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Lettera pubblicata il 24 Gennaio 2013. L'autore ha condiviso 5 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore mauflex.
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concordo con mauflex: “Uno deve vivere con la paura di…? Legarsi a cose e persone perché’quando sarai vecchio’…”
mi sa che ancora troppo spesso si cerca sostegno in un “amore”, che in realtà è di solito più instabile del vento… 🙁
Bene per lo psicologo… Facendo piu’ chiarezza in te stesso potrai porti con maggiore chiarezza anche nei confronti di chi hai accanto… A volte puo’ non essere cosi automatico distinguere cio’ che non vogliamo da cio’ che, per varie ragioni, ci spaventa e non ci concediamo e da cio’ che vogliamo… Esistono davvero “i desideri standard”? Ho capito cosa intendi, ma alla fine ciascuno anche a cio’ che appare standard da i suoi “significati”, ci mette anche il suo risolto e irrisolto. So che alcune persone che hanno in teoria fatto scelte piu’ standard rispetto alle mie non le comprendono. Penso ad una (per me) banalita’, un’amica che se si dice “il marito di…” precisa “non sono sposati”. Per lei dire mio marito/mia moglie assume tutto un suo significato (che va cmq al di la’ anche di un “senso comune”) per me dire marito o compagno e’ identico. Idem i figli: poiche’ non ne parlavo come di una meta e necessita’ – e non lo faccio ora – alcune persone si son convinte che io non ne volessi e non ne voglia in senso assoluto. Per inciso io sono una che e’ aperta, di base, anche all”affidamento e all’adozione, quindi vado pure ‘oltre’ al concetto di maternita’ biologica. Tuttavia non stabilisco, a tavolino, ne avro’ – no. Neanche il fatto che gli anni passano mi fa pensare ad un criterio “devo o poi mi pento”. Dovrei avere un figlio per non pentirmene a posteriori? In base a tale criterio potrei pentirmi anche di si. Non che io parli molto di cio’ ma mi rendo conto che
Se dicessi “non ne voglio proprio” o “ne voglio tre” risulterei piu’ “comprensibile per alcuni e per le valenze che loro danno alla questione. Mi son sentita dire “e” che pensi piu’ a divertirti e al benessere economico” (qdo tra l’altro ero in bolletta stranera) da chi probabilmente pensava “che culo, lei si diverte e spende per uno/due e non per tre/quattro. Pero’ e’ una scelta egoista che si paga!”. Peccato se le facesse e dicesse… Cmq concordo con Sarah che gabbia non e’ una scelta o un’altra ma cio’ che vediamo/viviamo come tale. Io resto una che all’idea della coppiagabbia prova un^istinto di fuga. In teoria chi… riesce ad “acciuffarmi”… (e non solo in teoria). E son la stessa che e’ stata.3 lustri con un uomo senza provare mai quel tipo di sensoansiagalera. Zero. E non perche’ mi ha “domata” o cambiata (infatti resto io) ma perche’ per me era piacevole e naturale starci. E non per standard. E gli anni mi parevano giorni
Comunque continuo a chiedermi se semplicemente mi sto facendo un sacco di pippe mentali inutilmente e magari semplicemente la vita di coppia non fa per me, ma non perché sia un problema ma per semplice mia natura. Siamo stati abituati a pensare che se vuoi essere single o non ti piace la routine quotidiana allora “hai dei problemi psicologici”, a meno che tu non sia un ragazzino per cui “è normale, ti devi divertire e farti le tue esperienze”. Magari non è così, magari vuoi essere single perché…perché si, perché stai bene così, punto è basta. Mi chiedo se questa storia che dobbiamo tutti essere accoppiati con figli per dare un senso alla propria vita non sia solo una grande…bischerata. Chissà.
Penso pure io che l’intervento di limonene sia da fucilare, ho amici infelicemente sposati e frustrati proprio per questo problema.
Mauflex io sono nella tua stessa situazione, mi affezziono, voglio un bene esagerato alle ragazze con le quali sono, però se penso a sposarmi o convivere vedo tutto nero, sicuramente è perché non so ancora bene quello che voglio, questo a 40 anni è un po grave.
Pure io sto andando da una psicoterapeuta, lei dice che il mio problema è la paura, da giovane ho sofferto per 2 anni per una ragazza, quindi ora mi sono abituato ad avere storie che non faccio decollare per paura, pure io invece ho paura di annoiarmi.
Probabile che invece non abbiamo trovato la persona giusta.
Ti è mai capitato di essere lasciato da una di queste ragazze?
A me si, mi è crollato il mondo da sotto ai piedi, di fatto che tutt’ora mi sto riprendendo.
Non so che dire, però il discorso di trovare una compagna per paura della solitudine mi da tristezza, preferisco accrescere la mia autostima e sicurezza che trovarmi una compagna solo per quello scopo, casomai un amica.
Fammi sapere se capisci il punto del tuo problema.
Ciao.
Mauflex,
per me “questa storia che dobbiamo tutti essere accoppiati con figli per dare un senso alla propria vita” è davvero una grande bischerata, che spesso fa un mare di danni. in una società standardizzata come la nostra, ci si deve per forza uniformare, altrimenti si è fuori in tutti i sensi. basti pensare all’importanza che ha avere o non avere un auto…
fai bene ad approfondire il più possibile la conoscenza di te, sia con l’aiuto di uno psicologo che con una tua propria introspezione. alla tua età è il momento giusto, anche se, a mio avviso, già sai molto bene quello che non vuoi. forse ti è soltanto difficile ammetterlo, perchè questo fa di te un diverso.
per mia semplice curiosità, mi piacerebbe sapere qualcosa di più sulla tua famiglia e sulla tua infanzia. nella maggior parte dei casi è lì che si possono trovare le risposte ad alcune domande sul proprio modo di essere e di pensare…
@Roberto: beh, io ho 38 anni, tu 41, se arrivati a questa età ancora non ci pensiamo nemmeno lontanamente di armarci di panzetta e pantofole e fare i maritini forse quello che vogliamo lo sappiamo eccome 😉
Quello che sicuramente voglio capire però è se questo voler stare soli ed indipendenti sia solo una situazione ‘sana’, che è nella mia natura, o se nasconde problemi/paure/disagi. Certo, non ho avuto una famiglia ‘canonica’. Mia madre era un bulldozer e mio padre era praticamente un’altro figlio in casa, nel senso che era una persona sensibile, buona come il pane, ma profondamente immatura. Mia madre è stata per me non solo una madre ma anche una complice a volte, uno scudo altre volte, altre volte un avversario, un ‘generale nazista’ altre volte ancora. E sicuramente ho subito molto la sua presenza. Figlio unico con tutti gli occhi addosso, ma non viziato, semplicemente al centro di uno squilibrio affettivo familiare e quindi epicentro e parafulmine di ogni tensione tra i miei. Essendo di natura indipendente ciò non mi ha impedito di staccarmi comunque dall’ambiente familiare ed arrangiarmi da solo, cosa che mi piace anche molto…forse mi piace così tanto che non ho alcuna intenzione di far entrare nessuno nel mio mondo, semplicemente perché non voglio nessuno tra le balle, sono abituato così da sempre, a crearmi un mio mondo, una mia condizione in cui tutto va bene, dove 2+2 può fare tranquillamente 5 senza che debba renderne conto a qualcuno. E’ bello, da un lato, perché so come vivere solo, la solitudine non è un problema, sto benissimo anche ore in casa a fare le mie cose in silenzio senza problemi, ma sto cercando di capire solo se questo, oltre ad essere una mia “fortezza dorata” non sia anche, in un certo senso, anche una prigione dorata. Ancora non sono arrivato però a nessuna conclusione.
M, nella maniera piu’ assoluta non penso che si debba questo o quest`altro e i “problemi” che uno ha o non ha non si evincono di per se’ dal fatto che sia single o sposato, abbia zero figli, tre o sei. Quindi “tutti” e’ sicuramente una bischerata, per me quanto “nessuno” (cioe’ si vivono certe situazioni solo per schema). Il problema e’ semmai se una persona che non sa di se’ si ritrova a coinvolgere altri nelle sue nonchiareidee. Che poi ci sia sotto una paura o che se uno.o una se la sente ci guarda dentro o no. Se non ami la tua ragazza, se non te la senti, la lascerai (mi pare che ti sei deciso). Ma mi pare saggio che tu ti chieda come mai ci sono determinate sensazioni che ti si ripresentano ogni volta. Solo perche^ quell^amore e^ finito? Io per esempio provo quelle sensazioni se mi sento “in trappola”
E di base sono probabilmente piu’ “single” per natura perche’ amo molto la mia liberta’. Un mio concetto di liberta’ che per esempio rientra anche nel lavoro. Pero’, anche se non potrei stare in una relazione soffocante, e la gente troppo invadente “mi fa ansia”, quando son stata veramente innamorata (non di persone soffocanti, cmq) di per se’ la coppia non mi e’ parsa una gabbia, un limite. Non mi e’ successo di disamorarmi “nonostante andasse tutto bene” ecc. Non sto dicendo “sono meglio”. Dico che non mi e’ successo mentre si di incontrare persone anche validissime, a cui volevo bene, ma di cui non sentivo “amo”. E non mi sono messa con queste persone. Li avevo la sensazione di “trappola”. Anni fa mi son chiesta le cose che ti chiedi. Ero convinta di non poter “sopportare” di stare in coppia. Ho capito che non era vero qd mi sono innamorata. Alla fine di una lunghissima storia mi sono chiesta di nuovo la stessa cosa. Ma poi penso: non si ama l’amore, la coppia o l’idea di coppia. Io almeno no. Si ama al.caso una persona.
Caro Mauflex,
non avrei mai pensato di ritrovarmi un giorno a capire, anzi sentire sottopelle, sensazioni come le tue. Sono più giovane di te, ancora abbastanza da “potermi permettere certe sbandate”. Sono piccola per capire il mondo, grande per “mettere la testa a posto”. E mentre trascrivo questa frase rido. Di un riso amaro.
Ritrovo pezzi della mia vita tra le tue parole. “Figlio unico con tutti gli occhi addosso, ma non viziato, semplicemente al centro di uno squilibrio affettivo familiare e quindi epicentro e parafulmine di ogni tensione tra i miei.” Crescere per me non è stata un’esperienza tanto divertente. Mi dispiace tanto non aver imparato a divertirmi. Ho imparato con tanti pianti a crearmi un mio mondo. E a crescermi alla meno peggio. Non sono mai stata indipendente nella pratica, nella mia testa sì. Forse a questo devo la ribellione, l’orgoglio, il pensare e dire quello che voglio che a dispetto di tutto mi piacciono, sono la parte più autentica e ostica di me. Nella mia infinita solitudine un essere perso, diverso, buono come pochi è stato capace di entrarmi dentro, di accarezzarmi l’anima quando il mondo mi era contro e io gli ho dato tutto quello che avevo. Per me è stato l’esclusività. Inutile dire che non esistevano neanche tutti gli altri, fedele lo sono d’indole, focalizzata su pochi e selettiva per stile. Per tutta la mia esistenza non ho fatto altro che sognare il giorno in cui avrei costruito la Mia famiglia, quella che mi sarei scelta, il riscatto dal passato. Sognavo la nostra casa e i bambini.
Ma recentemente qualcosa in me è imploso e mi ha sconquassata totalmente. Quel ragazzo è il mio unico legame forte e concreto, coerente, costante. Quell’essere è il più grande dono che potessi mai ricevere. Morirei per lui. Davvero morirei. Per egoismo, perchè non sopporterei vedere soffrire lui. Eppure non ho potuto far altro che dirgli “non posso, Amore, darti la famiglia che vorresti, non io”. Gli ho fatto e mi ha fatto male, mi ha trafitto i polmoni, da quel giorno il vecchio problemino della mia infanzia, la claustrofobia, è diventato una compagnia pressante. Entro in casa, in un bar supervetrato con lui, e all’improvviso capisco che vorrei restare ma non posso, che ho una vita da vivere impellentemente, avidamente là fuori. Mi assale il pensiero delle poche persone a cui tengo veramente. E devo uscire, all’aria aperta. E mentre cammino il desiderio mi riporta nel mio mondo ideale, quel piccolo rustico di campagna, bianco come il vuoto, in un giardino incolto, nelle stanze silenzione, piene di luce, aria e libri. Nella solitudine. Mi manca come l’aria la solitudine, dovrei sognare una casa da dividere la persona che a mio modo amo, invece sogno il mio piccolo porto, dove arrivare e da cui partire ogni volta che ne senta il bisogno, sogno la mia vita povera, senza soldi, senza impegni, senza doveri. Mi chiedo se sono sbagliata, la maggior parte mi direbbe di sì.
Ma non lo sono. Lo sono per gli altri, non per me.