Conoscete qualcuno che si è ucciso per la bassa statura?uomini intendo..io ho tanti motivi per morire,ormai sono finito su tutti i fronti….e di certo essere un nanerottolo da giardino non aiuta…
Lettera pubblicata il 30 Luglio 2020. L'autore ha condiviso 7 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore mezzouomo.
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Categorie: - Me stesso
Onestamente, di nanazzi autoschiattatisi non ne conosco nessuno.
Mai sentiti proprio.
Poi di “motivi per morire” è inutile parlare, basta aspettare qualche decade e crepiamo tutti, chi prima e chi dopo, ma non tanto dopo alla fine, senza troppo disturbo, mi pare sia abbastanza chiaro.
Tra i suicidi ci saranno anche loro, è questione statistica. Ma nella descrizione eventualmente riportata del ferale evento, non credo che parlino del nanismo come causa scatenante. Pare però che la soluzione finale sia più frequente tra i portatori di gigantismo acromegalico. Cioè i giganti sembra siano più infelici dei nani. Guarda te.
Mai conosciuti ma poso immaginare che non se la passino di certo bene… l’estremo gesto puo essere la fine di tante sofferenze, ma anche l’inizio di un inferno per chi ti è piu vicino…
non ne vale mai la pena
Non ne conosco. Cosa ti posso dire? A parte che all’interno del processo la cosa ha senso perché ci sono delle regole dottrinali che non possono essere aggirate per il bene di tutti. Perché è un consenso questo difficile da portare. Ammettiamolo. Quindi si tratta di una faccenda che ha a che vedere con il diritto canonico che trova riscontro in una causa vita che ha archiviato la sentenza. Il motivo della riconoscenza è patente. Con i nostri sogni dove pensiamo di poter andare? I nani siamo noi amico caro. Stai tranquillo. Queste sono storie da dimenticare. Stai sereno. Andrà tutto bene. C’è gente che vive in funzione del sogno collettivo. Questa è la massa. Ma se ci pensi bene anche noi ne facciamo parte. Tu, intanto, trova la tua storia e prova a distinguerti. Vedrai che ti sentirai meglio. Questa è un’altra storia.
Il sogno, se mi posso permettere, potrebbe essere la società perché viviamo in un’epoca in cui sorge il problema della fondazione. Romolo e Remo sono la risposta a Caino e Abele. Questa è la radice del sogno collettivo. Questo lo sanno tutti e vogliono a tutti i costi cercare Caino… stanno male! Ci sembra di rispettarci… adesso, solo perché non possiamo fare la società tra di noi, dobbiamo vivere schiacciati dalla colpa? Non è la nostra storia. Tanto semplice.
Rosa,
“C’è gente che vive in funzione del sogno collettivo. Questa è la massa. Ma se ci pensi bene anche noi ne facciamo parte. Tu, intanto, trova la tua storia e prova a distinguerti. Vedrai che ti sentirai meglio.” – concordo e apprezzo.
per distinguersi, basta essere sè stessi! imparando a conoscersi, ad amarsi e a accettarsi per quello che si sente di essere o di voler diventare.
Riosabimaru,sempre con questa sofferenza di chi ti sta vicino….ma alla sofferenza del poro cristo che non ce la fa più,qualcuno ci pensa?
Carissimo, io non so se vi sono delle persone affette da nanismo che si siano suicidate. Posso dirti che nella vita ci sono mille e una ragioni per le quali uno può sentire di non farcela più. Possono essere ragioni di debolezza psicologica o di ipersensibilità emotive, o il vivere male una condizione fisica che purtroppo la natura ci ha riservato. Tu hai il problema del nanismo e io sono cieco. Sia tu che io abbiamo sbattuto più volte il muso contro le difficoltà portate dalle nostre rispettive condizioni e soprattutto, contro l’incomprensione di coloro che ci circondano. Ma se posso permettermi un suggerimento – e io credo di potertelo dare perché parlo da una posizione simile alla tua – credo faresti bene a capire quali sono le tue qualità – e ne avrai di sicuro – e puntare su quelle, sia per sentirti sereno tu stesso, sia per far percepire agli altri che hai sì un’inferiorità fisica, ma che hai qualcos’altro da offrire. E qualcuno che lo apprezzerà lo troverai di certo.
Tu parli di suicidio. Ebbene, al suicidio ho pensato più volte anch’io. Ci ho pensato le volte in cui i miei amici potevano guidare il motorino e poi la macchina, essendo autonomi negli spostamenti, mentre io dovevo farmi venire a prendere da qualcuno e, se non c’era posto in macchina, quella serata dovevo trascorrerla a casa. E mi son sentito morire quando magari volevo uscire con una ragazza, ma siccome non potevo fare il figo che andava sotto casa a prenderla, lei perdeva l’entusiasmo e con più o meno delicatezza mi faceva capire che non c’era possibilità di sviluppo della cosa. Ebbene: in questi casi ho cercato di coltivare i miei interessi, riflettere, acculturarmi e soprattutto capire quali erano le persone su cui investire. Le persone che davvero tenevano a me avrebbero fatto di tutto per incontrarmi: magari poche, ma buone. E la ragazza che non aveva problemi a essere lei a venirmi a prendere, prima o poi è arrivata e l’ho anche sposata. Stai sereno e non commettere…