Egregio Direttore,
Sono un imprenditore della zona rossa di Codogno. Anche la nostra azienda, di 100 dipendenti, è vittima dell’incredibile provvedimento del governo a danno dell’attività di impresa.
Mi sono associato con gli imprenditori del territorio, abbiamo creato una cordata per farci ascoltare rivolgendoci alle principali associazioni di categoria, ai sindacati ma ad oggi senza esito. Incredibilmente hanno chiuso le aziende, luoghi dove ogni giorno si incontrano le stesse persone, di fatto contenendo il rischio contagio al minimo e hanno regolarmente consentito lo svolgimento di attività commerciali di bar e ristoranti non richiedendo per il personale di servizio, costantemente a contatto con persone diverse, la benché minima misura di sicurezza nel sevizio delle bevande e degli alimenti. Sia chiaro anche le attività commerciali devono poter sopravvivere dunque restare aperte ma con le minime cautele del caso ovvero guanti e mascherine.
I nostri operai lavorano a diversi metri di distanza l’uno dall’altro e usano come normale DPI (dispositivi di protezione individuale) mascherine e guanti in normali condizioni di lavoro eppure noi dobbiamo stare chiusi. Invece, a chi nel normale svolgimento del proprio lavoro espelle secrezioni dalle vie respiratorie (accade ogni volta che parliamo) sopra il cibo e le bevande che ci sta servendo, non solo è consentita la regolare attività ma nemmeno gli è imposto l’uso obbligatorio di mascherine e guanti.
Queste sono le enormi contraddizioni in questa situazione assai preoccupante dalla quale il paese certamente uscirà con le ossa rotte. Fermare l’impresa è come fermare un cuore. Non si può fermare un cuore. Si muore. Le attività di impresa sono il cuore pulsante dell’economia.
Lo scenario si fa ancor più contraddittorio se guardiamo fuori dai nostri confini, si rasenta il grottesco. Il nostro paese etichettato come untore con gravi conseguenze per la nostra immagine e la nostra economia chiude tutte le scuole anche in regioni senza contagi, chiude completamente le nostre aziende.
Nel frattempo apprendiamo dal New England Journal of Medicine che già a gennaio in Germania è stato scoperto un caso di contagio e che nulla è stato fatto per imprigionare i cittadini e distruggere il tessuto economico di un territorio con provvedimenti da leggi marziali. Apprendo che dal virus tedesco l’infezione è arrivata anche in Italia eppure nulla è rimproverato alle autorità tedesche per una simile grave distrazione.
Peggio, riporto la notizia di oggi in versione integrale dal sito di una delle maggiori università olandesi, Vrije Universiteit Amsterdam,
Saturday 7 March 2020 – 12:45 hrs.
An employee of VU Amsterdam has been diagnosed with the coronavirus. The employee in question visited the Faculty of Law on Wednesday 4 March. The employee did not give a lecture that day and only had contact with a few people. These people were asked not to come to VU Amsterdam as a precaution. The Municipal Health Service (GGD) and the National Institute for Public Health and the Environment (RIVM) did not request any additional measures.
Dunque, a fronte di un caso positivo al coronavirus è stato richiesto che oltre al contagiato anche le persone da lui incontrate nei precedenti giorni, prudenzialmente non si recassero in università. Credo non servano commenti.
I complottisti parlano di cospirazione contro il nostro paese. Forse è esagerato ma non riesco a trovare un solo vantaggio per il nostro paese in tutto ciò che sta accadendo. La disparità dei provvedimenti in Europa è sotto gli occhi di tutti. Dov’è l’unione? Al contrario questa esperienza mette in grande evidenza le distanze tra i nostri paesi ed è troppo evidente come ogni pretesto sia utile per sferrare autentici attacchi verso l’immagine del nostro paese per alimentare una neanche tanto velata guerra commerciale verso il nostro amato paese.
Nonostante i nostri governi, la zavorra della pressione fiscale, un sistema pubblico costoso inefficiente, avverso all’attività d’impresa; nonostante quest’Europa che prende dall’Italia molto più di quello che rende senza vantaggi per le nostre imprese; nonostante tutto ciò l’Italia dell’impresa continua a sorprendere, l’Italia dell’impresa è il cuore pulsante del paese la linfa vitale della nostra società.
Non spegniamo l’impresa non spegniamo il paese. Quello che stiamo facendo è pericolosissimo e sembriamo non rendercene conto. Tutto ciò è molto chiaro per gli altri paesi europei, nessuno di loro, nonostante la ormai dilagante epidemia ha chiuso le aziende e nemmeno le scuole.
Potrebbe sembrare che io sia solo un imprenditore un tantino preoccupato e che in questo momento mi faccia difetto la lucidità di giudizio ma è proprio la lucidità che non vedo nei provvedimenti, del nostro governo delle nostre autorità, che sembrano al contrario essere ispirati piuttosto dal panico. Non vedo come il suicidio (delle imprese) possa essere la cura.
Cordialmente,
Valentino Sgariboldi
Amministratore
CDB Engineering Spa
Mobile: +39 335 7731599
Egregio sig. Sgariboldi, complimenti per l’articolo. Temo che le principali vittime di questo virus saranno proprio le piccole-medie aziende (a vocazione industriale e produttiva) italiane, in particolare quelle del nord (anche perchè al sud non ce ne sono). Questo, unito alla condotta criminale e beffarda di quell’associazione a delinquere che è l’Europa (con la complicità dell’attuale nostro governo fantoccio e dell’incompetenza di tanti “guru” che sanno parlare soltanto di diritti gay, quote rosa ed erasmus) suggerisce che dietro a tutto ciò ci sia anche una specie di “piano”. Non arriverò a dire che il coronavirus è stato diffuso artificialmente per affossare le PMI italiane… Però con l’occasione del contagio qualcuno (al quale il fenomeno PMI sta particolarmente scomodo) potrebbe averne approfittato.
Essì, bella lettera caro Sgaraboldi.
Le PMI saranno le vittime designate di questa operazione, è chiaro, ma non c’è alcuna soluzione.
Del resto, guarda chi c’è al governo, eddai.