che prendono il sopravvento su tutto. Adesso, la mia vita non è cambiata, sempre com prima, anzi più problemi forse, però io devo vivere e quello che faccio interessa e me sì, ma anche ad altri. Ho responsabilità e uno scopo. Forse è questo che mi mancava, uno scopo vero.
Un abbraccio