Vi sarei molto grata se mi aiutaste a capire cos’è il grado di “Normalità”. È molto probabile che le domande retoriche a qualcuno sembreranno “impossibili” ad altri delle sciocchezze in confronto ai loro vissuti.
Tuttavia, il mio mediocre microcosmo resta la mia soggettiva realtà.
Queste sono le domande che oggi mi sono posta e cui non riesco a dare una risposta obbiettiva.
1) È “Normale” che dei genitori siano discontenti della voglia di studiare della loro figlia? È “normale”, indipendentemente dal reddito famigliare, considerare “capriccio” lo studio universitario?
2) È “Normale” sentirsi rinfacciare perennemente il fatto che capita di prendersi dei vestiti nuovi (prezzi medio/bassi)? Giusto perché quelli vecchi non ti vanno più bene, o sono troppo leggeri, o usurati dall’uso?
3) È “Normale” che i tuoi genitori non dimostrino mai una minima soddisfazione verso di te?
4) È “Normale” che dei genitori si comportino come se la propria figlia sia un PESO? O che lei si senta così?
5) È “Normale” sapere che sono buoni, ma con te non abbiano mai pazienza?
6) È “Normale” che i tuoi genitori non ti chiedano mai “come stai?”, “sei felice?”? E che non ti abbraccino mai? Che non ci sia mai un gesto d’affetto che tradisca la barriera della freddezza (una carezza, un sorriso, che ne so.. )?
7) È “Normale” che non ti raccontino “i fatti loro”?
8) È “Normale” per una figlia sentirsi “straniera”, “estranea”, “ospite”, “problema” nella casa in cui è cresciuta?
È “Normale” per lei sentire rabbia e compassione, affetto e ribellione mescolarsi in lei?
9) È “Normale” arrivare a reagire anche violentemente, al culmine del “non ce la faccio più?”
10) Ed essere considerata “pazza”, “sfortuna” vivente? Caso da far curare?
“Normale” non a caso l’ho scritto con la enne maiuscola. È scontato, credo, che la “Normalità” non esista, che tutto è personale e soggettivo, che è un’astrazione sociale, un ruolo, un adattamento, un incasellamento, un etichettamento. Odio tutto questo..
Eppure, mi ritrovo a chiedermi cosa penserebbero sia le persone “sociali” che quelle “asociali” (come credo di essere io, non inteso come “sola” quanto “inetta” e “misantropa”). Ma credo che in famiglia queste convinzioni dovrebbero avere solo un’importanza relativa.. voglio dire il rapporto genitori-figli “sani” dovrebbero essere in grd di superare barriere, preconcetti, concezioni, prese di posizione e ideologie, dovrebbe tutto funzionare con il motore dell’affetto radicato e profondo, anche se non sempre esplicitato.
Vi ringrazio..
se avete voglia rispondetemi, mi sarebbe molto ultile.
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Categorie: - Famiglia - Me stesso - Riflessioni
E’ fin trppo facile rispondere No a tutte le domande che poni.
Sono un padre e ho avuto le mie gatte da pelare con le figlie 28 e 21
anni. Fin dalla scelta al corso di laurea. Ho dato l’OK ai loro desideri, su tutto. O quasi. Le amiche le invidiavano il padre…
ho cercato di farle crescere libere, senza condizionamenti, non è mai
mancato il dialogo, i sacrifici da parte mia e mia moglie.
Bene,ora fanno a gara a trovare i miei difetti…
penso forse che ho ecceduto con l’assecondare tutto, volevo che si sentissero libere, crescessero sapendo di poter contare sempre su di me…Negli ultimi tempi mi son ricordato un proverbio di mio nonno.
“Un padre e una madre sfamano 10 figli, 10 figli non sfamano 2 genitori anziani”. Ho detto tutto. Ciao
Ciao,
devo dire che tutto cio’ che racconti mi lascia perplessa;non esistono figli perfetti….i genitori dovrebbero limitarsi a sapere
che i loro figli sono felici e che riescono a creare quel minimo di basi necessario perchè un domani si possa essere indipendenti.
Dal tuo racconto sembra quasi che si debba seguire un modello da loro predisposto e il semplice discostarsi è sintomo d’inettitudine.
Mi spiace che tu sia oggetto di malversazioni, secondo me l’essere “Normali” è essere se stessi sempre con pregi e difetti non un altro Io .
O.Wilde “Nessuno può essere libero se costretto ad essere simile agli altri “.
Ti abbraccio
è normale che, dopo tutte queste cose negative, tu sia ancora a casa?
vai a vivere via.
un abbraccio.
Guarda, leggendomi la tua lettera contro facebook sono poi finito qua, dopo aver letto anche l’altra che hai pubblicato.
Penso di avere qualche anno più di te, anche se non tantissimi, ma ciò mi consente di darti qualche risposta in merito.
Premetto che pure io non ho vissuto in una famiglia facile.
Mio padre non mi ha mai fatto mancare niente, se non un pò di sano affetto. Ha cercato sempre di compensare il suo menefreghismo emotivo circondandomi di ciò che desideravo e assecondando i miei desideri, persino quando un genitore avrebbe dovuto dire di no. E, modestamente, i miei sono fortunati, perché io non ho mai chiesto loro più dello stretto che reputavo necessario per vivere. Questo perché, magari inconsciamente, non ho mai ritenuto onesto questo atteggiamento da parte di un genitore.
Mia madre è un caso a sé, un battitore libero, che dice quello che pensa. Quando ero piccolo era chiaro che non mi voleva (l’ha ammesso più volte lei stessa), poi, tutto ad un tratto, ha cercato di entrare troppo nella mia vita, creando in me l’effetto contrario. In altre parole mi sono chiuso a riccio per la sua invadenza.
In comune ti posso segnalare non solo un gran rifiuto di quasi tutte le amicizie esterne (anche se mia madre coltiva le sue relazioni, ma mio padre zero proprio e questo crea problemi anche tra di loro), ma anche di ogni tipo di contatto verso altri familiari.
Tutto sto polpettone per dirti che non esistono le famiglie normali. A volte i genitori pensano di fare del loro meglio, ma esso spesso non combacia con ciò che vorrebbero effettivamente i figli.
Di sicuro, tu mi dai molto l’idea di una persona che, un pò come me, non ha avuto un grande affetto familiare nell’età infantile. Hanno fortunatamente compensato, pur parzialmente, una nonna e uno zio.
Oggi, fortunatamente, ho trovato una strada per essere me stesso, ma per farlo ho deciso che la mia famiglia doveva rimanere fuori dalla mia vita privata in senso lato, e quelle cose che sanno devono filtrare a mozzichi e bocconi. Solo separando la realtà familiare da quella esterna riesco ad andare avanti con serenità. Ma di sicuro, se oggi è così, è perché è mancata molta comunicazione familiare in tanti anni, e dopo, con un pò più di maturità, sono riuscito ad accettare questo loro carattere rimanendo me stesso.
I tuoi sicuramente non sono cattivi, ma ciò non vuol dire essere buoni genitori. Dentro di loro avranno pensato, e magari lo pensano tuttora, di far bene, e questo è il risultato di vedere le cose con la testa diversa l’uno dall’altro.
Un giorno potrai riscattare tutto questo, comportandoti coi tuoi figli nella maniera che tu vuoi, discostandoti da ciò che hai passato tu. E spero che lo farai, perché ho visto, con un pò di esperienza, che i peggiori critici dei loro genitori hanno finito per assumerne la stessa mentalità e gli stessi atteggiamenti. Poi ci sono delle eccezioni. Trova la tua strada, e vedrai che, nella sofferenza passata, troverai la forza per il futuro.
Stefano, eccomi a risponderti anche qui.
Che dire? Se rileggendo le altre lettere che ho scritto, mi sembrano estremamente attuali e coerenti rispetto la persona che sono adesso, questa invece mi sembra ormai lontana.
Quello che mi resta è, ogni tanto, rabbia. Ma poi dentro dilaga un affetto unilaterale verso una mamma buona a suo modo ma inaffettiva. Ero solo una bambina molto introversa, timida, sensibile e sarei stata anche dolce -o almeno penso- che aveva tanto bisogno di essere coccolata e protetta, ma ha dovuto arrangiarsi. Poi sono stata una ragazzina prima e una ragazza poi, “sbagliata” qualsiasi cosa facessi. E dentro c’è una mancanza insanabile. Tutto qua.
In fondo la mia storia sarà simile a quella di tanti altri, anzi è assolutamente una nullità in confronto al vissuto di molti.
Diciamo che c’è chi riesce a superare certi vuoti crescendo e a chi non riesce, chi cambia e chi fondamentalmente tranne lievi sfumature resta sempre lo stesso. Ecco: io appartengo al secondo caso di entrambe le frasi che hai appena letto.
Ma non me ne lamento, ormai lo accetto. A mia mamma voglio bene, nonostante tutto; con mio padre la questione è molto più complicata, o semplicemente, troppo indifferente da entrambe le parti. Ma non voglio fare niente per recuperare dei rapporti che in realtà erano dei non-rapporti dalla partenza.
Tutto quello che voglio è starmene per i fatti miei, a Dio piacendo.
Non preoccuparti, i figli su cui ripetere gli errori dei miei genitori non ci saranno. Io, quella che sognava una famiglia tutta sua fin da ragazzina, si sorprende a dire questo. Ma non è altro che la tua stessa consapevolezza: non ho avuto esempi e dei punti di riferimento validi per capire il bene e il male, il vero dall’irreale e oggi mi trovo profondamente confusa a livello esistenziale. E visto che dare la vita è tra le più belle delle esperienze quanto un’enorme responsabilità, non voglio correre il rischio di rovinare la vita di nessuno per mia inettitudine. Serenamente, sorrido ai bambini degli altri e spero siano futuri uomini e future donne felici. Pace!
Ciao Stefano, grazie per le chiacchierate!