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Lettera pubblicata il 13 Gennaio 2008. L'autore, g.papaccio, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Vedo che a distanza di tempo dalla mia parafrasi del commento di Goethe sul “Viaggio in Italia” l’attualità è rimasta, purtroppo, e me ne dolgo.
I commenti ovviamente riflettono opinioni diverse e discordanti, accomunate solo dal disagio sociale del momento attuale, che è gravissimo e non solo a Napoli. L’Italia tutta è davvero, come la definì Metternich, una “mera espressione geografica” e, in più, l’amoralità (non già solo immoralità) di molti, troppi italiani si implementa a dismisura. Le ruberie aumentano e sembrano toccare livelli indicibili, ma v’è una assuefazione e, vieppiù, coloro che sostengono la parte politica “toccata” negano l’evidenza e la realtà.
Nessuno ha osato dire che ad esempio basterebbero proprio i danari “rubati” a fare una finanziaria da 100 milioni di euro! (Eravamo ricchi allora!).
Cosa fare? La soluzione sarebbe quella di:
1) Farci annettere per 100 anni alla Germania come Laender farci governare da un loro Presidente e parlamentino di Laender a turno;
2) Impedire a tutti gli italiani, per uno stesso periodo temporale, il voto e l’elezione, altrimenti inquineremmo tutto;
3) Lasciarci liberissimi in ciò in cui siamo capaci e di cui siamo stati, allo stato, quasi privati: arte, letteratura, scienza, bellezze, creatività.
Con il tempo, come diceva giustamente Montanelli, che non può essere inferiore ad un secolo, la storia, con l’aiuto della serietà teutonica, ci porterebbe, forse, a divenire una vera nazione credibile, poco incline alle ruberìe, più pulita ed ordinata.
Chi avesse soluzioni realistiche e ciorcostanziate, alternative all’attuale italico sfacelo, è pregato di diffonderle, date le difficoltà ed il poco tempo a disposizione.
Davvero auguri, prima di essere costretti a diventare cittadini svizzeri o teutonici.
Gianpaolo Papaccio
Gentile professore, ho letto le sue riflessioni sull’attuale situazione e le condivido pienamente. Ha molto coraggio e tutti dovremmo seguirne l’esempio. Le scrivo, però, perché mi ha incuriosito il richiamo al “Viaggio in Italia” di Goethe, per quanto concerne il vecchio detto sul “Paradiso abitato da diavoli”. Ne hanno parlato in tanti, anche Benedetto Croce (Galasso ha curato un volume con questo titolo) e, più recentemente,Pezzino ed altri. Sto preparando la tesi di laurea in Storia, dove ho richiamato l’espressiva frase, e mi servirebbe il riferimento bibliografico esatto (completo anche di pagina) del grande autore tedesco, pur avendone letto l’opera tempo addietro.Potrebbe aiutarmi? La ringrazio sentitamente, sin da ora, per la gentilezza. Dino
Esimio Professore, lei che è così esimio mi casca su un errore così banale? queso articolo dimostra che lei non ha mai letto Goethe. Quella frase è di Piovano Arlotto della fine del 1300. Goethe l’ha ripresa ma in tutt’altro contesto, viene attribuita a lui solo perchè molto più famoso di Piovano Arlotto e per in qualche modo infangare la città. Nel suo viaggio in italia Goethe ha molte parole di stima e di incanto sulla città e sui suoi abitanti come poteva essere così incoerente da pronunciare anche la frase che lei gli attribuisce?
“Un paradiso abitato da diavoli” è un libro scritto dal famoso filosofo napoletano Benedetto Croce. E spiega di aver tratto questo titolo da un luogo comune molto usato ai tempi di Piovano Arlotto, quindi, autore ignoto.
Appunto, viene diciamo portato alla ribalta da Piovano Arlotto e per rafforzarlo e caricarlo di verità storica, lo leggo spesso attribuito a Goethe o addirittura a Croce stesso. La cosa peggiore è che questo errore lo fanno anche letterati e storici, dimostrando di non aver quindi letto ne Goethe ne Croce. Io non sono ne letterata ne storica ma solo affamata di verità, quindi per favore lasciamo perdere Goethe!