Da tanto non ti scrivo, forse perchè non ho niente di nuovo da dire, forse perchè ho paura di farlo.
Da tanto non ti scrivo Direttore, non scrivo a te, a voi che tanta compagnia mi avete fatto nelle serate piovose dello scroso autunno e poi nel gelido inverno, che grazie a questo sito mi ha riscaldato, solo per un po’ il cuore.
Ma stasera guardando lo schermo, leggendo gli altri scrivo anche io.
Scrivo a chi non ha capito se ci tiene ancora ad un lui o ad una lei, che se n’è andato/a, a chi non ha capito se ama ancora ma ha tradito, a chi non ama più e non scrive… proprio così, chi non ama più non scrive. Non scrive agli amici del sito perchè cos’ha da dire in fondo? chi non ama più chiude un capitolo, non torna indietro e se lo fa non ha comunque il trasporto che noi vorremmo. Chi lascia vince si sa, hanno sprecato chilometri di versi i cantautori, inondando di note le tristezze proprie ed altrui ed improvvisandosi profeti del dopo, per raccontare, predicare, raccomandare ciò che tutti proviamo.
Già tutti, credo, proviamo l’angoscia dell’abbandono, il baratro della solitudine e la brezza della speranza, quando torna a soffiare. Il problema è che non sempre si accende un fuoco nuovo, forte come quello vecchio e che nessuna storia che viene dopo è così bella, se non hai spento il tuo animo, se non l’hai protetto dal peso dei ricordi che riaffiorano senza motivo, che ti incalzano nei momenti più assurdi senza aver chiesto permesso, ma che sono comunque spontanei .
Scrivere aiuta, aiuta a vedere sul foglio avanti a noi cosa è successo, a ripeterci perchè è successo e forse un giorno ad odiare o quanto meno non pensare a chi ci ha fatto male.
E poi qui quanto amici incontri, non li conosci ma partecipano ai tuoi pensieri, ti incoraggiano, “ti cazziano” se sbagli e non ti abbandonano, almeno qui.
Ciao Direttore, oggi ti ho scritto, grazie per avermi ascoltato.
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Categorie: - Me stesso
Caro amico,
ti ho ascoltato, ci sono, ci siamo, non sei mai solo finchè scrivi e qualcuno ti legge.
Sai, anch’io è un po’ che sento un forte bisogno di scrivere, come se la mia anima fosse gravida, ma mi sento come bloccata, e a volte come te mi chiedo perchè, se è per paura o peggio ancora per non avere niente da dire..un tempo scrivevo tanto, forse perchè vivevo la sofferenza in modo più intenso e sentivo il bisogno di trovare un modo per esprimerla, come se tenerla dentro di me la facesse diventare sempre più “tossica” : così scrivevo, per organizzare meglio i pensieri e rileggerli mi aiutava tanto, perchè li osservavo dall’esterno e mi rendevo conto di essere un fiume di emozioni, senza controllo, a ruota libera. Mi sono anche chiesta se per non soffrire più così tanto mi sia in qualche modo chiusa in un’anestesia emotiva, la chiamo così ma poi mi sono accorta che la mia è solo paura dei “vuoti”, paura di non avere niente più con cui riempire quel vuoto, perchè alla fine non resta che guardarlo e scoprire di avere dei limiti, di non poter controllare tutto, di doversi lasciar andare, alla vita. E che paura che fa la vita…ma in fondo anche questo è solo un pensiero, che la mia mente, instancabile, vuole partorire pur di avere sempre qualcosa a cui pensare. Sarebbe un bene raggiungere ogni tanto uno stato di pace mentale, che non ci faccia sentire in difetto di non avere niente dentro, da dire, da pensare o da scrivere, solo pace e basta, pace di sensazioni, pace di pensieri, pace di emozioni, solo un posto dentro di noi dover fermarsi un attimo, dove non ci sono bisogni, aspettative, giudizi. Magari facendo un bel respiro. Si, un tempo soffrivo di più, anche per le stesse cose che mi succedono adesso, forse avevo una tendenza a viverle in modo più drammatico. Ora si è affievolito, un po’ penso per stanchezza, ovvero sono arrivata a combattere con me stessa per così tanto tempo da sentirmi sfinita, o forse semplicemente mi sono sfogata abbastanza e non ne ho più bisogno. In un certo senso arrivi a dire che non ne vale più la pena di prendere le cose in modo così violento. Perchè chi si fa male poi sei tu…ti capisco
E forse hai raigone, chi non ama più non scrive, non scrive chi non sente la vita, chi non soffre