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Non ci riesco

di marter

Mi chiamo Daniele. Non so perchè mi ritrovi qui al buio a scrivere, con il sole che filtra dalla mia tapparella perennemente abbassata: forse, per una volta, voglio solo dire tutto, nella speranza che a qualcuno da qualche parte possa importare qualcosa. Mi rendo conto che sia un controsenso condividere ciò che si è quando si ha la netta sensazione di essere del tutto inutili, che nessuno si interessi di te o che al massimo farà finta di capirti ed aggiungerà uno di quegli slogan motivazionali che perseguitano la vita di un depresso. Perchè è questo che sono da due anni se non di più, un depresso, e nessuno che non l’abbia mai provato può davvero capire il significato di questa parola: a volte sei un guscio vuoto che vegeta su un letto in posizione fetale con la testa che esplode ricordandogli continuamente che una persona normale non dovrebbe essere così, altre volte sei un pupazzo vestito del sorriso più falso che possa esistere e ti fingi interessato di come vadano le cose attorno a te mentre un mostro dal di dentro ti divora l’anima. Ho quasi 22 anni e mi sento vecchio, come fosse passata un’eternità da quando è iniziata questa cosa schifosa che non riesco a chiamare vita. Non sono minimamente soddisfatto della mia esistenza e forse non lo sono mai stato: non ho mai raggiunto un traguardo di cui essere fiero, non ho mai avuto veri amici, non ho mai avuto una ragazza, non ho mai avuto un’identità, una vera direzione. Ma le cose vanno avanti, come amo dire in giro, e si cerca di non pensarci troppo. Fino a quando capita il giorno che lo studio, una delle poche cose che funzionava, si blocca: non riesco più ad avvicinarmi ad un libro, a leggere anche solo un paio di pagine. E allora mi punisco, perchè non merito di divertirmi se non riesco ad adempiere ai miei doveri, e piano piano tutto ciò che mi interessa sparisce o più semplicemente perde ogni suo fascino. E diventa difficile anche mentire agli altri, anche solo rispondere all’odiosa domanda “come stai?”: taci per una attimo, guardi per terra e dici “benino, si va avanti”, e, quando mentire diventa insostenibile, ti chiudi in casa, al riparo dal giudizio degli altri ma certo non dal tuo. E la tua mente inizia a perseguitarti con pensieri terribili che ormai non ti lasciano più andare: ti offrono l’unica cosa che vuoi veramente, smettere di soffrire. Ed è in quel momento che ho pensato di aver toccato il fondo. Ma invece c’è stato di peggio, il Covid è arrivato nella mia amata val seriana. La musica è una sinfonia di sirene suonata a qualsiasi ora del giorno e della notte e chi la conosce sa che è il suono di chi sta per morire, un’intera generazione scomparsa insieme alla storia del paese ed ai ricordi dell’infanzia che seguono i morti nelle loro tombe. La pandemia per me è stata non riuscire a muovere un muscolo mentre là fuori il mio mondo andava in rovina. Sono arrivato a desiderare che il virus prendesse anche me e non mi facesse tornare mai più. E se non lo fa il virus potrei provarci da solo:non riuscirei a quantificare il numero di notti che sono stato al buio, affacciato alla mia finestra aperta, a scrutare in silenzio l’abisso sotto di me. Dopo la chiusura c’è la riapertura, come se fosse così facile. E tu ci provi a uscire, a cercare in ogni modo di sentirti vivo, ma ogni persona, situazione, incontro è lo specchio di ciò che non sei e che sai che non sarai mai. Allora ho perso tutte le mie speranze. Nella mia lunga esperienza, di farmaci e psicologi ne ho visti molti: a volte riesci addirittura a lenire il dolore ma poi lui ritorna peggio di prima. E io sono stufo di cercare una soluzione, sono stufo di rispondere “si va avanti” quando il mio cuore marcisce dal dolore ogni dannatissimo giorno. Questo non è vivere, è cercare l’aria per non affogare, è concentrare le forze di un’intera giornata per alzarsi dal letto, è sopravvivere. E io sono stanco di sopravvivere.

Lettera pubblicata il 17 Settembre 2020. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Categorie: - Me stesso

La lettera ha ricevuto finora 15 commenti

Pagine: 1 2

  1. 1
    Yog -

    Va dal medico di base, nella norma ti darà paroxetina per qualche mese sostenuta da BDZ per tre settimane.
    Torni nuovo, è un classico, ci sono milioni di persone come te, perciò rilassati: almeno una soluzione c’è.
    Se il problema fosse più complicato, ti passano all’SPDC, in ogni caso non drammatizzare perché per i sintomi che hai descritto le soluzioni ci sono anche in quel caso, eccome.
    Non fare niente da solo, rivolgiti con fiducia al tuo medico curante.

  2. 2
    Bottex -

    La depressione è una malattia in tutto e per tutto ed è anche una brutta bestia, perché ti impedisce di vedere le soluzioni ai tuoi problemi, quando invece in realtà ci sono. Io non sono un dottore, ma quello che mi sento di dire è che ti ci voglia una bella “scossa”, delle novità che interrompano il grigiore della tua vita attuale. Però, servirebbe qualche altra informazione.
    Ti faccio qualche domanda, piuttosto scontata, che però potrebbe aiutare a capire meglio la tua situazione. Hai degli hobby, degli interessi che coltivi? Hai cercato di provare qualcosa di nuovo negli ultimi tempi? Hai tentato di conoscere nuova gente, magari anche tramite internet? Il rapporto coi tuoi genitori, come è? Pensi di fare qualche viaggio, anche da solo?
    Te lo chiedo perchè per uscire dalla tua situazione ci vuole una buona volontà di cambiare anche da parte tua. E se riesci a uscire da questo grigiore, garantito che tornerai a studiare anche meglio di prima. Facci sapere. Saluti.

  3. 3
    Captain Rhodes -

    Sai bene di essere depresso, fanno parte della tua condizione il pensare di non uscirne fuori e tutti gli altri sintomi che ben descrivi. Per cui non auto abbandonarti e fatti guidare da un medico in un percorso di guarigione. Vedrai che ne esci.

  4. 4
    dany -

    Hai bisogno di lavoro fisico.
    Intendo quello faticoso, in agricoltura, nei campi, che ti fa crollare sfinito alla sera e fa evaporare ogni sovrapensiero molto spesso dato dal troppo trascorrere nel mondo delle idee sterili dei libri.
    Hai occasione di provare con la prossima vendemmia, molla i libri, internet e tv per quelle due settimane e dedicati soltanto al lavoro fisico.
    Thank me later 🙂

  5. 5
    marc -

    La depressione è una tristezza fissa che ha una causa che una volta individuata e risolta fà sparire la depressione.
    Se vuoi puoi leggere la lettera “Comportamento scorretto di uno psicologo, come denunciare il fatto?” dove ho scritto che le nevrosi che portano
    alla depressione sono secondo la psicoterapia stessa guaribili.
    E non come molti pensano o come molti psicoterapeuti
    incompetenti e/o disonesti vogliono far credere.

  6. 6
    marc -

    Come qui detto è importante l’ambiente familiare, sarebbe bene che coltivassi interessi e/o hobby, avere dei rapporti sociali, molto importante è l’attività fisica ti permette di scaricare le tensioni ma credimi se non capisci e risolvi qual’è il motivo o i motivi che ti rendono depresso non ci sarà mai la grande svolta.
    Aggiungo che è assolutamente importante e necessario che tu non veda solo i tuoi lati negativi ma anche i tuoi lati positivi, è importante un tuo modo di pensare più positivo e che non ti identifichi troppo in depresso, ma se ti ci vuoi identificare sappi che non sei solo e che non è una malattia grave in quanto è uno stato d’animo che deriva dall’emozione della tristezza ed è quindi presente in ogni essere umano sulla terra.
    L’unica differenza è che la tristezza passa con la fine dell’evento che la causata, mentre la depressione perdura fino a che non si scopre la causa o le cause che l’hanno provocata.

  7. 7
    Michela -

    Uhm…forse sentirsi utili per gli altri, forse sentirsi ogni tanto che sei una bella persona, un ti voglio bene e un grazie che ci sei. Queste e tante altre ci farebbero sentirci meglio.
    Grazie a te Daniele, per il coraggio di dire chi sei con questa lettera, per me ha il sapore di chi con umiltà e nn disperazione tende la mano e chiede aiuto. Non di chi cerca di autocompiacersi,ne tanto meno di essere compatito,ma di chi nn vuole mollare. Forse e dico forse già è un piccolo passo verso la vita.

  8. 8
    Michela -

    Hey Daniele, come va?
    La tua lettera la continuo a rileggere è di una sincerità spiazzante. È in alcuni tratti mi ritrovo. Con la differenza che tu hai 20 anni io ne ho qualcuno in più e credimi rivivrei diecimila volte i 20 anni, perché indietro nn ti tornano più. Perciò Daniele giocateli bene…hai una vita davanti, i sogni, i progetti che a 20 anni nn li avrai, dopo o meglio saranno diversi più maturi con più freni. Le responsabilità che oggi hai nn saranno le stesse un domani.
    Rischia Daniele, non sei ancora “compromesso”, accendi in te quella piccola luce ed esci, nn dico da un momento all’altro, da questo bleck out.
    Nessuna vita è meno importante dell’altra, nemmeno la tua.
    Se ti va, facci sapere come stai.
    Grazie

  9. 9
    marc -

    Daniele, essere depressi in età adolescenziali e post-adolescenziali sono normali.
    Essere depressi quando nella vita trovi barriere di ogni tipo da parte degli altri e della società è normale.
    Essere preoccupati per il proprio futuro è normale.
    Quindi essere depressi è normale in certe fasi della vita.
    Devi capire cosa vuoi dalla vita, devi avere dei sogni da inseguire, non è vero che i sogni fattibili non si possono avverare.
    Se non si possono avverare devi capire ciò che ti impedisce di raggiungerli.

  10. 10
    Michela -

    Marc ciao, condivido in pieno il tuo pensiero. Anche se spesso il termine depressione viene a volte abusato.
    Sicuramente come fai notare, tutti chi più o chi meno, direi che dipende anche da una buona dose di fortuna nonché dalla propria personalità, attraversano fasi positive e negative nella propria vita.
    Purtroppo però a volte la depressione diventa patologica, una vera malattia.
    Ma qui, Daniele sei tu il protagonista. Nessuno ti viene a salvare, solo la tua buona volontà.

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