Carissimi amici,
con i miei genitori non ho mai parlato dei problemi che mi hanno assillato durante l’adolescenza, delle mie ansie, delle mie paure e del perché da un momento all’altro mi sono ritrovata sola senza amici. Mi sentivo semplicemente incompresa!
Quando si tratta, di dover prendere decisioni importanti…ecco che mi blocco nonostante sia abbastanza grande per fare le mie scelte e perché dovrei essere anche cresciuta sotto questo aspetto. Non essendo soddisfatta della mia vita, ho deciso di partire per un po’ di tempo all’estero per migliorare il mio inglese e per fare un’altra esperienza di vita. Ho preso questa decisione perché non voglio “marcire” nel mio paese, quello che mi ha fatto tanto soffrire e perché ho voglia di trovare un buon lavoro per potermi mantere da sola; cosa che qui, avendo una mia azienda, sono più le spese dei guadagni….e poi ho voglia di costruirmi una vita tutta mia, vivere per conto mio e fare le mie scelte. Alcune volte, mi sento trattata come una 15enne. Crescendo, mi sono resa conto, che molte paure (mie e di mia sorella) sono frutto delle loro ansie, soprattutto mia madre che alcune volte è troppo apprensiva e da un po’ di tempo questa cosa mi urta non poco!
Tra settembre e ottobre ho deciso di partire, ma prima di farmi il biglietto, dovrei dirglielo. Non so perché mi sento bloccata e non ce la faccio! Ho stupide paure…paure di farli rimanere male che me ne vado (per sempre se dovessi avere fortuna), paura che non siano d’accordo…
Sono sicura che sono tutte pippe mentali mie, perché mio padre mi ha sempre detto chiaramente di trovare un lavoro all’estero visto che in Italia non c’è futuro.
Insomma…sto perdendo tempo quando dovrei fare un biglietto aereo e mi dovrei anche sbrigare!!!
Come sbloccare questa maledetta paura??? Voi come l’avete superata?
Non riesco a dialogare con i miei genitori
di
stranita
Lettera pubblicata il 11 Luglio 2016. L'autore ha condiviso 10 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore stranita.
La lettera ha ricevuto finora 4 commenti
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Fai quel dannato biglietto, parti e non tornare.
Io penso che il dialogo genitori-figli non sia paragonabile a quello tra innamorati. Forse ho un’idea troppo alta del rapporto di coppia, o sarà semplicemente che vedo i genitori come il ramo di un albero su cui si posano tante storie… a partire da quelle che ti vedono alle prese con l’influenza o con un compito in classe. Per me la famiglia è un’alternativa alle cose che non ti convincono. Perché fotografa la realtà della vita, con le sue cadute e le sue risalite. Invece l’ incontro con un’anima affine alla tua riesce a destabilizzare le tue certezze… anche nella separazione resta una scintilla che ti fa sperare in qualcosa che non saprei definire a parole. Chissà… forse le storie che non vivi ti fanno questo effetto? Un caro saluto 🙂
Rossella,
i tuoi commenti mi sono preziosi.
—
Stranita,
non so suggerirti come superare il muro che ti separa da un dialogo sereno e costruttivo con i tuoi genitori. è qualcosa che si è evidentemente formato negli anni e che non si può abbattere con una spallata.
segui il tuo desiderio, più che positivo, di migliorare le tue conoscenze al fine di renderti indipendente economicamente, ora e possibilmente per il resto dei tuoi giorni. imposta il discorso con loro su questa base, fai la tua esperienza all’estero ma evita, se puoi, di farne un distacco definitivo. almeno per ora. la famiglia ha radici talvolta invisibili ma che spesso restano le uniche a garantire affetto e sostegno in caso serie difficoltà esistenziali.
la reciproca accettazione può essere parziale, oppure segnata da semplice difficoltà pratica nell’esprimere i sentimenti, ma resta salda, nonostante i suoi limiti, umani come gran parte di tutti gli altri… da lontano ti potrà accadere di vederci più chiaro sul tema…
Certo. Le storie che non vivi sono come le bottiglie di narda che non ti gargarizzi. Lasciano un segno. E anche particolare nervosismo.