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Lettera pubblicata il 8 Febbraio 2017. L'autore ha condiviso 13 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore celi_lois.
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@Nicola, questa terza categoria di cui parli mi sembra un ottimo bilanciare la propria indole buona (per chi ce l’ha) con il bisogno di stare al mondo. Apprezzo e stimo chi riesce ad essere così. Sarebbe il buono fesso quando decide di essere meno fesso o non esserlo per niente.
@Xleby Bè, sì, è proprio così, un po’ mi sento entrambi, ma in realtà quelle che ho delineato così precisamente sono due persone che sono presenti nella mia vita e vicinissime affettivamente, persone che conosco da molti anni e ho avuto ben modo di osservarli in talmente tante occasioni. Il buono zerbino un tempo non lo vedevo come zerbino, lo vedevo anzi come illuminato e cercando una persona del genere mi sono trovata il buono della prima categoria, che sinceramente tanto buono non mi sembra.
Perchè il mio punto è questo: il primo delineato non so bene dove metterlo. Quando fa bene mi fa troppo bene, ma è come se sapessi che lo fa sempre perchè ha valutato che io gli sono conveniente. E quando deve farmi male mi fa TROPPO male, a livello che mi sembra di morire.
L’unica cosa che me lo rende tollerabile e amabile è che non è ambiguo ed è molto diretto.
@Golem, ciao!
Sulla sincerità, bè, è difficile riflettere su questo. A me la sincerità piace, pure quella nuda e cruda (non mi piace avere sorprese covate da tempo per il mio bene, ma anche io ho mentito per il bene altrui, e ho ritenuto di aver fatto bene e che la cosa saputa sarebbe stata inutile, avrebbe solo ferito.)
Però a volte è relativa, cioè, ogni volta che parliamo, la lingua ci costringe a dare un’implicita interpretazione della verità, vuoi per manipolarla a fini pratici, per farla accettare, o per altri motivi, e quindi come dire, come fa uno ad essere sincero.
Senza dimenticare che chiedere un parere sincero ad una persona vuol dire accettare i limiti intellettivi e culturali (e “di esperienza”) della persona, quindi come dire, non so, è troppo relativa la sincerità.
Dall’essere “buoni” mi aspetto qualcosa di più oggettivo come descrizione, più univoco o meglio.
Io non vorrei tentare di definire “la persona buona” in generale, perchè capisco che dovremmo partire appunto dal definire cos’è per noi la sincerità, la zerbinaggine, o l’opportunismo, sarebbe impossibile.
Mi concentro però sulle due figure della mia vita che ho delineato perchè mettono in discussione quello che penso e potrei pensare di una persona “buona”.
Perché ho sempre creduto di volere accanto persone buone.
Forse dovrei pensare che chi ha interesse a stare con me poi sarà anche buono, ma vedo che il buono della prima categoria è buono a fatti suoi perchè quando le mie cose non coincidono con le sue diventa un mostro.
Quindi?
Dovrei trovare un buono bilanciato, quello delineato da Nicola. Che è come vorrei essere, riuscendo a tirare fuori il meglio di me.
Suzanne,
certamente dire al proprio partner che
è il più sottodotato è veramente una cattiveria
gratuita, viceversa dire che è il più dotato se è
vero giusto farlo come secondo me se apprezziamo
una persona è giusto dirlo,
sarebbe migliore il mondo se lo facessimo.
Suzanne.. l’ obiettività sarebbe DISUMANA?? beh, vaglielo a dire ai giudizi che devono condannare o assolvere un imputato in base a prove OBIETTIVE, o ai medici che devono fare una diagnosi su un paziente secondo analisi OBIETTIVE, o ancora.. vaglielo a dire a coloro che – in un contenzioso o in fase di selezione- devono basarsi sui fatti OBIETTIVI nel fare una valutazione su una determinata persona. Piaccia o no, una società CIVILE DEVE basarsi sull’ OBIETTIVITA’.
Allo stesso tempo, non riesco a trovare proprio niente di UMANO nella falsità, nella mistificazione e negli equivoci nei quali quella stessa società che si autodefinisce “normale” cade in continuazione, e che sono spesso fonte di drammi se non addirittura di TRAGEDIE.
Cicci, condivido ogni parola! Che dire… nient’ altro da aggiungere.
Celi_lois,
per me la bontà, come la bellezza e la verità, non è facile da delineare con concetti condivisi da tutti. personalmente, faccio riferimento all’indole delle persone che mi attraggono o che fanno parte del mio ambito famigliare. da suddividersi innanzitutto, a grandi linee, fra egoisti e altruisti. i migliori, ovviamente, si posizionano in un apprezzabile punto d’incontro fra i due opposti.
MA… e non è un MA di poco conto, solo alla prova dei fatti più estremi si ha modo di conoscere l’essenza più profonda di una persona. essere buoni in generale, comunque, non basta. si deve tener presente in quali contesti e verso quali specifiche persone quest’attitudine si manifesta.
Celi-lois, capisco quello che intendi dire, ma la bontà é un concetto relativo. Essere “buoni” non sempre significa assecondare le aspettative altrui, che spaziano da uno a infinito, ma significa essere sempre coerenti nelle relazioni col prossimo. Quando io sono “sincero”, che sia una azione gradita o sgradita, sono “buono”, nel senso che sto dando all’altro un’indicazione affidabile di quello che penso, con la quale azione tuttavia ritengo “sinceramente” di aiutare il mio interlocutore. Certo la “sincerità” gratuita che ferisca inutilmente l’altro non è più sincerità. Questa deve sempre tendere a dare segnale costruttivo, anche se può non piacere a chi lo riceve. Se invece parliamo di bontà intesa come empatia, con la quale spesso viene associata, entriamo in un ambito relazionale diverso del rapporto, dove interviene una soggettiva sensibilità, non sempre necessariamente indice di “altruismo”. A volte i “sempre” empatici hanno solo bisogno di “sentirsi” buoni. Cioè sono “buoni” per un loro bisogno, non per quello dell’altro.
La pietà, la compassione o la carità sono componenti dell’empatia e attengono all’ambito emozionale, la bontà è un concetto più legato alla sfera della ragione che non alle emozioni.
Ciao
Bella ‘scussione. Ma quelle bbone secondo me meritano. A prescindere.
Vorrei spendere due parole sulla verita’.
E’ assodato che di verita’ ne possono coesistere diverse nella stessa persona, alcune sembrano addirittura contraddirsi. Sono normali i cambiamenti dell’umore, si puo’ oscillare, ad esempio, tra la serenità e la forte tristezza, tra l’intensa rabbia e il senso di colpa. A volte emozioni contrastanti sono presenti contemporaneamente, tanto da creare caos nel soggetto e nelle persone a lui vicine.
Questi stati d’animo si scatenano soprattutto in risposta ad eventi relazionali piacevoli/spiacevoli, come, ad esempio, un rifiuto, una critica oppure una particolare attenzione da parte degli altri. La reazione emotiva puo’ essere più immediata, marcata e duratura rispetto a quella delle altre persone.
Certe volte , bisognerebbe fermarsi a riflettere , e cercare di capire che , forse , dietro a una persona che , apparentemente ci può sembrare con determinate caratteristiche negative , può nascondersi una grande persona , di buon cuore , piena di sentimento.
Per questo motivo il buono mette in conto anche verita’ fumose, incomplete, nel dubbio che dietro l’apparenza si nasconda una persona completamente diversa, cerca di astenersi dall’esprimere giudizi negativi.
Per le valorizzazioni invece procede con minor cautela.
La società spesso sta in piedi con la menzogna,
cerca di creare il consenso, mostra
solo quello che vuole.
Ma ogni moneta ha un dritto e un rovescio.
Una moneta che ha due dritti…è falsa.
La verità è nuda.
L’istinto di solito non sbaglia se lo seguiamo,
il problema è che a volte vogliamo vedere
solo ciò che vogliamo vedere!
Da secoli i governi adoperano la paura
e la menzogna.
Però nel tempo vengono scoperti…
Ricordate le famose “armi di distruzione di massa”?
Io non avevo mai creduto a questa cosa, solo pretesti,… come quello di Gleiwitz che servì a Hitler
per avere un pretesto per invadere la Polonia.
Ma era credibile che la piccola Polonia,
avesse attaccato una stazione radio della germania
nazista, 100 volte più forte di loro?
Nicola,
interessante il commento 28, utile per eventuali ulteriori approfondimenti…
ti andrebbe di precisare la tua età?