Comincerò dalla premessa che scrivere questi pensieri mi farà male, mi farà soffrire, ma sono anni che serbo rancore, nutro risentimento mascherando un sorriso finto come le foto che posto per sembrare felice, tanto basta per dare la parvenza di essere -accettabile-.
La natura della mia inquietudine non è biologica, nemmeno emotiva, provo una sovversione ideologica, un rigetto della cultura di questa società malata che pare si venda come un sogno, un flebile scintillio di emozioni effimere e preconfezionate che ci vengono propinate in continuazione.
Devi lavorare per essere felice, trovarti una ragazza, credere nel tuo”dio”, qualunque esso sia (denaro, sesso, carriera).
Bestemmia se ti va, l’importante e fare il tuo dovere, si, il tuo dovere di bravo cittadino!
Che soffre in silenzio, sentendo la sua vita come un fardello dal quale non si può scappare attraverso inutili schemi mentali, psicoterapie e pillole che vanno solo ad incrementare il business. Quel business più malato dei pazienti che dovrebbe curare in nome di una moralità inesistente, mascherata da un finto senso del dovere e da un’umanità ormai persa da tempo.
Com’è possibile che una persona debba dipendere da un farmaco per essere felice?
Esiste qualcosa che mi sfugge, mi sfugge da tutta la vita e temo di non capire mai di cosa si tratti.
Forse l’uomo ha perso la sua essenza, il suo amore, la simbiosi con la natura, la felicità.
Io non sono felice perché il mondo mi rende triste, non ho nulla che non va, ma ciò che mi circonda mi priva della gioia di vivere.
Perché questa gioia, se mai nella mia vita ne abbia provato anche solo un barlume, l’ho persa da quando ero bambino.
Ora di anni ne ho 26 e mi sento ancora diverso, fottutamente diverso, e più cerco di conformarmi, più la distanza tra me e le altre persone si amplifica, creando una voragine di insicurezza e rabbia che mi infuoca le ossa.
Per questo vomito tutto il mio odio scrivendo ciò che spero nessuno abbia mai l’ardire di leggere.
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Categorie: - Me stesso - Riflessioni
“provo una sovversione ideologica, un rigetto della cultura di questa società malata che pare si venda come un sogno, un flebile scintillio di emozioni effimere e preconfezionate che ci vengono propinate in continuazione.”
Quando si ha una sensibilità più profonda della media comune é così: ci si accorge di quanto scialbi siano la stragrande maggioranza dei meccanismi sociali e culturali, nonché ciò che “per tradizione” é normale fare. La tendenza ad essere estremamente analitici porta ad una consapevolezza enorme pertanto si diventa estremamente discriminatori verso “il luogo comune” che nulla è se non nullitá (questo è anche il concetto cardine del nichilismo). Anziché rattristarti per questa tua natura impara invece a trarne ricavo rendendo la tua vita più artistica, più unica. Alda Merini scrisse: “La sensibilità non è donna, la sensibilità è umana. Quando la trovi in un uomo diventa poesia.”
Non fingere sorrisi per cercare di omologarti agli altri piuttosto sorridi nel constatare quanto sciocchi siano gli altri nel condurre una vita che probabilmente non hanno scelto. Non immagini quante poche persone sono davvero padrone della loro anima prima di morire. Ricorda che non c’è niente di più raro in un uomo che un atto compiuto per sua reale volontà. Al giorno d’oggi tutti postano una foto per farsi vedere felici, ricchi, importanti ma la veritá è che non sono nemmeno consapevoli di esser felici oppure di non esserlo perchè la maggior parte di tali persone sono altre persone e i loro pensieri sono opinioni di qualcun altro, la loro vita un’imitazione, le loro passioni una citazione.
Leggi, La Societa’ dello Spettacolo – Guy Debord , analisi perfetta. Lo trovi anche online.
Simile alla tua lettera Ribelliamoci a Noi stessi qui su questo sito.. L ho scritta quando avevo 16 anni.. tutt ora provo le stesse sensazioni, anche se “la macchina” mi ha inghiottito e vivo per lavorare .. vorrei solo sparire su di una vela nel mare blu … questa società è una pagliacciata
Alla tua stessa età e consapevolezza che il mondo è così imperfetto (a causa dell umanità) ho capito che devi distinguere 1. ciò che puoi cambiare e 2. ciò che non dipende da te; 1. se sei nelle condizioni di cambiare le carte in tavola – renditi conto che non sei del tutto impotente in una società che cambia continuamente puoi ancora fare la tua parte – resta fedele a te stesso finché puoi, nel 2ndo caso accetta che non tutto dipende da te e compensa facendo più del dovuto su ciò che puoi cambiare. Parlo a te ma lo dico a me! Forza. Le persone di successo trasformano la consapevolezza in forza non in debolezza. Dobbiamo imparare a nuotare nel mare in tempesta.
Ma quale “ardire di leggere” vuoi che ci voglia, hai scritto il solito sfogo trito e ritrito ed io, da Professore e pure annoiato, ti rispondo con due semplici precetti:
1) bacia in terra, ringrazia e benedici la farmacopea moderna, non denigrare mai ciò che ti permetterà di sopravvivere.
2) trovati una ragazzetta, o più di una, anche contemporaneamente, a 26 anni se non trombi è chiaro che ti sembra che l’universo non abbia senso e finisce che sbrocchi, è una questione di ormoni e di neurotrasmettitori che verrebbe lungo spiegartela; piuttosto che no, non fare il tirchiaccio che è peccato mortale,
ma vai a pay e cacci 80 euro a botta con il vantaggio indubbio di scegliere il modello che di volta in volta più ti aggrada, è un farmaco salvavita, non puoi tirare al risparmio e, se hai problemi etici, ricordati che così aiuti anche qualche studentessa fuori sede a pagarsi la camera e contribuisci ad alzare il PIL.
Concordo principalmente coi commenti 1 e 2. Anche io poi avevo scritto una lettera al riguardo: “E se fossimo davvero tutti schiavi”. Dagli un’occhiata se ti va.
Quello che posso consigliarti è di ragionare sempre con la tua testa e di seguire i tuoi pensieri, non quelli della collettività. Non possiamo cambiare le cose, ma possiamo cambiare il nostro modo di interpretarle. Fai sempre ciò che vuoi e segui i tuoi pensieri, lasciando che le critiche degli altri ti scorrano pure addosso. Non fare paragoni con altri: quello che conta nella tua vita sei TU.
Quella felicità che tanto cerchi deve partire da TE, non dal mondo che ti circonda.
Pure io serbo rancore ma, senza nuocere a nessuno, tiro fuori la grinta. Dobbiamo sentirci liberi di andare oltre le ipocrite convenzioni che ci vogliono sorridenti e remissivi. Ti hanno danneggiato? Non è necessario vendicarsi, di solito basta attendere che le teste dei disonesti cadano da sé e nel frattempo dedicarsi a qualcosa di costruttivo, studio, sport, letture, ecc. La felicità è un inganno, una chiacchiera salottiera. I farmaci sono utili fino a un certo punto,vanno ben dosati. La meditazione orientale a volte fa la differenza così come altre tecniche di concentrazione e rilassamento. Scegli tu quello che più ti attira e manda a quel paese chi ti ha fatto del male, se c’è stato un problema concreto contro qualcuno. Io ho avuto esperienze di mobbing da parte di un dirigente senza scrupoli e del suo vice. Li odio ma non mi vendico ed evito di star male per loro. Non dobbiamo diventare noi nemici di noi stessi amplificando il male passato.